VINCENZO UCCIFERRI

 

 

Le tessere dell’introspezione

di Leo Strozzieri

 

Ad un’attenta lettura dell’opera di Vincenzo Ucciferri, artista tra i più qualificati  della nuova generazione molisana, non sfugge la conflittualità, intesa come enunciazione di correnti opposte, gestuali, dirompenti linguisticamente, con pause talvolta che preludono alla drammaticità piena.

 

Nello studio

1982 olio su tela cm. 150 x 150

 

 

 

 

 

Un pittura fortemente  delineata, come materia pittorica anche, e di contestazione nei confronti di ogni fideismo ottimistico: è la risultanza critica vuoi nei dipinti del grafismo ossessivo e labirintico ove le stesure lìvide del colore vengono solcate da guizzi luministici spaesanti e provocatori, vuoi in certe composizioni interamente originate dal dialogo tra la figura e la spazialità pura, ma in preda all’antropofagia, quasi innata avesse una capacità di divorare con dirompenza progressiva la presenza umana.

 

 

 

 

 

Ma la spazialità nel momento stesso in cui si prolunga, delineando appunto palcoscenici con un solo personaggio, enuncia la riproposizione dell’analisi interiore, introspettiva, non certo mortificatoria di quel dinamismo che è - come si diceva - a fondamento di tutta la ricerca pittorica del maestro molisano.

 

 

Paesaggio urbano

1985  olio su tela cm. 150 x 150

 

 

 

 

 

      Sul prato

1984 olio su tela cm. 100 x 100

 

La luna

1987 olio su carta cm. 140 x 140

Nel suo corso, il potere della volontà ha bisogno anche e soprattutto del pensiero, perché possa, fuori d’ogni routine declamatoria, strutturarsi in chiave umanistica. Che se Ucciferri si fosse posto in linea ad esempio con il pensiero nicciano, non avremmo avuto, in quelle composizioni soprattutto orizzontali a cui si faceva cenno, il dominio dello spazio, inteso ovviamente quale riflessione critica, sul personaggio, ma viceversa.

 

 

 

 

 

 

Ad una modalità lirica, quindi, preferendo l’artista un cromatismo epico, si sostituisce l’intenzione di intercettare certe componenti d’impronta espressionista, tipologia estetica consona all’autore affascinato certo dal neorealismo guttusiano ed anche dal realismo sociale che ebbe in Mucchi un insigne esponente, ma ancor più della Nuova Figurazione brindisiana dei grandi cicli pittorici sulla “Storia del Fascismo”, sulla “Tragedia di Via Fani” , “L’abbattimento del mito di Stalin”, percorsi da un gestualismo prorompente alle soglie dell’informale.

Landscape

 1990  tecnica mista su tavola cm. 60 x 50

 

 

Landscape

 polittico 1990  pastelli e collage su carta cm. 50 x 50

 

 

 

 

 

 

Ucciferri elimina la contestualità metamorfica, ovvero, il passaggio quasi definitivo dalla figura all’astrazione, rimanendo invece saldamente ancorato all’immagine, però il tessuto interiore del discorso è lo stesso, sicché gli attori spesso non offrono la narrazione, ma l’incubo che, per rilevanza partecipativa, non riguarda solo eventi storici, ma eventi della persona in quanto tale.

 

 

 

Notturno

 Trittico1988  smalto alla nitro su cartone cm. 100 x 210

 

 

 

Si vuol dire che nella pittura di Ucciferri la contestualità sociale interessa relativamente, così come i riporti di vicende del nostro secolo; al contrario egli incentra sull’uomo il sentimento del tragico, patrocinato persino nelle composizioni paesaggistiche dalla cocente forza segnica, allegoria di una acuta analisi della nostra epoca, ave s’impone il groviglio sulla logica.

 

 

 

Il teatro della memoria

1994  olio su tela cm. 99 x 99

 

 

 

Racconto

1997  olio su tela cm. 125 x 195

 

 

 

 

E’ una vera e propria immersione su un nucleo oggettivo di ricerca, quale quello esistenziale, di indubbia modernità, al di fuori di neomanierismi popartistici o informali, che purtroppo irretiscono tanti suoi giovani colleghi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E per analisi completa delle sue immersioni entro il perimetro dell’io, dirò anche di alcuni attimi magici di spaesamento metafisico, di forza immaginativa allegorica e persino di vaga tensione surreale (talvolta), non per esaurimento di indagine antropologica, ma come necessità di uscire dal chiuso per un impegno archetipo universale del suo messaggio etico.

 

   

    Pescara, marzo 1999

Stanze

1995  olio su tavola cm. 90 x 80

 

 

 

Racconto

1999   olio su tela cm. 149 x 169

 

 

 

© copyright