AGRITURISMI LOMBARDI

"Un angolo di lago è negli occhi di ogni lombardo, e i laghi "lombardi" sono luoghi paradigmatici del paesaggio italiano. Le acque con le iridescenze dell'opale, le riposate ville neoclassiche, nei cui giardini fioriscono le azalee, gli antiche paesi già di pescatori, i borghi pensile delle viste struggenti, il ricordo di quiete villeggiature ottocentesche e di scie gorgoglianti lasciate da battelli a pale. "Ti distendi e respiri nei colori" dice il poeta Vittorio Sereni, luinese. I colori sfumati della pittura di Leonardo. La Scala, Milano, gli affari. La prima, il teatro lirico di Toscanini e della Callas, è forse più nota della città stessa; lo stereotipo del business è tanto vero quanto limitativo. La metropoli non ha elevazioni che non siano artificiali; la sua astrattezza di luogo geografico e l'assenza di amenità paesistiche pare quasi abbiano costretto alla concentrazione di ogni energia sul lavoro, la produzione, lo scambio fino allo stress se non alla nevrosi. La forza di attrazione della città è sorprendente; i milanesi "purosangue" sono una piccola minoranza, ma l'ambiente accoglie, assorbe e integra con disincantata bonarietà. In verità ci si dimentica quasi che Milano è anche una "città d'arte", tra le maggiori, e una formidabile produttrice di cultura. La statua dorata della Madonnina in cima alla guglia settecentesca del Duomo gotico è il centro geometrico, ma anche sentimentale, della metropoli; non da molto si è infranta la tacita convinzione che la sua altezza non fosse superata da alcun altro edificio. Dai terrazzi del tetto del Duomo, oltre la fantasmagorica cortina di guglie e pinnacoli puntigliosamente completata verso la fine del secolo scorso, con la ventura di una giornata limpida si vede quasi tutta la Lombardia: dalla "bassa", opulenta e verde, alle Prealpi e al crinale alpino. E le città. Ognuna dilagante, moderna; ognuna con un cuore antico, la memoria storica, d'impronta lombarda, che è una modulazione particolare nel variegato territorio dell'arte italiana. La splendida Mantova gonzaghesca che si specchia sdegnosa nei laghi del Mincio, Bergamo, Brescia e Crema con un ricordo venezianeggiante, Cremona e Pavia, Como e Monza e Lodi, Vigevano bramantesca e la sorprendente Sabbioneta del principe Vespasiano Gonzaga. Quasi in ogni centro i segni ferrigni del romanico, la forza espressiva dell'umile mattone, gli orgogliosi "broletti" del medioevo comunale, i tocchi acerbi del rinascimento settentrionale, talvolta ancora le strade acciottolate con le guide carraie di selci, ombreggiate da severi palazzi nobiliari."

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