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PICASSO

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Da un articolo pubblicato sul periodico L'avvenire dell'Isola N°21 novembre 71  

 

 S'è fatto un gran parlare, in questi giorni, dei 90 anni di Picasso. Le iniziative artistico-culturali si sono moltiplicate in tutto il mondo in occasione di questa importante ricorrenza. Mostre personali, rassegne di opere appartenenti a vari periodi dell'attività artistica di Picasso, raccolte a carattere antologico ordinate sapientemente, saggi critici pubblicati recentemente, manifestazioni e conferenze, hanno caratterizzato l'enorme interesse del mondo culturale ed artistico per l'opera, veramente notevole, di quest'uomo. Importantissimi musei come il Louvre hanno sentito la necessita di porre in giusto risalto il valore dell'opera di Picasso, allestendo nelle proprie sale una esposizione di opere del Maestro.
Collezioni private sono state aperte al pubblico in onore del novantesimo compleanno dell'Artista. Una iniziativa di notevole interesse s'e avuta anche a Palermo dove, alla galleria d'arte La Tavolozza di Via Catania 1-B. una interessantissima raccolta di incisioni si trova ordinata fin dal 30 ottobre scorso. Si tratta di 41 opere di grafica, di notevole valore, appartenenti alla serie di incisioni erotiche di recente realizzazione e cosa più interessante appartenenti tutte ad una serie di una tiratura limitata a soli 50 esemplari, tutti Con firma autografa. Cosa questa, che dovrebbe interessare quanti amano trastullarsi con acquisti di opere grafiche dichiarate: terza tiratura di 250 esemplari firmati sulla lastra. La chiave della spiegazione di questo crescere e moltiplicarsi di iniziative ed attività varie è da ricercarsi in ciò che Picasso ha rappresentato e rappresenta nell'arte e nella cultura del nostro secolo.
Bisogna andare indietro nel tempo, molto indietro. Affondare le radici dell'indagine nella più remota attività del Pittore; attingere copiosamente ad essa a ripercorrere passo passo, tutta la strada percorsa da Picasso.
Cercare di comprenderne i problemi, le ansie, le preoccupazioni; capire la profondità delle crisi dell'Artista. Le sue aspirazioni: cercare di intuire le dimensioni del suo travaglio creativo. Ed ancora; seguirlo nel suo incessante lavoro, viverne la desolazione delle immancabili disillusioni subite, afferrare il senso e la portata delle innumerevoli lotte affrontate, delle battaglie combattute. Vinte o no.
Solo e soltanto allora potrà apparirci più chiara l'esatta dimensione del Picasso artista. Bisogna, in altre parole, guardare all'uomo con occhi umani.
Alla luce dl quanto già detto, appare inadeguata questa sede per una trattazione critica dell'opera creativa del Maestro.
Peccheremmo di presunzione certamente. Non bisogna dimenticare la mole, di dimensioni veramente colossali, di bibliografie, documentazioni ecc. venutasi ad accumulare da molti anni ad oggi ad opera di insigni studiosi e critici, la cui competenza e preparazione in materia non possono, in alcun modo, essere poste in discussione, Migliaia dl scritti, pubblicazioni e documenti lo attestano. Basterà ricordare questo: Picasso ha partecipato a tutti i movimenti artistico-culturali più importanti verificatisi fin dagli inizi del secolo, divenendone egli stesso punto e spazio. All'interno di questi due postulati, le dimensioni fisiche in cui si sono mosse schiere di artisti ed uomini di cultura, molti dei quali di notevole talento.
Ancora oggi non sono pochi coloro che attingono a piene mani, irriguardosamente, avidamente e senza scrupolo, alla vena creativa di Picasso Vena che, malgrado l'età del Maestro, irrompe incontenibile, attraverso le opere che Picasso continua a dipingere incessantemente e con ritmo impressionante, con accanimento feroce, sovrumano, quasi fantastico.
Novantesimo compleanno. Una vita dedicata interamente all'arte. Somma di esperienze irripetibili. Privilegio di avere conosciuto uomini di tutto il mondo, di grande levatura e di eccelso pensiero. E' il successo; il trionfo, la gloria. La gloria dunque.
La critica più qualificata lo ha ufficialmente decretato, con la consapevolezza che la distingue. Sembra non ci sia altro da aggiungere, tutto è stato detto e invece no! E' un fruscio smorzato, quasi un sibilo, sottile, indistinto ma presente; che ci infastidisce e sembra acquistare sonorità sempre maggiore.
A nulla vale ignorarlo; e sempre lì resistente, insidioso, subdolo, continua e continuerà ad infastidirci. Se la critica ufficiale, dicevamo, ha osannato l'artista. da altri angoli s'e cercato di bollare l'uomo; si è tentato di metterne a nudo le debolezze della sua natura; si è cercato di farlo apparire un egoista, un despota, un tirchio. Vale a dire un uomo ingeneroso ed insensibile. E' il colmo!
Certo non e mancata tutta una fioritura di aneddoti, bonari s'intende, quasi affettuosi; quasi a volere ridare una dimensione umana al "fenomeno Picasso". Non e mancato chi si e affrettato a farci conoscere come I' Artista non ami separarsi da una sua vecchia ciabatta; da un rinsecchito mozzicone di sigaro: e che la sua casa e piena di cianfrusaglie e di cose inutili. Queste cose, vere o no, appartengono al pettegolezzo e quindi non possono interessare il mondo della cultura più di quanta non abbiano interessato le vite private di Cellini o Caravaggio.
Una vecchia ciabatta ed il mozzicone d'un sigaro, possono non rappresentare nulla per noi, ma potrebbero essere legate a ricordi ed emozioni come: L'investimento del misero guadagno del primo quadro venduto ed il ricordo affettuoso di una amicizia sincera e profonda nata oltre mezzo secolo fa. Sono cose queste, che chi non possiede sufficiente sensibilità, non comprenderà mai. Comunque, sono fatti che riguardano soltanto lui. Che Picasso, poi, faccia cospicue donazioni di sue opere a musei e pubbliche raccolte; che trovi il modo di firmare, più o meno segretamente, assegni non certo a suo favore, questo non ha importanza. Egli e uno che non vuole separarsi dalla sua vecchia ciabatta. Un tirchio dunque! Le sue opere hanno raggiunto quotazioni favolose; decine, centinaia di milioni.
Quanti possono permettersi di acquistare una sua opera? Pochi, pochissimi. E' geloso delle sue opere. Non è disposto a separarsene; non è disposto ad elargirne sufficientemente al consumismo culturale. E' un egoista! Come se il contributo culturale che un artista dà alla società sta nel valore commerciale delle sue opere e non nel loro contenuto. Cioè nell'opera stessa, a prescindere dal suo effettivo proprietario.
Ma e difficile comprendere tutto questo in un'epoca in cui i facili trionfalismi e gli effimeri successi sono la maschera migliore di una società decadente: una società in cui tutti inveiscono contro le nazioni ricche che non danno sufficienti aiuti ai paesi poveri; dove tutti contestano tutto, senza preoccuparsi minimamente, poi, - mentre se ne stanno al night club, in compagnia di una ninfetta in mini, a far girare fra le dita il sottile bicchiere di whiski pagato duemila lire - che i bambini del vicino di casa forse non hanno di che sfamarsi.
Picasso sa tutto questo; lo ha sempre saputo. Egli ha chiaramente intuito quanto falsi siano questi speculari riflessi della verità. Ecco perché se ne sta rintanato da tempo, accettando di vedere soltanto pochissimi amici. Ecco perché preferisce il colloquio con la natura ad ogni altra cosa e continua a lavorare incessantemente, quasi con rabbia. In un contesto sociale in cui è sufficiente firmare un documento qualsiasi, un manifesto qualunque per laurearsi intellettuale, egli sa che non può esservi posto per lui. II fatto che Picasso non vada a presenziare ai suoi festeggiamenti è ormai chiaro: Egli è voluto rimanere nella sua completa e conclusa dimensione di uomo.
Picasso può essere ritenuto sconcertante, geniale, ermetico, poliedrico; può essere accettato, criticato, contestato. Un fatto e certo: Non potrà mai essere ignorato. Egli è l'uomo. Libero e superiore ad ogni compromesso. E' un libro dal numero quasi illimitato di pagine. Un libro che va letto tutto. Parola per parola. Dalla prima all'ultima. Nessuno può arrogarsi il diritto di leggiucchiare qua e la; sbirciare di traverso l'appendice senza nemmeno darsi la pena di tagliare le pagine o ancora peggio, considerare l'ultimo capitolo di questa monumentale opera, un punto di partenza.