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Posizionamento del gomito
durante il ritorno del braccio nel crawl
Se in teoria le cose sono chiare, e diventano "intuitive" ( ed anche semplici) solo al prezzo di allenamenti e perfezionamenti, esiste la teoria e la pratica, e nei maggiori campioni, che giocano con la velocità e sfidano i cronometri, possiamo osservare 2 tecniche differenti...
La teoria
A differenza del ciclo acquatico (presa d'appoggio, fase di trazione poi di spinta), il ritorno in aria del braccio nel crawl possiede due difetti:
1) Il braccio non è più propulsivo; poiché il crawl e uno stile asimmetrico, è l'altro braccio che in questo istante effettua tutto il lavoro propulsivo della parte superiore del corpo.
2) Il braccio "pesa" molto più di quando è in acqua: la spalla deve dunque sopportarne il peso durante la fase di ritorno. Il gomito ben sollevato e piegato permette di sopportare solo il peso del bicipite, e nello stesso tempo di far "riposare" l'avambraccio e di decontrarre la mano.
A secondo del ciclo respiratorio scelto, bisogna anche tener conto dell'apertura delle spalle nel momento della respirazione laterale nel crawl: il ritorno in aria del braccio deve allora adattarsi a l'apertura delle spalle dal lato da dove si respira. Eppure...
Si sente spesso gli allenatori dire ai nuotatori di "alzare il gomito" nella fase di ritorno in aria, come fa Popov. Eppure, certi grandi campioni, per esempio Mickael Klim, nuotano braccio teso. Cosa bisogna pensare? Dimostrazione
durante il ritorno in aria braccio flesso, l'avambraccio e la mano passano in verticale sotto il gomito. In questo modo possono restare rilasciati. Questo tempo di riposo permetterà loro di essere più efficaci durante il successivo movimento acquatico.
Al contrario, il ritorno col braccio teso in orizzontale presenta due inconvenienti:
1)Il deltoide (muscolo della spalla, vedi schema) lavora molto di più. E' dunque più faticoso riportare il praccio teso piuttosto che flesso.
2) D'altra parte, il ritorno del braccio teso porta uno squilibrio compensato dallo spostamento delle gambe nel senso opposto (vedi schema), da cui una nuotata " a zig zag".
Ciononostante, alcuni campioni nuotano con il braccio teso. Ma constatiamo in loro che il ritorno del braccio è fatto con la mano molto alta al di sopra della spalla. In questo caso, il deltoide è poco sollecitato e la sgambata non ne è perturbata.
La condizione indispensabile per adottare questa tecnica è di possedere una grande scioltezza delle spalle.
Conclusioni
Nella maggior parte dei casi, è preferibile realizzare il ritorno in aria gomito in alto.
Il miglior esempio da seguire resta quello di Popov.
Esercizi abitualmente effettuati:
nuotare riportando le braccia, con le dita che sfiorano l'acqua, il più vicino all'asse del corpo.
Variante: come sopra ma in più le dita vengono a toccare l'ascella, gomito ben in verticale al di sopra della mano.
gli esercizi basati su un maxi allungamento (ricerca dell'ampiezza massima del braccio) permettono di prendere coscienza del lavoro del braccio nella fase di ritorno.
Un altro esercizio è quello di far nuotare i nuotatori in una corsia delimitata da due linee galleggianti distanti 50 centimetri: lo scopo è di non urtare contro le linee; questo obbliga ad una maggiore concentrazione sui movimenti delle braccia.
(fonte: Nager + Toute la natazion. Foto: Toute la natazion (Richard Martin, Agenzia VandyStadt))