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Biblioteca Comunale

La Biblioteca, formatasi con Federico di Montefeltro, fu ampliata soprattutto ai tempi di Francesco Maria II della Rovere, VI e ultimo duca d’Urbino, dedito a studi umanistici. Nel 1607 Francesco Maria II fece costruire un ambiente molto grande (oggi distrutto) su disegno di Pietro Vanni, che diresse Gabriele Mambrini, Stefano Cicolini, Donnino Bartolini, per utilizzarlo come libreria nelle immediate vicinanze del Palazzo Ducale, a cui si univa attraverso un corridoio a loggia ideato da Torquato Brancaleoni. I libri, prima dei numerosi acquisti, erano infatti conservati al Parco (cfr. scheda). Da documenti d’archivio si risale alla data esatta della costruzione della Biblioteca «A’ 28 nov. 1607. Si pose la prima pietra nei fondamenti della libreria di Casteldurante. A’ 5 giugno 1609 cominciarono a venire i miei libri». La sala accoglieva Otto librerie, divise secondo il costume del tempo, che ancora riprendeva l’antico schema delle arti liberali ed a soggetto:

«I - Biblia cum glossis. Commentaria et considerationes variae in biblia. In Pentatheucum et in alios historicos libros veteris testamenti. In psalmos. In prophetas et Salomonem. II - D. Thomas opera et interpretes. Vitae et encomia Jesu Christi; B. Mariae et Sanctorum. Reliquae vitae Sanctorum. Concilia et historiae ecclesiasticae. Conciones de adventu et de quadragesima. III - Conciones de tempore, de sanctis et variae. Variae conciones, Indices et Dictionaria Theologiae. Commentaria in Magistrum Sententiarum. In eundem Magistrum. Variae Theologarum Summae. IV - Plato, Platonici, Aristoteles et greci ejus interpretes. Aristotelici arabes et latini et aliarum sectarum philosophi. In Aristotelis Organum et aliorum logicae. In Physicam, in libros de Coelo, de generatione et meteororum. In libros de anima, de animalibus et metaphysicam. V - Historiae universales. Europae, Africae, Asiae, Americae, Gothiae et Angliae. Hispaniae et Galliae. Germaniae, Dalmatiae, Pannoniae et Romanorum. Historiae Romanorum. VI - Poemata elegiaca, satyrica, naturalia, moralia, varia. Heroica, tragica, comica, pastorica, maritima. Orationes et Epistolae diversorum. Cicero et interpretes. Ephemerides historici, spectacula, ludicra, Apparatus sacri, profani et lugubres. VII - Poemata varia. Hieroglyphica, emblemata, symbola et lectiones variae. Varium linguarum grammaticae. Dictionaria et etimologiarum libri. VIII - Jus civile. De re militari, architectura et mecha

Trovano, quindi, posto negli scaffali dagli scritti biblici, ai testi filosofici fino alla storia universale, ai geroglifici, agli emblemi: a testimonianza, non solo della cultura del principe, ma anche dell’ ‘arbor scientiae’ della cultura coeva. La biblioteca era ricca tra l’altro di opere in lingua spagnola che il duca conosceva per il suo soggiorno alla corte di Filippo II. Francesco Maria II legò il 17 aprile 1627 e con il testamento del 30 gennaio 1628 la sua libreria a ‘stampa’ ai chierici del SS. Crocifisso che aveva voluto lui stesso nella città, affinché questi tenessero «pubblica e gratuita scuola a beneficio della gioventù studiosa» con l’obbligo di aprire la biblioteca almeno tre ore al giorno. Lasciò invece le pergamene, i disegni ed i codici alla Congregazione della Grotta di Urbino che li portarono nell’antica biblioteca. I chierici del Crocifisso, che avevano il convento extra muros, chiesero, dopo la morte del duca, di trasferirsi ad Urbania, per poter assolvere agli obblighi testamentari, ma non fu loro concesso. Nel 1640 il pontefice Alessandro VI aveva già in animo di trasferire la biblioteca a Roma, cosa che avvenne per i manoscritti urbinati nel 1657 e per Urbania nel 1667. Mons. Buratti, giunto ad Urbania il 18 gennaio per ordine del papa, spedì a Roma 13040 libri in 142 cassette per arricchire l’Alessandrina, lasciando solo 500 volumi di teologia e filosofia. Ai chierici fu concesso dal papa il privilegio perpetuo di una cattedra di filosofia nell’Università di Roma, poi riconfermato da Clemente XI. Il fondo librario fu poi ampliato dal lascito di Mons. Onorati, comprendente 300 volumi e da quello del Conte Bernardino Ubaldini, che oltre la sua biblioteca legò al comune 300 scudi.Alla biblioteca accudirono poi, non senza diverbi, il comune ed i chierici, soppressi come altri ordini nel 1807 da Napoleone. Attualmente la biblioteca conta circa 34.000 volumi di cui si devono segnalare 51 incunaboli, 1325 cinquecentine, tra le quali alcune edizioni di Aldo Manunzio, del Giunti, del Grifo, del Sessa e del Petrucci, e 371 mss. di cui ricordiamo quelli riguardanti la storia del ducato roveresco (comunicazione di don C. Leonardi). Nella biblioteca si conservano anche 183 pergamene, autografi ecc. Inoltre, due globi del Mercatore: la sfera terrestre costruita nel 1541 e dedicata a Nicola Perrenot signore di Granvelle, cancelliere di Carlo V; e la celeste terminata nel 1551 e dedicata a Giorgio d’Austria, principe e Vescovo di Lueg; vi è conservato inoltre un piccolo globo del Mongenet. Trovano qui la loro collocazione numerose incisioni di artisti fiamminghi, e disegni di pittori italiani, tra cui il Barocco.