tre possibili macchine del tempo



La prima macchina del tempo di cui si ha notizia fu inventata, nel 1912, da un giovanotto di Cleveland, Sam Patash, venditore porta a porta di collari antipulci per gatti. Sam, nel tempo libero, coltivava alcune passioni, quali il gioco d'azzardo, il rye ben stagionato e la truffa aggravata. Il resoconto dell'invenzione della macchina del tempo dato dal Patash non è mai stato molto chiaro: egli non ci ha lasciato un progetto, e ha cambiato varie volte versione nel corso degli anni. Dapprima cercò di convincere la fidanzata che l'idea della costruzione di una macchina del tempo gli era sorta in seguito a uno strambo incidente che vedeva come protagonisti un pneumatico forato, un gatto forastico, un preservativo usato e una distorsione iperriemanniana dello spazio-tempo. In seguito affermò con risolutezza che la macchina del tempo gli era stata consegnata, chiavi in mano, da un essere alieno del tutto simile a un Furlazzano di Aldebaran. A chi gli faceva notare che nessuno aveva idea di come fosse fatto un Furlazzano di Aldebaran, Patash rispondeva, di solito: "Sfido, io!", ma solo la fidanzata sembrava comprendere il senso di questa affermazione. Poco chiare sono anche le cause che hanno portato alla sparizione della macchina del tempo. Patash, fino alla fine dei suoi giorni, ha sempre sostenuto che la macchina gli era stata mangiata tutta intera da un Tirannosauro in cui era incappato durante una gita nei dintorni della preistoria. Un giornalista particolarmente sagace gli chiese quindi come fosse riuscito a tornare alla Cleveland del 1912, e Patash, con un sorriso che non prometteva niente di buono, rispose che aveva fatto il cronostop, e che era stato particolarmente fortunato a trovare un passaggio a bordo di una crononave della Furlazzopolizia Temporale Aldebariana, impegnata in una battuta di caccia a un pericoloso criminale che aveva trafugato una macchina del tempo perfettamente funzionante dai laboratori del più grande centro di ricerche di Vega. "Sapete", disse poi Patash, "mi hanno fatto vedere l'ologramma del criminale. Era proprio lui, il Furlazzano che mi ha venduto la macchina in cambio di un collare antipulci. Ma io agli sbirri non ci dico niente per principio, anche se sono dei Furlazzani brutti e pelosi e hanno dei manganelli pentadimensionali lunghi cinque metri, un'ora e due sbangazzi" (lo sbangazzo è l'unità di misura nella quinta dimensione, e corrisponde circa a un anno luce per chilo). Alcune fonti degne di nota fanno invece risalire la scomparsa della macchina del tempo a un pokerino particolarmente feroce, nel corso del quale Patash avrebbe perso la casa, una partita di collari antipulci del peso di una tonnellata, la fidanzata, un orecchio e la macchina del tempo. 

Qualche decennio dopo, e più precisamente nel 1983, una macchina del tempo fu costruita in Italia da Arturo Petelli, un micologo di fama europea convinto, a dispetto di ogni evidenza, di possedere il più brillante cervello di tutta la galassia. Arturo ha ripetuto più volte, nel corso della sua vita, che l'ispirazione per la macchina del tempo gli era venuta osservando il "profilo temporale dei funghi". "I funghi", amava anche dire il Petelli, "hanno una forma decisamente aerodinamica in direzione temporale". Nessuno ha mai capito cosa intendesse di preciso. Sta di fatto che il Petelli era un discendente di un lontano parente di un boss della mala di Cleveland che era morto nel 1913 in circostanze misteriose, schiacciato nel bagno di casa sua da una cassa contenente dodicimilacinquecento collari antipulci. La squadra omicidi, a quel tempo, si limitò ad archiviare il caso: la presenza di una cassa contenente dodicimilacinquecento collari antipulci nel bagno di uno dei più famigerati boss della mala di Cleveland fu rubricato come uno di quei "Fatti Strani Dei Quali Non Riusciremo Mai A Farci Una Ragione Precisa". Il Petelli aveva deciso di usare la sua presunta invenzione per "osservare dal vivo gli eventi più eclatanti della storia universale". Opinando che l'evento più eclatante della storia universale fosse la nascita stessa dell'universo, si proiettò indietro nel tempo fino al Big Bang. Sfortunatamente per lui sbagliò i calcoli, e arrivò sul posto con un paio di miliardi d'anni d'anticipo. Dato che in quei non-tempi era difficile trovare anche un solo millimetro cubo di spazio, nessuno si sorprese quando la macchina del tempo non tornò indietro. Di Petelli si persero completamente le tracce. 

L'ultima apparizione di una macchina del tempo nella storia dell'umanità risale al secolo scorso. Nel 2345, il fisico Vladimir Popov, membro dell'Accademia delle Scienze, presentò al pubblico, in mondovisione, il prototipo di una macchina del tempo da lui stesso progettata e costruita. E prima che il Presidente della Federazione Mondiale potesse dire bì o bà, oppure una cosa tipo "grazie per aver consegnato questo prezioso dono al genere umano", il professor Popov, facendo marameo e gridando: "E' mia e guai a chi me la tocca", s'infilò nella macchina e scomparve nei meandri del tempo. Alcuni storici della macchina del tempo, in seguito, studiando i ponderosi volumi dell'Emeroteca Galattica alla ricerca di notizie curiose, hanno notato l'apparizione, su alcune copie dell'edizione pomeridiana dell'Eco di Cleveland, di una strana inserzione a pagamento: in data 2 marzo 1912, un tal Professor V.P. prometteva ricca ricompensa a chi gli avesse recato notizia di "un vascello affusolato vagamente aerodinamico in direzione temporale", sottrattogli, a suo dire, da una canaglia di nome Patash con la complicità di una bottiglia di rye.