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Storia degli scavi


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La Tabula Peutingeriana, stradario dell'Impero romano del IV sec. d.C., colloca Stabiae a nord del fiume Sarno, ciò nonostante nel XVI e XVII sec. Essa viene confusa con Pompei (Civita). Un anonimo che
scrive tra il i 599 e il 1601 attribuisce a Stabiae rinvenimenti di mura e tombe avvenuti nella zona tra S. Marco, Varano e Carmiano (Descrittione della Città di Castell'a mare di Stabia). Nel XVIII sec, l'importanza archeologica di Stabiae comincia a evidenziarsi grazie al lavoro del Milante, vescovo tra il 1689 ed il 1749, "De Stabiis

Stabiana Ecclesia et episcopis ejus", pubblicato postumo nel 1750,
che era mirato a ridare dignità storico - archeologica alla città

Rapidamente rifiorita dopo la distruzione sillana. Infatti il Milante,
a dimostrazione di ciò, riporta le notizie circa i rinvenimenti

archeologici avvenuti in quegli anni. Nel 1728 a S. Marco Vetere si rinvenne un diploma militare inciso su due tavole bronzee, quindi l'anno successivo, nel 1729, presso la chiesa di S. Marco Vetere, a seguito di un alluvione, si rinvennero tre sepolture e tre iscrizioni, ed ancora, nel 1744, al Ponte S. Marco si rinvennero oggetti antichi.

Intanto il re Carlo III di Barbone aveva promosso l'attività di scavo prima ad Ercolano, nel 1738 e dieci anni dopo, nel 1748, a Pompei. Quindi il 7 giugno 1749 il re dispose l'inizio dello scavo a Varano di cui incaricò l'ingegnere del genio civile Rocco Gioacchino

Alcubierre, spagnolo. L'anno successivo all'ingegnere capo fu

affiancato come ingegnere subalterno lo svizzero Karl Weber che guiderà lo scavo fino al 1763, anno della sua morte, sostituito nel 1764, dal La Vega, erudito disegnatore ed attento scavatore.

Lo scovo iniziò dalla villa S. Marco (1749-1754) quindi interessò la
villa "del pastore" (1754) e la villa di Arianna con il complesso

adiacente (1757-1762). Dopo un'interruzione di circa 1 3 anni lo

scavo riprese nel 1775 sotto il regno di Ferdinando IV e con a capo l'ing. La Vega interessando la zona di villa Arianna e l'area di alcune ville rustiche del territorio dell'ager. Nel 1782 la pressante richiesta di mezzi ed operai per lo scavo di Pompei portò alla definitiva

chiusura dell'impresa stabiana,  II lavoro svolto dagli scavatori borbonici fu pubblicato soltanto nel 1881 da M. Ruggiero, il quale si fece carico di raccogliere tutta la documentazione esistente

consistente in diari di scavo, planimetrie e lettere di resoconti e la riordinò in senso cronologico; quindi fece redigere una planimetria complessiva dei rinvenimenti effettuati nel territorio stabiano

dall'ing. Toscane. La sua opera "Degli Scavi di Stabiae dal 1749 al

1782, Notizie raccolte e pubblicate da M. Ruggiero Direttore
degli Scavi di antichità del Regno", ricostruisce l'atmosfera culturale settecentesca: lo scavo era condotto da "cercatori di antichità" che, senza particolare attenzione alle strutture o ai dati di scavo, erano tesi unicamente al recupero di oggetti e decorazioni antiche,

strappandole dai contesti originari, per arricchire la collezione
reale del Museo di Napoli.
                                             
SEGUE

Villa di Arianna

Tondo con busto di giovane donna

Affresco I sec. d. C.

Antiquarium Stabiano.

Il 2° complesso

Liceo Classico "Plinio Seniore" di Castellammare di Stabia

Il Museo