La villa San Marco, con una superficie di 11.000 mq., è una delle più grandi tra le ville romane a carattere residenziale situate in splendida posizione panoramica lungo uno dei tratti più ameni della costa campano compresa tra Capo Miseno e Punta Campanella. Sita all'estremità nord-orientale del pianoro e sepolta dall'eruzione vesuviana del 79 d.C., fu individuata dagli scavatori borbonici ed esplorato tra il 1749 e il 1 754. La pianta, redatta da Karl Weber, ingegnere svizzero, fu pubblicata nel 1881 dal Ruggiero; gran parte dei reperti e delle decorazioni più importanti venuti alla luce in quegli anni, raccolti nella residenza reale di Portici, confluirono successivamente nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove si trovano tuttora. La villa fu riscavata e portata alla luce definitivamente tra il 1950 e il 1962 ad opera di L. D'Orsi. Così denominata da un'antica coppella costruita nella zona nella seconda metà del 1700, consta essenzialmente di due grandi peristili situati a diverso livello, intorno ai quali si sviluppano i quartieri abitativi. Il nucleo più antico della villa, risalente alla prima età augustea, è costituito dagli ambienti che occupano l'area N-E della villa dove la successione peristilio-tablino-atrio, rispondente alle prescrizioni di Vitruvio per le ville suburbane, collocava l'ingresso Villa San Marco, principale sulla strada esterna di "breccia", esplorata dai Borbone, che collegava lavilla all'impianto urbano romano, tuttora non scavato.
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