IL MANIFESTO

1. Siamo all'inizio di una nuova ed essenziale esperienza mondiale, europea ed italiana: la globalizzazione, che costituisce sempre più l'orizzonte comune per tutta l'umanità; l'unità politica europea, conseguente al crollo dell'impero sovietico; il consolidamento anche in Italia di una esperienza democratica dell'alternanza tra schieramenti politici che ora fanno capo gli uni al Partito Popolare Europeo ed ai suoi alleati, gli altri al Partito Socialista Europeo ed ai suoi alleati.

2. Ancora una volta dunque i democratici di ispirazione cristiana sono chiamati a concorrere al bene comune dell'Italia attraverso l'esperienza politica. Con Luigi Sturzo affrontarono il problema del passaggio in Italia dall'esperienza notabile alla democrazia di popolo; con Alcide De Gasperi lavorarono con successo per scongiurare il rischio di una terza guerra mondiale, e, sulla base delle novità internazionali del momento, concorsero alla costruzione di un'esperienza democratica con quanti, pur non riferiti ad una forza politica di dichiarata ispirazione cristiana, dettero vita ad una alleanza di partiti democratici in Italia nel contesto della divisione del mondo in Oriente comunista ed Occidente americano. L'ispirazione cristiana è pertanto chiamata a concorrere in modo necessariamente nuovo rispetto all'esperienza di Sturzo ed a quella di De Gasperi: l'agire nel contesto storico dato e prevedibile costituiva allora come oggi l'elemento fondamentale della continuità ideale e valoriale della ispirazione cristiana in politica.



3. La nostra proposta politica è caratterizzata soprattutto dalla convergenza tra le indicazioni per il contesto italiano, quelle per il contesto europeo, e quelle per il contesto mondiale. L'Italia, l'Europa e il Mondo hanno bisogno di un grande cambiamento e di uno straordinario processo di governo della modernizzazione e della globalizzazione: ci proponiamo questi grandi obbiettivi da conservatori sul terreno dei grandi valori, da riformatori attenti difensori della democrazia partecipativa su quello delle politiche istituzionali, da garanti della libertà nella costruzione dei nuovi orizzonti culturali sociali ed economici.

4. La libertà e la solidarietà, quindi la giustizia sociale, costituiscono i valori con i quali operare in Italia, in Europa, nel mondo, per le iniziative di politica della persona umana, della democrazia, della famiglia, delle istituzioni, della giustizia, della cultura, dell'economia e della società.

5. La nostra ispirazione ideale pone la sussidiarietà a fondamento di tutte le nostre proposte politiche. Ne consegue che anche per questa via risulta distinta la funzione democratica del corpo elettorale che decide legittimamente chi governa, dalle autonomie sociali, religiose ed istituzionali, costituzionalmente garantite, rispetto alle quali la via del dialogo, della collaborazione istituzionale e, quindi, della concertazione non impeditivi, rappresenta una specifica proposta di cultura di governo popolare e pluralista allo stesso tempo.

6. La formazione scolastica ed universitaria costituisce oggi al ricchezza personale e sociale capace di consentire l'affermazione dello sviluppo completo della persona umana in qualunque ambito di lavoro essa si trovi ad operare. Per queste ragioni gli investimenti nella formazione scolastica ed universitaria dei nostri giovani rappresentano la priorità rispetto a tutte le iniziative in sede locale, nazionale, europea ed internazionale. Ed è in questo contesto che potrà trovare soluzione adeguata la questione della parità intesa come parte della più generale libertà di scelta.

7. Ribadiamo il valore essenziale della persona umana, che costituisce anche il fondamento di una ordinata politica della immigrazione; confermiamo la tutela anche scientifica della vita dal concepimento alla morte naturale, contrari ad ogni forma di clonazione umana ed assertori tenaci del diritto alla vita dell'embrione umano.

8. Riteniamo che la democrazia partecipativa si costruisca con i partiti politici ai quali sia riconosciuta una funzione strategica. Di qui l'esigenza, coordinata con il finanziamento pubblico, di una nuova disciplina legislativa dei partiti politici, che faccia di essi una struttura portante del nuovo ordinamento istituzionale italiano, europeo ed internazionale.
Guardiamo pertanto con interesse all'affermazione del ruolo dei partiti politici nel processo di costruzione della unità politica europea e riteniamo significativa la trasformazione della Internazionale Democraticocristiana in Internazionale dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro, che costituisce il collegamento fondamentale tra il nostro nuovo partito e l'internazionale dei partiti di ispirazione democraticocristiana e di centro.
Ed è in questo contesto che riteniamo che la questione del conflitto di interessi di chi è chiamato dalla volontà popolare a ricoprire incarichi di governo locale, regionale, nazionale o europeo vada risolto con soluzioni identiche per chi proviene dalla esperienza professionale di partito o dalla autonoma affermazione nella società civile.

9. Vediamo con favore l'attenzione crescente che viene assegnata all'istituto familiare quale fondamento della comunità umana, da tenaci assertori della famiglia intesa quale società naturale fondata sul matrimonio, ma non indifferenti alle numerose questioni che l'infanzia pone a prescindere anche dal matrimonio regolarmente celebrato e stabile. Vogliamo concorrere all'affermazione di una nuova politica sociale ed economica fondata sulla famiglia e la sua unità, dal fisco al lavoro, dalle pensioni ai servizi sociali, dalla formazione culturale e professionale all'impiego del tempo libero.

10. La politica istituzionale deve per questi motivi saper combinare rappresentanza e decisione in tutti e tre i livelli dell'agire politico. Per queste ragioni riteniamo che si debba concorrere a suggerire un nuovo ordinamento istituzionale mondiale, un nuovo ordinamento istituzionale europeo, un nuovo ordinamento istituzionale italiano.

11. La nostra proposta di politica istituzionale si fonda pertanto sulla con testualità in ogni sede del sistema elettorale proporzionale, che garantisce al meglio la rappresentatività ideale e culturale, con forme rigorose di garanzia di governabilità e di stabilità che vedano in ciascuna consultazione elettorale il momento delle scelte di rappresentanza e di governo. Di qui la necessità di un equilibrio anche nuovo tra assemblee rappresentative ed organi di governo esecutivo.

12. Si è aperta una stagione anche radicalmente nuova della organizzazione istituzionale del mondo. Le istituzioni esistenti dalle Nazioni Unite agli organismi internazionali specializzati, sono stati il prodotto della iniziativa culturale e politica e degli esiti della seconda guerra mondiale e dei successivi processi di decolonizzazione. Occorre ora elaborare un Nuovo Ordine Istituzionale mondiale nel quale siano visibilmente combinati i principi di identità dei popoli, dei continenti, degli Stati. In questo contesto dovrà produrre tutti i suoi possibili effetti una cultura della globalizzazione combinata con la solidarietà mondiale. Ed è in questo orizzonte culturale e politico nuovo che si deve trovare una equilibrata soluzione del rapporto fra il desiderio di pace e la decisione di interventi armati legittimati dalla comunità internazionale.

13. Nel contesto di questo Nuovo Ordine Istituzionale mondiale va collocato il momento attuale del processo di costruzione della unità politica dell'Europa. Non si tratta soltanto di aggiungere altri Stati a quelli, già oggi numerosi, che concorrono a dar vita alle attuali istituzioni europee. Si tratta, più in profondità, di un vero e proprio avvio conclusivo del processo di costruzione dell'unità europea. L'integrazione politica europea assume quindi un valore anche radicalmente nuovo rispetto all'originario obiettivo di unità politica dell'Europa. Siamo europeisti, e per questo siamo attenti alle straordinarie novità del processo in corso. L'avvento dell'euro concorre in modo tumultuoso e positivo alla costruzione dell'unità politica; la Convenzione per la Costituzione Europea rappresenta un passaggio non meno fondamentale; l'approdo definitivo alla unità politica dovrà fondarsi sulle radici cristiane dell'Europa proprio perché queste si sono dimostrate capaci di concorrere a plasmare l'identità culturale europea.

14. Per quanto concerne l'assetto istituzionale interno si deve rovesciare l'impostazione statocentrica che, anche se con alterne istituzioni, l'Italia ha vissuto dall'Unità fino ai giorni nostri, per fondare il potere nelle comunità locali e risalire man mano da esse verso le comunità più larghe per popolazione ma non gerarchicamente sovraordinate. E' per questo che guardiamo all'unità politica europea in chiave di Federazione di Stati Nazionali. Ed è all'interno di questa prospettiva che va riordinato l'intero sistema delle autonomie locali e regionali italiane.

15. La nostra proposta di politica della giustizia parte dalla considerazione che in Italia è ancora aperta una grave ferita nei rapporti tra parti, anche se minoritarie, di magistratura e la politica: al di là di ragionevoli preferenze per questa o quella soluzione tecnica concernente la selezione e l'organizzazione della Magistratura o la selezione e l'organizzazione della politica, riteniamo che il nostro contributo debba essere orientato soprattutto al risanamento di quella ferita, anche attraverso un ripensamento serio ed equilibrato fondato sulla storia politica e democratica del nostro Paese. Ci orientiamo per la costruzione di un sistema istituzionale nel quale giustizia e politica sappiano convivere nel rispetto dei reciproci fini ultimi che attengono a modalità diverse dei rispettivi procedimenti ed a diversi sistemi sanzionatori. Per questi motivi sono prioritarie tutte le misure che assicurino innanzitutto il dignitoso funzionamento di tutte le istituzioni giudiziarie, l'eguaglianza dei cittadini, il risarcimento da ingiusto processo, le condizioni di parità tra accusa e difesa, la tempestività dei processi penali, civili, amministrativi, tributari e speciali, l'efficienza e la speditezza delle procedure esecutive, la certezza delle esecuzioni della pena, le condizioni rispettose della dignità umana nei luoghi di detenzione.

16. Se nei rapporti istituzionali la sussidiarietà dà vita ad una cultura della pluralità delle istituzioni di governo, è nei rapporti culturali, economici e sociali che essa deve esplicare tutte le potenzialità alternative sia ad una visione atomizzata degli individui sia ad una visione soffocante del primato della politica sulla società. Per queste ragioni la nostra proposta complessiva di democrazia economica fonda sulla sussidiarietà sociale la propria originalità e su un nuovo incontro tra capitale e lavoro, anche attraverso la partecipazione dei lavoratori al capitale di rischio dell'impresa, consentendo in tal modo una più forte capacità competitiva delle nostre strutture produttive nel nuovo contesto della integrazione europea allargata e della globalizzazione. Per queste ragioni noi, come il Partito Popolare Europeo, ci ispiriamo alla economia sociale di mercato ecologicamente compatibile.

17. Il pieno impegno, maschile e femminile, resta obiettivo fondamentale del nostro impegno politico, convinti come siamo che il lavoro, serio e dignitoso, rende automaticamente libera la persona umana. Ma siamo consapevoli che nel nuovo contesto della globalizzazione mondiale e nel nuovo inizio della integrazione politica europea il lavoro serio e dignitoso è possibile soltanto se concorre ad assicurare la competitività italiana in Europa e nel Mondo. Per queste ragioni siamo favorevoli ad un ordine nazionale, europeo e mondiale fondato sulla sussidiarietà e non sulla gerarchia tra popoli e Stati.

18. Sussidiarietà istituzionale e sussidiarietà sociale sono i due principi ispiratori anche nel nostro nuovo meridionalismo: il Mezzogiorno da Questione Nazionale quale era nello Stato centralizzato diviene Questione europea nel contesto del nuovo allargamento; questione Mediterranea nel contesto dei rapporti con i popoli che si affacciano sul Mediterraneo; Questione della regione mediterranea nel quadro mondiale della globalizzazione. Le quattro dimensioni nazionale, europea, mediterranea e mondiale della Questione Meridionale trovano pertanto nell'ispirazione cristiana un potenziale ispiratore capace di suggerire soluzioni non più fondate soltanto sul principio di solidarietà interno ed europeo, ma su questa dimensione oggi più ampia ed impegnativa.