• DALL'ORGOGLIOSA RIVOLTA POPOLARE PER IL NOME DELLA STAZIONE DI SECLI'-NEVIANO-ARADEO ALL'AGONIA DELLE FSE (IRREVERSIBILE?)
Articolo pubblicato sul periodico locale "Piazza San Paolo" del Dicembre 2001


L'arrivo della ferrovie in terra d'Otranto diede al Salento una svolta determinante, non diede purtroppo, quell'impulso che avrebbe potuto e dovuto dare se i percorsi fossero stati quelli derivanti da esigenze sociali e non politiche. Purtroppo gli errori politici di allora si sono sommati agli errori politici susseguitisi nel tempo e, da cittadino secliota, non posso capire e giustificare il fatto che tali orrori progettuali e politici commessi a far data dal 1865, anno in cui fu progettato e realizzato il tratto terminale della Bologna-Otranto, non si siano potuti correggere fino all'inizio del terzo millennio. Questa è la prima considerazione che mi viene da fare quando penso alle "mie" FSE. Fin da bambino i miei familiari, quando si parlava di ferrovia, con grande orgoglio, narravano "cunti" tipo: "se vai alla stazione di Milano o della Germania e chiedi un biglietto per Neviano o Aradeo, ti rispondono che la stazione non esiste, se invece chiedi un biglietto per Seclì te lo fanno subito perchè la stazione si chiama Seclì-Neviano-Aradeo". Oppure altri tipo: "quando le ferrovie decisero di dare un nome alla stazione nata nel territorio di Seclì, inserendo il nome di Seclì dopo quelli di Neviano e di Aradeo, i seclioti si ribellarono giungendo a scontri frontali con cittadini di Neviano e con la polizia intervenuta per sedare la rivolta. La cosa più significativa di questa storia è che in testa a questa rivolta vi erano le donne di Seclì che, con bastoni d'ulivo sotto le vesti, gliele suonarono a forestieri e poliziotti". Oggi cosa è rimasto di tanto orgoglio?
La stazione di Seclì, come tutte le FSE, soprattutto salentine, versano in condizioni di totale abbandono nonostante tutto l'impegno del personale. Cosa ancora più grave è, a mio avviso. che ciò avviene in un periodo in cui l'utilizzo del mezzo pubblico di trasporto è divenuto indispensabile per la salvaguardia dell'ambiente e per la situazione caotica esistente sulle strade a causa dell'intasamento veicolare. Il Salento, come anche il resto d'Italia, si muove in controcorrente, abbandonando sempre più il mezzo pubblico e utilizzando scelleratamente il trasporto privato. Nel Salento, con estrema semplicità si dice che la colpa è delle FSE. No, non è proprio così.
Nel 1905 era presente sul territorio provinciale la società di Genova "Ercole Antico & C." che realizzava l'acquedotto pugliese. Detta società era molto affidabile poichè era collegata al gruppo Ansaldo di Carlo Alberto Bombrini e dei Perrone. La Provincia approfittò di tale presenza e stipulò una convenzione per la realizzazione e la gestione della linea Nardò C.le-Gagliano-Tricase-Maglie a condizione che cambiasse ragione sociale. Infatti da questo momento nacque la Società Anonima delle Ferrovie Salentine il cui presidente era il Sen. Giovanni Bombrini. Detta società, nonostante le difficoltà economiche in cui versò l'Italia, e quindi l'Ansaldo, alla fine della prima guerra mondiale, mantenne tutti gli impegni assunti. Nell'agosto del 1931 si trasformò in Società Anonima Italiana per le Ferrovie del Sud-Est alla cui presidenza vi era il Marchese Dott. Carlo Raffaele Bombrini il quale acquistò 1600 azioni su un totale di 2000. Il Marchese Bombrini non riuscì a vedere concretizzato il piano di ammodernamento redatto sotto la sua presidenza in quanto il 29 Marzo 1959 morì. Circa un mese dopo, il 24 Aprile, venne nominato Presidente il Marchese Ing. Giovanni Bombrini il quale mantenne la carica fino al 31/12/1985. Nell'ottobre del 1983 il Dott. Carlo Bombrini fu nominato Direttore Generale, carica conservata anche dopo il commissariamento governativo delle FSE, il quale ha sempre profuso il massimo impegno per garantire un trasporto sempre migliore e sempre più rispondente alle esigenze di tutto il Salento. Lo stesso Dott. Carlo Bombrini è intervenuto personalmente per garantire il trasporto di alcune comitive organizzate dal comune di Seclì. Quindi, alle FSE non si possono attribuire colpe, in quanto la famiglia dei Marchesi Bombrini fin dal 1905 ha dimostrato interesse ed amore per le "nostre" FSE e per il nostro territorio.
Allora di chi è la colpa? Io dico di tutti, a cominciare da me che, pur essendo un operatore delle FSE, probabilmente non ho fatto sempre il mio dovere, non ho curato come dovevo la clientela, non ho promozionato come dovevo il trasporto ferroviario, non ho saputo educare i miei figli all'utilizzo del treno, non ho saputo rinunciare alla, relativa, comodità del mezzo privato. Non sono il solo però ad avere colpe perchè credo che il resto derivi da disastrose scelte politiche, a qualsiasi livello, quindi credo che una grossa fetta di colpa, sicuramente la più grossa, sia di tutta la classe politica. Anche per questo mi assumo delle colpe per quello che non ho saputo proporre durante la mia esperienze amministrativa del comune di Seclì.
I politici, dove sono stati nel periodo che va dal 1911 ai giorni nostri? I signori che il Salento ha delegato a rappresentarlo si sono mai preoccupati di difendere questo patrimonio che i cittadini di Seclì, per il solo orgoglio della denominazione della stazione, hanno difeso a colpi di bastoni d'ulivo? Hanno mai pensato a quante migliaia di persone lasciano la propria vita sulle strade d'Italia? Hanno mai pensato quale incidenza abbia potuto avere tale politica trasportistica sull'inquinamento ambientale e di conseguenza sulle catastrofi naturali che hanno portato distruzione di vite umane e di territorio? Certamente no! Non si sono preoccupati della ferrovia né tantomeno delle FSE perchè non hanno considerato le stesse un patrimonio dell'intero Salento. Si sono preoccupati del raddoppio di una strada, di realizzare circonvallazioni (nord, sud, est, ovest), di rifare tracciati di strade, superstrade ed autostrade come, ad esempio, la variante di valico sull'autostrada Bologna-Firenze che avrà un costo di "soli" 6106 miliardi (salvo ulteriori varianti e ritardi).
Tutto ciò è servito ad incentivare sempre più il trasporto su gomma a discapito del trasporto su rotaia. Per le FSE si sono preoccupati soprattutto di commissariarla, così le poltrone sono assicurate. Dopo di ciò, durante le campagne elettorali, hanno promesso mari e monti, per ricavarne il loro tornaconto, promesse puntualmente disattese, come ad esempio la realizzazione della deviazione che da Monteroni avrebbe portato a Lecce servendo il centro universitario Ekotecne (proposta sindacale), il che avrebbe consentito alle attuali vecchie littorine della linea Gagliano-Novoli, quindi passanti da Seclì, di ridurre le percorrenze per Lecce di almeno 20 minuti, oltre a dare la possibilità a tutti gli studenti universitari provenienti da Seclì, Aradeo, Neviano e paesi limitrofi di giungere in Università in soli 20 minuti.
Questo, a mio avviso, ha portato all'agonia del trasporto su rotaia e quindi anche delle FSE, agonia che nelle FSE ha già portato alla cancellazione di oltre 400 posti di lavoro che per la Puglia non sono pochi e, probabilmente, a breve avremo altrettante cancellazioni.
Invece, i politici di altre nazioni, come l'Austria, hanno dato importanza primaria a questi problemi impedendo ai TIR il transito in moto sul proprio territorio obbligandoli ad attraversarlo a bordo dei treni appositamente organizzati.
Allora che fare? Restare al capezzale di questa ferrovia ed assistere alla sua lenta morte? Oppure è il caso di cominciare a dare un'inversione di tendenza a questa situazione? Come? A mio avviso bisogna potenziare tutti i servizi pubblici, sia nelle aree urbane che in quelle a forte valenza turistica, per offrire opportunità di spostamento. Bisogna sostenere con ogni mezzo il rilancio delle ferrovie, delle tramvie e delle metropolitane. Il Sole 24 Ore di alcuni giorni fa scriveva, nell'art. "Grandi manovre per gli appalti sulle linee locali, nei servizi pubblici stranieri all'assalto", che società francesi sono interessate a gestire le linee di trasporto locale, fra le quali, anche le FSE. Se si pensa che società come la Transdev, la Via-Gti, la Rapt o la Cariane, sono delle società leader nel trasporto pubblico in Francia, con una forza lavoro che va dai 12.000 ai 20.000 dipendenti, diviene chiaro che le stesse società non si scomoderebbero dalla Francia per giungere fino all'estremità dell'Italia giusto per investire e perdere propri capitali.
Ognuno di noi però non è esentato dal cominciare a fare la propria parte. Bisogna cominciare a proporre ed a domandare trasporto ferroviario nel Salento. Innanzitutto chi ci rappresenta e ci rappresenterà nelle istituzione di qualsiasi livello deve considerare seria la questione FSE, e quindi delle mobilità sul territorio salentino non trascurando:
1) l'ammodernamento delle strutture e dei mezzi aziendali;
2) l'aspetto occupazionale;
3) la realizzazione di varianti di percorsi ferroviari, che potrebbero rendere gli stessi più rispondenti alle esigenze dei salentini.
I sindaci non possono dimenticare che sul territorio amministrato è insito un sistema ferroviario che, se ammodernato, se potenziato con mezzi più confortevoli, potrebbe rispondere alle caratteristiche di una metropolitana che sarebbe in grado di garantire il trasporto alle attuali 400.000 unità che giornalmente si muovono da, per e nel Salento.
Le amministrazioni comunali dei comuni sedi di stazioni ferroviarie distanti dal centro abitato (vedi Seclì-Neviano-Aradeo), possono cominciare a pensare anche al servizio di collegamento automobilistico, con mezzi comunali o consorziali, del centro amministrato con la stazione, integrando l'eventuale costo del collegamento con il costo del biglietto ferroviario stipulando quindi una convenzione con le FSE. Le stesse amministrazioni comunali, per promuovere il proprio territorio, debbono cominciare a realizzare itinerari turistico-culturali da proporre, in treno naturalmente, per visite guidate. Anche noi cittadini dobbiamo fare la nostra parte cominciando a pensare all'utilizzo dei mezzi pubblici che, tra l'altro, finanziamo con le nostre tasse.
Dobbiamo utilizzare i treni delle FSE e pretendere servizi sempre migliori. Queste sono le iniziative più semplici da intraprendere. Persone certamente esperte in politica dei trasporti ne conosceranno di meglio, l'importante è cominciare ad invertire la rotta e solo così potremmo portare a buona memoria il comportamento di quei nostri concittadini che difesero a "bastone tratto" la denominazione della stazione di SECLI'-NEVIANO-ARADEO.

Antonio Musardo