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Quattro indagati, il veterinario Quinto Puddu per truffa aggravata, l'accalappiacani
per furto
Gli affari d'oro del canile Europa
In cassa 1300 milioni dai Comuni, solo 400 effettivamente spesi
Articolo tratto dall'Unione Sarda del 28 settembre 2001
OLBIA - C'era anche chi catturava i randagi per strada, nell'organizzazione
messa in piedi da Quinto Puddu, veterinario, responsabile sanitario del "Canile
Europa". Emilio Abelli, 47 anni di San Pantaleo, aveva infatti il compito
di aumentare il numero di animali del lager di Venafiorita. E adesso si ritrova
con un'accusa di furto. Per il dottor Puddu, la moglie Pina Luisa Murru, 37
anni, nuorese ma residente a Olbia, Vincenzo Mura, 37, di Ozieri, invece, le
contestazioni sono ben altre: truffa aggravata ai danni di enti pubblici, omissione
d'atti d'ufficio, falso e, dulcis in fundo, maltrattamenti di animali. Tutto
ha origine da una serie di denunce presentate alla Asl e al commissariato di
polizia. Alcuni cittadini lamentavano la sparizione dei loro cani che poi avrebbero
intravisto nel canile gestito dal gruppo. Altri, si tratta di quelli che abitano
vicino alla struttura di Puddu e compagnia, vedevano gli animali denutriti o
addirittura morti e divorati dai cani affamati. Ancora, è il caso di
una signora che vive a poche centinaia di metri dal canile, la distruzione di
un pollaio con circa 150 galline. Insomma, gli elementi per un'indagine sembravano
esserci davvero tutti. Il primo di ottobre dell'anno scorso gli agenti, con
in mano l'autorizzazione del magistrato, entrano nel canile. Lo spettacolo è
terrificante. Il fetore delle carcasse di animali, deceduti già da qualche
giorno, è insopportabile. Negli spazi ricavati all'interno dell'edificio,
i cani vivono nella promiscuità. I maschi non sono sterilizzati e le
femmine che devono partorire non sono isolate. Il rapporto della polizia si
traduce nel sequestro preventivo del "Canile Europa" che viene così
affidato a Mario Virdis, responsabile di settore della Asl. Nel frattempo, gli
agenti cominciano a spulciare in mezzo alle carte. Scoprono che il dottor Puddu
ha rapporti con più di venti amministrazioni comunali dell'isola. Le
stesse che nell'ultimo anno hanno pagato, complessivamente, un miliardo e trecento
milioni per mantenere circa ottocento cani (tanti ce n'erano al momento del
blitz). Regolari i contratti, regolare l'autorizzazione regionale, ma qualcosa
continua a non quadrare. Innanzitutto le condizioni dei poveri animali e poi,
soprattutto, il fatto che ad occuparsi della cura delle centinaia di ospiti
ci fossero appena quattro persone. Poche per un lavoro comunque impegnativo
e molto ben remunerato. Ed ecco le altre sorprese: diverse fatture per l'acquisto
di mangimi e medicinali, con gli stessi importi e la stessa data di emissione,
venivano pagate da più comuni (il costo giornaliero per ogni cane era
di 6000 lire). In totale, le spese di un anno di gestione ammontavano a 400
milioni. La differenza, tra quanto era stato erogato dalle amministrazioni grazie
ai finanziamenti comunitari, era davvero esagerata. E la Procura di Tempio,
quasi scontato a questo punto, ha trasmesso gli atti alla Corte dei Conti ipotizzando
delle leggerezze nel comportamento di alcuni comuni galluresi. Le indagini del
commissariato di polizia sul "Canile Europa" sono proseguite sino
a qualche mese fa. Nei giorni scorsi, il procuratore Valerio Cicalò ha
formalizzato la chiusura dell'inchiesta informando gli indagati. La settimana
prossima, se non dovessero esserci altre novità, si deciderà sulla
richiesta di rinvio a giudizio dei quattro. Intanto, il primo orrendo capitolo
della storia si può dire finito.