Torna alla Home Page         Torna a storia e arte di Urbania         Torna a libro Casteldurante-Urbania

 

Avvenimenti nei primordi di Casteldurante

I ruderi del distrutto Castel delle Ripe, trascinati giù a valle, si trovarono insufficienti alla fabbrica delle nuove abitazioni occorrenti a riparare l’intera popolazione, e fu allora che si trovò necessario l’abbattimento di altri tre castelli da Ripe dipendenti, e cioè quello di Proverzo, di Torre della Badia e di Castelvecchio (nella parrocchia di S. Andrea in Ocre) per servirsi di quei materiali in Casteldurante. Tale poi fu la fretta di fabbricare che si usarono perfino laterizi non cotti, come viene accertato dai muratori anche della nostra età ai quali, nella demolizione di qualche casa pericolante, succede più volte d’imbattersi in muri interni fatti di mattoni crudi. La nuova Terra eretta ex deliberatione, auctoritate, licentia, favore atque mandato di Mons. Durante per i patti conclusi con l’Abbate Oddone sembrava libera in ogni suo diritto avendo l’Abbate fatta cessione piena e senza riserve del terreno ove doveva sorgere, ma in effetto non fu così. - Forse l’Abbate venne tacciato di abuso di potere, ovvero egli stesso si pentì di aver tolta ogni libertà al proprio Monastero senza compenso alcuno, fatto è che insorsero divergenze tra la Comunità durantina e il Cenobio, divergenze che si tentò di appianare nel 1284 per rogito Iacopini. A questo fine l’Abbate nominò Sindaco e suo procuratore il monaco Ugolino, e i durantini ebbero per arbitri i due Brancaleoni: Monaldo di Oddone e Brancaleone di Armanno "per dare e concedere con diritto enfiteutico dal detto Abbate e Capitolo al Sindaco della Comunità di Casteldurante e alle singole sue persone tanto terreno di detto Monastero e intorno al detto Monastero, dove si è cominciato a fabbricare detto Castello che basti per l’ordinazione e costruzione del detto Castello e per la sua difesa, pel prezzo e pensione che i detti arbitri stabiliranno dover dare al Monastero dalla Comunità e singole persone." Codesta adunanza, a quanto pare, non raggiunse il bramato accordo affacciando i monaci forse esorbitanti diritti di canoni e di livelli. I durantini fecero allora ricorso a Mons. Durante, e, finchè egli visse, nessuna parte ardì muovere altre questioni. Passati 24 anni, morti gli Abbati Oddone ed Upezino, il Monastero era restato coi soli monaci Ugo e Giacomo e senza Superiore. Furono essi che risuscitarono la controversia sui diritti monastici contro la Comunità Durantina per il terreno occupato. Nel 1308 i due monaci elessero loro sindaco e procuratore Ranuccio arciprete di S. Alessandro e i due Brancaleoni, mentre il Consiglio di Durante, adunatosi sotto la presidenza del giudice Pellegrino Bartoli di Castello, nominarono loro rappresentante il concittadino Aregarduccio Ugolini. Si venne finalmente ad una definitiva conclusione, e cioè: Che il Monastero cessasse da ogni pretesa di diritto o pensione sul suolo occupato dal nuovo Castello, ricevendo a compenso e tacitazione dalla Comunità un vasto podere in vocabolo - la Pozza - situato nelle parrocchie di S. Maria del Borgo e di S. Apollinare di Montecave lunghesso il Metauro; il qual predio il Comune durantino aveva comprato dal nobil Uomo Monaldo di Oddone Brancaleone, nonché il terreno in voc. Castellaro ove già era edificato Castel delle Ripe. Questi terreni vennero dati al Monastero per cambio, transazione, permuta e concordia del suolo occupato come sopra. I monaci accettano il cambio pel Monastero trovandolo molto vantaggioso, eccedendo di un terzo e più il valore del terreno dato alla Comunità, riservandosi essi ogni diritto di proprietà sull’Isola del Cerreto lungo il fiume Metauro con l’aquimolo e molino e rispettivi fabbricati, nonché il diritto di pedaggio dovuto sempre al Monastero. L’atto legale fu rogato in claustro monasteri dai quattro notari Federico Spini, Alberto Giacobini, Nicola Parisi e Francesco Raineri. Il 19 aprile dell’anno seguente l’accordo di sopra accennato venne ratificato subito dopo la sua elezione dal nuovo Abbate Florido e dal suo Capitolo.