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Aggiornamento della ricerca sulle cellule staminali
dott. Douglas Kerr - Johns Hopkins Hospital
Mi è stato chiesto di commentare lo stato della ricerca sulle cellule staminali
nelle malattie del motoneurone, specificamente nell'atrofia muscolare spinale.
Come molti sapranno, sono un neurologo del Johns Hopkins Hospital. Seguo pazienti
affetti da atrofia muscolare spinale e da altre malattie del motoneurone.
La mia ricerca si focalizza sui meccanismi di degenerazione dei motoneuroni e sulle
potenziali strategie per la loro rigenerazione. Circa due anni fa ho iniziato ad
occuparmi del potenziale ruolo delle cellule staminali nervose su modelli animali
con atrofia muscolare spinale.
Dunque a che punto siamo con questa potenziale strategia terapeutica? Fondamentalmente
si tratta di una terapia potenzialmente molto promettente e che ha avuto dei progressi
molto rapidi. Tuttavia non sappiamo ancora molto sulla sicurezza di questa terapia, per
cui siamo ancora molto lontani dalla sperimentazione clinica sull'uomo.
Abbiamo esaminato con cura l'uso di cellule staminali umane su modelli animali in cui
era stata indotta la patologia motoneuronale tramite virus. Abbiamo iniettato le cellule
nel fluido cerebrospinale e valutato il possibile recupero della funzione motoria in
questi animali, trovando che effettivamente vi è un certo beneficio, non completo ma
comunque parziale. Stiamo cercando ora di comprendere i meccanismi che sottostanno
a questo recupero funzionale: anche la più semplice nozione di come gli animali si
ristabiliscano è ancora molto difficile da comprendere. Se cioè le cellule staminali
rimpiazzino i motoneuroni danneggiati vicariandone la funzione, il che sfortunatamente è
cosa fattibile ma rara, o se, come pensiamo, il recupero funzionale sia dovuto
all'incremento della funzione dei motoneuroni residui, impediti alla degenerazione
grazie appunto alle cellule staminali.
Si tratta di una importante scoperta che potrebbe trovare applicazione nelle malattie
umane del motoneurone, quali SMA e ALS. In queste malattie i neuroni del midollo
spinale degenerano troppo presto, provocando un progressivo indebolimento. Se le cellule
staminali fossero usate per alterare le condizioni del midollo spinale,
aumentando la sopravvivenza e la funzione dei neuroni spinali, allora potenzialmente
potrebbero portare ad un significativo beneficio della funzione motoria.
Il punto cruciale ora è determinare come le cellule staminali ottengano quegli
effetti sul nostro modello animale e se lo stesso processo avvenga oppure no su
altri modelli animali di SMA. Lo stiamo appunto facendo con il modello animale del
dott. Arthur Burghes.
Inoltre sarà cruciale la determinazione di come possiamo migliorare efficacemente
la degenerazione dei motoneuroni spinali. Stiamo esaminando le cellule staminali
di varie provenienze, alcune delle quali con spiccata attitudine alla formazione
di neuroni; iniziamo a comprendere come stimolare queste cellule verso la
differenziazione in tessuto nervoso. Sta infatti diventando sempre più evidente
il fatto che l'esposizione delle cellule staminali a determinati fattori prima
dell'impianto alteri la loro definitiva differenziazione. Tuttavia, anche se
otteniamo la corretta differenziazione, dobbiamo meglio capire come facilitarne
l'indirizzamento nel muscolo. La formazione dei tessuti nervosi durante lo
sviluppo è un processo estremamente complicato ed è molto difficile pensare di
replicare attualmente questo processo in un animale adulto, anche se comunque
non è necessaria una replica completa, come nel normale sviluppo. Infatti siamo
in grado di funzionare anche con una quantità di neuroni significativamente minore
di quella che è normalmente presente nell'organismo. Anche se il processo di
differenziazione è inefficiente, vi sarebbe dunque un indirizzamento sufficiente ad
ottenere un recupero funzionale.
Questo è un campo estremamente interessante. La mia speranza è che diventi nel
futuro una strategia terapeutica ma dobbiamo essere sicuri che le cellule staminali
abbiano effettivamente un potenziale sufficiente al trattamento della malattia.
Cosa più importante ancora, dobbiamo essere sicuri di non recare danno ai pazienti.
Ogni giorno i miei studenti ed io vediamo foto di famiglie o di bambini dalle
conferenze FSMA e dunque ogni giorno l'importanza di questi studi è sempre più
evidente. Dobbiamo fare dei progressi e faremo tutto il possibile per ottenerli.
Primavera 2002
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