CAPITOLO PRIMO

 

   Questo capitolo è una sintesi della prima parte del saggio Odisseo in Etruria in corso di pubblicazione sul n. 42 della rivista AUFIDUS (Red. Dipartimento Scienze dell'Antichità dell'Università di Bari), stampata con il contributo  del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Bari. 

 L A    R E S I D E N Z A    E T R U S C A    D E L L A    M A G A    C I R C E

1. I nomi etruschi di Odisseo e di Circe. Il nome greco di Odysseus fu reso in lingua etrusca in varie forme: Uthste a Tarquinia, Tuscania, Cere, Populonia e in luogo incerto; Uthuze (V sec.) a Tarquinia, Vulci, Chiusi, Cipro e in luogo incerto; Uthuste a Tarquinia; Utzte  a Perugia; Utuze a Bolsena e Chiusi; Utuse  in luogo incerto (V sec.), poi a Perugia e a Castiglione della Teverina. Il nome di Kirke fu reso con Cerca. Lo troviamo nella seconda metà del IV sec. a.C., una volta a Tarquinia, una a Campiglia Marittima,  ed un’altra a Castellina in Chianti[1].

I più antichi vasi greci con scene dell’Odissea di Omero appartengono al VII sec. a.C.. Allo stesso periodo risalgono le prime raffigurazioni da parte di ceramisti greci operanti  a Cere, in Etruria: è del secondo quarto del VII sec. a. C, il vaso di Aristonothos, raffigurante l’accecamento di Polifemo.

2. Omero. In origine, si immaginava che la maga Circe, figlia del Sole, abitasse ad oriente della Grecia, nell'isola Eea, sul mar Nero. Già Omero però, nell’Odissea, ne ambientò in occidente la residenza. Qui, egli fece giungere Odisseo reduce dalla guerra di Troia. La maga dopo aver tentato invano di trasformarlo in maiale, riuscì però a trattenerlo presso di sé. L’eroe, dopo una lunga permanenza nell’isola, tornò ad Itaca, sua terra natale, dove trovò che i Proci stavano insidiando l'onestà di sua moglie Penelope. Fatta giustizia dei rivali, egli si riunì alla propria consorte.

3. La tradizione esiodea. Dallo scoliaste di Apollonio Rodio apprendiamo che Esiodo (VII sec. a.C) <<fu il primo a dire che Circe sul carro del sole raggiunse il mar Tirreno ed abitò sull’isola che si trova lungo l’Etruria>>[2].

Eratostene, poi, ci informa che Esiodo estese all’Etruria le tappe dei viaggi di Odisseo[3].

Nella Teogonia, infine, dello stesso Esiodo si legge che dall’unione della maga con Odisseo nacquero Agrio (Tarchios)[4], Latino e Telegono <<i quali, molto lontano, in mezzo ad isole sacre, regnavano su tutti gli illustri Tirreni>>.

In nota a questo passo, lo scoliaste spiegò: “I Latini dominano l’Italia e la regione dell’Etruria; là viveva Circe. Si dice pure che ci fossero le isole Elettridi”.

4. Telego ad Itaca uccide il padre Odisseo. Telegono, secondo una tradizione risalente ad Eugammone (VI sec.a.C.), navigando in cerca del padre, approdò ad Itaca, e devastò l'isola. Odisseo, corso in aiuto, fu ucciso dal figlio che non lo conosceva. Poi, Telegono, avvedutosi dell'errore, trasferì il cadavere del padre presso la propria madre nell’isola Eea, e condusse con sé Telemaco e Penelope. Circe li rese immortali. Telemaco sposò Circe, e Telegono sposò Penelope; e vissero sulle Isole dei Beati. Da Circe e Telemaco sarebbe nato Latino, e da Telegono e Penelope sarebbe nato Italo[5].

Il tragediografo Euripide (480-406 a.C.), insistendo sulla caratterizzazione occidentale della figura della maga Circe, la definì “ligure”[6].

Possiamo ritenere che anche Eugammone, posto com’era fra Esiodo ed Euripide, avesse localizzato in Etruria o in Liguria la casa di Circe.

Licofrone (IV- III sec. a.C.) volle specificare che Odisseo morì  <<colpito ai fianchi da un’asta micidiale che aveva in punta la spina velenosa di un pesce di Sardegna>>[7]. In proposito, Negli Scholia vetera, si dice: “Circe è etrusca; e l’isola della Sardegna non si discosta molto dall’Etruria”; e Tzetze ribadirà: “L’Etruria, dove viveva Circe, è vicina all’isola della Sardegna>>.

Elio Donato (IV sec.) riferirà poi alcune tradizioni secondo le quali Telemaco, in Etruria fondò Chiusi, e Telegono fondò Agilla, oggi Cerveteri[8]. Si riteneva pure che Telegono avesse fondato Tuscolo e Preneste nel Lazio vetus. Ottavio Mamilio di Tuscolo pretendeva, infatti, di discendere da Telegono figlio di Ulisse; e Tarquinio il Superbo gli diede in moglie la propria figlia[9].

Ancora nel VI sec., il mitografo Lattanzio Placido scrisse: <<Circe, figlia del sole risiedeva nell'isola Meonia (cioè etrusca) [...]. Ulisse ebbe rapporti con lei, così nacque Telegono, per mano del quale fu ucciso>>[10] .

  5. Il Monte Circeo. Dalla seconda metà del IV sec. a.C, si cominciò a localizzare  fuori dell’Etruria la residenza di Circe, ed a identificarla con il promontorio Circeo, a sud di Roma, nel territorio degli Aurunci. Il fatto dovette esser stato favorito dalla somiglianza del nome di Circe con quello del capo Circeo che si trovava sulla rotta di chi dalla Grecia si recava in Etruria.

 L’identificazione, però, non divenne pacifica. Il mitografo latino Igino, infatti, cercò di riconoscere Eea nell’isola Enaria (Ischia)[11]; e Lattanzio Placido tornerà a chiamare Maeonia, cioè etrusca, l’isola di Circe.

6. Apollonio Rodio. Una versione ancora filoetrusca è quella di Apollonio Rodio. Questi, intorno alla metà del III sec.a.C, raccontò che gli Argonauti si recarono dalla Grecia in Oriente, presso Eete, fratello di Circe. Costui dice loro: << Io percorsi il ciclo del Sole, mio padre, sul suo carro, quand’egli  condusse in Occidente mia sorella Circe. E giungemmo sulla costa della terra tirrena là dov’ella vive ancor oggi>>.

Dopo un lunghissimo e travagliato viaggio, gli Argonauti, narra Apollonio, giunsero da nord all’isola d’Elba, poi “rapidamente avanzarono sulle acque del mare Ausonio, in vista delle coste etrusche, e giunsero al famoso porto di Eea dove gettarono a terra le gomene. Qui trovarono Circe che purificava il capo con acqua marina>>. Poi la dea Teti scese dal cielo e, più rapida di un  baleno o di un  raggio di sole che si levi dall’orizzonte, si lanciò in mezzo alle acque del mare Ausonio <<finché raggiunse il lido di Eea sulla terraferma etrusca>>; lì trovò il suo sposo Peleo, e, senza che nessuno potesse vederla, gli disse : <<Non restare più a lungo, qui sulle coste etrusche >>[12].



[1] Vedi ThLE, pag. 103; 354; 360.

[2] Esiodo , Frg. 390.

[3] In Strabone. Geografia, I, 2.

[4] W.Helbig, “Bull. dell'Inst.”, 1884.

[5] In Proclo, Crestomanzia, a cura di Ferrante, pag. 163; Apollodoro, Bibl. Ep. VII, 36; Igino, fab. 127.

[6] Euripide, Troiane, v. 437 e sgg.

[7] Licofrone, Alessandra, 796.

[8] Servio danielino, All’Eneide, X,167; VIII, 479.

[9] Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, IV, 45.

[10] Mitografi  Vaticani, I, 15.

[11] Igino, Fabulae, 125.

[12] Apollonio Rodio, Argonautiche, III, 307-316; IV, 665-856.