• PICCOLE FERROVIE, LA FABBRICA DEL DEFICIT
Articolo tratto da "LIBERO" del 16.9.2000


Dati in percentuale di ricavi sui costi

Sopra il 35% Sopra il 30% Tra 25% e 30% Sopra il 20% Sotto il 20%
Ferrovia
Suzzara-Ferrara
38.1%
Ferrovie
Padane
34.81%
Ferrovia Alifana e
Benevento-Napoli
29.88%
Ferrovie
Appulo-Lucane
21.57%
Ferrovie
Meridionali Sarde
18.4%
Ferrovia
Centrale-Umbra
36.23%
Ferrovia
Adriatico-Sangritana
32.69%
Ferrovia
Circumvesuviana
29.57%
Ferrovie
Sud Est
20.24%
Ferrovie
della Calabria
16.84%
Ferrovia
Bologna-Portomagg.
35.08%
Ferrovie
Venete
32.25%
Ferrovia
Penne-Pescara
28.04%
  Ferrovie
della Sardegna
13.46%
    Ferrovia
Circumetnea
27.88%
   
    Ferrovia
Genova-Casella
25.48%
   

"ROMA - Per l'amministrazione statale sarebbe già un successo se il rapporto tra ricavi e costi nella gestione commissariale esercitata dalle Ferrovie dello Stato con i soldi pubblici sui rami secchi dell'azienda arrivasse al 35%.
Ma questo risultato, anche con l'ausilio di artifizi contabili di varia natura e dei nuovi incentivi al prepensionamento - suggeriti dalla prima relazione al Parlamento del Ministero dei Trasporti, sul piano di ristrutturazione delle aziende in gestione commissariale da parte delle Ferrovie - è ben lungi dall'essere raggiunto.
lntanto le regioni tardano ad emanare le deleghe in base alle quali dovrebbero poi amministrare questi "rami secchi" in proprio - sempre con un sostanzioso aiuto dell'erario - una volta che la gestione commissariale avesse raggiunto i risultati minimi, che però tardano ad arrivare a quasi quattro anni dal varo della legge 662 del 1996. Si potrebbe parlare anche di effetti secondari dei decentramenti per delega tanto cari al Ministro Bassanini, sottolineando come finora tutti questi strumenti assistenzial-burocratici si siano rivelati fallimentari.
Da una parte, infatti, "la riduzione appare sicuramente lontana rispetto a quella ipotizzata dal legislatore in circa 300 miliardi se il raffronto è riferito al consuntivo per le aziende all'esercizio 1996", dall'altra (secondo la logica del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto) "appare apprezzabile se riferita più ragionevolmente al preventivo approvato per il 1997, pari a 1149 miliardi". Il testo virgolettato è desunto da una relazione delle Ferrovie dello Stato.
Insomma gli 865 miliardi di differenza tra ricavi e costi sono tanti e quindi il risparmio è stato minimo, con la gestione commissariale delle Fs per i rami secchi, se li si raffronta al bilancio 1996 che ne prevedeva 990 di perdita. Ma gli stessi 865 miliardi sono invece un buon risultato se paragonati alla spesa prevista per il 1997 che era a sua volta superiore di quasi duecento miliardi a quella dell'anno prima. Lasciamo ai lettori ogni commento sulla Serietà di questa affermazione.
A parte le chiacchiere sul risanamento, lo Stato anno dopo anno deve erogare alle Ferrovie centinaia di miliardi per pagare gli stipendi di personale in esubero e questo nonostante ben 2626 unità siano uscite dal ciclo lavorativo dal 1996 a oggi. Sulla capacità di risanamento delle Fs c'è poco da dire. Le cifre che compaiono nella tabella qui sopra parlano da sole: solo tre tratte di ferrovie-rami secchi, al Centro Nord, raggiungono il poco invidiabile coefficiente dello 0,35% tra ricavi e costi che era l' obbiettivo minimo da centrare.
Si tratta della Suzzara-Ferrara, della Centrale Umbra e della Bologna-Portomaggiore. Altre tre, le Ferrovie padane, la Adriatico-Sangritana e le Venete, che superano il 30% ma non arrivano al 35% , mentre le rimanenti, al Centro - Sud e nelle isole, oscillano tra il 29,88% della Ferrovia Alifana e della Benevento-Napoli e il misero 13,46% delle Ferrovie della Sardegna.
Preoccupa anche il ritardo nell' approvare le leggi delega da parte delle Regioni, che erediteranno presto queste tratte ferroviarie dallo Stato. Ritardo spiegabile col fatto che le amministrazioni regionali non hanno alcun interesse a subentrare nella gestione di quelle che più che ferrovie paiono macchine per produrre deficit.
Ma c'è di più. Il Parlamento ha approvato l'ennesima leggina ad hoc (articolo 31 legge 17 maggio 1999) per consentire alle gestioni commissariali di costituire o partecipare a società ancor prima che le Regioni esercitino la delega. E la disposizione è stata ulteriormente sviluppata, con il decreto legislativo 20 settembre 1999 (numero 400, articolo 18 comma3 bis), in base al quale le Regioni possono affidare la gestione dei servizi di trasporto ferroviario alle società costituite allo scopo dalle ex gestioni commissariali governative. Magari senza ancora avere esercitato la delega.
Ma non basta. Per mettere una pezza al problema dei costi per il personale in esubero, le Fs hanno suggerito ad Amato un ulteriore provvedimento legislativo da collocare all'interno di quell'ignobile omnibus che sarà il ddl collegato alla prossima finanziaria. Con questo provvedimento si dovrebbe favorire un processo di mobilità riservato "a personale eccedentario delle Ferrovie in gestione commissariale governativa ed alle aziende in concessione diverse da FS spa".
E come dovrebbe essere favorita questa mobilità? Semplicemente utilizzando parte delle risorse finanziarie trasferite alle Regioni in attuazione dell'articolo 8 del dlgs 422 del 1997, quello che assegna loro l'amministrazione delle tratte rami secchi. Il tutto attraverso la costituzione di un altro fondo per attuare processi di mobilità per il personale in esubero di queste aziende in gestione commissariale verso altri settori della pubblica amministrazione o verso le aziende fintamente privatizzate, come le Poste o le stesse Ferrovie.
Un meccanismo che ricorda da vicino quello con cui l'Enel è stata frazionata in una miriade di società alle quali sono stati trasferiti spezzoni del ciclo produttivo."