AGRITURISMI PIEMONTESI

"Tolto il mare, è l'antologia di quasi tutti i paesaggi possibili. Lo chiude la montagna con il versante interno del grande arco alpino, un rincorrersi di vette scabre, cristalline. Nelle giornate terse, azzurre con un baluginio di ghiacciai, essi sono il fondale dell'orizzonte, ovunque nella pianura dove scorre il Po ancora giovane. Tra pianura e spartiacque, le valli induriscono via via, salendo, profili di poggi, vegetazione, paesi pietrosi: è un mondo alpestre a lungo appartato, ora rinnovato dallo sci. A desta del Po, fino alle Alpi Marittime, vi è il paesaggio delle colline del Monferrato e Langhe: castelli e vigneti, di foglia che ne colore alla vendemmia rivela il vitigno e fa intuire i promessi vini. Altrove, il limite degli scomparsi ghiacciai quaternari è segnato da dolci ondulazioni moreniche, verdissime di brughiere, che si smorzano nella pianura. A oriente, dove si slarga la Padania, a primavera, nelle acque immobili delle risaie si specchiano i pioppi, le nubi e talvolta il volo dell'airone cenerino. Sulle righe dei laghi prealpini, celebrati gioielli d'Italia (Lago d'Orta e la sponda occidentale del Verbano), nei parchi di ville antiche resiste la palma, fiorisce la magnolia. Torino è maestra della regione e ne riassume i caratteri. Ha accanto il fiume e la collina; è stata capitale per quattro secoli; è compita, dinastica, borghese, operaia. Con l'invenzione dei portici ha mutato in ragionevolezza garbata il razionalismo dell'impianto a scacchiera romano. Come centro del regno sabaudo ha indirizzato su una strada possibile, liberale, le ansie dell'unità italiana. Aristocratica e borghese, ha avviato la rivoluzione industriale. Operaia, ha messo in moto la trasformazione sociale. Il patrimonio dei beni culturali, vastissimo, racchiude disparate singolarità. Che a Torino vi sia una raccolta eggitologa eccezionale, per qualsiasi paese al mondo, salvo l'Egitto stesso, è quasi un caso, ma per esempio, gli affreschi "cortesi del Manta, il gotico S.Andrea di Vercelli, la drammaticità controriformistica e popolaresca del Sacro Monte di Varallo sono altrettanti episodi in cui l'arte d'Italia appare con stupefacenti sfaccettature. Ancora l'audacie di due ingegneri - Antonelli e Nervi - suggeriscono come in architettura sia sempre reinventabile il punto d'incontro tra tecnica e arte. Il problema era già stato posto dal genio del Guarini, maestro di fantasia a Torino, come lo Juvarra a Stupinigi. Il Guarini era di Modena, lo Juvarra di Messina, la loro testimonianza in Piemonte può essere interpretata come un segno della vocazione della regione ad essere, pur in situazione geografica periferica, stimolo e crogiolo dell'Italia."

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