Il Giubileo come incontro con Gesù Cristo

di Ludovico Turbolente

L’Anno Santo deve essere collocato in una prospettiva di salvezza concreta. E’ nel tempo della propria vita che noi possiamo conoscere e incontrare Dio e essere salvato da Lui. L’Anno Santo è allora un simbolo dell’importante ,gioiosa ,gratuita e universale

possibilità di tale incontro. La vita, in questo senso, non è soltanto un "tempo generico": è agire, convertirsi, vivere nel tempo che ci è dato.

Gli strumenti a disposizione, grazie ai quali oggi si può incontrare, accogliere, conoscere e comunicare con Dio, li ha indicati Gesù stesso, e sono: la Scrittura, i Sacramenti e la Chiesa.

La struttura portante dei giubilei è da sempre costituita da tre elementi: il pellegrinaggio, la penitenza come virtù e come sacramento, l’indulgenza. Queste sono le tappe di un unico itinerario spirituale che conduce alla riconciliazione con Dio Padre e con tutti gli uomini, realizzando un profondo rinnovamento di vita.

Per avere una maggiore chiarezza su questi tre elementi che formano il nucleo centrale del giubileo, ora li andremo ad esaminare uno per uno.

IL PELLEGRINAGGIO

La vita cristiana è essenzialmente "sequela" di Cristo: cioè un andare dietro a lui, un camminare dietro a lui. Lo Spirito Santo dà al piccolo gruppo dei suoi discepoli la capacità di riconoscerlo nella fede come il Signore, di seguirlo attraverso un itinerario continuo di conversione e di imitazione e di annunciarlo a tutte le genti, in cerca della patria futura.

A proposito di ciò va ricordato l’itinerario penitenziale dei "romei", di coloro cioè che andavano a Roma per visitare la tomba degli apostoli, rivivere la testimonianza dei martiri, sentirsi in piena comunione con la Chiesa universale. Oggi, pur essendo mutata la situazione socioculturale, il pellegrinaggio mantiene sempre la stessa prospettiva. I tre elementi che lo qualificano sono:

Nell’ambito cristiano il pellegrinaggio è stato fin dai primi secoli ampiamente praticato quale esperienza spiritualmente vivificatrice. Superato il periodo delle persecuzioni, monaci, semplici devoti intrapresero innumerevoli pellegrinaggi, le cui mete furono Gerusalemme e Roma. Si peregrinava verso i luoghi del martirio, ma anche viventi maestri di spiritualità. Mentre durante le crociate l’affluenza dei pellegrini verso Roma era assai diminuita, il 22-II-1300 Bonifacio VIII promulgò, a richiesta di popolo, la bolla del giubileo che concedeva indulgenza plenaria a tutti coloro che durante l’anno avessero visitato le basiliche di S. Pietro e di S. Paolo. Pellegrini giunsero da ogni parte di Europa, e si crede che fra quelli si trovassero Dante e Giovanni Villani.

Un’altra imponente ondata di pellegrini verso Roma si ebbe, dopo la caduta di Cola di Rienzo, a partire dal Natale 1349 , e per l’anno giubilare di cent’anni dopo,1450.

LA PENITENZA

L’Anno Santo ci richiama a recuperare il senso di Dio, a ritornare a lui: riconoscendo i nostri peccati e convertendoci. Non esiste infatti un "senso del peccato" al di fuori del "senso di Dio". E’ lui che prende l’iniziativa e irrompe con il suo amore nella vita dell’uomo. Lo spirito penitenziale e il sacramento della confessione sono uno dei principali punti di forza dell’Anno Santo, che diventa in tal modo approdo di riconciliazione e di pace per la Chiesa e per il mondo.

La penitenza, ricalca il sostantivo latino paenitentia che ha il significato di "provare dispiacere", "pentirsi". Essa indica il quarto sacramento, ossia quel segno efficace costituito dagli atti del penitente e dalla parola riconciliatrice della chiesa che significa e comunica al battezzato peccatore che si pente, il perdono di Dio e la riaccoglienza della chiesa. Nel corso dei secoli questo sacramento ha subito molte variazioni per adattarsi alle esigenze e ai limiti dei ministri. La prima forma in vigore dalle origini al secolo VII va sotto il nome di Penitenza Antica, Pubblica(per le modalità pubbliche in cui si svolgeva) o Canonica(perché fu regolata dai canoni).Dato che il battesimo era amministrato di norma in età adulta e costituiva il sacramento fondamentale della conversione, il sacramento della penitenza era destinato solo a coloro che si rendevano colpevoli di peccato grave dopo il battesimo, e rivestiva perciò un ruolo eccezionale. Lo si poteva ricevere una sola volta nella vita, aggregandosi alla categoria dei penitenti cui spettava di manifestare con tutto il loro comportamento una sincera conversione, dopo di che venivano riconciliati con Dio e con la chiesa(pax cum Deo, pax cum ecclesia) durante una celebrazione comunitaria presieduta dal vescovo. Per i peccati leggeri o "quotidiani" non si ricorreva al sacramento bensì ai mezzi quotidiani della penitenza: la preghiera, l’elemosina, il digiuno. In seguito (secc. VIII-XII) sorse nel Nordeuropa una forma di celebrazione del perdono ispirata alla direzione spirituale-monastica e ai rudi costumi morali dei barbari secondo i quali ogni ingiustizia va compensata con una prestazione equivalente. Il penitente si reca dal prete che gli impone una penitenza proporzionata alla sua colpa(da cui il nome Tariffata) e ottiene l’assoluzione soltanto dopo aver eseguito la penitenza imposta.

A partire dal secolo XII, si afferma il sistema oggi in vigore, della cosiddetta Penitenza Privata. Il peccatore va a confessarsi e riceve subito l’assoluzione, impegnandosi a eseguire in seguito la penitenza o soddisfazione ridotta a prestazione simbolica.

Infine il Nuovo rito della penitenza, pubblicato nel 1970 ha proposto tre forme celebrative del sacramento in questione: rito per la riconciliazione dei singoli

penitenti, rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’ assoluzione individuale, rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale. Le celebrazioni individuali e comunitarie vengono intese come complementari per promuovere la conversione personale e il senso comunitario del peccato e del perdono onde evitare tanto l’individualismo gretto quanto il collettivismo spersonalizzante.

L’INDULGENZA

L’Anno Santo è esteso a tutte le diocesi del mondo perché anche i malati, gli anziani, le claustrali possano beneficiarne, adempiendo a tre condizioni: la confessione sacramentale, la comunione eucaristica, la preghiera per il Sommo Pontefice. Per l’indulgenza giubilare l’opera tradizionale è il pellegrinaggio, segno e coronamento di un autentico rinnovamento spirituale, partecipazione viva a un movimento di Chiesa, nella preghiera e nella carità. Esso può essere svolto a Roma, dove è necessario visitare le quattro basiliche* o le catacombe o la basilica di Santa Croce, recitando il Credo, il Pater noster e una preghiera secondo l’intenzione del Papa, nelle singole diocesi, dove è necessario visitare la Cattedrale o i luoghi indicati dal Vescovo, in Terra Santa ed in ogni luogo. Oltre a questo tipo di pellegrinaggio esiste anche quello di carità, che consiste in una visita prolungata ai fratelli in necessità e difficoltà, e quello di penitenza, che consiste nell’astensione almeno per un giorno da costumi superflui, con devoluzione di un proporzionato contributo ai poveri e nel sostegno significativo a opere di carattere religioso o sociale,…

L’indulgenza significa "la remissione davanti a Dio della pena temporale dovuta per i peccati già rimessi in quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi".

Fondamento dell’indulgenza è il dogma della comunione dei Santi, con la certezza dell’esistenza nella chiesa d’un tesoro di meriti, al quale essa può attingere a beneficio dei suoi figli.

Se è concessa a una persona fisica o giuridica, si chiama personale; reale se è concessa a un oggetto di devozione(rosario, crocifisso, ecc.); locale se è concessa a coloro che visitano dei luoghi sacri, che in questo particolare anno sono rappresentati per eccellenza a Roma dalle quattro basiliche *:

Basilica di San Pietro in Vaticano, costruita verso il XVI secolo da Michelangelo, che realizzò anche la magnifica cupola, Giacomo della Porta e Domenico Fontana. La basilica sorge sopra le fondamenta di una chiesa paleocristiana, che la tradizione vuole costruita sopra la tomba dell’Apostolo.

 

Santa Maria Maggiore è la più grande delle chiese dedicate alla Madonna. Fu eretta, secondo la leggenda, nel 352 d.C. dopo un’apparizione della Madonna, e definitivamente terminata da Papa Sisto III(432-440).

 

La basilica di San Paolo fuori le mura fu costruita sulla tomba dell’Apostolo dei Gentili e consacrata nel 324. La costruzione più antica è stata attribuita all’imperatore Costantino il Grande. Distrutta dal fuoco nel 1823, venne ricostruita sulle stesse fondamenta e consacrata nel 1854 da papa Pio IX.

 

San Giovanni in Laterano è la cattedrale di Roma, la madre di tutte le chiese a Roma e nel mondo. Fondata da Costantino, durante il regno di Silvestro (314-335), fu distrutta e ricostruita molte volte. La basilica attuale risale al XVII secolo.

 

Ritornando a parlare dell’indulgenza si dice perpetua se concessa senza limitazione di tempo, mentre è temporanea se con limitazione di tempo. Può essere applicabile ai vivi, ai defunti, e, se dall’autorità competente è ordinata alla remissione dell’intera pena temporale, abbiamo l’indulgenza plenaria, mentre si chiama parziale se è ordinata a rimettere solo una parte della pena. Perché l’applicazione dell’indulgenza sia benefica al soggetto, è necessario che egli sia membro del corpo mistico della chiesa mediante il battesimo. Al papa solamente, come capo della chiesa, è riservata la potestà di concedere indulgenze plenarie, mentre ai vescovi è concessa solo la facoltà di concedere indulgenze parziali.

Il Giubileo come incontro con Gesù Cristo,

tempo di riconciliazione e impegno per la giustizia, la pace e i diritti umani

Nella Bibbia detto Giubileo è un anno particolare che cade ogni cinquanta anni. Il suo nome significa "tromba", ed era detto così per lo strumento che ne annunciava l’inizio. Esso nell’ebraismo è presentato dalla Bibbia come un deror "liberazione, affrancamento" per tutti gli abitanti del paese: i terreni dovevano restare incolti; ognuno rientrava in possesso del suo patrimonio, ad eccezione delle case di città; gli schiavi ebrei venivano liberati e i debitori insolventi. L’anno giubilare, dunque, serviva al ripristino della giustizia sociale. Nella tradizione dell’anno giubilare ha così una delle radici la dottrina sociale della Chiesa.

Iniziando la nostra esamina possiamo partire dal riflettere sul ruolo della fede cristiana nei confronti della giustizia, della pace, dei diritti umani, del rispetto dell’ambiente: in generale, si può trattare della dottrina sociale della Chiesa in rapporto al Giubileo.

1)La dottrina sociale della Chiesa

La dimensione sociale è in propria del messaggio cristiana. In tal senso l’insegnamento a riguardo dei problemi sociali è nato con il vangelo e da sempre fa parte dell’impegno della Chiesa. La "dottrina sociale" della Chiesa si è sviluppata a partire dal secolo scorso, in riferimento ai problemi posti dalla rivoluzione industriale, ed il suo scopo è stato sempre quella cura e responsabilità per l’uomo che la Chiesa ha ricevuto da Cristo stesso: l’uomo infatti è la sola creatura che Dio abbia voluto per la se stessa, e che ha creato a sua immagine e creazione.

L’anno giubilare doveva servire al ripristino della giustizia sociale, restituendo l’eguaglianza tra tutti i figli d’Israele e rinnovando i diritti agli schiavi israeliti parificandoli ai più ricchi. Nella tradizione dell’anno giubilare ha così una delle radici la dottrina sociale della Chiesa.

2)Il rispetto per ogni uomo
La fede provoca il credente a vedere un suo fratello in ogni uomo, che vivendo l’impegno politico con un’apertura all’amore universale lo porta a perseguire obiettivi di bene di dimensione universale. Gesù, con la sua attenzione preferenziale per i peccatori, i malati e gli emarginati, ha rivelato che il Padre considera importanti tutti gli uomini, quale sia la loro condizione. Cristo vive la vita insieme ad ognuno di noi, condividendo i nostri beni e miserie, come se fossero suoi; lo Spirito Santo la sostiene e la orienta, perché diventi dono di amore al Padre e ai fratelli. Credere in Dio significa anche avere la più alta considerazione dell’uomo e del valore della vita come tale.

La Chiesa insegna che è la dignità di ogni persona che conferisce beni che gli servono per realizzarsi ed esprimersi e no ciò che ognuno sa o possiede.
Celebrare il Giubileo del 2000 significa ricordare l’Incarnazione del Figlio di Dio. Questa testimonia che Dio cerca l’uomo, che è sua "particolare" proprietà, in maniera diversa di come lo è ogni altra creatura. Egli, quindi, è proprietà di Dio in base ad una scelta d’amore: Dio cerca l’uomo spinto dal suo cuore di Padre.

3)La ricerca della pace

La pace, da una parte, può essere una condizione normale delle relazioni tra gli stati.

In tempo di pace hanno il pieno godimento dei loro diritti reciproci, il loro territorio è inviolabile, il loro commercio non subisce interruzioni o restrizioni, la loro indipendenza politica e l’autonomia del loro governo non possono venire compromesse o modificate dall’estero senza il loro consenso.

Dall’altra può essere intesa come un fatto spirituale. È dovere dei politici organizzare la pace: eliminare le armi di distruzione di massa e tenere a basso livello le altre, sostituire sempre più la collaborazione alla concorrenza. È dovere di tutti i cittadini educare se stessi alla pace: rispettare il pluralismo politico, sociale, culturale e religioso, tenere un sobrio tenore di vita che consenta di condividere con gli altri i beni della terra. In questo contesto risalta il significato educativo che può avere la scelta degli obiettori di coscienza di testimoniare il valore della non violenza sostituendo il servizio civile a quello militare. Il cristiano sa che la pace perfetta verrà solo al di là della storia, quindi sa di non avere delle soluzioni definitive, ma si impegna con totale serietà, per attuare un’anticipazione profetica della salvezza.

Il legame che vi è tra il Giubileo 2000 e la pace, secondo il papa Giovanni Paolo II è

questo: <<L’impegno per la giustizia e per la pace in un mondo come il nostro, segnato da tanti conflitti e da intollerabili disuguaglianze sociali ed economiche, è un aspetto qualificante della preparazione e della celebrazione del Giubileo.>>

4)Il rispetto per il futuro degli uomini e della terra

La responsabilità morale del credente comprende ormai tutti gli uomini e le donne che abiteranno il nostro mondo nel futuro, più o meno lontano. Quel futuro, infatti, dipende in maniera decisiva dal nostro comportamento nel presente. La responsabilità

morale riguarda soprattutto il campo economico: il tipo di sviluppo fin qui perseguito dai paesi industrializzati avanzati, fra i quali si pone il nostro, infatti, rischia di lasciare alle generazioni che ci seguiranno un mondo non più vivibile. Lo spreco delle risorse non rinnovabili del pianeta, il degrado degli ecosistemi della terra, hanno già alterato in modo grave aspetti irrinunciabili della qualità della vita. L’unica via d’uscita è costituita dalla conversione a un modello di sviluppo diverso, centrato sull’uomo invece che sulle cose. Per poter affrontare le rinunce richieste di questa difficile conversione, l’umanità avrà bisogno di una motivazione e di una speranza che le permetteranno di sentire che vale la pena di sacrificarsi per la sopravvivenza dell’uomo sulla terra.