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AGRITURISMI LUCANI


Cartina della Basilicata
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    INTRODUZIONE ALLA REGIONE BASILICATA

    "Il solco di quattro fiumi, Sinni, Agri, Basento e Bradano, che scendono fra monti dallo spartiacque appenninico alla piatta riva nord-occidentale del golfo di Taranto nello Ionio, e un prolungarsi per altri monti, fino al precipitare ne l Tirreno, sul golfo di Policastro alle marine di Maratea: questa in rapida sintesi la geografia della Basilicata. I paesi desolatamente remoti, arroccati sulle alture, i Sassi ormai vuoti di Matera - una cascata di abitazioni scavate nel declivio roccioso del dirupo - e solitarie colonne doriche delle Tavole Palatine, ora nel verde delle colture di bonifica, la prepotente presenza degli impianti petrolchimici sotto Pisticci, sono immagini che coinvolgono la storia e il presente di una regione in intensa trasformazione. I greci sbarcarono sulla spiaggia ionica della Basilicata: l Tavole Palatine sono il resto più cospicuo di Metaponto, "città filosofica" dove insegnò Pitagora, uno dei grandi centri della Magna Grecia. Il ritiro della gente dalle coste e dai fondovalle e il loro riparare sulla montagna, qui come in altre regioni dell'Italia meridionale, è la conseguenza di un declino che cominciò ancor prima della fine dell'impero romano, e resta insieme il segno di secoli di vita indifesi da quanti scorrevano il Mediterraneo e minacciata dalla malaria che infestava le valli impaludate. Ora gli insediamenti cominciano a discendere dai monti; i paesi nuovi non sono pittoreschi come gli antichi, forse oggettivamente non sono belli, ma in prospettiva storica il fenomeno è di importanza capitale. Le due altre immagini che si sono sopra richiamate, i Sassi e il petrolchimico, rinviano al nocciolo della "questione meridionale". Di essa il pensiero risorgimentale era consapevole già prima dell'Unità, anche se la credeva automaticamente risolvibile con la sostituzione di un "buongoverno" al malgoverno borbonico, sullo sfondo dell'illusione di un Mezzogiorno figlio prediletto della Natura; capirne la sostanza e le articolazioni, elaborare le strategie di intervento fu un lungo travaglio intellettuale e politico, e tuttora continua. Comunque le migliaia di persone che abitavano il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso a Matera, in condizioni che fecero di questo tema una sorta di problema di coscienza dell'Italia del dopoguerra, ora vivono altrove; è stato osservato che si sono perduti, nel trasferimento, alcuni valori umani e oggi ci si interroga sulla destinazione dei siti svuotati. Le ambivalenze sono connaturate all'agire. Anche gli interventi di industrializzazione non hanno mancato di suscitare perplessità in un'epoca che ama identificarsi come "postindustriale". Una considerazione resta tuttavia importante, e vale per la Basilicata come per tutto il Meridione: dopo secoli statici, in quattro decenni di Italia repubblicana i termini della "questione meridionale" sono stati spostati a un livello diverso: l'immobilità senza tempo è solo un ricordo, la situazione è dinamica. Restano, di sempre, il mare, gli ulivi e l'agave, l'infinito trascorrere dell'occhio di cresta in cresta, la "campagna intrisa di luce" e, come dice Leonardo Sinisgalli, "il paesaggio delle gru verso la marina"."

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