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AGRITURISMI LAZIALI


Cartina del Lazio
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    INTRODUZIONE ALLA REGIONE LAZIO

    "La Campagna Romana,, i dintorni immediati della città di Roma, avevano una tradizione di desolata solitudine, ora soltanto ricordo letterario, poiché la plaga è coltivata, ove non si densa di abitati. Per la regione intera, che è ben più vasta della Campagna Romana, è difficile trovare un'immagine globale, una rappresentanza immediata e convincente, come se, passato a Nord il Fiora o a sud il Garigliano, l'aspettazione della "città eterna", sospendesse nell'ansia la facoltà di guardarsi intorno e ricordare. Si possono immaginare per questa indeterminatezza due motivi: uno è che la regione, in tempi relativamente recenti, si è estesa includendo a nord il territorio percorso dalla Via Salaria (il reatino) e a sud le terre fino oltre Gaeta; l'altro è la magnifica varietà di paesaggio, ambiente, arte, racchiusa nei suoi confini. Si può tentare un veloce catalogo. I lidi marini sul Tirreno, anzitutto, densi di memorie di antichi approdi, mercanti greci a Santa Severa, Paolo di Tarso alle foci del Tevere, Enea a Lavinio, Ulisse al Circeo, pirati saraceni al Garigliano, fantastici luoghi, frequentatissimi, ma dove si può ancora scoprire il senso del paesaggio e della macchia mediterranea. Poi gli ameni Castelli Romani, le villeggiature di boschi, colli e laghetti vulcanici, con la vite e le scenografie delle ville cinquecentesche dei pontefici e dei principi romani. Un altro dato fondamentale risulta dal fatto che in tutto il Lazio a destra del Tevere vi era l'Etruria meridionale: i luoghi più emozionanti della prima grande civiltà italiana sono Tarquinia e Cerveteri, poi Veio e Vulci. La romanità: affiora dovunque, ma non si manchino le esperienze almeno di Ostia, le rovine di una città cosmopolita arricchita con i traffici di importazione per nutrire l'immane capitale dell'impero, e delle Villa Adriana, il prodotto della fantasia di un uomo colto, innamorato della grecità, trovatosi a essere a capo di un impero che fu uno dei pochi a visitare quasi interamente. Il momento romanico, e in genere tutto il medioevo, appare qui un periodo intensamente creativo: il celebre portico romano del Duomo di Civita Castellana, di respiro ancora classico, sembra un modello per l'architettura del rinascimento; questa contiguità ideale con l'antico è una chiave importante per avvicinarsi alle opere di quegli abili marmorai noti come maestri "cosmati"; le chiese di Tuscanica, il quartiere di S.Pellegrino a Viterbo e la cattedrale di Anagni sono bellissimi episodi di architettura medioevale; le abbazie di Fossanova e di Calamari rappresentano grandiose testimonianze dell'ingresso in Italia del gotico francese, tramite i cistercensi. Il rinascimento disegnò fortezze di suprema eleganza; il Vignola diede i suoi capolavori nei giardini di Villa Lante a Bagnaia e nel Palazzo Farnese di Caprarola…La forzata incompletezza di ogni catalogo lascia il margine per le sorprese. Come forma di congedo: le sculture conturbanti e fantastiche di animali e colossi di cui Vinicio Orsini fece ornare il parco di Bomarzo, l'impressionante antichissima acropoli di Alatri, le iridescenze delle cascate dell'Aniene a Tivoli. Se si dovesse scegliere un luogo emblematico della regione, per molteplicità di suggestioni e di coinvolgimenti culturali, forse potrebbe essere proprio Tvoli; ma nel Lazio, tuttora troppo nell'ombra della capitale, ogni scelta equivale a una rinuncia."

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