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EVOLUZIONE DEL MOVIMENTO DEMOGRAFICO ANTILLESE

 

         La Comunità Antillese ha subìto nel tempo un forte decremento demografico. La motivazione di tale fenomeno è da riscontrare principalmente “nell’esodo” migratorio che ebbe inizio alla fine del secolo scorso per protrarsi fino ai nostri giorni. Certamente questo processo involutivo ha caratteristiche diverse nei tempi, mentre invece le finalità e gli obiettivi sono rimasti tali in tutto questo lasso di tempo e cioè, miglior tenore di vita, sviluppo sociale ed economico, certezze per il futuro. Le fasi più salienti dei flussi migratori si sono verificate in più periodi:

-1900-1914 / 1920-1940 (Emigrazioni transoceaniche / Stati Uniti ed Argentina );

-1945-1960 (Ulteriori emigrazioni per gli Stati Uniti ed inoltre per il Venezuela, Australia, Canadà );

-1960-1985 (Emigrazione interna: Torino, Milano, Roma ed in diversi Stati Europei: Germania, Belgio, Svizzera );

-1985-1999 (Sporadiche emigrazioni in Paesi Europei e consistenti spostamenti interprovinciali-verso le località della riviera ).

    Pertanto, le caratteristiche migratorie hanno manifestazioni diverse nel tempo. Infatti, il grave stato di povertà in cui versava gran parte della popolazione Antillese all’inizio del secolo, e ciò per mancanza di lavoro e per lo sfruttamento delle masse operaie ad opera dei padroni latifondisti, rappresentava la caratteristica primaria che ha dato impulso ed impeto alle forze-lavoro più giovani di abbandonare la terra natìa per intraprendere la via verso nuove frontiere (Stati Uniti ) per attingere, presso quelle realtà più ricche, vantaggi economici, in cambio di un durissimo lavoro manuale nelle miniere, nei campi, nelle industrie.

    La posizione economica e sociale di oggi consente, invece, di optare per una o altra attività lavorativa da iniziare ed eventualmente rifiutare qualora risulti pericolosa o dequalificante. Le ripercussioni economiche negative che esistevano in Italia alla fine del primo e del secondo conflitto mondiale, hanno spinto nuovamente le masse lavorative ad emigrare. Molti antillesi dovettero, quindi, seguire la via dei loro predecessori (Stati Uniti ed altre frontiere oltre oceano). Sicuramente questi nuovi esodi si rivelarono meno traumatici dei precedenti. Ciò per l’esperienza maturata dai primi emigranti e più concretamente perchè quest’ultimi, essendo già insediati nella vita sociale e produttiva di quelle realtà straniere, erano in grado di fornire consigli ed assistenza ai nuovi arrivati.

    L’emigrazione del periodo 1960-1985 si svolge in due direttrici:

-quella interna- verso le regioni del Nord: Piemonte, Lombardia, Liguria;

-quella esterna- verso i Paesi della Comunità Europea: Germania, Belgio, Svizzera.

    Come si può osservare, sono completamente mutate le destinazioni e contestualmente si allarga la sfera degli individui che decidono di emigrare. Troviamo infatti non solo il contadino ed il bracciante, ma anche l’artigiano, lo studente, l’operaio qualificato ed in più le ragazze, le quali fervono di aprirsi al mondo in piena autonomia.

    In questo contesto, anche il genere di lavoro è cambiato. L’industria raccoglie un numero enorme di persone, mentre i lavori agricoli che dapprima richiedevano manodopera in quantità, limitano l’impiego a modeste unità, essendo prevalente la meccanizzazione. Il lavoro si presenta, quindi, più accettabile alle nuove generazioni. Altresì molti emigranti intraprendono attività in proprio in diversi campi: gastronomico, commerciale, artigianale nonchè nella pubblica amministrazione e nei servizi. Quest’ultimo periodo racchiude la fase più consistente e più classica dell’emigrazione.

    L’ultimo periodo 1985-1999 cambia radicalmente la caratteristica migratoria. Cessa completamente l’emigrazione oltreoceano, è sporadica quella verso i Paesi Europei, è ridimensionata quella interna, si presenta invece più significativa quella verso la riviera. In questo contesto, l’emigrazione rientra come evento favorevole alla volontà dei soggetti interessati. Si preferisce infatti lasciare il paese montano per andare verso la riviera in quanto gli sviluppi sociali ed economici si palesano più rispondenti alle aspettative ed ai bisogni della popolazione.

    Si conclude così un secolo di episodi migratori. Il risultato, sicuramente negativo per il paese di Antillo, risulta invece positivo per tutti i laboriosi “Antillesi emigrati”, in quanto, attraverso la loro opera manuale o intellettiva, si sono affermati in tutti i campi della vita sociale, dando così esempio di intraprendenza, spirito di sacrificio, capacità organizzativa.

    Riportiamo qui di seguito una tabella che riporta il movimento migratorio di Antillo dal 1934 al 1999.

                                                  

                                                   movimento migratorio

Periodo di riferimento

Immigrazioni

Emigrazioni

1934-1940

 264

 360

1941-1950

 341

 429

1951-1960

 308

 595

1961-1970

 424

 857

1971-1980

 407

 608

1981-1990

 297

 445

1991-1999

 146

 220


Totali

 

2187

 

3514