Classificazione
degli impianti industriali
Produzione:
In base ai prodotti finiti: impianti tecnologici o di servizi;
In base alla natura di trasformazione e del prodotto finito: meccanici, chimici, ecc.;
In base alla relazione tra capitale e lavoro: capital intensive o job intensive;
In base al processo produttivo: flow shop, job shop, a celle di produzione;
In base alla natura del processo: per parti o per processo;
In base alla volume (mix): unitaria, intermittente a lotti, continua;
In base alla domanda: su commessa singola, su commessa ripetitiva, a magazzino;
Montaggio:
In relazione al tipo di impianto utilizzato: Montaggio a posto fisso;
Montaggio a trasferimento: linee a ritmo non imposto;
linee a ritmo imposto;
In relazione all’organizzazione del lavoro: montaggi parcellizzati;
montaggi ricomposti;
montaggi ad isola;
C
Produzione e montaggio:
Linee automatiche;
Linee semiautomatiche;
Linee manuali;
spezzata di minimo costo
Q1 Q2 Q
|
|
Vantaggi |
Svantaggi |
produzione |
Job shop
|
Investimento ridotto Alta flessibilità Elevata elasticità Scarsa obsolescenza Rapido avvio di nuove produzioni |
Alti tempi di attraversamento Elevato W.I.P. Scarsa saturazione Alti costi di manodopera Qualità non omogenea Scarsa prevedibilità tempi di consegna Difficile reperib. manodop. specializz. |
Flow shop
|
Ridotti tempi di attraversamento Ridotto W.I.P. Elevata saturazione Ridotto fabbisogno di manodopera Qualità uniforme |
Notevole rigidità Investimenti elevati Rischi di rapida obsolescenza Vulnerabilità Elevato tempo di avvio nuove prod. |
|
montaggio |
Posto fisso
|
Investimento ridotto Lavoro vario Controllo qualità semplificato Rapido avvio di nuove produzioni |
Alto tempo ciclo Elevato W.I.P. Flusso delle parti intrecciato Notevole ingombro Maggiori costi di manodopera Difficile addestramento manodopera |
Linea
|
Ridotti tempi ciclo Ridotto W.I.P. Ingombro limitato Ridotto costo di manodopera Flusso delle parti più razionale |
Notevole rigidità Investimenti elevati Difficile bilanciamento Lavoro ripetitivo Maggior tempo di avvio di nuove prod. |
Processi a ciclo tecnologicamente obbligato: flusso produttivo minimo di pieno impiego;
flusso critico: produzione intermittente;
produzione continua;
flusso ottimo tecnico;
flusso ottimo economico;
Processi a ciclo tecnologicamente non obbligato: produzione per reparto;
produzione a catena;
Flusso produttivo minimo di pieno impiego: è il flusso di produzione che satura l’impianto, coincide con la capacità produttiva se l’impianto è visto come un tutt’uno.
Flusso critico: flusso per cui conviene passare ad una produzione continua, pure essendo minore del flusso produttivo minimo di pieno impiego.
Flusso ottimo tecnico: il flusso che garantisce la produzione ai minimi costi.
Flusso ottimo economico: flusso tale da garantire il massimo utile.
C costi di mantenimento a giacenza
costi
di riattrezzaggio
somma
dei costi
lotto
ottimo di produzione Qo
Qo Q
per mezzi produttivi
entità servita
per persone
di alimentazione
Impianti di servizio tipo
di scarico
funzione
Capacità produttiva: velocità di punta ideale di produzione
MCE = tempo tecnico / lead time
Lead time =
t. Tecnico + t. Collaudo + t. movimentazione + t. attesa
Tasso di Rendimento Sintetico TRS: quanto del rendimento ottenibile è prodotto
Cause di perdita di rendimento:
b. riattrezzaggi
b. riduzione velocità
b. scarti per rilavorazione
t. disponibile
TRS = ID * EP * TQ
Flessibilità e elasticità: misura in cui si ritiene che il processo produttivo debba rispondere prontamente e senza sensibili aumenti del costo medio di produzione alle variazioni di mercato, sia quantitative (variazione di domanda – elasticità) sia qualitative (variazione delle caratteristiche del prodotto - flessibilità).
Condizione necessaria ma non sufficiente per la flessibilità è la versatilità. La flessibilità riguarda le risorse umane e intellettive e risorse tecnologiche. La versatilità è una caratteristica delle macchine.
Flessibilità: -riassortire una vasta gamma
-industrializzare un nuovo prodotto
-modificare il piano di produzione
Versatilità: -riconfigurabilità
-convertibilità
passaggio da processi flessibili a processi integrati,
job shop->produzione
a lotti->flusso lineare su linee spezzate->produzione in
linea->flusso continuo
si notano per il processo produttivo:
- diminuzione della flessibilità ma migliore definizione del ciclo
- attrezzature più specializzate
- diventa possibile economia di scala
- maggior sfruttamento delle attrezzature
- diminuzione dei colli di bottiglia
- difficoltà di passaggio a nuovi progetti e prodotti
per il prodotto:
- diminuzione del numero di prodotti (mix)
- aumenta la standardizzazione
- la qualità assume meno importanza, viceversa per il prezzo
Studio del layout
Il layout comprende la progettazione e attuazione della disposizione
ottimale delle risorse industriali, ivi comprese la manodopera, il macchinario
le scorte i trasporti e i servizi nonché la progettazione della struttura.
Esso ha come scopo:
b. indiretta
c. amministrativa
d. supervisione e controllo
Fasi di sviluppo del
plant layout:
Quando si esige un
lavoro di plant layout:
Tipi di problemi:
Dati di input:
prodotti finiti: distinta base proveniente
dal progettista
mix di produzione (costituito dall’assortimento di prodotti e
dalle quantità in cui sono
prodotti.)
componenti: analisi dei componenti
ciclo di lavorazione
definizione del tipo e del numero di
macchine
valutazione delle
esigenze di spazio: a. spazio
necessario agli interventi
b.
spazio necessario per
l’immagazzinamento
c.
spazio necessario per i servizi e
le attività
diagrammi di prodotto:
-
lavorazione
-
collaudo
-
trasporto
-
ritardo
-
magazzinaggio
-
operazioni
combinate
fattori di influenza
del layout:
C = costo totale del trasporto interno (considerando ovviamente nulli i prodotti
per i = j)
La doppia sommatoria
è dovuta al fatto che i reparti vengono considerati una volta cedenti una volta
riceventi.
Il metodo dell’intensità di
traffico si basa sul concetto di
avvicinare fra di loro le macchine o i reparti, caratterizzati da un maggior
numero di collegamenti o trasporti.
Si considerano tali collegamenti come dei pesi che danno la misura di
quanto sia importante avvicinare fra di loro certi posti di lavoro.
La soluzione ottimale è quella che minimizza il costo C. In quest’ottica, secondo i cicli di lavorazione, si calcolano i flussi
fra i reparti Pij, mediante una tabella di trasferimento; si
fissano poi i Cij, in base al tipo di trasporto interno e a
questo punto è possibile dunque minimizzare C agendo su dij.
n.b.: software: corelap,
adelp, craft.
Studio
di fattibilità
- Progetto tecnico
- Progetto economico
- Progetto finanziario
Progetto tecnico:
a. Analisi di mercato
1. Definizione del prodotto
2. Scelta della materia prima
3. Scelta delle tecnologie
b. Studio ubicazionale
c. Capacità dell’impianto
d. Studio del layout
L’analisi di mercato consiste nello studio della domanda e dell’orientamento del mercato in relazione ad una domanda. Un tale studio ci permette di capire se il mercato, in relazione ad un prodotto, non riesce ancora a saturare la domanda: in tal caso il nostro ingresso sul mercato avrà come primo target la conquista di quella fascia di mercato ancora libera
Se viceversa il mercato è già saturo, il che comporterà la nascita di una concorrenza in seguito al nostro ingresso sul mercato; in tal caso dovremo ritagliarci una fascia di questo mercato strappando clienti alle aziende preesistenti (il che, a parità di prodotto, oggi in particolare può essere fatto offrendo servizi sul prodotto e creando un buon rapporto di fidelizzazione col cliente).
Lo studio ubicazionale ha come fine la scelta del luogo geografico in cui verrà collocata l’azienda.
Lo studio parte da una analisi macroscopica per arrivare ad una microscopica: è ovvio che partirò con la scelta dell’area geografica in cui collocare la mia azienda, in relazione alla preminenza delle attività:
1. raw material oriented
2. market oriented
3. labour oriented
Altri criteri di scelta macro saranno i finanziamenti o le agevolazioni destinate ad aree cosiddette depresse, o l’esistenza di leggi che possono eventualmente vincolare la nostra attività;
costi di costruzione (clima);
mercato, se concentrato o distribuito ;
distanza dalle materie prime, a seconda che siano o meno soggette a perdite di peso;
trasporti esterni dai fornitori verso il mercato.
Una volta scelta l’area geografica va determinata la collocazione esatta della nostra azienda in base a numerosi fattori di influenza, ma conoscendo l’area e la forma che ci servono:
In generale, tra le considerazioni di tipo micio da fare in relazione alla scelta del terreno, c’è la seguente:
- zone urbane: sono le zone collocate direttamente nei centri urbani; una tale collocazione comporta il reperimento di manodopera numerosa e molto specializzata, possibilità di usufrutto di servizi cittadini, e di rapporti continui con i fornitori, migliori mezzi di comunicazione;
- zone suburbane: sono zone a ridosso dei centri urbani; una tale collocazione comporta il reperimento di manodopera mediamente specializzata che eventualmente vive nelle vicinanze dello stabilimento, una riduzione dei costi di acquisto e di edificabilità, minori costi di trasporto degli operai e tempi di arrivo degli stessi (il che ha per pro un migliore rendimento e minor rischio sul lavoro), possibilità di espansioni maggiori;
- zone periferiche: sono le zone lontane dai centri urbani; possibilità di reperimento di molto terreno a basso costo per unità di grandezza, minimizzazione della tasse, reperimento di manodopera poco specializzata, poco cara e disponibile a ritmi di lavoro anche sostenuti, minori vincoli antinquinamento sia legislativi che morali.
In generale l’orientamento in Italia ma anche in Europa, è il decentramento delle zone industriali.
Il metodo in generale utilizzato per la scelta ubicazionale, consiste nell’individuazione dei fattori critici, definibili esclusivamente in base alle nostre esigenze, e successivamente nell’attribuzione di un peso in valore numerico ad ognuno di questi fattori; una volta esaminate le possibilità su cui operare una scelta, per ognuna di esse verranno stabiliti dei voti da attribuire ad ogni fattore critico. In sostanza il peso è l’indice di importanza dei fattori, nella scelta di una ubicazione; il voto è l’indice di soddisfacimento di un certo fattore esaminato per una certa possibilità ubicazionale.
Infine si eseguono i prodotti tra i pesi e i voti e si sommano quelli relativi ad una possibilità ubicazionale: ovviamente sarà scelta la possibilità che ha ottenuto il punteggio maggiore.
Una caratteristica di tale metodo sta nella soggettività (metodo soggettivo): se l’attribuzione dei voti può essere obbiettiva, la scelta dei parametri critici, così come dei pesi, ovvero dell’influenza che essi hanno nella nostra scelta, sono del tutto soggettivi.
Progetto economico
Esso si basa sulla valutazione di un conto economico di previsione all’inizio del funzionamento dell’impianto ed a regime. Da tale conto economico, si vede se il progetto – da un punto di vista economico – è conveniente – e pertanto fattibile - o meno. L’impresa sarà ovviamente “conveniente”, se esiste un utile netto di esercizio.
Le voci da prendere in considerazione per la valutazione del piano economico, all’avvio e a regime, sono i costi di esercizio = costi fissi + costi variabili + costi semivariabili;
dove:
costi fissi: ammortamenti e manodopera
costi variabili: (energia, materie prime, manutenzione)
costi lineari
costi meno che proporzionali alla produzione
costi più che proporzionali alla produzione
costi semivariabili: costi di trasporto
in generale nei costi suddetti rientrano:
costi industriali: 1. materia prima (come consumi, e non come acquisti)
2. materie sussidiarie (come consumi, e non come acquisti)
3. manodopera diretta
4. altri (lavorazioni esterne, ecc..)
5. macchine adoperate
6. energia spesa
7. ammortamenti solo dei cespiti di natura tecnica
spese generali:
1.amministrative
2. commerciali (sconti reali)
oneri finanziari: 1. interessi finanziari , attivi o passivi
imposte tributarie
Per le materie sia prime che sussidiarie, vanno considerati i consumi = acquisti – rimanenze finali + rimanenze iniziali. I costi industriali rappresentano in generale 80% - 85% dei costi di esercizio.
in particolare si definisco i costi di impianto che rientrano sotto i costi di esercizio come costi fissi:
costo del terreno;
costo del montaggio;
opere murarie;
costo delle macchine e dei sevizi speciali;
costo di ingegneria;
impianti antinquinamento;
infrastrutture;
interessi passivi;
capitale circolante;
una ulteriore classificazione in relazione all’imputabilità del costo al prodotto sia ha tra;
costi diretti: direttamente imputabili al prodotto
costi indiretti: non direttamente imputabili al prodotto
R = Ricavi
Q = Quantità
P = Prezzo unitario del prodotto
Ricavi - Costi di produzione = Reddito lordo sulle
vendite
Ricavi - Costi di produzione – Spese generali =
Reddito lordo di esercizio
Ricavi - Costi di produzione – Spese generali –
Oneri finanziari = Utile lordo di esercizio
Utile lordo di esercizio – Imposte = Utile netto di
esercizio
Nella voce Ricavi sono stati eventualmente sottratti
gli sconti fittizi
Analisi del
Break Even Point
Fra i costi fissi vanno inoltre considerati gli ammortamenti. Questo è un sistema previsto per legge, consistente nel ripartire alcuni costi – in particolare quelli di impianto - su più esercizi piuttosto che uno. Il numero di anni e, dunque delle quote fisse di ammortamento, su cui quest’ultimo viene distribuito, è fissato dalla normativa tributaria su una stima del deprezzamento del cespite in funzione del tempo. L’ammortamento in buona sostanza implica una uscita per l’esercizio di acquisto del cespite, e un costo distribuito negli esercizi successivi. L’ammortamento generalmente inizia nell’esercizio in cui avviene l’acquisto, mentre per le aziende di nuova costituzione dall’anno dei primi ricavi; esso può essere inoltre ritardato o accelerato in funzione di un dichiarato utilizzo più o meno intensivo del cespite, tale da portarlo ad un deprezzamento minore o maggiore di questo previsto dal codice tributario. Si definisce valore contabile, il valore della quota non ancora ammortizzata. La manutenzione può essere scaricata nell’esercizio fino al 5% del costo del bene riparato; la restante quota va normalmente ammortizzata. I beni ammortizzabili si dividono in: beni materiali (immobili, macchinari, ecc.) e beni immateriali (brevetti, licenze, marchi di fabbrica).
Valutati i costi fissi e quelli variabili, e i ricavi, posso infine valutare il Break Even Point (B.E.P. – punto di pareggio).
Uno dei nostri obiettivi deve essere la sostituzione dei costi variabili a dei costi fissi, in modo da operare una riduzione dei rischi; quanto più basso è il B.E.P., tanto minore è il valore di Q che pareggia ricavi e costi (e dunque minore il rischio). Da ciò deriva una tendenza attuale ad assegnare lavorazioni esterne.
In ultima analisi l’obiettivo
deve essere vendere a tal punto da pareggiare i costi variabili, che sono in
buona sostanza i costi “vivi”, piuttosto che i costi totali; infatti i costi
fissi saranno comunque presenti. Su questa valutazione devo pertanto fissare il
prezzo.
Se il conto economico risulta in passivo anche dopo la fase ritenuta di avviamento, bisogna rivedere il piano tecnico.
Progetto finanziario
Dal piano economico deriverò il fabbisogno finanziario pertanto dovrò individuare le fonti di copertura:
- fabbisogno finanziario: 1. capitale d’esercizio(liquidità):
a. scorte (m.p., semilavorati, p.f.)
b. capitale circolante
2. costo d’impianto
- dimensionamento scorte e capitale circolante
- fonti di copertura:
ovviamente dovrà
essere fonti di copertura > fabbisogno finanziario
dimensionamento scorte e
capitale circolante:
il capitale d’esercizio è un indice della liquidità dell’azienda, e dunque della sua capacità d’investimento.
Le scorte sono relative a materia prima e sussidiaria semilavorati, prodotti finiti e ricambi.
Le scorte di materia prima si calcolano in base alla: reperibilità, deperibilità, deterioramento.
L’obsolescenza è un problema tanto maggior quanto più ci si avvicina al prodotto finito.
Le scorte di semilavorati dipendono dal lead-time (es. per un job shop nell’ordine di mesi), e dunque dal tempo di flusso e dal tipo di organizzazione aziendale.
Il loro costo sarà:
costo materia prima(100%) + costo tecnico(50%).
Tempo di flusso
Le scorte di prodotti finiti dipendono dal tipo di produzione:
costo materia prima(100%) + costo tecnico(100%).
Il loro costo non include pubblicità, spese amministrative e commerciali, ammortamenti.
Il capitale circolante va dimensionato in base alla lunghezza del ciclo produttivo e al tempo medio in cui avvengono i pagamenti; non include ammortamenti e imposte.
Costi di gestione = materie prime + costo energia + costo personale + spese generali.
Tutto ciò deve esser equilibrato in modo tale che, anche se il conto economico è in attivo, non si rischi di fallire finanziariamente per cessazione del capitale d’esercizio.
Sono molti gli interventi dello stato a favore delle attività incipienti, con particolare attenzione alle zone depresse, alle categorie lavorativamente critiche (come i giovani, le donne); un esempio è la legge 64, ma anche la 44 della I.G., la 625 sul prestito d’onore, ecc.
Nel caso di investimenti per ammodernamenti o di ampliamenti, essi si sommano – come valore – al valore contabile residuo, pregresso della mia azienda.
Un investimento può anche essere finalizzato alla produzione di nuovo prodotto – investimento sostitutivo – e nel caso in cui l’iniziativa sia finalizzata al recupero di personale in cassa integrazione (almeno il 50% + 1), questa verrà agevolata, dallo stato; questo in quanto che lo stato, oltre a vedere assolto un suo compito (cioè l’assunzione di altre persone) – sebbene questo è opinabile – trarrà da ciò un vantaggio economico, non dovendo sostenere le spese per il numero di operai reintegrati.
Al fine di compiere delle valutazioni sull’azienda, si introducono degli indici di struttura (ratios), utili a capire l’andamento della stessa a regime e la fattibilità e rischi in fase preventiva. Questi, spesso, sono tabellati, standardizzati; pertanto in sede di analisi di fattibilità, una volta individuati quelli utili al caso in esame, potranno essere confrontati con quelli di altre aziende dello stesso settore.
MA immobilizzazioni materiali
SE sistemazione del sedime di impianto
TE acquisto di terreni
OM opere murarie:
· fabbricati industriali (lavorazioni, depositi, centrali di stabilimento)
OI opere infrastrutturali:
MP mezzi produttivi (e assimilati):
· impianti, macchine, attrezzature, dotazioni, (per reparti di lavorazione, magazzini, reparti e servizi sussidiari)
· impiantistica generale
IA impianti antinquinamento
AT attrezzature e arredi per uffici e servizi
AU automezzi (civili, commerciali, industriali)
IM immobilizzazioni immateriali
· Prestazioni professionali (progettazione, direzione lavori, consulenze tecniche, legali, notarili)
· Permessi, concessioni, licenze, brevetti, know-how
· Oneri vari di impianto (imballi, trasporti, sdoganamenti, montaggi, collaudi)
· Oneri di avviamento (addestramento personale, produzioni sperimentali)
IF = IM + MA
Indici di struttura
della produzione
m = indice di struttura degli investimenti fissi, dà risalto all’incidenza sugli investimenti fissi che compete a beni materiali durevoli.
s = dà una valutazione della scelta ubicazionale
f = dice se si è al cospetto di un investimento industriale o immobiliare
s ed f evidenziano la consistenza immobiliare del programma di investimenti fissi e forniscono un primo orientamento per la stima cauzionale dell’impianto.
p = più di ogni altro caratterizza in senso industriale il programma d’investimenti; può darci un’idea dell’ammissibilità del programma d’impianto a speciali agevolazioni finanziarie (es. legge 219/81 la quale prevede il rispetto della condizione: p > 0.50 f)
a = quota più esigua del programma d’investimento in senso industriale
c = grado di capitalizzazione per addetto, può essere alcune volte grado di meccanizzazione
k = grado di meccanizzazione
k’ = dà un’altra idea del grado di meccanizzazione
danno una valutazione di quanto il programma di investimento è rigidamente legato al processo produttivo.
Per la categoria MP occorre valutare:
Indici economici
Detti R = ricavo, CT = costi totali, Ci = classe di costo, ci,k = voce della classe di costo
1) ci,k / Ci indica l’incidenza per ogni voce di costo nell’ambito della corrispondente classe di appartenenza;
3) ci,k / CT indica l’incidenza di costi singoli sul costo totale;
4) ci,k / R, Ci / R, CT / R, indici comparativi, gli inverso danno gli indici di produttività, e misurano l’output di ricavo corrispondente ad un input unitario di costo rispettivamente delle singole risorse, delle classi di costo e del costo totale;
5) indice di redditività sulle vendite; raffronta al previsto ricavo il risultato economico netto;
6) raffronta al previsto ricavo valori progressivi del risultato economico lordo;
7) incidenza dei costi interni sui costi totali esprime il grado di integrazione conferito all’iniziativa;
8) incidenza dei costi esterni sui costi totali esprime il grado di dipendenza conferito all’iniziativa;
9) valore aggiunto per addetto;
10) velocità di rotazione degli impianti esprime l’output di ricavo atteso a fronte dell’input unitario di investimento fisso;
11) redditività degli impianti, pone in rapporto l’utile netto revisionale agli stessi investimenti;
12) redditività globale, a denominatore gli investimenti totali comprensivi dei fabbisogni finanziari per l’esercizio;
gli investimenti possono classificarsi in:
P.I.P.O. (point in point out): unico esborso unico rientro
P.I.C.O. (point in continous out): unico esborso continui rientri
C.I.P.O. (continous in poin out): continuo esborso unico rientro
C.I.C.O. (continous in continous out): continuo esborso continuo rientro (impresa industriale)
Parametri di un investimento:
Classificazione in base allo scopo:
§ potenziamento (verticale)
§ diversificazione (orizzontale)
Pay-back (periodo di recupero)
È il tempo in cui si prevede di rientrare dall’esborso iniziale. Tale risultato si ha quando il flusso di cassa va in pareggio:
sommatoria di flussi di cassa = 0
vantaggio: semplicità
svantaggio: non prende in considerazione il diverso valore del denaro nel tempo
Valore Attuale Netto (V.A.N.)
Questo metodo utilizza oltre alla durata utile e ai flussi di cassa nei vari anni anche il tasso di attualizzazione supposto costante
Nel caso di prestito bancario i rappresenta il tasso di interesse.
Nel caso di autofinanziamento i rappresenta il valore medio dei tassi di rendimento di capitali nell’azienda, calcolato su dati storici.
n è il numero di esercizi contabili; dopo un certo valore i termini avranno un peso trascurabile ciò è indice da una maggiore incertezza.
Si capitalizza tutto all’anno n:
esso può essere discorde rispetto al V.A.N.; in generale si preferisce il primo perché attualizza all’anno zero.
Tasso Interno di Redditività (T.I.R.)
Se V.A.N. > 0, esiste un i tale che V.A.N. = 0; questo i = T.I.R. ovvero il tasso di interesse che annulla la somma dei flussi di cassa attualizzati all’anno zero.
Diciamo i* il tasso di interesse per il quale si annulla il V.A.N.
Tra due investimenti con i diversi scelgo quello con i minore per avere più probabilità di trovarci a sinistra di i* e quindi con V.A.N. maggiore, in quanto ivi il V.A.N. decresce con i.
Il rischio si ha se le cose si evolvono in modo differente, e varia n i o Fi. Il rischio è la probabilità che si abbia minore di zero.
Per valutare il rischio si conduce un’analisi probabilistica; innanzitutto si effettua un’analisi di sensibilità.
Il V.A.N. è funzione di n, i e f che a loro volta sono funzione di numerosi parametri.
Nella mia analisi di sensibilità individuerò innanzitutto le variabili critiche e le altre potranno essere assimilate a costanti riducendo così il numero delle variabili.
Ad ogni variabile associo tre valori: pessimistico, ottimistico e probabile e per ognuno di questi valori ne definisco la probabilità.
Poi calcolo il V.A.N. per tutte le possibili combinazioni e per ognuna di essi la probabilità che si verifichi. Ordinando queste probabilità ottengo un grafico.
V.A.N.
Dallo studio di layout si ricavano le caratteristiche del fabbricato:
Altri vincoli:
classificazione dei fabbricati industriali:
Sistemi costruttivi:
Costituenti di un fabbricato
· Fondazioni: si distingue tra f. del fabbricato e f. dei macchinari in quanto quest’ultime sono sottoposte a sollecitazioni dinamiche; le f. possono essere: continue, a plinti, su pali, a platea; la scelta dipende dai carichi da sopportare dalle caratteristiche del terreno (terreni compatti, sciolti, inconsistenti).
· Strutture portanti: tengono conto dei carichi permanenti (peso proprio della struttura), sovraccarichi sismici, sovraccarico di venti e neve, e di carichi sospesi, coperture e pareti.
· Coperture e pareti: fattori vincolanti sono: illuminazione naturale (irraggiamento diretto attraverso finestre, riflessione su pareti esterne e interne), acclimazione dell’ambiente (coibenza termica, permeabilità specifica all’aria, capacità termica).
· Pavimenti: caratteristiche principali: resistenza agli urti e alle vibrazioni, bassi costi dei materiali e della posa in opera, non sdrucciolevole, buon assorbimento dei rumori, isolamento a caldo e freddo, elasticità, antipolvere, facilità di manutenzione riparazione e pulizia, facilità di installazione dei macchinari
· Strutture varie: cancelli e porte, scale, serramenti, grondaie, fognature
Infine risulta importante sugli effetti psicofisiologici degli operai l’uso di colori che limitino l’affaticamento visivo e creino un ambiente confortevole, oltre a ciò bisogna prendere in considerazione la funzione preventiva del colore; si distinguono pertanto colori di sicurezza e c. convenzionali.
Scopi:
Aspetti dell’importanza dei magazzini:
Eventuali problematiche:
Tipi di magazzini:
Si ricorda che aumentando l’altezza utile del fabbricato , rispetto ai metri cubi cresce il costo di costruzione ma diminuisce il costo di esercizio, ne deriva che il costo unitario globale per metro cubo diminuisce all’aumentare dell’altezza.
altezza
Classificazione in relazione alla meccanizzazione:
non meccanizzati – meccanizzati – automatizzati
modalità di immagazzinamento:
Indice di utilizzazione superficiale Is = Au/At = superficie utilizzata/superficie totale
esso fornisce un’indicazione del grado di sfruttamento del piano pavimento.
Indice di utilizzazione volumetrica Iv =Vu/Vt
Questi due indici consentono di effettuare utili confronti fra diverse soluzioni.
Indice di selettività: rapporto fra il numero di voci che si possono prelevare o depositare senza spostare altre voci e il numero totale delle voci immagazzinate; può essere uguale a 1. Quanto più ci si avvicina ad 1, tanto più risulta difficile ottenere buoni rendimenti superficiali e volumetrici.
Indice di manodopera: rapporto fra le tonnellate arrivate o spedite dal magazzino in certo periodo di tempo e il numero di ore lavorative degli addetti.
Indice di potenza: rapporto fra le tonnellate arrivate o spedite dal magazzino in certo periodo di tempo e la potenza elettrica installata i kwh consumati.
Questi due indici consentono di valutare il grado di meccanizzazione.
Fasi di progettazione:
In generale la scelta del sistema di immagazzinamento viene fatta alla luce di due fattori:
Si può dire che la soluzione migliore sotto diversi punti di vista, qualora ve ne sia la possibilità, è stoccare all’aperto la merce.
1) unità di carico: può avvenire per sovrapposizione delle stesse, o mediante scaffali quando il numero di unità di carico per ogni voce è piccolo o quando la capacità portante del pavimento consente la sovrapposizione di poche unità; in ogni caso gli scaffali devono: essere incombustibili, sopportare i carichi senza deformarsi, resistere ad eventuali urti da parte dei mezzi di trasporto; la loro altezza dipende dal sistema di movimentazione. Ricordiamo gli s. a gravità, che assicurano la rotazione della merce (F.I.F.O.) e gli alti scaffali (h> 20-30 m) che spesso sopportano le strutture di copertura del fabbricato.
2) Colli e materiali vari: comprendono quei prodotti che non possono essere considerati materiali alla rinfusa e non consentono di esser raggruppati in unità di carico; spesso i colli vengono disposti in scaffali serviti dall’uomo.
3) Prodotti speciali: materiali che per la loro forma, il loro peso o le dimensioni determinano particolari problemi di stoccaggio; quando è possibile si ricorre a depositi all’aperto.
4) Materiali alla rinfusa: questi materiali vengono per lo più raccolti in: mucchi, tramogge, sili contenitori.
5) Liquidi e gas: vengono immagazzinati in appositi serbatoi e confezioni, che possono essere rigide o pieghevoli; spesso si raggruppano l confezioni in unità di carico con evidenti vantaggi per la movimentazione.
project management
Il fattore forse maggiormente critico nell’analisi di fattibilità è il tempo per diversi aspetti:
aspetto di mercato, aspetto tecnico, variazione dei prezzi, cambia l’aspetto finanziario.
Per controllare il tempo si utilizzano diversi metodi.
Il lato maggiore del rettangolo è proporzionale al tempo di realizzazione.
Il vantaggio di tale metodo è la semplicità, per contro il diagramma non è univoco,e pertanto non evidenzia i vincoli tra le attività.
Anche qui c’è la scomposizione in attività elementari, rappresentate da segmenti orientati che nascono in un evento i e finiscono in un evento j; nessun evento si può considerare raggiunto se non sono state terminate tutte le attività che conducono ad esso, il che risolve il problema dei vincoli suddetto.
All’evento è associata una data, all’attività una durata; sono infine da considerare dell’ attività fittizie ( linea tratteggiata) che introducono nel reticolo un vincolo logico, il quale non richiede tempo risorse.
Il tempo dell’evento di arrivo Tj = Ti + tij con Ti =tempo dell’evento di partenza, tij = durata attività
Al fine di calcolare il tempo minimo di realizzazione del progetto si sceglierà il percorso tracciato dalle attività di maggior durata. Tuttavia bisogna considerare un fondamentale parametro esterno al progetto: la scadenza L(può essere <>= tempo di realizzo).
Le scadenze degli eventi saranno Li = Lj – tij
Se un evento ha due diverse scadenze sceglierò quella minore.
Lo slittamento di un evento Si = Li – Ti
Se Si <0 abbiamo un ritardo, se Si > 0 abbiamo margine.
Eventi critici saranno sicuramente il primo e l’ultimo, inoltre quelli che presentano slittamenti minimi; le attività che passano per eventi critici possono essere critiche, per individuare l attività critiche h bisogno di un ulteriore parametro: lo scorrimento ammissibile per l’attività Sij ( il ritardo ammissibile per ogni attività compatibilmente con le scadenze finali) Sij = Lj – (Ti + tij ).
Il percorso critico dunque è quello formato dalle attività con scorrimento minimo.
L’utilità di questa tecnica consiste nella forte possibilità di monitoraggio sullo sviluppo del progetto, in particolare il nostro monitoraggio rivolgerà attenzione a tutte le attività critiche un ritardo delle quali comporta un pari ritardo sul tempo di realizzazione; e sarà su queste attività che andremo ad intervenire in caso di ritardo, ad es. spostando le risorse da attività non critiche ad attività critiche fino al limite di ottenere una situazione in cui tutte le attività hanno uguale scorrimento.
Si noti infine che quest’ultima situazione è caratterizzata da una forte rigidità tale da non consentire alcuna variazione.
Il metodo ha una caratterizzazione probabilistica, adatto quindi per progetti composti da attività la cui durata è di difficile valutazione.
Infatti si stimeranno tre tempi: to ottimistico, tp pessimistico, tm medio.
Inoltre ipotizziamo che la curva della densità di probabilità sia di tipo b e non gaussiana.
Nel reticolo non considereremo nessuno di questi tre tempi bensì un quarto
tempo detto tempo atteso
Per definire in maniera univoca la
curva si definisce la varianza:
Essa esprime anche il grado di attendibilità della data finale:
Se il numero di attività è elevato, per un teorema di statistica, essendo il tempo atteso verificabile al 50% potrò estendere tale probabilità a tutto il progetto.
Prendiamo ora in considerazione le scadenze e introduciamo il fattore di
probabilità normalizzato
Con sc varianza delle attività critiche; questo è un discorso dinamico in quanto col procedere del progetto eliminerò delle attività critiche e quindi i loro rispettivi sc facendo diminuire il denominatore; in altri termini intendiamo che l’incertezza diminuisce con l’avanzare del progetto.
Lf = Tf abbiamo il 50% di probabilità di rispettare la scadenza
Lf > Tf è Zf > 0 è probabilità maggiore del 50%:
Lf < Tf è Zf < 0 è probabilità minore del 50%:
CPM ( critical path method)
A differenza del PERT il CPM e’ un metodo di tipo deterministico, usato per progetti nei quali la durata normale delle attività è definita con chiara relazione tra tempo e costi.
Con il CPM ci si pone il problema di ottimizzare il costo totale dell’esecuzione del progetto oltre che di programmare i tempi di esecuzione delle attività.
Per ogni attività posso individuare una serie di punti rappresentativi di costi interni, determinati in relazione a dati storici, essendo il CPM usato per progetti consolidati.
Sulla curva si individuano tre punti corrispondenti a tre possibili tempi/costi
A abituale: tempo massimo al costo maggiore del minimo (scarsa organizzazione)
N normale: tempo maggiore del minimo al costo minimo (buona organizzazione)
C accelerazione (crash): tempi bassi per ottenere i quali aumento i costi
Questo discorso non è valido al limite, infatti superato il punto L continuando ad aggiungere risorse il tempo riprende ad aumentare (effetto provocato da un fattore caos): legge della produttività marginale.
Analizzando la relazione tempo-costo si possono presentare 3 casi particolari:
- relazione orizzontale ( accelerazione senza aumento di costo es. personale superiore che effettua straordinari senza paga addizionale)
- casi discontinui (esistono solo i punti normale e accelerato senza continuità tra essi)
- caso di attività fittizie (costo=tempo=0).
Definiamo costo di accelerazione:
incremento di costo da sostenere per ridurre di un’unità il tempo di realizzazione, approssimando alla curva la retta per L ed N; infatti l’aumento di costo per unità di tempo economizzato è la pendenza della curva di costo. Il percorso critico sarà costituito dalle attività che presentano Ca basso.
La scelta dei tempi non è banale in quanto Cn considera solo i costi interni mentre la nostra analisi deve prendere in esame quelli totali.