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Ritagli stampa Concorso 2003

“Il Concorso Premio Trio di Trieste, lanciato nel ’96 con passione e competenza da Fedra Florit in un settore piuttosto elitario, quello della musica da camera, ha preso il largo e si è conquistato una posizione di prestigio assoluto. Il merito va alla consistenza dei premi ed alla correttezza messa in campo dalle commissioni giudicatrici, qui sempre rotanti; bisogna guardarsi da quelle manifestazioni che espongono giurati inamovibili (...). Se stavolta non è stato assegnato il primo premio (...) è stata solo una questione aritmetica e pochi centesimi di punto hanno stabilito due secondi premi ex aequo. Ma che il livello sia stato altissimo, il pubblico l’ha potuto dedurre dall’applauditissima esibizione dei premiati nella serata conclusiva al Teatro Verdi. Poche parole sensate di Dario De Rosa, un’introduzione garbata di Maria Giovanna Elmi e la musica ha iniziato dall’ungherese Duo Ro-Ma, dal Trio Esart di Berlino, per soddisfare ogni curiosità all’apice con i Duo Brakhman-Grihin e Asuka-Yuko.
Se le due eleganti giapponesine, che studiano insieme e vivono a Parigi da quattro anni, hanno messo in campo con la Fantasia di Schubert una sensibilità e una fantasia straordinarie, con lo Schumann dei Märchenbilder hanno impressionato i russi: Grishin giovanottone biondo e già viola di punta della Kremerata Baltica e Brakhman, pianista insigne e Premio Ciani nel ’99.”
(Il Piccolo di Trieste, 26 maggio 2003, Claudio Gherbitz)

“(...) The young Japanese ladies – the Duo Asuka-Yuko - performed their Schubert showpiece, the great Fantasia in C major, with authority and unrelenting attention to detail, with the more experienced Sasaki Yuko, the pianist, taking the lead throughout; the third movement Andantino and the closing Allegretto were particularly refined. In Schumann's Märchenbilder ("Fairy-Tale Pictures"), the other second prize winners, the Duo Brakhman-Grishin, were remarkable for their uninhibited embrace of the Biedermeier aspect of the composer's ostensibly innocent stories. Especially in the outer movements, violist Danil Grishin's performance belied, both visually and musically, the "melancholy expression" stipulated by Schumann in his captions. He and pianist Evgheny Brakhman took obvious joy in their music-making, and their playing in the fast central movements was flawlessly integrated. (...). If there had been an audience prize, it surely would have gone to the Esart Trio Berlin. This ensemble's traditional reading of Beethoven's Trio in E-flat display a blend of subtlety, accuracy and vigor, most impressively in the theme-and-variations Allegretto, whose deceptively folk-like simplicity often leads inexperienced performers into mannerism. They went away with a well-deserved third prize, while the Duo Ro-Ma from Hungary (whose name, while clearly a conflation of Ditta Rohmann's and Emese Mali's last names, may also allude to their country's tradition of Gypsy music) collected two special sponsors' awards. Their Bartók Rhapsody abounded in rhythmic intricacies and sudden melodic flares; there was, however, a certain crudeness in sound production, which may have been a deliberate choice or, to some extent, due to emotion. The latter is quite understandable if one considers their youth: the pair's combined age is barely 43.”
(www.andante.com, 28 maggio 2003, C. V.).

“Con il Concerto dei Premiati ha chiuso i battenti al Teatro “Giovanni da Udine” di Udine il Premio Trio di Trieste 2003, giunto alla sua ottava edizione. (...) La giuria ha assegnato all’unanimità il secondo premio ex aequo al Duo Brakhman-Grishin (Russia) e al Duo Asuka-Yuko (Giappone). Primo a calcare il palcoscenico udinese il Duo russo che ha eseguito con eccellente intesa e vivo senso del colore Märchenbilder di Schumann, cogliendone i momenti di lirismo sognante e nostalgico, così come quelli ardenti e appassionati, e poi la Sonata op.11 n.4 di Hindemith, capolavoro raffinatissimo nella sua intensa espressione e nel suo impegnativo stile idiomatico (...), pagina dipanata con maestria e presenza dal Duo, che ne ha ben messo in luce la poesia e il virtuosismo, concedendo al termine un bis con Schumann. Si sono esibite quindi le cameriste giapponesi, alle quali è andato anche il Premio Speciale Amedeo Baldovino. Le interpreti hanno conquistato il pubblico con un’ottima lettura della Sonata op.12 n.3 di Beethoven, di cui hanno colto tutto il pathos: affiatato il periodare ed eccellente la cura agogica e dinamica nei tre movimenti. Poi la sognante e romantica Fantasia in do maggiore di Schubert, eseguita con straordinaria freschezza e con ricca e sfumata tavolozza intensiva.”
(Messaggero Veneto, 2 giugno 2003, Renato della Torre)

“(...) il pubblico generalmente al concerto finale con la temperatura dell’applauso prova a stilare una propria graduatoria virtuale. Salvo concludere doverosamente che nel caso del Concorso triestino sotto il segno storico del glorioso Trio, il giudizio ufficiale è sempre ineccepibile, confortato com’è da una giuria di superiore autorevolezza. Del resto il Concorso, sostenuto da un’organizzazione impeccabile, ha per sua stessa vocazione istituzionale obiettivi diversi dall’individualismo tipico di ogni altra competizione. L’obiettivo è l’identità di gruppo nello spirito della civiltà cameristica di cui proprio il Trio di Trieste ha disegnato per mezzo secolo uno dei profili più alti.
Questa ottava edizione del concorso non ha assegnato il primo premio, ma ha portato in finale una mezza dozzina di formazioni, tre delle quali almeno pronte per entrare nei circuiti concertistici più prestigiosi. Pronte, o quasi, visto che la commissione qualche margine di perfezionamento e di ulteriore maturità deve aver pur ravvisato in tutte e tre, se ha voluto che restasse vuoto il gradino più alto del podio. Nell’Esart Trio Berlin, cui è andato il terzo premio, il margine è forse dalla parte della violinista Nurit Stark per una certa lieve intemperanza di suono emersa nel Finale dell’op.70 n.2 di Beethoven. Ma che corrispondenza d’amorosi sensi nel trio berlinese! Un’eleganza colloquiale che esalta l’invenzione speculare del discorso beethoveniano e la freschezza dei tre musicisti: la stessa Stark, Cédric Pescia (pianista dal tocco delizioso e dalla finissima articolazione dinamica), Hila Karni (violoncellista di grandi qualità).
Il secondo premio se lo son divisi un Duo russo e un Duo giapponese. E’ autentica oreficeria strumentale quella distillata dal violino di Asuka Sezaki e dal pianoforte di Yuko Sasaki nella Fantasia op.159 di Schubert (bellissima la liquida fluidità timbrica dell’incipit) e incantevole è il tema del Lied. A tanto fiorito preziosismo manca solo quell’estro febbrile che può dar senso alla brillantezza “di bravura” in questo irrisolto trionfo della variazione. Sicché nel virtuosismo dell’elegantissimo Duo giapponese s’insinua, alla distanza un’aurea uniformità che finisce per vanificare il concetto stesso di Fantasia.
Si respira invece poesia autentica con il Duo russo di Evgheny Brakhman (pianoforte) e Danil Grishin (viola). Sì, proprio una viola – voce elegiaca e crepuscolare par excellence – si deve l’emozione della fantasia nei Märchenbilder di Schumann. Immerso nell’arioso pianismo schumanniano di Brakhman, il cantabile di una viola dalla tinta vellutata, dal fraseggio affascinante, si addentra trepido in un sorprendente microcosmo lirico. Forse mancherà qualcosa per il primo premio, ma è quanto basta per entrare nella stanza esclusiva dove si fa “musica insieme” con lo spirito antico del Trio di Trieste.” (Musica, luglio-agosto 2003, Gianni Gori)

“Saranno famosi? C’è da scommetterlo, anche se quest’anno il magico primo premio (che tanta fortuna ha portato ai vincitori delle passate edizioni) non è stato assegnato. (...). Il concerto finale ha comunque laureato quattro eccellenti ensembles giovanili. Forse più apprezzato dal pubblico che non dalla giuria l’Esart Trio Berlin, composto da due ragazzone israeliane e un pianista svizzero, ha dato prova nella beethoveniana op.70 n.2 di duttilità, vigore e pulizia (anche nel lirico Allegretto variato, di semplicità ingannevole). Sontuosi i Märchenbilder di Schumann sotto la viola di Danil Grishin, un orso sornione che maramaldeggia con la tecnica insinuando godibili sfumature di humour; Evgheny Brakhman lo accompagna alla pari sul pianoforte, bordeggiando fra Disney e Prokof’ev. Su di loro il duo nipponico delle signore Asuka e Yuko non riesce a prevalere per accattivante musicalità, ma si fa ammirare con uno Schubert (Fantasia D 934) teso e levigato, a tratti potente. Con Russi e Giapponesi alla pari, i Premi Speciali – legati all’Iniziativa Centro-Europea e al Rotary Club Trieste Nord - al Duo ungherese Ro-Ma (la Prima Rapsodia di Bartók è il loro cavallo di battaglia) coronano la festa del camerismo in quella Trieste dove nel 1933 era forse cosa normale che tre ragazzini dodicenni trascorressero il pomeriggio a provare il Trio dell’Arciduca.(...). Non a caso la filosofia del Premio esige “formazioni stabili, lettura attenta della partitura, fusione tra pianoforte e archi, nettezza di fraseggio e determinatezza critica e autocritica, tali da affinare i risultati nel tempo”; valori insieme tecnici e morali in cui il Trio di Trieste ha voluto condensare l’essenza del proprio lascito alle generazioni future.”
(Amadeus, agosto 2003, Carlo Vitali)

Ritagli stampa Concorso 2002

“Ogni concorso musicale s’identifica con il detentore dell’alloro supremo e a fronte di ciò ogni altra considerazione passa spesso in secondo piano. Anche ascoltando i premiati, un ascolto ridotto rispetto a quello ampio ed approfondito imposto dal regolamento alla giuria internazionale, si evince che il Premio Trio di Trieste 2002 è in buone mani. Per la passerella finale il complesso vincitore, il Tal Trio, ha offerto una pagina beethoveniana, la prima del catalogo d’opus, il Trio in mi bemolle maggiore, ma ne ha dovuto bissare a furor d’applausi il “Presto” finale. Si ha un bel raccomandare di non soffermarsi sui singoli apporti, ma ha colpito lo scintillante pianismo della Keiserman, autentico coagulo dell’assieme, comunque realizzato con un vero spirito d’assieme e dosaggio dei rapporti interni. Il Tal Trio si è costituito all’Accademia di Tel Aviv, dove ha completato gli studi qualche anno fa; la pianista è di origine moldava, la famiglia del violoncellista proviene dal Baltico. In ebraico Tal significa rugiada ed invero è proprio un senso di freschezza che i tre fanno avvertire, la perfezione del dettaglio essendo del tutto superata da un modo di porgere il fraseggio che sembra nascere sul momento, quasi improvvisato.
E’ consuetudine spietata sorvolare sul resto, ma la serata conclusiva, variamente e piacevolmente articolata, ha rivelato molte esecuzioni degne di ben figurare nella sale da concerto più accreditate: dal Trio con Brio in Dvorak, al Duo Rino in Mozart, rispettivamente secondo e terzo premio, ai segnalati Duo Mainolfi-Zappa e Duo Gorczyca-Kwiatkowski.”
(Il Piccolo di Trieste, 28/5/2002, Claudio Gherbitz)

“La vittoria dell’edizione 2002 è andata al Tal Trio, giovane ensemble israeliano. Particolarmente apprezzata, e determinante per il verdetto, è stata la loro fantasia esecutiva, la varietà timbrica e, soprattutto, la grande fusione dei timbri che il Trio ha costantemente esibito, facendo apprezzare il fraseggio e il gioco delle parti. La giuria internazionale non ha avuto dubbi e, all’unanimità, ha premiato la formazione israeliana. La prestazione è stata così commentata da Dario De Rosa, come di consueto presidente non votante della Giuria: ”Tutte le prove eliminatorie del Tal Trio hanno evidenziato, pur nell’alto livello che ha caratterizzato i concorrenti, una qualità ben distinta, una cura dei particolari e un’attenzione all’elemento caratterizzante delle partiture non comune. Come non comune è la qualità dell’assieme e del suono del Tal Trio, che si basa e si fonde sul pianismo luminoso della Keiserman. Hanno suonato Mozart, Mendelssohn, Beethoven, Schubert e Schnittke come meglio non si può desiderare”. (...)
Calorose ovazioni per il Tal Trio, che nelle serate successive al Concerto del Premiati a Trieste, ossia al Teatro Nuovo di Udine e all’Auditorium di Gorizia ha eseguito il Trio op.1 n.1 di Beethoven, il Trio di Schnittke e l’op.99 di Schubert. Una gradita anteprima dell’imminente prima tournée in Italia, prevista per ottobre, quando inizierà la programmazione dei concerti legati alla vittoria del Premio Trio di Trieste 2002.”
(Suonare News, luglio-agosto, Roberto Calabretto)

“Fedra Florit regge impeccabilmente le sorti artistiche e organizzative del Concorso che, giunto alla sua settima edizione, ha registrato più di una ventina di partecipanti effettivi nelle varie categorie, dal duo al quartetto con pianoforte. Per una intensa settimana di musica davanti al tavolo c’era una giuria di lusso, presieduta da Dario De Rosa (...). Del livello artistico fanno fede i risultati emersi nel concerto di premiazione fin dai premi speciali, in margine ai riconoscimenti maggiori. E’ il caso del Duo Mainolfi-Zappa (Premio speciale Rotary Club Nord) con la Sonata n.1 di Alfred Schnittke. Dev’essere piaciuta in particolare a Maria Kliegel (presente nella Giuria 2002) che di Schnittke è interprete somma, ma hanno certo impressionato tutti la tenuta, l’intensità visionaria, la ricchezza fonica, specie nel nucleo rovente della danza macabre centrale, del Duo italo-elvetico. Giapponese il Duo Rino, che si è meritato il terzo premio, avvalorato nella serata finale da un Mozart di omogeneità, qualità e spessore ammirevoli. (...) A un complesso multietnico – pianista scandinavo, archi sudcoreani - con un nome curioso, Trio con brio, è andato il secondo premio. Nella serata della premiazione hanno eseguito l’ampio primo movimento dell’op.65 di Dvorak, con respiro strumentale affascinante. E’ un Trio che ha tutte le chances per percorrere con sontuosità e comunicativa il grande repertorio, da Schubert a Shostakovich.
Infine il primo premio. E qui occorrerà dire come la sorpresa, la “marcia in più”, ma è meglio dire il dono della grazia che ha fatto balzare al vertice questo straordinario Trio israeliano, sia proprio il segreto di ogni grande formazione da camera: la capacità di trascendere il travaglio dello studio, la ricerca della perfezione in una fantasia emozionale che sembra nascere ed espandersi come in un palpitante “improvviso”. Di qui la stupefacente bellezza del Trio in mi bemolle maggiore op.1 n.1 di Beethoven, resa con trasparenza cristallina e ricchezza di fraseggio semplicemente vertiginose. Tali da entusiasmare il pubblico. Ma credo che la giuria stessa, in sede di concorso, abbia fatto qualche sforzo per mantenere l’aplomb professionale davanti al Tal Trio: questa la formazione - della splendida pianista Anna Keiserman, del violinista Gregory Ahss, del violoncellista Zvi Orlianski - alla quale è andato l’onore del podio più alto al settimo Premio Trio di Trieste.”
(Musica, luglio-agosto, Gianni Gori)


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