IL MODELLO EUROPEO
Articolo tratto dal bimestrale FS "FERMERCI" n.3/2000
"Negli ultimi decenni il ruolo delle ferrovie all'interno del settore dei trasporti ha subito un continuo
e generale declino. Dall'analisi delle cause di questa tendenza scaturisce un quadro di spiegazioni
a grandi linee, omogeneo fra i vari paesi.
Sebbene siano diversi i modelli proposti per porvi rimedio, essi hanno in comune il convincimento
che l' inversione della tendenza discendente del trasporto ferroviario non sia solo questione
aziendale - vale a dire, problema che possa essere affrontato con piani d'impresa, per quanto
radicali e sostenuti da risorse pubbliche - ma che richieda, prima di tutto, profonde riforme
dell'architettura istituzionale in chiave di liberalizzazione.
Le linee seguite possono essere schematizzate secondo tre differenti approcci:
la linea più radicale è stata seguita dagli Stati Uniti dove si è lasciato al mercato il compito
di determinare la sopravvivenza o meno delle varie tipologie di trasporto ferroviario, con limitate
eccezioni di alcuni servizi passeggeri sovvenzionati. Le grandi distanze e la bassa densità abitativa
hanno determinato la pressochè totale scomparsa del traffico passeggeri, mentre una radicale
ristrutturazione del traffico merci ne ha consentito il rilancio;
in altri paesi la riforma ha preso la via della privatizzazione e della concorrenza per l'accesso
al mercato (con la liberalizzazione delle concessioni), regolata da authorities e con un trend
decrescente di sussidi. E' il caso del Regno Unito, dove l'infrastruttura è stata separata dalle attività
di trasporto e privatizzata, le attività di trasporto sono state suddivise per gruppi di tratte e affidate
in concessione a imprese private, il materiale rotabile è stato attribuito a società private di leasing
per abbassare le barriere alla partecipazione alle gare per le concessioni dell'esercizio. In Giappone,
invece, rete e attività di trasporto sono stati suddivisi su base territoriale e congiuntamente attribuiti
in concessione a imprese, talvolta, con partecipazioni private;
il modello europeo continentale e meridionale, delineato dalle Direttive 91/440 e 95/18-19,
che punta alla separazione della rete dalle attività di trasporto e alla progressiva liberalizzazione di
queste ultime, senza necessariamente imporre cambiamenti nella struttura proprietaria.
L'essenza distintiva del "modello europeo" risiede dunque nel riconoscere:
da un lato, la valenza economica e sociale del trasporto ferroviario, ciò che Io differenzia dal
"modello statunitense", basato su un'ottica quasi totalmente "privatistica" del settore;
dall'altro, che una vera liberalizzazione richiede la presenza di più operatori in competizione
sullo stesso mercato; in questo senso esso va oltre il "modello britannico" e quello "giapponese",
che per ipotesi escludono la concorrenza nel mercato, limitandosi ad assicurare che la concessione
dei servizi - in esclusiva - avvenga attraverso procedure competitive;
infine, che i processi di liberalizzazione non richiedono necessariamente di essere accompagnati
dalla privatizzazione delle aziende di trasporto."
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