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CENNI STORICI SUL COMUNE DI ANTILLO

 

          Il territorio del Comune di Antillo si estende a sud-ovest da Messina, lungo la costa orientale della Sicilia a ridosso del litorale Jonico, per una superficie di Kmq. 43,400.

L’agglomerato urbano (453 metri s.l.m.), che dista da Messina 55 Km, è posto sul versante sinistro del Torrente Antillo a valle di uno scosceso monte in cima al quale si erge un imponente masso: "u casteddu". Il nome di Antillo etimologicamente deriva presumibilmente dalle due parole latine ante e illum cui viene attribuito il significato di "prima di quelli" o se si vuole, "prima degli altri" e questa spiegazione consente di accreditare maggiormente la convinzione che, nella valle d’Agrò, il popolo di Antillo sia esistito prima, appunto, degli altri. Le due parole successivamentevolgarizzate e riunite divennero Antilli e con questo nome questo centro dal IX secolo p.C.n. in poi si incontra in documenti storici. Tuttavia, sempre al riguardo dell’etimologia del nome Antillo, non può nemmeno escludersi che possa trattarsi di una denominazione di origine greca che vuol dire "primo fiore", probabilmente per la bellezza delle campagne e la varietà dei fiori che ancor oggi nascono nelle sue valli.

Per risalire alle origini di Antillo, purtroppo, solo plausibili ipotesi e nulla più si possono avanzare in quanto relativamente poco è pervenuto ai nostri giorni sia come documentazione storica che come testimonianza architettonica di antiche vestigia.Tra le varie versioni sulle origini di Antillo due, comunque, sembrano le più degne di considerazione. Nella prima, sostenuta da Martino Smiroldo nel suo libro "Antillo e il suo favoloso altopiano", si ipotizza che tra il X e il IV secolo a.C.n., cioè durante la dominazione fenicia, nella valle d’Agrò sarebbero esistiti almeno due insediamenti fenici distinti e ben lontani l’uno dall’altro. Sul mare sorgeva Phoenicon con il porto nella baia di Capo S: Alessio e la cittadella nell’attuale Forza d’Agrò. Nell’entroterra sorgeva la cittadella di Phoinix che nel dialetto siculo divenne Peniz o Piniz e con i successivi cambiamenti linguistici Pinazzo contrada che attualmente ricade proprio nel territorio del Comune di Antillo. Gli abitanti di Phoinix costituirebbero pertanto gli aborigeni di Antillo. Nella seconda versione si ipotizza invece che, ancora alcuni decenni a.C.n., sarebbe esistito nei pressi della baia di Capo S: Alessio, un insediamento fenicio, il solo in tutta la Val d’Agrò, che indifferentemente veniva chiamato Phoinix o Phoenicon mentre nessun villaggio fenico sarebbe sorto nell’entroterra dell’Agrò. Verso il 200 p.C.n. Phoinix o Phoenicon, non si sa ad opera di chi, venne distrutta ed i superstiti cercarono scampo sui monti. Un distaccamento (questo è certo) si accampò sul colle di Savoca. Si può allora presumere che un altro distaccamento, per precauzione, si addentrò ancora e si fermò nei boschi dell’attuale territorio di Antillo dedicandosi alla caccia ed alla pastorizia. La fondazione di Antillo potrebbe dunque risalire intorno al 200p.C.n. Certo è, comunque, che un insediamento umano nell’attuale territorio di Antillo era già presente in epoca romana e bizantina: reperti rinvenuti recentemente avvalorano questa tesi.   Nei primi decenni del IX secolo p.C.n. gli Arabi iniziarono la penetrazione in Sicilia scacciando i Bizantini. Padre Basilio nel suo "Savoca Capoluogo" scrive che gli Arabi si spinsero fino al colle di Savoca trovandolo popolato come tutti gli altri casali (Casalvecchio, Antillo, Misserio, Locadi, Palmolio). Sul finire dell’XI secolo, dopo un’aspra lotta contro gli Arabi, furono i Normanni a conquistare la Sicilia. Nel 1130 Ruggero II, ritenuto il più grande re normanno di Sicilia, concesse a Luca, abate basiliano successivamente santificato, il titolo di Archimandrita di S. Salvatore in Messina e gli assegnò, fra l’altro, la cittadina di Savoca col titolo di Barone e tutti i casali circostanti: Casale Vetus, Casale Tuguriorum (vulgo Pagliare), Locades, Misserio, Antilli......... Quattro anni più tardi, cioè nel 1134 come attesta un vecchio documento riportato da Padre Basilio ancora nel suo studio "Savoca Capoluogo", Antillo contava appena 496 abitanti. Verso la metà del XIV secolo, cioè sotto gli aragonesi i territori del versante destro dell’Agrò trovarono nuovi padroni; gli altri casali del versante sinistro (e fra questi il vicum Antillo) invece rimasero proprietà dell’Archimandritato di Messina e quindi territorio della baronia savocese. Nel 1468 il Pontefice Innocenzo VIII erigeva Savoca a capoluogo di una minuscola diocesi che abbracciava anche Antillo. Forti della loro autorità gli abati baroni pretendevano dai casali il debitum servitium consistente in oneri personali e prestazioni reali (ad es. cessione di 24 diete di qualsivoglia seminativo e di qualsivoglia mietitura) e fino al 1813, anno in cui a Savoca venne abolito il feudalesimo, le genti antillesi dovettero subire angherie e prepotenze di ogni sorta. Nel 1820, in Antillo, la Chiesa "Sacra alla Vergine" venne elevata a Parrocchia dopo accaniti scontri anche fisici, con i savocesi; nello stesso anno fu istituita ufficialmente la prima delegazione municipale. Ormai i tempi erano maturi perché Antillo si liberasse pure dal dominio temporale di Savoca che dal 1816, in seguito all’abolizione del feudalesimo, con la nuova riordinanza, era divenuta capoluogo di circondario. Finalmente, dopo reiterate istanze, il 17 febbraio 1845, le rivendicazioni degli antillesi furono accolti: con Real Decreto emanato da Federico II di Borbone, re delle Due Sicilie, il villaggio di Antillo che all’epoca contava soltanto 512 abitanti, venne elevato a Comune. La popolazione antillese dunque non crebbe addirittura per più di 700 anni (nel 1134 ammontava a 496 unità): ciò chiarisce lo stato di miseria e di privazione in cui vissero gli antillesi durante il dominio dei baroni savocesi. Nel 1875 Antillo ebbe anche un territorio proprio i cui confini, sostanzialmente, sono rimasti immutati fino ad oggi. Sotto la baronia di Savoca - come è stato già detto - per gli antillesi erano stati tempi duri. Antillo non aveva una scuola non un Ufficio Postale, non una strada. Pertanto, una volta ottenuta l’autonomia, Antillo molte battaglie dovette sostenere per divenire il paese civile qual è oggi. In particolare degna di menzione è un'opera voluta fortemente dall’attuale parroco di Antillo e realizzata in questi ultimi anni: "Il Giardino di Redenzione". Si tratta di una vera oasi di pace e serenità, immersa nel verde delle colline antillesi dove specialmente malati ed handicappati che ivi giungono da ogni parte della Sicilia, possono trovare un momento di conforto e di sollievo dalle loro sofferenze. Grazie a tale benefica opera Antillo è, oggi, un paese conosciuto in molte parti della nostra isola.