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Chiesa di San Francesco

La chiesa di San Francesco sorge proprio di fronte alla casa natale di Filippo Ugolini e a fianco a quella di Sebastiano Macci, umanista della corte ducale (1558); l’entrata è preceduta da un portico sotto il quale sulla sinistra vi è murato un portale gotico in pietra rosa, caratterizzato da guglie con motivi vegetali, già attribuito al giovane Lorenzo Ghiberti, in realtà realizzato in epoca precedente al soggiorno alla corte di Pesaro

Vergine assunta in cielo

Domenico Peruzzini, Vergine Assunta in cielo

 

 del fiorentino risalente al 1400. Sul lato destro si erge il campanile romanico della fine del sec.XIV. La chiesa fu eretta nel 1215, insieme al Convento dei frati francescani, ed è la più antica di Casteldurante, dopo l’Abbazia di S. Cristoforo. Verso il 1550 i frati vollero rinnovare la loro chiesa colma di cappelle costruite in diverse epoche. Per scarsità di mezzi e denaro ci vollero otto anni per terminare i lavori di "ammodernamento". Dei quattordici altari presenti allora, oggi ne rimangono sette. Solo due secoli dopo, nel 1756, vennero intrapresi i nuovi lavori che resero l’antica chiesa un interessante esempio di architettura barocca nelle Marche. Verso la fine dell’800, quando  il pavimento fu rifatto  nuovo a laterizi, apparvero le fondamenta di un muro abbastanza grosso (il muro divisorio della navata destra); da ciò si deduce che la chiesa

Adorazione dei Magi

Giustino Episcopi, Adorazione dei Magi

     doveva essere più larga dell’attuale di almeno un terzo. Papa Pio VII, nel 1805, soppresse, insieme a quello dei Chierici Regolari, il Convento di S. Francesco e l’assegnò alla Cattedrale della cittadina per uso canonica. Durante la ristrutturazione di fine Cinquecento del Convento anche Giorgio Picchi prese parte ai lavori affrescando il chiostro nuovo. Purtroppo oggi dopo tanti cambiamenti subiti dalla struttura, non rimangono che poche tracce; sono ancora leggibili comunque alcune lunette con episodi della vita di San Francesco, tra cui le scene delle Tentazioni, dell’incontro con San Domenico, dell’Adorazione di Gesù Bambino, del Santo al cospetto del Sultano, e della Vestizione di Santa Chiara nella cui lunetta è ritratto sulla sinistra il frate guardiano del convento, Lorenzo Amatori, anch’esso pittore, che commissiono il ciclo di affreschi al Picchi, suo parente. L’interno della chiesa fu modificato in varie  epoche fino a quando,

Lunetta con Vestizione di Santa Chiara

Giorgio Picchi, Lunetta con Vestizione di S.Chiara

 

verso la metà del sec.XVIII, appunto, fu quasi interamente rifatta. Ridotta ad un’unica navata rettangolare con angoli smussati, con transetto e cappelle laterali, troviamo al primo altare destro, appartenente alla famiglia Tiranni, l’Assunzione della Vergine, tela di Domenico Peruzzini. Il pittore illustra la scena secondo l'iconografia tradizionale: la Vergine sale in cielo in un "bagno" di luce, lasciando il sepolcro pieno di rose e gli apostoli in ammirazione. Dietro all’altare maggiore in ricca cornice con ornato ad intaglio, fatto a spese di D. Guido Macci, è la Madonna in gloria e Santi, tela di Giorgio Picchi (1582). Fu la prima opera realizzata dopo il suo soggiorno romano; la Madonna vincitrice sul drago è accolta in cielo da angeli festanti, mentre in basso lo spazio è diviso a metà dall’asse centrale della figura della Vergine: sul lato destro sono ritratti re Davide e Santa Chiara, sul lato sinistro i Santi Francesco e Agostino. A destra dell’altare in una piccola cappella è presente la riproduzione (proveniente  dal celebre santuario polacco di Cestochowa) di un affresco della fine del sec. XV della Madonna col Bambino in trono.  Sull’altare del braccio sinistro del transetto, detto del Crocifisso

e appartenente alla Confraternita di San Giovanni, è posta la tavola dei Magi dipinta da Giustino Episcopi dove si possono notare diverse affinità con le opere di Raffaellino del Colle, che il pittore aveva avuto modo di ammirare nella chiesa del Corpus Domini; probabilmente doveva anche esserci una grande effigie del Crocifisso. Sull’altare della Passione (secondo

Immacolata

"Immacolata", G.Picchi (Foto Archivio Soprintendenza Urbino)

 

Adorazione dei pastori

Giorgio Picchi, Adorazione dei pastori

 

  altare sinistro) si trova la tavola della Crocifissione, opera di Agostino Apolloni, che vi ritrasse in basso tutta la sua famiglia; per testamento dello stesso Apolloni, che qui lasciò il suo sepolcro, la cappella appartenne al Monte di Pietà. Al primo altare sinistro è la tela di Giorgio Picchi (1586) raffigurante il Presepe. Le sagrestie (a sin.) sono ricche di oggetti, arredi lignei e tele. Proprio di fronte alla chiesa si può ammirare quel che resta dell’antica chiesa di San Giovanni Evangelista; il portale e la sagrestia.