Articolo di Fabio Manca, tratto dall'Unione Sarda del 12 Marzo 2001 - www.unionesarda.it
(foto di NIcola Belillo)
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Peccato
per il traffico impazzito, i pochi vigili e un’organizzazione non proprio azzeccata.
Perché a parte il groviglio di auto che da metà mattina in poi ha trasformato
viale Poetto (da ponte Vittorio), Marina Piccola e il lungosaline in un groviglio
ferragostano, la bio-domenica, alternativa locale alla eco-domenica nazionale,
è stata un successo.
Chissà se sarebbe stato lo stesso se il termometro non avesse segnato 21 gradi
all’ombra e il cielo non avesse voluto offrire ai cagliaritani una gustosa anteprima
d’estate. Certo è che tra i 35 banchi allestiti tra la prima fermata e il D’Aquila,
ieri mattina hanno transitato almeno diecimila persone. Curiose come non mai
di conoscere proprietà e miracoli dei cibi sani per natura, mai ricercati come
oggi se è vero che mucca pazza prima e afta epizootica poi hanno impaurito i
consumatori e fatto schizzare del 21 per cento le vendite di prodotti biologici.
E proprio gli effetti dei due virus-killer hanno indotto gli organizzatori,
Legambiente e Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica), ad anticipare
i tempi rispetto alla prima edizione che l’anno scorso era stata organizzata
ad ottobre. «Meglio battere il ferro finché è caldo e far capire alla gente
che non ha senso rischiare la salute se si può mangiare sano, senza fertilizzanti,
pesticidi, anticrittogamici, coloranti e conservanti», spiega Stefano Farris
dell’Aiab.
Corroborata dallo slogan «Siamo belli siamo sani perché siamo vegetariani»,
la biodomenica non è stata solo la giornata dei cibi, ma di tutto ciò che è
alternativo al consumismo e che attiene al variegato pianeta della solidarietà.
Così, accanto ai box dei bio-produttori, hanno trovato uno spazio associazioni
conosciute come Greenpeace, che ha promosso la campagna contro i cibi geneticamente
modificati, Mani tese, che ha chiesto ai passanti una firma contro la fabbrica
di bombe che dovrebbe nascere a Domusnovas, la Banca etica, sana alternativa
alle banche spillainteressi ,che promuove la gestione delle risorse
finanziarie orientandole verso la realizzazione del bene comune della collettività,
e Amnesty international. Ma anche associazioni meno conosciute come la Una,
sigla di Uomo, natura, amore, nel cui box erano in vendita magliette in grado
di far venire i rimorsi i più cinici. Specie quella con uno splendido pulcino
giallo sotto il quale la scritta “Oggi mi accarezzi, domani mi mangi” invitava
a riflettere.
Tornando ai prodotti biologici, ha suscitato grande interesse l’esposizione
della Bottega del mondo, che espone prodotti (bio-caffè, miele di ginseng, cous
cous, solo per citarne alcuni) realizzati nei paesi del terzo mondo importati
secondo il principio del consumo equo e solidale. «Sono una vera alternativa
ai prodotti delle multinazionali», dice Manlio Narducci, «e consentono di dare
una mano a popolazioni che nella migliore delle ipotesi sarebbero sfruttate».
Curiosità anche intorno ai “Manu fatti”, l’esposizione di prodotti bioderivati
della canapa. «Siamo nati per ridare dignità ad una pianta criminalizzata, ma
dalla quale si possono ottenere centinaia di prodotti, dall’abbigliamento ai
cibi sino alle bevande», sostiene Giovanni Lampis che della canapa (quella legale)
ha fatto un business. «Forse lo sanno in pochi», aggiunge, «ma fu Henry Ford
il primo ad inventare un carburante a base di oli vegetali che oggi utilizzano
anche molti taxi in Germania». Ma biologico è anche edilizia, arredamenti e
abbigliamento, cioè case realizzate in calce, mobili rifiniti con resine e oli
naturali o vestiti realizzati senza coloranti o con la stessa canapa (dicono
che sarà trendy la prossima estate).
Il vero problema è che tutto ciò che è biologico è costoso ed è per questo che,
a parte le arance o le verdure acquistate in quantità, i cagliaritani si sono
limitati a guardare. Compreso Pasquale Mistretta, al primo vero “bagno” elettorale
il giorno dopo la designazione ufficiale a candidato sindaco del centrosinistra.
Interessato più al traffico («così non va bene, studieremo le soluzioni») che
al miele e alle sculture di pane.
A fine mattina, fatto il pieno di depliant e ripulita la coscienza, i diecimila
sono tornati alle abitudini di sempre. Un panino (non biologico) ai baretti
e la tintarella. Peccato davvero per il traffico e per la giungla dei parcheggi
che hanno creato seri problemi.