AGRITURISMI SICILIANI

"Seguendo il corso del sole, su rotte già micenee, i greci sbarcarono sulla riva ionica e fondarono, tradizionalmente nel 735 a.C. Naxos e l'anno dopo Siracusa: sono le prime di quelle colonie che dovevano fare della Sicilia uno dei poli della grande arte dell'Eliade. In termini generali questa è la maggiore delle attrattive dell'isola. Visti, non si possono dimenticare la valle dei templi di Agrigento, la zona sacra di Selinunte, il teatro di Siracusa, il recinto culturale di lisce colonne, solitario, sull'aspro colle di Segesta. Ugualmente, non si può prescindere dai mosaici pavimentali tardoromani nella villa del Casale di Piazza Armerina per avere un panorama completo dell'arte romana. E' noto che la Sicilia fu poi bizantina e araba, prima di essere conquistata dai normanni ( e poi da angioini, aragonesi, spagnoli, Borboni di Napoli…). L'incrocio singolarissimo di cultura e maestranze arabe e bizantine ha dato il fiore splendido dell'arte siculo-normanna (a Palermo, Monreale, Cefalù), uno dei non rari e affascinanti inserti eterocliti della storia dell'arte italiana. Il barocco del periodo spagnolo e in quello napoletano-borbonico ha dato il volto monumentale a Palermo, alla settecentesca Catania e alle altre città ricostruite dopo il terremoto del 1693. E il paesaggio che, come diceva il principe di Salina ne il Gattopardo, "ignora le vie di mezzo fra la mollezza lasciva e l'arsura dannata", con gli aranci tra le foglie lucide e verdissime; l'Etna, conico, fumante, bianco di neve, nero di lava; le geometrie imprevedibili dei fichi d'India polverosi; i tralci di fiori di mandorlo; la macchia indaco del mare; gli altopiani senza alberi, di ondulazioni ocra pallido, trafitti di sole. Frammenti di immagini siciliane, forse scontate. Ma quanta rapinosa bellezza in cui dimenticarsi, come i compagni di Ulisse, stanchi di guerra e mare, nella terra dei Lotofagi. Che può anche essere la terra di Sicilia."

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