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L'approccio anestesiologico nelle malattie neuromuscolari
dott. Augusto Grube, Anestesista e Rianimatore, Trieste


Innanzi tutto bisogna dire che le malattie neuromuscolari (nella specie l'atrofia muscolare spinale) in genere sono associate a malattie cardiovascolari e respiratorie di piccola o grande entità. Quindi prima di impostare un'anestesia generale bisogna eseguire un'accurata anamnesi (storia clinica del paziente), e poi tenere conto di queste eventuali patologie, che saranno affrontate nei modi propri. Se l'anamnesi è negativa per queste od altre patologie, si può procedere ad impostare un programma anestesiologico che tenga conto dello stato attuale del paziente e della patologia specifica.
Buona parte degli interventi può essere eseguita con tecniche che non utilizzano le sostanze miorilassanti (farmaci che permettono di rilassare la muscolatura striata cioè quella dei muscoli scheletrici), che in questi casi sono sconsigliate; se se ne ravvisasse la necessità potrebbero essere usati farmaci cosiddetti "competitivi" a dosi naturalmente ridotte e, alla fine, le relative dosi di neostigmina o fisiostigmina.
L'uso di questa categoria di farmaci può portare all'insorgenza intraoperatoria di una sindrome detta "ipertermia maligna", che complica gravemente l'intervento e che può portare anche a conseguenze gravissime! Per fortuna è un'evenienza molto rara, ma da non sottovalutare.
L'uso di farmaci per l'induzione e per il mantenimento dell'anestesia, siano essi endovenosi o volatili, non interferisce sull'omeostasi (equilibrio fisico generale) del paziente, anche se le dosi debbono essere prudentemente misurate. Il paziente deve essere costantemente monitorizzato (controllato) in tutti i suoi parametri vitali e su questi deve essere regolata la profondità e la quantità di farmaci da somministrare. Il risveglio deve essere particolarmente seguito per essere certi che la muscolatura attiva abbia ripreso completamente la sua funzione.
In conclusione, pazienti di questo tipo devono essere considerati "pazienti delicati" che sopportano meno e peggio degli altri anestesie troppo profonde o sbalzi della pressione arteriosa.
Pur tenendo conto delle premesse iniziali, mi sento in tutta coscienza di tranquillizzare tutti coloro che debbono essere sottoposti ad un intervento in anestesia generale, purchè l'anestesista sia esperto!
Bisogna infine ricordare che alcuni interventi (piccoli) possono essere eseguiti anche in anestesia locale, per la quale valgono le stesse precauzioni di controllo e di approccio delicato.

Se qualcuno fosse interessato ad approfondire ulteriormente l'argomento può visitare il sito specifico dell'Università di Palermo o indirizzare i propri quesiti al prof. Vincenzo Lanza, dello stesso ateneo.


 

 
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Ultimo aggiornamento 23.4.2003 by Underrunner