Tanino,
sardo di Nuoro, era artista isolato. Irregolare.
La
solitudine, coessenziale al suo temperamento, è sottolineata
dall'insularità della sua terra che desiderava, pur amandola,
lasciare. E più volte e per lunghi periodi se ne allontanerà.
Prepotente in Tanino, dalla personalità indipendente, era
l'esigenza di comunicare, essenza stessa dell'arte. Egli era arte.
E vedeva il mondo solo attraverso l'arte, e vi aderiva pur nella
consapevolezza di una improbabile appartenenza all'hinc et nunc.
Nelle immagini Tanino tenta di fermare una personale possibilità
di contatto con la vita in un mondo in cui avverte l'uomo costituzionalmente
estraneo.
Il primo Tanino appare, nell'interpretazione tutta personale di
un naturalismo che privilegia la dimensione soggettiva, ingenuo,
persino vergineo, ma dignitosamente autonomo nei confronti delle
neo-avanguardie laddove, sottintendendo un larvato senso anagogico,
fissa inedite misure alla forma estetica. Ricordo opere come "Il
cerchio rosso" del 1968, il "Ritratto dell'architetto
Milano", sempre 1968, "Maternità" del 1969,
e "Donna con panno rosso" del 1972.
In seguito, gradualmente, la sua arte si fa più complicata,
più inquieta, sempre meno facilmente leggibile. Sono gli
anni dal 1973, sino al 2000, anno della sua morte.
Tanino
era uomo che pensava, che aveva il coraggio del pensiero. E il
coraggio del pensiero si esprime nell'inabituale.
Al
linguaggio figurato del primo periodo quando i dati della pittura
e della scultura vengono interpretati alla luce delle verità
ultime (Cristo 1971, Cristo 1973) Tanino va gradualmente sostituendo
un linguaggio sempre più geometrico laddove l'intersecazione
dei piani da luce e trasparenza alle composizioni.
Le
costruzioni di Tanino però non sono sempre "abitabili".
Gli incastri sono troppo precari e fragili perchè l'uomo
non si senta schiacciato dall'ingranaggio delle macchine con le
quali si confonde (La giustizia, 1973).
Tanino
sa disegnare, dipingere, incidere, scolpire oltre che elaborare
forme raffinatissime di pensiero che infonde nei legni da lui
steso tagliati, segati, piallati, colorati. Ogni "composizione",
in quanto forma che impone il dialogo, rimanda ad una composizione
successiva, e così via in un gioco che non ha fine e che
...non paga.
Tanino non si accontenta di fare arte, ma ne vuole capire la genesi
e la sostanza. Si confonde con l'arte, è arte egli stesso.
Lucio Bucci
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