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Europe Tour 1998


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Erano le 03:30 di mattina quando partimmo, la causa del viaggio fu un’evento piacevole, la sorella di mia moglie si sposava a Calafat (RO), percorremmo tutta l’autostrada A1 fino a Bologna, qui la direzione cambiò verso Venezia. Quest’anno non passai il confine con l’Austria, ma bensì verso la Yugoslavia per essere più precisi la Slovenia, (all’epoca avevo letto sui quotidiani che se non si acquistava una vetrofania da applicare sull’auto per il pedaggio delle Autostrade Austriache e se in fase di rientro verso l’Italia si veniva fermati e questo non c’era si passavano dei dolori con le forze dell’ordine, in quanto sempre letto dai quotidiani, a delle persone gli requisirono degli oggetti d’oro per equoindennizzo. Ma la cosa assurda era che in entrata non vi era alcun cartello in lingua italiana che avvertisse di acquistare questa vetrofania che tra l’altro durava pochi giorni ma in lingua austrica. Mi auguro che le autorità preposte abbiano provveduto a integrare il cartello in lingua italiana, comunque, siate sempre informati prima di entrare in qualsiasi paese, un consiglio che vi posso dare è di chiedere informazioni direttamente all’ambasciata del paese in cui state per trascorrere le vacanze con opuscoli informativi, cartine e così via dicendo). Arrivato al confine, riposi la cartina stradale dell’Italia e presi quella della Slovenia datami dall’Ufficio per il Turismo Sloveno a Roma, e colgo l’occasione per ringraziare ulteriormente. Passammo tutta la Slovenia che il suo territorio è prevalentemente collinare/montuoso e di conseguenza le strade e le autostrade erano in continua salita e discesa, in più i caselli autostradali erano molto ravvicinati tra di loro. Così facendo arrivammo alla dogana tra Slovenia e Ungheria, facemmo vedere i passaporti, qualche domanda da parte dei doganieri e poi ripartimmo.(Cambio delle cartine stradali) Sulla strada in direzione Lago di Balaton avvertii dei strani rumori ripetitivi che mi avevano messo in allarme, così decisi di accostare il più possibile a destra della carreggiata e dare un’occhiata all’auto ... dentro di me speravo che non fosse nulla di grave, ma quel rumore sinistro non era di alcun conforto a tanti chilometri da casa. Controllai i pneumatici , sospensioni, freni, aprii il cofano, controllai il tubo di scarico, era tutto a posto per mia fortuna, allora diedi un’occhiata al manto stradale e vidi che era formato a blocchi prefabbricati e che tra di loro c’era dello spazio (forse per l’escursione termica?) così mi rassicurai e capii che il “problema” giungeva dalla pavimentazione. Sorpassammo Budapest e verso le 20:30 arrivammo al nostro solito Hotel a pochi chilometri dal confine della Romania. Prendemmo l’essenziale per la notte ed il risveglio dell’indomani mattina, ci diedero la chiave della stanza, ricca doccia ristoratrice, cenammo ed infine feci una telefonata rassicuratrice ai familiari per informarli che il viaggio procedeva bene e che eravamo arrivati al solito hotel, dopo di che ... in discoteca? Si, come no, ci mancava solo questo dopo aver percorso nello stesso giorno tre nazioni (Italia, Slovenia, Ungheria) in quel momento avevo un unico desiderio ... il caro e comodo materasso, appena lo toccai fu un tutt’uno e mi trovai tra le braccia di Morfeo (uno degli dei dell’antica Grecia nella fattispecie del sonno). L’indomani mattina mi svegliai temprato e pronto ad affrontare gli “ultimi” chilometri del viaggio, anche se sapevo che sarebbero stati i più impegnativi, in quanto sull’ultimo tragitto non vi erano autostrade, ma normali strade con carreggiata per ogni senso di marcia , quindi bisogna essere lucidi per affrontare sorpassi di mezzi pesanti in quanto erano più lenti. Così riconsegnammo la chiave della camera, saldammo il conto, colazione e subito dopo in auto. In men che non si dica arrivammo al confine tra Ungheria e Romania, qui aspettammo circa un paio d’ore prima di varcare la dogana, si accostò un doganiere e mi diede un modulo da compilare con le mie generalità e i dati dell’automobile e con questi allegato al passaporto (mentre in Italia avevo provveduto per farmi applicare il visto dall’Ambasciata Rumena), la consegnai al doganiere rumeno, e dopo questa prassi burocratica, potemmo finalmente entrare in Romania.

 


 

Romania: (cambio delle cartine stradali), passammo per Arad, Timiscioara, Turnu Severin (qui si può ammirare il fiume Danubio) e così via dicendo fino a Craiova (DJ) il paese di mia moglie (nevasta). Qui arrivammo sul primo pomeriggio , saluti e abbracci ai parenti e portammo in casa i bagagli. Pranzammo e dopo portai l’auto nel giardino recintato degli zii di mia moglie (quando si va all’estero è sempre conveniente tenere l’auto ben protetta se si vuole tornare con la stessa a casa) li salutammo e li ringraziai per il disturbo arrecatogli. La sera uscimmo per andare ad una “terrazza” a bere qualcosa con i ragazzi che si stavano per sposare, fratellino ed amici. Dopo qualche giorno andammo a Calafat (si trova al confine con la Bulgaria e come linea divisoria hanno il fiume Danubio ), ed è lì che si celebrò il matrimonio, e la festa di nozze durò circa tre giorni. Si sposarono in una bella chiesa Ortodossa che all’interno erano raffigurate scene bibiliche con quei colori pastello, propri delle chiesa Ortodossa, maestra di iconografia, dopo la funzione religiosa andammo a “pranzare” se si può dire così, perché è durato fino le 4-5 di mattina e tra una portata e l’altra c’era un complesso musicale che suonava, e tutti che ballavano con queste musiche tradizionali e non solo. L’indomani “mattina” ci svegliammo verso le 12:00 e continuò la festa e con mia grande sorpresa vidi che i genitori di entrambi gli sposi avevano il volto sporco con il carbone ... pensai che avevano avuto qualche incidente con il camino, allora chiesi spiegazione e mi dissero che era un’usanza ... ok era tutto apposto, già mi sentivo più sereno (il carbone in faccia significava che erano arrabbiati neri perché i loro figli si erano sposati e quindi se ne andavano via dalla casa dei genitori) così durò tutta la notte e la festa continuò così anche il giorno seguente. Tornammo a Craiova e per due volte andammo a Bucarest in Ambasciata Italiana per vedere a che punto stavano i visti degli sposi per fare il tour d’Europa, così facendo persi una settimana di ferie ( questo mi indusse ad aumentare la velocità con l’auto nel tour d’Europa per rispettare la tabella di marcia che ci eravamo prefissata).Mi soffermo su qualche riga per raccontarvi dell’Ambasciata Italiana in Romania (Bucarest); appena si giunge, la mattina, per quanto presto uno possa arrivare della fila già potrai trovare (rima non voluta) ma è così c’è una miriade di persone, per le più svariate problematiche per richiedere un visto (dal ricongiungimento di un familiare a quello turistico e così via dicendo) e lì che aspettano ore ed ore e a volte devono tornare il giorno seguente se non si è cittadini italiani, mentre dall’altra parte quando si entra nell’Ambasciata uno si accorge con quante poche persone, si devono espletare un’altrettanta miriade di pratiche e quindi non si sa se uno deve essere “avvilito” per l’una o l’altra situazione, in entrambe le parti c’è molta pazienza, spero che al più presto questa situazione si possa risolvere per il bene reciproco.Bene ... o quasi perché dopo una settimana di ritardo sulla tabella di marcia partimmo tutti contenti con la Fiat Uno 60 S Fire cc. 1.100 benz. Super e anche noi eravamo super ... super contenti per la partenza. Partimmo la mattina presto, percorremmo tutta la Romania in direzione Ungheria, arrivati alla frontiera, ricontrollarono i documenti e ripresero il modulo compilato conservato nel passaporto, e quindi la passammo la frontiera.

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Foto Romania

 

 


 

 

Ungheria: (cambio cartina), direzione Budapest (capitale). Arrivammo all’ora del pranzo al centro della città , parcheggiammo l’auto in un autosilos a pagamento (non siate mai “avari” con i parcheggi custoditi all’estero, ne vale del vostro rientro e proseguimento delle vacanze) pranzammo in una nota catena di ristoranti fast food americana e poi iniziammo a gustarci la capitale (dal Ponte delle Catene al centro storico) nella sue bellezze artistiche e culturali, in quanto trovammo su una delle piazze principali dei gruppi di ballo folcloristici di tutto il mondo e visto che mio cognato è un ballerino provetto di ballo folcloristico rimanemmo incantati da quelle movenze. Finita la rappresentazione ci dirigemmo verso l’auto per incominciare a trovare una sistemazione per la notte. La direzione fu verso l’Austria, e “vicino“ alla frontiera trovammo un hotel e lì ci fermammo per la notte. Ricca doccia, cena e tutti a nanna. L’indomani mattina ci svegliammo di buon ora ricollocammo le cose della notte in auto e saldammo il conto e così via verso l’Austria, li a poco arrivammo alla dogana soliti controlli e “continuammo” il nostro viaggio.

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Foto Ungheria

 


Austria: (cambio cartina) ma mi dovetti fermare per acquistare nuova valuta e la vetrofania/auto per passare sulle autostrade austriache (mi raccomando non scordatevi in Austria di acquistarne uno o più a seconda della vostra permanenza ) e lì in qello spiazzale vidi per la prima volta dei militari in mimetica, binocolo al collo e fucile o mitragliatrice a tracollo su mountainbike (mi ritornò in mente quando a New York nel 1995 vidi dei poliziotti con apposite divise su mountainbike) ripartimmo fino ad arrivare a Vienna (capitale) e qui parcheggiammo l’auto in tarda mattinata. Qui come da programma facemmo il giro del centro e come al solito pranzo al noto fast food. Dopo entrammo nel Palazzo Reale dove c’erano le stanze in cui abitò la Principessa Sissi con il marito Franz e tutta una mostra grafica a lei dedicata, con tutti i viaggi che fece, con la sua carrozza reale, la nave e così via dicendo ... che grande viaggiatrice ... mi ricordo una stanza che la sistemò per fare dello sport, nella quale vi erano l’attrezzatura ginnica di quell’epoca come gli anelli ancorati sullo stipite della porta o la squadra svedese ... che grande sportiva. L’uscita della mostra dava sulla piazza “dell’Anclaus” . Continuammo il giro per il centro e alla fine tornammo verso l’auto e poi in direzione della Repubblica Ceca.

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Foto Austria

 

 


 

Repubblica Ceca: arrivati alla Dogana i soliti controlli ed anche qui acquistai una vetrofania per percorrere le autostrade (ma in questo caso la validità era di un anno), ripartimmo in direzione Praga (cambio cartine). Arrivammo nel tardo pomeriggio nella capitale, così cercammo un pernotto, lo trovammo in periferia in un hotel che era in quel momento chiuso ma i due proprietari (marito e moglie) non esitarono ad aprirlo, per noi. Per capirci è stato comico perché oltre alla loro lingua madre conoscevano il tedesco ... per noi quattro era una lingua sconosciuta , comunque ci capimmo, prendemmo i nostri bagagli, questa volta non solo per il pernotto in quanto rimanemmo per due notti. L’indomani mattina ci svegliammo abbastanza comodamente, facemmo colazione e uscimmo con l’auto (in quest’occasione il proprietario giocò sul fatto che io italiano avessi un’auto più piccola e più vecchia della sua che era dell’Est Europa ... però fu così simpatico nel gesticolare e bonfocchiare questo che fu veramente “simpatico”), arrivammo ad un parcheggio vicino al centro e li lasciammo l'automobile. Percorremmo un viale in discesa ed arrivammo al centro storico, incominciammo con ilo vedere la Torre della Polveriera, l’orologio del Comune sulla piazza principale con la Chiesa dedicata alla Madonna, un complesso scultoreo ed una miriade di bancarelle che vendevano i famosi cristalli Swarosky ... e qui come non potevo non comprare un oggettino di cristallo a mia moglie? ... e chi l’avrebbe sentita per tutto il viaggio? Allora feci la cosa migliore ... da bravo turista/marito comprai questo swarosky in una di queste bancarelle dove chi ci serviva con mio sommo stupore sapeva la lingua italiana. Continuammo la nostra gita in direzione del Ponte Carlo, e sul lungo-fiume in un punto non troppo frequentato c’erano due giovani che si drogavano (non uscite mai dal percorso turistico nelle città di qualsiasi nazione, perché non si sa cosa si va ad incorrere ). Arrivati sul ponte non potevamo che fotografarlo, sulla sua sinistra c’era un vecchio mulino con la ruota a pale che si muoveva con il defluire del fiume. Passammo per una piazza che nel mezzo c’era una tranvia e subito dopo una salita notevole ma non stancante, alla fine arrivammo alla Cattedrale di San Vito ed al famosissimo Castello di Praga (c’è un libro classico di Frenz Kafka che impernia il suo racconto su questo castello, vi consiglio di leggerlo prima di venire a Praga). Dopo aver visto San Vito e il Castello sullo spiazzale, abbiamo visitato i Giardini del Castello (se siete degli studenti ricordatevi d portare sempre con voi il vostro carnè che attesti il vostro stato di studente in quanto nei musei, visite ecc... potrete avere uno sconto sul biglietto, quindi non lasciatelo a casa). Finito il tour andammo a pranzo al fast food e dopo con l’auto ci dirigemmo in hotel, ricca doccia, pianificammo il nuovo percorso per arrivare in Germania / Berlino, cena e buona notte, perché con una giornata così un po’ di riposo ci voleva. L’indomani ci svegliammo di buon’ora, facemmo la colazione, saldammo il conto, bagagli in auto , un saluto ai proprietari dell’hotel e via verso la Germania, ogni due o tre ore ci fermavamo per fare due passi, bisogni fisiologici e far “riposare” l’auto, così facendo arrivammo alla frontiera, qui i controlli furono più lunghi, ci vollerono circa 20 minuti prima che ci restituissero i nostri passaporti.

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Foto Ceca

 


Entrammo nella ex Germania dell’Est, qui le strade erano piene di lavori in corso e no riuscivano a trovare un cambio valute o una banca aperta, non mi ricordo se era sabato o domenica, così facendo arrivammo a Dresda ma neanche qui c’erano cambi aperti, ma ci dovevamo fermare, c’era una cosa importante da fare ... cercare un pub o bar con la televisione per la partita di calcio perché in quell’anno c’erano i mondiali in Francia, ... mio cognato aveva tutto il programma dettagliato partita per partita di ogni singola nazione ... “che bello”. Dopo la partita ci riavviammo verso Berlino, che arrivammo ormai con la notte. Cercammo un hotel, girammo quasi tutta la notte, poi la fame bussò e allora ci fermammo per cenare, ci riposammo un’ora, dopo di che girammo tutta Berlino con l’auto di notte, che sensazione strana, finora le capitali le avevamo sempre ed esclusivamente visitate di giorno ed a piedi, così ne approfittai e feci delle foto con il muro di Berlino by night. Aspettando in questa maniera insolita l’alba, facemmo colazione e poi tutti parlammo con una signora che gestiva un hotel Etap e ci spiegò che la stanza era disponibile solo dopo le 12:00 allora andammo un po’ a piedi e un po’ in auto per girare Berlino, dopo di che ci riavvicinammo verso l’hotel che si trovava in un centro commerciale e per ingannare un po’ il tempo entrammo in questo per fare delle compere. Ad un commesso chiedemmo un’informazione in lingua inglese in riferimento ad un articolo esposto, dapprima non ci rispose, ma quando gli riformulammo nuovamente la domanda in inglese, disse che la lingua non la conosceva bene ma solo a livello scolastico e noi gli rispondemmo che era così anche per noi, allora solo in quel momento si fece coraggio di parlare con noi in inglese. Poi andammo alla solita catena di fast food e dopo in hotel Etap (in questa catena si paga prima, e al momento del saldo invece di darti la classica chiave di metallo, ci diedero un codice da digitare sia per il portone d’ingresso sia la porta della stanza a cui era stata abilitata) doccia e poi siamo andati a dormire un po’ ... un po’ tanto che ci svegliammo alle 22:30 eravamo veramente esausti, cenammo e poi di nuovo a letto perché l’indomani ci volevamo svegliare presto per andare verso l’Olanda. Ci svegliammo, colazione e poi percorrendo tutta la Germania fino al confine.

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Foto Germania

 


Olanda: Il confine tra la Germania e l’Olanda era “virtuale” in quanto eravamo tra due paesi Schengen, ci si accorgeva solo per i cartelli e due vecchie cabine doganali. Arrivati ad Amsterdam (capitale) cercammo un pedaggio al coperto e subito dopo un fast food per pranzare, li trovammo ambedue, (fu la prima ed unica volta fino ad ora che in questa catena di ristoranti per andare al bagno bisognava pagare l'ingresso). Iniziammo il nostro tour a piedi come da programma, ma visto il battello che effettuava un tour per i canali della città non resistemmo a questo fuori programma davvero delizioso se non fosse per il fatto che tutta la spiegazione del tragitto era in altre lingue fuorchè l’Italiano, quindi dovetti concentrarmi bene per capire? ... ma che, per capire al massimo quando potevo chiedere un po’ di traduzione a mia moglie, non è che non conosca del tutto l’Inglese ma a quella velocità sono riuscito a capire solo “church” e lì ho capito che parlavano della chiesa sulla nostra sinistra, un’altra parola che vado forte è ... street, ... ma mi spiegate che me ne facevo io se lì erano tutti Canali?!? Dopo questo “acculturimento” con il tour del battello continuammo il nostro a piedi con il libro turistico in lingua Italiana capii d’incanto quello visto con il battello, ve lo consiglio o sconsiglio il battello? Fate voi! Ogni tanto tiravo fuori la telecamera prestataci da mio zio (tecnologico) e facevamo delle riprese ed in una di quelle perdetti il “cappellino” da olandesina a causa delle forti raffiche di vento, ebbene sì l’Olanda oltre ad essere un paese basso è anche molto ... ma molto ventilato basti ricordare dei vecchi mulini a vento. Qui le piste cilclabili le si possono trovare quasi ovunque e nella capitale c’è una grande incidenza di bici con un adeguato numero di rastrelliere per parcheggiarle (per i giovani di spirito consiglio se si vuole venire a visitare l’Olanda, di andarci in treno con bici al seguito in quanto la conformità geografica aiuta molto questo tipo di vacanza senza troppo faticare). Finito il tour prendemmo l’auto in garage, acquistammo una tessera telefonica e con questa prenotammo un hotel F1 in Belgio (per non incorrere in un’avventura analoga alla Germania). Mentre guidavo, i ricordi mi ritornavano in mente delle cose che più mi avevano colpito di Amsterdam; erano la motitudine di negozi e ristoranti imperniati per il turismo, i canali, le tante biciclette e le signorine che vendevano se stesse per momenti intimi, tra questi pensieri arrivammo ad un altro confine Schengen tra Olanda e Belgio.

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Foto Olanda

 

 


 

 

Belgio: dopo un po’ arrivammo all’hotel F1 ed al momento del saldo pagammo con due o tre divise estere (soldi di più nazioni), fummo così colpiti dalla gentilezza di questa signora che gestiva l’hotel tanto che le facemmo un piccolo omaggio floreale e le scattammo una foto. Arrivati in stanza presi l’occorrente per la doccia e dopo esserci ritemprati cenammo, e poi a nanna. L’indomani mattina visitammo l’Atomio un “monumento” a forma di atomo di metallo, entrammo in un ascensore abbastanza veloce e dalla parte più alta del monumento vedemmo tutto il panorama, mentre per scendere c’erano delle scale inserite nei tounel in discesa (foto). Nel monumento c’era una mostra sulla scoperta dell’atomo. Appena usciti dall’Atomio andammo alla Mini Europa che consisteva in tutti i monumenti o edifici più significativi di ogni singola nazione dell’Europa ... come potevamo perderci una similare mostra, visto e considerato che il nostro viaggio “on the road” si imperniava nella visita di buona parte delle capitali Europee?? ... Non si poteva ... quindi non potemmo resistere a questo richiamo (nella galleria fotografica ci sono alcuni dei passaggi fondamentali della visita). Finita la visita andammo a pranzo, dopo di che fu la volta del centro storico (dove c’era un simbolo di Bruxelles, una fontana con la forma di un bambino che fa la pipì, - foto), poi vedemmo una piazza principale ed altro. Ritornammo verso l’auto e su di essa andammo in direzione Francia/Paris.

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Foto Belgio

 


Francia: Alla frontiera era tutto ok, ma appena entrammo in autostrada incontrammo una nutrita squadra di polizia, (presumo per controlli precauzionali per i mondiali di calcio) ci invitarono ad accostare, ci chiesero luogo di provenienza e di arrivo, spiegammo che si stava facendo un tour on the road per quasi tutta l’Europa, e appena saputo che eravamo passati per Amsterdam incominciarono un controllo minuzioso del nostro bagaglio avendo cura di riposizionare il tutto in maniera accurata ( c’è da dire che ad Amsterdam c’è la vendita della droga legalizzata e presumo che stavano cercando nei nostri bagagli qual’cosa del genere) finito il controllo sia del bagaglio che del mezzo e dei documenti ci congedarono augurandoci un buon viaggio; ripartimmo, ma quando ci accorgemmo che si stava facendo tardi all’hotel F 1 prenotato telefonicamente, facemmo un’altra telefonata per avvertire il nostro ritardo. Così percorremmo per altre due ore circa fino a giungere a destinazione. Qui pagammo per tre notti, facemmo una doccia, cena e dopo a nanna. L’indomani mattina andammo a Paris per visitare il cimitero de vips, la Torre Eiffel (dove incontrammo le tifoserie di ogni nazione ) ai Campi Elisei , alla Chiesa di Notre-Dame e a Louvre (dove c’è il celeberrimo dipinto della Gioconda oltre ad altre innumerevoli opere artistiche ), il Municipio e dulci sin fundo la via del “piacere” dove c’è l’inossidabile Moulin-Rouge. Poi ci dirigemmo verso l’hotel. L’indomani mattina ci svegliammo di buon’ora ed andammo a visitare l’Euro Disney . Parcheggiammo nell’immenso parking ed arrivammo su dei nastri trasportatori che ci portarono fino all’entrata del parco divertimenti. Qui il biglietto ci venne sulle 60.000 lire circa (un ventimila meno dell’Agosto del 94) a persona .

 

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Foto Francia

 


 

 

 

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Foto Italia