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LA VERITA' SULLA CORRIDA
di Leila Delle Case -  tratto da www.alternatizine.com - rubrica "Justice for all")

L’allevamento
Prima dello spettacolo: le torture
La corrida
Il cavallo
L'addestramento: una scuola per assassini
La mafia taurina
Le feste


Quando comprate un biglietto per la corrida sapete che pagate per vedere la tortura e la morte.

Gli animalisti spagnoli continuano da anni a lanciare appelli a tutta l’Europa, affinché venga abolito quello spettacolo che anche il giornale “El Pais” ha condannato definendolo “per cafoni e sottosviluppati”.

E’ giusto che ognuno di noi conosca la verità sulla corrida, tutto quello che non si vede, tutto quello che si nasconde sotto l’ambiente di festa.

E opportuno, credo, citare e conoscere il pensiero di un “corridologo”, Piero Sardo un genio in difesa delle tradizioni cruente.

“Ciò che rende tragica e bellissima la loro vita (dei tori) è quel destino di morte violenta che li attende: ma è un destino che fa parte del loro patrimonio genetico di animali feroci e da lotta. Non morranno in un sordido macello, intruppati, avviliti, narcotizzati, ma in un duello epico, in una danza tragica e sublime”. 

Esistono numerosi scritti sull’ “erotismo malato della corrida”.

Ma a me piacerebbe anche conoscere il patrimonio genetico dei corridologi.

L’allevamento

I tori sono allevati selettivamente per garantire un sacrificio spettacolare. Nell’allevamento il toro se ne sta docile e sicuro assieme alla sua compagnia. Quando viene separato dagli altri e si ritrova solo, scattano in lui e l’insicurezza e l’istinto di difesa. Altro che belva… Pesa quattro o cinque quintali quando viene portato alla corrida. 

Prima dello spettacolo: le torture

Il toro è un animale mansueto; quando entra nell’arena è solamente terrorizzato per le torture subite.

Prima della corrida,  viene messo in un cassone oscuro e tenuto senza mangiare e senza bere.

Viene ripetutamente colpito con sacchetti di sabbia e tavole; i suoi occhi  sono riempiti di vaselina e le zampe cosparse di trementina per impedirgli di stare fermo; alla fine gli viene infilata della stoppia nella gola e nelle narici. Viene sempre drogato.

Esistono leggi che impediscono alcune di queste “pratiche” ma vengono sempre violate, come la stessa che impedisce ai minori di quattordici anni di assistere alla corrida.

Il toro entra nell’arena con una lama già conficcata nel dorso, con un nastro in cima (solo questo vede lo spettatore), si chiama “coccarda “ e come altre procedure, ha lo scopo di straziare l’animale per farlo apparire feroce.

La corrida 

Il programma inizia con la sfilata nell’arena di tre toreri; ogni torero ucciderà due tori. Dietro i toreri ci sono le squadre: tre banderilleros e due picadores a cavallo; ogni membro della squadra è preordinato per infliggere un tipo specifico di tortura per demolire l’animale…in modo che il torero non corra rischi!

Il toro trasportato in un cassone, appena viene fatto uscire corre nell’arena: poverino… crede di aver riacquistato la libertà… poi comincia la paura.

Due picadores entrano nell’arena a cavallo; uno di loro affonda la lancia nella schiena del toro spingendo con tutta la sua forza, spezzandogli i muscoli del collo e delle delle spalle. I picadores feriscono così il toro due volte ciascuno, fino a che l’animale ha difficoltà ad alzare la testa.

Una volta usciti dall’arena i picadores, è il turno degli impavidi banderilleros, ciascuno munito di un paio di arpioni chiamati ipocritamente “banderillas”…cioè piccole bandiere… Quelle che Piero Sardo definisce ”inutili perché procurano all’animale il fastidio delle punture d’insetti”. I banderilleros si precipitano verso l’animale cercando di conficcare gli arpioni nei muscoli delle spalle. Sgorga altro sangue che arrossa l’arena. Ora il toro sfinito deve affrontare l’esecuzione.

Il torero deve conficcare la spada in mezzo alle scapole in modo da trapassargli il cuore. Questa spada è lunga un metro.

Accade raramente che la morte sia rapida. Dopo vari tentativi la spada colpisce i polmoni e affonda nel corpo del toro che comincia a vomitare sangue: i suoi polmoni ne sono pieni, soffoca e crolla.

Per assicurarsi della sua morte un assistente lo accoltella alla base del cranio, per spezzare la colonna vertebrale. E come ultimo segno di disprezzo, tanto per sottolineare la dignità dello spettacolo, il torero ripulisce la daga insanguinata sul pelo del toro; si inchina davanti alla folla, mentre la sua vittima è trascinata via agonizzante da una pariglia di muli.

Il cavallo

Anche il cavallo,  viene utilizzato nello spettacolo: serve a tenere alto il picador.

L’animale viene obbligato ad avvicinarsi al toro. Gli hanno bendato gli occhi e riempito le orecchie di cotone. I suoi riflessi sono intorpiditi dalla morfina, quindi può accadere che per farlo muovere, lo si colpisca con un bastone sulla testa. Non si sente mai nitrire (gli vengono tagliate le corde vocali). Benché esso sia ricoperto da un materassino, il toro lo incorna facilmente; accade quindi che il cavallo rimanga sventrato, ma dopo essere stato allontanato e ricucito, viene riportato nell’arena.

L’addestramento: una scuola per assassini

L’addestramento del torero, avviene in scuole istituite appositamente dal Governo. Questo “allenamento” comincia  all’età di sette anni. In principio c’era una sola scuola nei pressi di Madrid, ma ora queste si sono moltiplicate e ce ne sono in tutta la Spagna.

Gli “alunni” cominciano con carriole munite di corna; in seguito si esercitano sui vitellini che torturano a lungo, prima di imparare ad uccidere secondo le regole.

Nella pontificia Università di Salamanca è stata istituita una nuova Cattedra con una nuova materia “Taurologia” ovvero “l’esaltazione della corrida“. Insegnante di questa materia è Alfonso  Ortega. Quest’uomo è un frate…francescano

Egli afferma: <<La corrida è bella e utile: tiene i giovani lontano dall’ozio>>. Non è raro trovare in Spagna rappresentanti della Chiesa a favore di “spettacoli” del genere. 

La  mafia taurina

E’ dimostrato da tutte le inchieste che la maggioranza degli spagnoli, è contraria alla corrida; ma c’è una minoranza che maneggia l’affare, una specie di mafia. Fanno propaganda alla corrida,  cercando, penosamente, di convincere l’opinione pubblica che il toro sia una belva, priva di sensibilità e perciò non soffra. Spesso i turisti sono obbligati ad assistere alla corrida dalle agenzie di viaggio che l’hanno messa in programma. La corrida da lavoro a duemila professionisti; gli altri pur occupati in questa non vivono di corrida. I guadagni vanno quasi totalmente alla mafia taurina: allevatori, impresari, alcuni toreri di successo. Lo spettacolo viene sostenuto anche dal Governo. 

Le feste

Anche le feste paesane, diventano occasione di torture e di sevizie agli animali.

Festa di s. Giovanni. A Coria in giugno vengono linciati per sei giorni dodici tori; frecce e banderillas vengono conficcate anche negli occhi, nella bocca e soprattutto nei genitali (le banderillas vengono ”confezionate” da suore di un convento francescano).

Il toro di fuoco. Vengono avvitate alle corna del toro due arnesi recanti in cima due palle di cotone, olio e catrame, alle quali viene dato fuoco. Mentre l’animale impazzisce per le gocce arroventate che colano nel muso e negli occhi, massi di cemento gli vengono tirati sulla testa. Quando il toro si ferma per la stanchezza, gli vengono infilati bastoni negli occhi e nell’ano. Viene finito a bastonate…in onore della “religione”

Queste sono solo due, delle tremila feste sadico-religiose, dove vengono torturati non solo tori ma anche oche, capre, asinelli ...

Non si tratta “solo” di animali. Manifestazioni cruente, tradizioni sanguinarie, taurologia all’Università, bambini educati, sin da piccoli alla tortura e al sangue, persone che pagano per assistere ad uno spettacolo di sofferenza e morte,  sono un gravissimo e racapricciante segno di inciviltà.

Eppure siamo soprattutto noi turisti italiani col nostro denaro a mantenere in vita queste assurde sanguinose tradizioni.  

Alla indimenticabile Clara Genero, rappresentante illustre di infinite battaglie contro la corrida e le feste sadico religiose, che ha lasciato un segno indelebile nella storia dei diritti degli animali,  in Italia e in Europa.

Immenso il vuoto che ha lasciato.

A lei va il mio pensiero e la mia più profonda gratitudine.

N.B. Qualsiasi utilizzo anche parziale del presente documento deve essere esplicitamente autorizzato dall’Associazione U.N.A. Cagliari-Onlus