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AGRITURISMI FRIULANI


Cartina del Friuli Venezia-Giulia
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    INTRODUZIONE ALLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA

    Il capoluogo è Trieste, periferica, col confine a un tiro di sasso. La Costituzione delle Repubblica Italiana ha infatti unito alla storica Patria del Friuli i brandelli (il Collio e il Carso, Gorizia e Trieste) della più ampia Venezia Giulia, che fu sotto sovranità italiana tra le due guerre. Questo nome era stato suggerito nel 1863 dal glottologo Goriziano Graziadio Ascoli per sostituire quello di Litorale austro-illirico. Si era ignorata la presenza, nella campagna, degli sloveni. Il tempo ha rimarginato ferite tragiche: il confine orientale d'Italia è considerato tra i più aperti al mondo. Il Carso dalla bizzarra realtà sotterranea, è luogo fascinoso e Trieste, ventosa, chiara, composita, città irripetibile, dove respiri il senso dei traffici marittimi. Nel Friuli vi è il muro dritto delle montagne della Carnia, il crinale alpino dal passo di Monte Croce di Complico a Tarvisio, gli alti pascoli punteggiati di stalle e fienili che si dicono stavoli e staipe, le colline moreniche del Tagliamento; i fiumi hanno greti immensi, ciottolosi; a monte delle risorgive perenni vi sono le magre praterie dei magredis, a valle la bonifica ha fatto della Bassa friulana una vasta distesa di mais: sopra le pannocchie, il frusciare dei pioppi a filari e lo scatto dei campanili. Poi le lagune e il mare. Il padovano Ippolito Nievo, nelle "Confessioni di un italiano", scritto per gran parte nel castello di Colloredo di Monte Albano, a settentrione di Udine, nel 1858, ha fissato in letteratura l'immagine del Friuli: l'impronta di Venezia dominante, la prolungata feudalità, gli uomini silenziosi e tenaci, il paesaggio della pianura, al termine della quale il ragazzino Carlino Altoviti scopre il mare. Oggi, si sa, il mare del litorale friulano è un'industria. Tutta la regione è terra di confine. Non solo per il percorso attuale dei limiti politici e delle vie del traffico, ma soprattutto per l'intreccio di fatti, genti, migrazioni e infiltrazioni che ne hanno segnato le vicende, a partire dalla preistoria: veneti, celti, istri, romani, longobardi, avari, coloni, sloveni, cavalieri tedeschi, prelati bizantini, patrizi veneziani, mercanti danubiani… Anche nell'architettura spontanea si può cogliere qualche tessera del mosaico, tra case carniche a logge e case carinziane dal tetto a padiglione, ballatoi di case altocadorine e "corti" friulane della pianura, case slavo-mediterranee, tutte di pietra, del Carso e casoni di legno e canne palustri dei pescatori lagunari. E' come leggere un libro fitto di allusioni e rinvii, non facile ma stimolante."

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