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  BENVENUTO NEL MONDO DI  ANIMALIA

 

Fringuello
(fringilla ceoelebs)

sm. [sec. XIV; lat. fringuillus].
fringuelloUccello passeriforme (Fringilla coelebs), della fam. Fringillidi, lungo oltre 15 cm, comunissimo in Europa e Asia occid., donde si porta più a sud per svernare
Il maschio ha il capo blu-grigio, il mantello castano, il groppone verdastro, le parti inferiori rosa-brune; la femmina, invece, presenta una colorazione marrone-verdastra, più carica dorsalmente; in entrambi è ben evidente, sulle ali, una doppia barra bianca.
Abile canterino (tanto che nel linguaggio comune è nota la loc. cantare come un fringuello, a indicare chi canta melodiosamente, chi è intonato), frequenta orti, parchi, boschi e zone coltivate.
Col nome di fringuello alpino (Montifringilla nivalis) si designa un altro fringillide lungo 17 cm, riconoscibile per il piumaggio cenerino sul capo, bruno sul dorso, chiaro nelle parti inferiori, le ali e la coda nere ravvivate da macchie bianche. Nidifica fra le rocce delle montagne europee, dove è comune oltre i 2000 m.

Dimensioni: circa 15 cm

 

[fringuello]Questa immagine mostra una femmina che porta il cibo ai piccoli. Il maschio ha la testa grigia con la fronte nera, il dorso marrone e il ventre                    clicca qui

 SCOIATTOLO ROSSO

Sottordine: sciuromorfi

Famiglia: sciuridi                                                        

Sottofamiglia: Sciurinae

Gruppo di specie: Marmotini

Specie: Tanias

Sottospecie: striato(Eutamias)

Tipo: Eutamias sibiricus                                                   

Sottotipo: Lineatusscoiàttolo

Lungo poco meno di 30 cm, ha coda di poco più lunga e raggiunge un peso di 400 g circa. 
Elegante abitatore dei boschi, ha tronco flessuoso e grandi orecchie sormontate da un ciuffo di 
peli all'apice, arti anteriori più corti dei posteriori, che sono conformati per il salto. Il manto è di 
colore variabile, esistendo esemplari piuttosto rossicci e altri scuri e nerastri; spesso presentano 
una colorazione bruno rossastra in estate e una grigia in inverno. Diurno e arboricolo, vive 
nelle foreste di conifere e anche di latifoglie, spingendosi in montagna sino a 2000 m. In inverno 
non va in letargo, ma trascorre periodi di sonno prolungato, intercalati ad altri di intensa attività 
per la ricerca del cibo, quando il tempo migliora. Si costruisce il nido sugli alberi oppure occupa 
quelli dei Corvidi. Si nutre di frutta, di semi, di gemme e anche di uova di uccelli. Solitario, si 
riproduce a un anno di età, ha 38 giorni di gestazione e 3-6 piccoli per parto 2-4 volte l'anno. Tra 
le varie specie americane vi è lo s. grigio orientale (Sciurus carolinensis) della parte orient. degli 
U.S.A., tipico frequentatore dei parchi delle città, introdotto anche in qualche zona d'Europa (p. es. 
Inghilterra), dove si è mostrato in vantaggio competitivo sullo scoiattolo europeo, che tende a 
soppiantare. Al gen. Ratufa appartengono gli s. giganti dell'Asia merid. lunghi sino a 50 cm e del 
peso di ca. 3 kg: ne esistono 4 specie che si nutrono di frutta, insetti e uova di uccelli. S. delle 
palme, altro nome del funambolo. S. volante, denominazione comune delle varie specie di 
Sciuridi della sottofam. Petauristini. 

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gufo


Lessicosm. [sec. XIV; lat. tardo gufo]. 1) Nome di numerosi uccelli della fam. Strigidi (v. oltre). 2) Fig., 
persona poco socievole; misantropo; si dice anche di persona sciocca o goffa. 3) Non com., 
mantella di pelliccia usata dai canonici di alcune collegiate. ZoologiaIl g. comune (Asio otus), lungo ca. 35 cm, è caratterizzato da due lunghi ciuffi sovraoculari di 
colore bruno-nero, da occhi gialli, da cerchi facciali ampi e completi; il piumaggio è fulvo 
macchiettato o barrato di scuro e i tarsi e le dita, munite di grandi unghie adunche, sono ricoperti 
di penne. Vive in Europa e in buona parte dell'Asia, spostandosi più a sud in inverno. Conduce 
un'esistenza strettamente notturna, frequentando soprattutto i boschi dove caccia piccoli 
mammiferi e insetti. Nidifica in nidi abbandonati, nonché sul terreno. Allo stesso genere 
appartiene il g. di palude (Asio flammeus), che si distingue dal precedente per il colore fulvo più 
chiaro del piumaggio e per i ciuffi assai meno visibili; frequenta le zone aperte paludose, 
cacciando soprattutto all'alba e al tramonto. Al gen. Bubo appartiene il g. reale (Bubo bubo) , 
caratterizzato dalle dimensioni imponenti (fino a 70 cm di lunghezza), dai grandi ciuffi 
sovraoculari color ruggine, dagli amplissimi occhi arancioni. Il suo piumaggio è giallo-bruno, con 
macchie più scure; le zampe, assai robuste, con unghie ricurve e appuntite, sono fittamente 
ricoperte di penne; il becco adunco è nero. L'area di distribuzione comprende l'Europa, parte 
dell'Africa sett. e dell'Asia. Allo stesso genere appartiene il g. virginiano (Bubo virginianus), 
diffuso in tutto il continente americano. Propri dell'Africa sono il g. latteo (Bubo lacteus), così 
chiamato per le screziature bianche del piumaggio e per i grandi dischi facciali bianchi, e il g. 
pescatore (Scotolepia peli), che si alimenta di pesci.EtologiaPredatore territoriale essenzialmente notturno, il g. reale emette a tratti il suo richiamo, simile a 
un breve e cupo ululato che nelle notti tranquille si ode da grande distanza . I g. si dividono 
lo spazio proprio attraverso l'intensità dei rispettivi richiami, dalla quale sono in grado di 
valutare le distanze degli altri gufi. Trascorre le ore di luce posato su una roccia, un ramo o la 
nuda terra, protetto dalla colorazione macchiata e striata che insieme ai ciuffi di penne erette sul 
capo, che ne spezzano il contorno, gli conferisce un notevole criptismo. Il g. reale è 
perfettamente in grado di volare anche in pieno giorno ma, se viene sorpreso da un disturbatore, 
assume un atteggiamento terrifico, aprendo un po' le ali e gonfiando le penne del corpo, e 
contemporaneamente emette col becco una sequenza di schiocchi che contribuiscono a intimorire 
l'intruso. Le penne sollevate lo fanno apparire alquanto ingrossato e allo stesso tempo inducono 
in errore un eventuale predatore circa il bersaglio da colpire; inoltre attutiscono meglio i colpi. 
Questo comportamento di minaccia fa parte della coordinazione motoria ereditaria di molti g. e 
compare nei nidiacei assai presto. Anzi, proprio in questi è particolarmente protettivo, dato che 
non sono ancora in grado di fuggire né di opporsi fisicamente a un predatore. Come tutti i rapaci 
notturni, il g. reale inghiotte le prede intere o a grandi pezzi, inclusi peli, penne e ossa. Tutto il 
materiale non digeribile viene accumulato nel gozzo, compattato a formare una borra 
caratteristica e poi periodicamente rigettato. Poiché le borre si degradano in alcunesettimane e 
talvolta anche in un periodo di tempo più lungo, è possibile reperirne una grande quantità presso 
i posatoi dei g. e, dall'analisi dei resti indigeriti, ricostruire la dieta di questi uccelli. Il g. reale ha 
un'alimentazione estremamente variata sia per composizione sia per dimensioni delle prede, 
che vanno da quelle di un piccolo topo a quelle di una lepre. In Svezia, oltre la metà delle prede 
sono mammiferi, specialmente roditori, un terzo sono uccelli e il resto animali vari fra cui 
soprattutto pesci, ma anche anfibi e rettili. La composizione della dieta può variare, naturalmente, 
con l'area abitata dal g., ma i roditori sembrano comunque costituirne sempre la parte 
preponderante. Fluttuazioni assai ampie nell'abbondanza delle prede sono particolarmente 
frequenti nella parte più settentrionale dell'areale di distribuzione del g. reale, che copre una 
fascia latitudinale compresa fra il deserto del Sahara e la Siberia; ma proprio grazie alla capacità 
di sopportare condizioni ambientali talmente estreme il g. reale può abitare e nidificare in un'area 
così vasta. Il g. reale forma coppie che si mantengono fedeli per tutta la vita, rinsaldate ogni 
anno, nella stagione degli amori, dalle cerimonie di corteggiamento del maschio. Queste si 
svolgono nelle ore serali o notturne a terra, dove il maschio, ben eretto e con le penne del collo 
sollevate, si muove intorno alla femmina. I legami della coppia si vanno rinsaldando a partire 
dalla fine di febbraio; le uova, da una a tre, vengono deposte a intervalli di alcuni giorni una 
dall'altra, in Europa da metà marzo a metà aprile, e sono covate dalla madre per poco più di un 
mese. Sono deposte direttamente sul terreno, su sbalzi di pareti di roccia, in buchi di alberi e 
spesso anche in nidi abbandonati di altri uccelli. Il g. reale non costruisce mai un nido proprio né 
aggiusta i vecchi nidi utilizzati. La disponibilità di cibo in certi luoghi o in certi anni condiziona il 
successo riproduttivo sia a livello della popolazione sia a livello individuale. 
Se il cibo è scarso, infatti, molte coppie non si riproducono affatto o depongono un numero di 
uova più basso. Spesso, se le uova sono tre, l'ultimo o gli ultimi nati non hanno cibo sufficiente 
per sopravvivere, e non di rado vengono uccisi dai fratelli più robusti e meglio nutriti. Talvolta è 
la stessa madre che uccide i più piccoli e li dà in pasto ai fratelli o se ne ciba essa stessa. Al 
contrario, nei luoghi o nelle annate ricche di prede, il padre può cacciare incessantemente per 
gran parte della notte e portare vicino al nido prede sufficienti a nutrire la femmina e tutti i figli. 
Quando i giovani sono in grado di sostare eretti e di muovere i primi passi è frequente che si 
allontanino dal nido, restandone tuttavia nelle vicinanze, dove i genitori continuano a nutrirli. 
Prima dell'età di due mesi già sbattono le ali, esercitando i muscoli del volo mentre si tengono 
aggrappati saldamente al punto di appoggio, e a circa due mesi e mezzo si lanciano 
definitivamente in volo. Finché dura la stagione estiva i giovani restano vicino ai genitori. Attirati 
da tutto ciò che si muove sul terreno, si esercitano nelle prime catture e imparano 
progressivamente a distinguere il fruscio delle prede dai rumori della natura inanimata. In 
autunno, i giovani, ormai indipendenti, non potranno più restare con i genitori. Il padre, infatti, 
ricomincia a proclamare il possesso della sua area con il caratteristico ululato, che li induce ad 
abbandonare il territorio paterno. Errando di territorio in territorio, molti di essi si spingeranno 
fino ai confini estremi dell'areale. Alcuni, cacciatori ancora non provetti, al sopraggiungere del 
primo inverno troveranno la morte per inedia.

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Cardellino
(carduelis carduelis)
 Dimensioni: circa 13 cm

 Il CARDELLINO (Carduelis cardueli) appartiene alla famiglia dei Fringillidi ed è un piccolo uccello tipico frequentatore delle macchie della regione mediterranea; come le cince è molto noto perché spesso vive anche nei parchi e nei giardini di città.I cardellini si riconoscono facilmente per la tipica macchia rossa sulla faccia; hanno inoltre un'ampia barra alare gialla.

Sono granivori e hanno becchi molto robusti.

Vivacissimi e curiosi, sempre saltellanti, frequentano la campagna aperta con alberi sparsi e cespugli, ma anche i campi coltivati (specie quelli di girasole) e le vigne; si adattano bene anche ai posatoi di città.

Spesso in natura lo si riesce a scorgere appollaiato su una delle piante di cui più ama i semi (e che gli ha dato il nome), il cardo.

È un uccello gregario ed è facile vederlo in gruppetti chiassosi o addirittura in stormi; il verso secco e chiacchierato, molto gradevole, è inconfondibile e viene emesso in continuazione.

La femmina è molto abile nel costruire il nido all'estremità di un ramo, finemente intessuto di muschi e fili d'erba e cova due volte ogni anno (4-5 uova).

In Campania questa specie è soggetta a catture indiscriminate da parte di uccellatori, che prelevano soprattutto i maschi a fini amatoriali.

si notano la fronte rossa, le guance bianche e la testa nera. Le ali sono nere con la classica striscia gialla che si nota maggiormente nel volo. Il dorso e il petto sono di colore marrone e il ventre bianco.

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usignòlo


(lett. usignuòlo), sm. [sec. XIV; lat. volg. lusciniolus, dim. di luscinia]. Uccello passeriforme (
Luscinia megarhynchos) della fam. Turdidi, detto anche rosignolo o rusignolo. Lungo poco più di 
15 cm, di forma slanciata, presenta un piumaggio bruno intenso in corrispondenza delle parti 
superiori,bruno-biancastro in corrispondenza di quelle inferiori; caratteristica è la colorazione 
castana della coda. Frequenta le zone alberate, cespugliose e ricche d'acqua. Solitario, si nutre 
di insetti e altri invertebrati, che ricerca sul terreno, nonché di bacche. Soprattutto durante la notte 
fa sentire a lungo il canto sonoro, melodioso e variato che lo ha reso famoso . Nidifica nelle 
siepi molto fitte e su piccoli alberi. Vive in Europa, migrando nell'Africa sett. e in Asia occid. 
durante l'inverno. Con il nome di u. del Giappone si indica invece comunemente un uccello (
Liothrix lutea) della fam. Timaliidi. È originario della Cina e delle regioni himalaiane. Lungo ca. 16 
cm, possiede un corpo robusto e snello al tempo stesso, con coda ben sviluppata, becco 
piuttosto breve, denso piumaggio olivastro superiormente, arancione in corrispondenza della 
gola e del collo, giallino sul petto e sul ventre. Timido e sospettoso, vive in gruppetti nei boschi, 
dove si fa notare per la bella voce forte e armoniosa.

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Moretta grigia

          Descrizione:
Nome scientifico: Aythya fuligola
Lunghezza: cm. 40-47;                                                                                                                                              clicca qui  
Apertura alare: cm. 67-73;
Peso: g. 400-1030(M) e 335-1000(F).
Testa: quella del maschio è interamente nera, con riflessi violacei e ornata da un ciuffo posto molto all'indietro. La femmina ha la testa interamente bruna caratterizzata anch'essa da un ciuffo ma molto più piccolo. I giovani maschi e quelli in tenuta eclissale sono simili alla femmina.
Occhio: gialla.
Becco: molto piccolo, mm. 37-44, blu con unghia nera.
Ala: nera come il dorso, con una fascia bianca su tutta la lunghezza della parte posteriore nel maschio, mentre è marrone con una identica fascia per la femmina.
Dorso: nero per il maschio, marrone per la femmina.
Ventre: bianco per entrambi i sessi, compresi i fianchi.
Coda: nera nel maschio, bruna nella femmina.
Zampe: poste abbastanza all'indietro, nero bluastro per il maschio, grigie nella femmina.
          Habitat:
Grandi e ampi spazi con o senza vegetazione sulle sponde per via delle abitudini alimentari della moretta che predilige acque profonde.

 

Cuculo
(cuculus canorus)

Com’è fatto, invece, il nido del cuculo? Non rispondete a questa domanda, è un trabocchetto, infatti il Cuculo non costruisce il nido per allevare la sua prole, ma usa quello degli altri. Il cuculo, da questo punto di vista, è definito parassita ed a ragione. Fra l’altro, nel corso dell’evoluzione diversi gruppi di cuculi hanno imparato ad imitare bene le uova delle specie parassitate, cosicchè adesso ci sono gruppi che imitano bene le uova di capinera, altri quelle di usignolo, ecc. Una volta che il piccolo è uscito dall’uovo caccia gli altri coinquilini e rimane da solo a farsi nutrire da "genitori adottivi" spesso molto più piccoli di lui. Di colore grigiastro, in volo lo si confonde facilmente con un rapace; basta però aspettare un po’ e lo si sentirà nel suo inconfondibile e monotono canto misura circa 30 cm ed ha le parti superiori e la gola color grigio con riflessi blu, mentre le parti inferiori sono chiare, finemente barrate di grigio scuro. La coda è grigio lavagna macchiata di bianco ed è larga ed arrotondata. Le femmine presentano due fasi distinte, una in cui hanno gli stessi colori del maschio e una in cui hanno le parti superiori e la coda rossicce con barrature scure e le parti inferiori bianche con barrature rossicce. Le ali del cuculo sono strette e appuntite, caratteristica questa che lo distingue dallo  (ali larghe e arrotondate) col quale a volte viene confuso durante il volo.
Irrequieto, poco socievole e voracissimo, vive solitamente ai margini dei boschi e in terreni con cespugli e alberature rade, sia di pianura che di montagna. Si nutre di insetti, larve di lepidotteri e bruchi della processionaria del pino. Spesso è l'inconfondibile richiamo a rivelarne la presenza.
E' un uccello parassita, perchè depone le proprie uova nel nido degli altri uccelli delegando a questi l'allevamento della prole (spesso con grave compromissione della covata). La femmina depone 8-12 uova, una in ogni nido e dello stesso colore della specie ospitante (che probabilmente è la stessa da cui la madre è stata allevata). Dopo una decina di giorni avviene la schiusa (di solito in anticipo rispetto alle uova degli "ospiti"). Il piccolo cuculo, sensibilmente più grande e robusto degli altri pulcini della nidiata, si affretta a gettare fuori dal nido gli altri uccelli e le uova non ancora schiuse. La madre adottiva, non curandosi del fatto che il pulcino è di dimensioni spesso due o tre volte superiori alla propria, continua a nutrirlo fino all'involo.

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Merlo comune

l merlo dal collare appartenete alla famiglia turdidae è lungo circa cm. 24. Oltre alla specie tipica che vive in Europa nord occidentale  e nelle isole britanniche, vi sono altre due sottospecie. La Turdus torquatus alpestris che si trova in Europa centrale e meridionale, e la Turdus torquatus amicarum che vive nel Caucaso e in Iran. Il maschio adulto della forma tipica presenta un piumaggio nero opaco con banda pettorale bianca a forma di mezzaluna. In inverno le piume sono orlate di bianco  e danno l’impressione che siano a scaglie. Si distingue dal merlo comune (Turdus merula) parzialmente albino in quanto il merlo possiede chiazze bianche con piume totalmente bianche e non screziate come nel merlo dal collare. La femmina rimane più bruna e presenta la macchia a mezzaluna meno estesa e più opaca. Il giovane simile a quello del merlo ha un piumaggio leggermente più bruno e con le parti inferiori molto striate di bianco e bruno scuro.

Merlo dal collare (Turdus torquatus)

Il merlo dal colare vive nelle brughiere, sulle colline rocciose e cespugliose, sempre al di sopra dei mt.300 di altitudine. In autunno si sposta dove la presenza di bacche selvatiche è numerosa. Durante la cattiva stagione sverna in pianura sempre in ambienti ricchi di cespugli. Durante la primavera e l’estate si nutre di vermi, insetti e piccoli molluschi. Mentre in autunno ed inverno la dieta viene integrata con bacche, sorbe selvatiche, frutti e semi. Ha volo rapido e diritto. Posato possiede portamento simile al merlo. Si riproduce da aprile a giugno. Il nido è grossolano e composto da due strati. L’intelaiatura composta di rametti è completata all’interno con uno spesso strato di erba secca e radichette. Osservandolo bene appare più voluminoso rispetto al nido degli altri turdidi. Costruito da entrambi i sessi viene posto su alberi di media altezza che varia da mt.1 a mt. 5 dal terreno e molto raramente  a terra. La femmina depone 4-5 uova di colore verdognolo facilmente confondibili con quelle del merlo che vengono covate per una quindicina di giorni. I pullus nati presentano un abbondante piumino color bianco e vengono nutriti con razioni di prede vive. Lasciano il nido dopo 14/17 giorni dalla nascita. Il merlo dal collare non è un cantore eccelso . Il richiamo è simile a quello del merlo (Turdus merula). Un “tac-tactac” duro, sfociante in un “cic-cic” oppure in un sonoro “tsciac-tsciac” o “trac-trac”. Il canto è una semplice successione di note pigolanti, ripetute ad intervalli regolari ed intercalate da note schioccanti come “tceru-tceru oppure “tcivi-tcivi-tii-cioo”.

 

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IL GRUCCIONE (Merops apiaster)

 Il gruccione è il più variopinto rappresentante dell’avifauna italiana, tanto da meritarsi l’appellativo di “uccello arcobaleno”.      

Gruccione (Merops apiaster)

Dorso castano rossiccio, che si schiarisce fino sfumare nel giallo del groppone. Parti ventrali azzurro verdastre. Collare nerocce attraversa il collo color giallo. Fascia cha attraversa gli occhi color scuro. Fronte bianca con sfumature azzurre. Iride bruna, zampe e becco neri. I sessi sono simili mentre il giovane presenta una colorazione più tenue che tende al marrone. Coda lunga e verdastra con le timoniere centrali molto sviluppate nell’adulto. La voce è un “pruupp” disillabico udibile da lontano. Il gruccione in Italia è l’unico rappresentante della famiglia dei Meropidae. Una famiglia che conta 24 specie distribuite in Africa, Asia, sud Europa ed Oceania. In Italia arriva verso la fine di aprile per nidificare, ritornando la fine di agosto nei quartieri di svernamento del Sahara occidentale e del Kenia orientale sino al Sud Africa. Nei 4 mesi che trascorre nel nostro paese si nutre di tantissimi insetti che,  a differenza delle rondini (Hirundo rustica) e dei balestrucci (Delicon urbica), cattura lanciandosi da un posatoio spiccando piccoli ma spettacolari voli che dimostrano la sua capacità nel cacciare.

La dieta insettivora è composta da imenotteri e ditteri. Interessante è sapere che gli uccelli riescono distinguere quali siano gli insetti velenosi riuscendo a far fuoriuscire il veleno della preda schiacciandole l’addome col becco e strofinandola sopra un supporto rigido. Il gruccione si ciba così di api, vespe, calabroni,  libellule e farfalle. Per questo motivo è un uccello che facilmente può essere vittima dei pesticidi usati in agricoltura che una volta assorbiti dagli insetti vengono trasmessi e intossicano l’animale che se ne nutre.

La nidificazione avviene in gallerie scavate nel terreno sabbioso a argilloso dove vi è una depressione oppure in pareti ripide e difficilmente accessibili dai predatori. A questo scopo la specie, che nidifica in colonie,  costruisce anche finti nidi per depistare coloro che potrebbero compromettere la riuscita della nidiata. Il nido è composto da un cunicolo di entrata lungo dai cm.80. ai mt.2, terminante in una camera detta di incubazione. Si è scoperto che dopo la costruzione del nido l’esemplare perde circa cm. 1 della lunghezza del becco che si consuma scavando. Il corteggiamento che ha inizio appena i maschi prendono possesso del territorio consiste in un rituale vario partendo dall’offerta di prede di grosse dimensioni che stimolano la ricettività della femmina  sino alla copula su un posatoio che la coppia sceglie per l’occasione. Sporadicamente avviene anche sul terreno. Tale atto succede più volte durante il periodo di costruzione del nido. La femmina depone dalle 4 alle 7 uova bianco lucido che cova per 23 giorni dopodiché nascono i piccoli aventi una pelle rosa carico che per 26 giorni sono accuditi da entrambi i genitori. Le osservazioni in questo periodo hanno portato alla scoperta che un terzo esemplare, presumibilmente giovane, aiuta la coppia allo svezzamento dei nidiacei. Il nido, una volta nati i piccoli, a causa delle feci diventa una camera maleodorante dove gas di ammoniaca ed anidride saturano l’ambiente, ma nonostante questo i novelli crescono bene. Inoltre tra le borre rigurgitate e i resti di cibo si formano degli insetti che tengono pulito il nido. Una ricerca effettuata circa il modo di nutrirsi dei giovani al nido ha dimostrato che, nonostante vi sia poca luce all’interno di quest’ultimo, riescono a nutrirsi ugualmente in modo ordinato dato da un rapporto di gerarchia che a turni viene scambiato dai membri della nidiata. Infatti colui che a colpi di becco riuscirà a farla franca sui fratelli si nutrirà per primo lasciando, una volta sazio, il turno ad un altro componente. In questo caso i soggetti che non si nutrono si accomodano in un angolo aspettando il loro turno. Una volta atti al volo entrano a far parte della coloratissima colonia che solcherà i cieli appena si presenterà  il periodo migratorio.

IL CARDINALE ROSSO (Cardinalis cardinalis)

 

 

Cardinale rosso

 

Appartenente alla famiglia degli emberizidi il cardinale rosso è una specie esclusivamente del continente Americano. Vive nel Canada sud orientale, America orientale, centrale e sud occidentale, Messico e Belize. Ultimamente è stato introdotto nelle Hawaii. Presenta dimensioni di circa cm.22 di lunghezza. Il maschio è riconoscibile dalla livrea colore rosso uniforme ,variata esclusivamente da una elegante mascherina nera che si estende nella gola. La femmina presenta una colorazione più pallida. Ciuffo, ali ,coda e becco colore rosato, mentre il resto del corpo è di colore brunastro. La mascherina è meno estesa e di colore grigio sfumato. Il ciuffo viene alzato od abbassato a seconda dell’umore del soggetto. L’habitat frequentato  dal cardinale rosso nella bella stagione è costituito da boschi e loro margini, paludi con vegetazione arborea ad alto fusto, mentre durante la cattiva stagione si sposta nei giardini e parchi urbani, dove ricerca nutrimento nelle mangiatoie artificiali che frequenta abitualmente in compagnia di altre specie. L’alimentazione varia gli permette di adeguarsi alle diverse situazioni ambientali. Se durante la primavera e l’estate la sua dieta è praticamente insettivora nella cattiva stagione diventa granivora basata sul consumo principale di semi di girasole e cartamo. Non rinuncia a nutrirsi di boccioli e frutta tenera. Specie prolifica ogni coppia generalmente porta a termine quattro covate all’anno con una media di 4 novelli per nidiata. Il nido è posto solitamente su alberi e cespugli allestito dalla femmina con fibre vegetali quali muschio e foglie. Le uova deposte hanno una colorazione azzurrina con fitte macchiettature brune e vengono covate per 15/16 giorni. I giovani nati vengono nutriti da entrambi i genitori che successivamente al periodo degli amori rimangono uniti per tutto l’anno. Durante la cova il maschio canta in continuazione difendendo il proprio territorio. Il canto, molto melodioso,  ha valso alla specie l’appellativo di usignolo della Virginia ed è udibile a molta distanza. Anche la femmina canta ma il suo repertorio è molto meno melodioso di quello del compagno. Gli ornitologi definiscono questa specie molto socievole con i congeneri e non, mentre gli appassionati birdwatchers d’oltre oceano la  considerano una delle specie più belle del continente.

 

 

 

 

 

 


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