Le
vicende storiche della Sardegna furono segnate dalla contrapposizione
tra pastori e contadini. Il regolamento di Eleonora d'Arborea, La
Carta de Logu, definiva e sanzionava questi rapporti nell'ambito
del regno. Da tempo i pastori scendevano in pianura e saccheggiavano
i terreni agricoli.
I contadini organizzarono un sistema di difesa comunitario in campi
aperti e difesi da coloro che si offrivano di coltivarli. Chi invece
cercava un'occasione migliore di vita avrebbe potuto seminare nei
salti, in un ambiente ostile, selvaggio e privo di ogni beneficio
di protezione collettiva.
Documenti testimoniano che durante il dominio spagnolo la Gallura
era quasi deserta di presenze umane. La popolazione era concentrata
nelle biddas come Tempio, Luras e Calangianus, villaggi isolati
ma autosufficienti, lontani dal mare e dai pericoli che questo portava.
Contadini e pastori intrepidi si allontanarono dai villaggi spinti
dalla miseria, per sfuggire al drenaggio fiscale implacabile dei
potentes e nel tentativo di sfruttare i vasti spazi liberi
nei salti delle regioni marittime. Nacquero i primi nuclei
di possesso rigorosamente individuale, antiche orzaline divenute
poi stazzi.
Lo stazzo è un tipo elementare di abitazione
rurale dalla tipologia lineare; aveva una muratura granitica e il
tetto di tegole e canne sostenuto da travature di ginepro. L'ingresso
con serramento a due battenti era sempre disposto a levante o a
mezzogiorno. Le caratteristiche architettoniche di questi edifici
sono lu mitali (alto gradino d'ingresso), la trai tolta
(architrave), lu pamentu (pavimento in terra battuta), la
zidda (focolare incassato al centro e delimitato da un quadrato
granitico). Tutto era semplice e funzionale e ogni cosa era ordinata
e lineare senza elementi decorativi.
L'edificio
in muratura, intonacato, era esaltato dai viaggiatori che restavano
incantati: attraversato un fitto bosco o dopo aver camminato a lungo
tra sentieri impervi, improvvisamente, in uno spiazzo o su un poggio
si imbattevano nelle candide architetture. Le descrizioni dei viaggiatori
ed escursionisti testimoniano di un pastore contadino soddisfatto
del suo stazzo comodo, salubre ed elegante; della sua condizione,
della sua prosperità ospitale, della sua famiglia dignitosa
e laboriosa.
Bibliografia
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Tatiano Maiore, Quintino Mossa, "Stazzi di Gallura nel tempo",
Altergrafica Olbia 1993