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ANTIVIVISEZIONISMO SCIENTIFICO
di Stefano Cagno

Laureato in Medicina e Chirurgia, vive lavora a Milano come Dirigente Medico Ospedaliero.

Da quasi vent’anni si occupa di problematiche animaliste, soprattutto dal punto di vista scientifico. E’ autore del libro Gli animali e la Ricerca, di Quando l’Uomo si crede Dio e di numerose pubblicazioni su tematiche quali l’ingegneria genetica, la vivisezione, i diritti degli animali e la bioetica. Membro del Comitato Scientifico Antivivisezionista, è stato audito dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati in qualità di esperto sul tema dell’Ingegneria genetica.

INTRODUZIONE
COS'E' LA VIVISEZIONE - Medicina - Farmacologia - Psicologia
METODI SCIENTIFICI SOSTITUTIVI

INTRODUZIONE

Ogni anno centinaia di milioni di animali vengono uccisi durante esperimenti di vivisezione. Ogni campo della ricerca medico/scientifica utilizza questa tecnica, sebbene i risultati che si ottengono sono sbagliati o fuorvianti. Fisiologia, patologia, genetica, farmacologia, tossicologia, chirurgia, psicologia, sono soltanto i principali campi in cui si compiono esperimenti di vivisezione. Sugli animali però vengono anche testati pesticidi, cosmetici, armi chimiche, ossia sostanze che non servono al progresso scientifico. Come mai tanti ricercatori impiegano ancora questo metodo che non è mai stato dimostrato essere scientificamente valido? Quali interessi permettono che, nell'era del computer, si utilizzino ancora gli animali per ricavare dati riguardanti gli esseri umani?  

COS'E' LA VIVISEZIONE

Per vivisezione si intende un esperimento in cui vengono impiegati animali. I vivisettori invece preferiscono il termine più neutro di sperimentazione animale. In realtà esistono ricerche in cui, pur non compiendo una "sezione da vivo", l'animale subisce un notevole grado di sofferenza. Ad esempio nel campo della psicologia si condizionano gli animali a comportarsi in una certa maniera sottoponendoli a ripetute scariche elettriche attraverso il pavimento della gabbia.

La sofferenza inoltre comincia prima dell'esperimento, quando si sottraggono gli animali dal loro ambiente naturale. Quelli invece nati negli allevamenti subiscono dal primo giorno di vita le condizioni innaturali della stabulazione, ossia della permanenza nella gabbie. La vita di questi animali è scandita dai ritmi imposti dai ricercatori. Hanno spazi ristretti, solitamente non possono socializzare e per questo motivo vengono isolati dal loro simili, mangiano quando e come vogliono i ricercatori, spesso restano in stanze perennemente illuminate artificialmente e non vedono mai la luce del sole.

L'inizio dell'esperimento porta spesso gli animali ad un lungo calvario che termina con la morte. Nessuna specie viene risparmiata: topi, ratti, conigli, uccelli, pesci, ma anche cani, gatti, scimmie, bovini e cavalli. Secondo i dati ufficiali in Italia ogni anno vengono vivisezionati più di un milione di animali, in Gran Bretagna circa 3 milioni, negli USA 20 milioni, nel mondo 300/400 milioni. Si compiono esperimenti nelle Università, negli ospedali, in Istituti di ricerca pubblici e privati (ad esempio associazioni per la ricerca delle più svariate malattie), nelle industrie di ogni genere. Tutti i prodotti, prima di essere commercializzati devono, per legge, essere testati sugli animali: farmaci, cosmetici, pesticidi, ma anche olio per i motori delle macchine, additivi alimentari, prodotti per l'igiene della casa, inquinanti ambientali, alcol e tabacco e molti altri. E' sufficiente questa osservazione per capire l'entità del fenomeno.

Le modalità con cui vengono compiuti gli esperimenti sono le più svariate: gli animali sono avvelenati, ustionati, accecati, shockati, affamati, mutilati, congelati, decerebrati, schiacciati, sottoposti a ripetute scariche elettriche attraverso elettrodi conficcati nel cervello e infettati con qualsiasi tipo di virus o batterio, anche quelli che non colpiscono gli animali, come il Treponema Pallidum per la sifilide o l'HIV per l'AIDS. Per non disturbare i ricercatori a volte gli animali sono stati persino devocalizzati, ossia gli sono state tolte le corde vocali in modo da impedirgli di urlare. Comunque, secondo i dati britannici, che sono gli unici al mondo ad essere piuttosto attendibili, nel 70% circa degli esperimenti gli animali non vengono anestetizzati e nel 30% rimanente, solo ad una parte viene somministrato almeno qualche antidolorifico.

Insomma vivisezione vuol dire rendere gli animali oggetti da utilizzare a proprio piacere e per i propri scopi, ignorando la loro sofferenza e il loro diritto ad essere rispettati.  

Il movimento antivivisezionista scientifico parte dalla semplice o oggettiva constatazione che ogni specie animale possiede una propria anatomia, fisiologia e genetica. Pertanto i meccanismi biochimici sono diversi e specifici, così come quelli patogenetici. Quindi le malattie insorgono in maniera variabile in base alla specie animale e le stesse significative differenze le possiamo constatare anche per quanto riguarda la somministrazione dei farmaci, la loro metabolizzazione ed eliminazione.

Da queste premesse risulta evidente che nessuna specie animale può essere un valido modello di ricerca per un'altra specie. Pertanto i risultati ottenuti sugli animali non possono essere estrapolati all'uomo e quindi avere un valore scientifico. Se un dato ottenuto su una o più specie animale è valido anche per gli esseri umani lo possiamo sapere soltanto dopo avere sperimentato anche sui nostri simili. Solo allora sapremo se i risultati saranno uguali, diversi od opposti. Quindi la vivisezione non è assolutamente in grado di prevedere le reazioni degli esseri umani e per questo motivo fallisce il suo compito principale. 

Inoltre la vivisezione, al contrario di quanto affermano i suoi fautori, non rappresenta un'alternativa alla sperimentazione umana, ma soltanto l'anticamera. La legge infatti impone che prima di commercializzare nuovi farmaci, questi debbano essere obbligatoriamente sperimentati anche sugli umani. Ma se la vivisezione fosse utile e scientificamente valida, perché bisognerebbe compiere anche ricerche sui nostri simili? In realtà la vivisezione, non solo non è un metodo scientificamente valido e fornisce risultati che ostacolano il progresso, ma rappresenta un vero e proprio attentato alla salute umana, poiché le prime persone che assumono una nuova terapia divertano le vere cavie su cui potremmo ottenere dati reali. E tutti i disastri farmacologici del passato e dei giorni nostri sono la prova evidente.

Esiste però un'osservazione che dimostra come i risultati ottenuti su una determinata specie animale in laboratorio non possono essere utili nemmeno per gli stessi animali che vivono in condizioni naturali o comunque non di segregazione. Le condizioni di stabulazione contribuiscono a provocare alti livelli di stress che interferiscono a livello psicologico, ma anche biologico, ad alterare il funzionamento dell'organismo animale. Infine le malattie sono indotte artificialmente e pertanto vengono persi tutti quei dati che concernono lo sviluppo spontaneo e naturale di una determinata condizione morbosa.

I campi di applicazione della vivisezione sono diversi. Qui di seguito, ne vengono citati solo alcuni.

Medicina

I vivisettori affermano che l'impiego degli animali è indispensabile per il progresso scientifico e per studiare meglio le malattie. In realtà la Medicina è soltanto uno dei tanti campi in cui vengono impiegati gli animali e nemmeno il principale. Così per i loro studi, i vivisettori inducono artificialmente negli animali ogni tipo di malattia. In questo modo si commettono tre errori: non si tiene conto delle differenze tra le specie animali e gli esseri umani, si ignora che le malattie sperimentali negli animali sono artificiali, mentre quelle dei nostri simili insorgono spontaneamente, infine spesso si confondono i sintomi con le malattie (ad esempio la febbre è il sintomo e l'influenza è la malattia).

Per decenni i vivisettori hanno affermato che il fumo delle sigarette non era dannoso in base a ricerche condotte prevalentemente sui conigli, nonostante i dati epidemiologici avessero già dimostrato il contrario. Tutto ciò con grande soddisfazione delle industrie del tabacco. Da diversi anni si cerca di indurre forzatamente l'Aids in svariate specie animali, quando questa malattia è provocata da un virus (HIV) altamente infettivo solo per gli esseri umani. Tutti i fattori di rischio per le malattie cardiache (ipercolesterolemie, vita sedentaria, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, obesità) sono stati dimostrati grazie a studi epidemiologici sui nostri simili. Lo stesso ragionamento vale per la cirrosi epatica e l'abuso di bevande alcoliche. Infine si spendono nel mondo ogni anno migliaia di miliardi per la ricerca sul cancro che in gran parte finiscono in esperimenti di vivisezione. L'80-90% dei tumori umani ha però un'origine ambientale e quindi in teoria evitabile. Allora perché, anziché sprecare tanti soldi in ricerche inutili, non si investono per eliminare le sostanze cancerogene ambientali? In questo caso le persone, anziché essere curate, non si ammalerebbe.

Farmacologia

Nonostante ogni nuovo farmaco prima di essere immesso in commercio debba essere sperimentato su diverse specie animali, ogni anno molte molecole vengono ritirate a causa dei gravi e a volte mortali effetti collaterali riscontrati negli esseri umani, ma non negli animali.

Famosissimo è il caso del Talidomide, un sedativo che impiegato nelle donne in gravidanza, ha provocato la nascita di 10.000 bambini focomelici (privi di braccia e/o gambe). Dopo il ritiro dal commercio è stato nuovamente sperimentato su tutte le specie animali possibili e soltanto nei conigli bianchi neozelandesi si è potuto riscontrare qualcosa di simile. Meno conosciuto è il caso della Penicillina, capostipite di tutti gli antibiotici. Tale sostanza, fortunatamente, in un primo tempo non venne sperimentata sugli animali: è infatti in grado di uccidere le cavie e quindi non sarebbe mai stata commercializzata.

La vivisezione però non solo non è utile per bloccare sostanze potenzialmente tossiche per gli esseri umani, ma a volte rischia anche di eliminare farmaci utili che invece, pur essendo tossici per gli animali, non lo sono per i nostri simili. L’aspirina, ad esempio, è teratogena (in grado di provocare malformazioni congenite) nei ratti, topi, scimmie, cavie, gatti, e cani, ma non negli esseri umani.

La farmacologia studia anche il tempo impiegato dalle sostanze per essere metabolizzate e quindi eliminate. Anche in questo caso naturalmente ogni specie ha bisogno di un numero diverso di ore per eliminare ogni sostanza assunta. La Digitossina (impiegata nell’insufficienza cardiaca) viene metabolizzata in 14 ore nel cane, 18 nel ratto, mentre nell’uomo ha bisogno di 216 ore: se quindi ci comportassimo come negli animali riusciremmo a uccidere tutti i pazienti per intossicazione.

Gli esempi forniti sono alcuni tra i tantissimi possibili: tutti insieme sono la prova che la vivisezione rappresenta un attentato alla salute umana. E' invece utile alle industrie farmaceutiche che in questo modo vengono sollevate da responsabilità legali in caso di danni provocati dalle nuove sostanze commercializzate. Inoltre scegliendo la specie giusta per il proprio scopo riescono a dimostrare l'utilità e l'innocuità di quasi tutte le sostanze studiate.

Psicologia

Tra gli esperimenti di vivisezione più sadici e aberranti, molti sono stati compiuti per ricerche riguardanti la psicologia. Un esempio classico è quello di condizionare gli animali a compiere o evitare determinate azioni o situazioni mediante scariche elettriche. Questo risultato si ottiene attraverso l'elettrificazione dei pavimenti delle gabbie in cui sono posti gli animali, oppure attraverso l'impianto di elettrodi direttamente nel cervello. Per studiare i comportamento dei bambini, vengono presi cuccioli appena nati, tolti alla madre e posti vicino a fantocci, spesso con aculei (deprivazione materna). Tutto ciò per scoprire che il bisogno di affetto nei piccoli è così grande che si attaccano anche alle madri artificiali con aculei, tanto da provocarsi ferite. In altri casi, si distruggono zone del cervello degli animali per studiare malattie umane, quali la schizofrenia, che tutti sanno non essere provocate da danni organici a carico del cervello.

Se normalmente la vivisezione è scientificamente criticabile, nel caso negli esperimenti in campo psicologico tale critica risulta doppia. Infatti, non solo non è possibile estrapolare agli esseri umani i risultati ottenuti sugli animali, ma con questi ultimi non condividiamo nemmeno il linguaggio, ossia lo strumento principale della comunicazione, attraverso il quale possiamo valutare gli aspetti psicologici di una persona. Così si giunge al paradosso che uno stesso modello animale viene considerato valido da alcuni autori per studiare la depressione e da altri per l'ansia.

METODI SCIENTIFICI SOSTITUTIVI

Attualmente esistono già diversi metodi scientifici che non impiegano animali. Potrebbero essere molti di più se le sovvenzioni pubbliche e private non andassero in gran parte a finanziare la vivisezione. Un altro ostacolo ad un maggiore impiego è la giusta necessità di validarli, ossia di dimostrare la loro validità. Per ottenere ciò però, come abbiamo visto nel campo della cosmesi, i metodi sostitutivi vengono paragonati ai modelli animali e se non forniscono lo stesso risultato non vengono validati.

In sintesi i metodi sostitutivi possono essere divisi in due grandi gruppi: biologici e non biologici, come illustrato nella tabella di seguito.

Metodi biologici    Metodi non biologici
·Procarioti ·Epidemiologia e statistica
·Frazioni subcellulari  ·Banche dati
·Colture cellulari      ·Computerizzazione
·Tessuti ed organi isolati            ·Modelli matematici e meccanici

I metodi biologici utilizzano materiale biologico di vario genere, prevalentemente di origine umana.

I procarioti sono organismi unicellulari come i virus e i batteri e vengono utilizzati soprattutto nelle ricerche sulla cancerogenesi e mutagenesi. Ogni cellula è costituita da diverse strutture che ne permettono la sopravvivenza e il funzionamento, alcuni metodi utilizzano tali frazioni subcellulari soprattutto negli studi sulla cancerogenesi e tossicologia delle sostanze.

Le colture cellulari invece impiegano cellule intere, ottenute mediante un prelievo molto piccolo di tessuto umano e messe in un terreno di coltura adatto alla loro sopravvivenza. Vengono impiegate in farmacologia, oncologia, fisiologia, immunologia, genetica, biochimica, microbiologia e radiologia

Tra tutti i metodi biologici quelli che impiegano tessuti ed organi isolati sono sicuramente i più affidabili. I materiali si possono ottenere ogni giorno e senza alcuna spesa nelle sale chirurgiche: infatti i tessuti e gli organi asportati sono di solito in massima parte buttati via. Se vengono recuperati invece si possono condurre ricerche soprattutto nel campo della patologia e dell’oncologia in particolare.

I metodi non biologici comprendono invece tutte quelle tecniche che impiegano sussidi meccanici o analisi teoriche.

L’epidemiologia studia la frequenza e la distribuzione dei fenomeni epidemici e quindi delle malattie nella popolazione, mentre la statistica è la disciplina che si occupa del trattamento dei dati numerici derivati da un gruppo di individui. L’impiego della epidemiologia e della statistica ha permesso, come già ricordato, di riconoscere la maggior parte dei fattori di rischio delle malattie cardiocircolatorie quali l’ipertensione arteriosa, il fumo, il sovrappeso, l’ipercolesterolemia, la mancanza di esercizio fisico.

Le banche dati consistono nella raccolta di tutti i risultati sperimentali riguardanti un determinato argomento e nella successiva archiviazione nei data-base dei computer. Questo metodo non può essere ritenuto sostitutivo in senso stretto poiché potrebbe essere impiegato anche nel campo della vivisezione, ha comunque il grosso pregio di evitare la ripetizione di ricerche identiche.

L’uso dei computer non consiste solo nell’immagazzinare dati, ma anche nell'elaborazione finalizzata alla simulazione di procedimenti metabolici e funzionali del corpo umano grazie all’uso di computer analogici.

Infine i modelli matematici e meccanici si ricollegano alla computerizzazione. Infatti i dati immessi nei computer vengono poi analizzati mediante calcoli matematici e le conclusioni possono essere applicate creando dei modelli meccanici, ossia manichini in grado di mimare una determinata situazione. Esistono manichini in grado di simulare le conseguenze sul corpo umano degli incidenti automobilistici oppure delle diverse patologie cardiovascolari. 

Stefano Cagno

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