AGRITURISMI LIGURI

"Le Riviere, la più sofisticata, colta, umanizzata condizione della mediterraneità. Bisogna ricercare i frammenti significativi e la dimensione che si ebbe nel passato del rapporto tra la svariatissima natura di mare, scoglio, vegetazione di macchia e gli uomini, pochissimi e pertinacemente operosi: ogni anfratto era un porto, ogni grumo di case un'originale invenzione del pittoresco. Il fascino sottile delle Riviere è in gran parte nelle sollecitazioni a una rilettura storica. La ricerca edonistica del "vista-mare" comincia nella seconda metà del XVI secolo con le ville manieristiche dei "magnifici", le famiglie nobiliari della Repubblica di Genova; la borghesia opulenta della fine del secolo scorso aveva ancora lo spazio, se non il gusto, per costose architetture. E' degli ultimi decenni l'inarrestabile esplosione della quantità, con cui si deve convivere. Dietro la battigia, le valli precipiti dell'Appennino e delle Alpi Marittime, con la lavanda, il basilico, il rosmarino, l'ulivo, il noce, il castagno, sono la radice terragna di una gente di mare, ugualmente coinvolte per cuore nei due universi. Vi sono liguri che lavorano al mare, sul mare, del mare e si riposano coltivando ortaggi su un brandello di campo. Poi vi è la grande, scientifica, officina del fiore: una sterminata serra dove garofani e crisantemi vengono in boccio con la precisione temporale di una linea di montaggio computerizzata. E' pressocché l'ultima realtà economica di un complesso passato agricolo che ha lasciato dietro di sé vertiginose terrazze di viti, annosi fruscianti oliveti, qualche meravigliosa casa contadina, paesi di collina abbandonati e anche qualche enigma antropologico come i fienili a tettuccio piramidale mobile, su quattro pali, della valle di Fontanabuona, uguali a quelli del lontano Cismon. La struttura delle comunicazioni stradali fa sì che Genova si sia sollecitati a sfiorarla senza entrarvi: è privarsi della chiave per comprendere la regione. I genovesi sono stati mercanti nel Levante, marinai ovunque, finanzieri di re, veloci nell'appuntamento con il tempo dell'industria e ora del terziario avanzato: una grande acciaieria, l'aeroporto li hanno costruiti in mare. Ma forse il punto è un altro: ne è indizio le storia della città, che è una storia di "privati" e delle loro associazioni più che di istituzioni pubbliche. Vi è nella visione ligure del mondo un'accentuazione individualistica, in cui il contare su se stessi, il fare per sé presuppone il rispetto per l'altro, il valore della professionalità, il riserbo, un senso di dignità. Invero tutto quel che si ama e si ammira nella Liguria, le sue impressioni forti, quell'ambiente umano così caratterizzato, quel senso dell'architettura affittita e colorata, le varianti locali, individuatissime, dell'arte, il rapporto col mare e anche la singolarissima natura, tutto lo si trova a Genova con accresciuta intensità."

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