Vittorio Silvestri
o delle ipotesi di paesaggio.
Marcello Palminteri
Nel solco dell'allusione, o meglio, dell'intenzionale richiamo,
Vittorio Silvestri rintraccia il proprio indirizzo nelle possibilità
sempre nuove e moderne della pittura, cioè riflettendo
sulle proprie capacità di applicazione e di reinvenzione
della pittura stessa e sul senso del fare arte. Sicché
Silvestri trasgredisce emotivamente i termini della rappresentazione,
coagulando nelle sue opere, assieme ad un opulento natuta1ismo,
una nascente occasione astratteggiante, dettata da1l' esigenza
di una scomposizione spaziale in cui l'artista verifica la distribuzione
del colore nel ca1colo di una precisa rispondenza tra i tagli
orizzonta1i, vertica1i e diagona1i che riva1utano l'assunto figura1e.
In questo contesto costruttivo si specifica il segno, incisivo
e tagliente, un segno che accenna più che descrivere e
che attesta la vocazione di Silvestri alla dilatazione del gesto
e de1la penne1lata, avvertendo, se mai ce ne fosse bisogno, della
rapidità intuitiva con la qua1e sono delineati spazi e
forme.
Così l'artista perviene a1la formulazione de1le sue ipotesi
di paesaggio esprimendo l'insopprimibile desiderio di cogliere
la vera essenza delle cose: non imitando la rea1tà, ma
trasfigurandola. Facendo effettualmente pittura.
Testimonianze critiche.
Pino Giacopelli.
Silvestri, con le sue immagini (rivelatrici di una strenua
esperienza grafica), muove quell'anelito di libertà che,
insopprimibile nell'uomo, è vissuto ne1l'artista senza
retorica, e con accenti di credibilità ta1e che non possono
lasciare insensibili neppure i meno provveduti. (...)
Franco Grasso.
Vittorio Silvestri condensa le esperienze fondamenta1i de1la
più recente pittura di avanguardia, attraverso le qua1i
e pervenuto ad un linguaggio decisamente caratterizzato dove
preva1e il segno-colore, in immagini spesso collocate in scomparti
geometricamente ritmanti gli spazi. ()
Giuseppe Servello.
In termini di chiarezza e fuori da oscuri sofismi, Silvestri
riprende temi che ne1la struttura formale esterna si ricollega
a1le vetrate de1le cattedrali gotiche (i riquadri qui diventano
sbarre carcerarie) e li attua1izza su1la base de1le cocenti rea1ta.
La sua e una dissezione instancabile, visiva e concettua1e, che
si innesta a1 realismo e da1l'a1tro lato accumula materia1i simbolici.
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