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Chiesa di S.Caterina

 

Imboccando via Filippo Ugolini si incontra sulla sinistra la chiesa di Santa Caterina, la cui facciata presenta un portale in pietra arenaria grigia con due colonne sovrastate da un cornicione con triglifi coronati da un timpano. L’Oratorio, intitolato alla Santa protettrice della cultura in genere, ospitava già nel XIV sec. la Confraternita degli Artisti durantini i cui scopi sociali prevedevano, accanto all’esplicazione del culto e della carità cristiana, una vivace attività artistica, come quella di costruire chiese, affrescarle e decorarle; inoltre vi si esibivano i giovani allievi della scuola di canto e i confratelli provvedevano all’educazione dei "pueri cantores". L’abilità artistica degli ascritti fece addirittura sospettare della loro onestà, soprattutto quando nel Ducato di Urbino circolava moneta falsa che solo artisti esperti potevano coniare non in una zecca riconosciuta, come testimonia una grossa causa per falsificazione di monete che nel 1530 coinvolse laici e sacerdoti della Confraternita. Caratteristica della Compagnia, come espletamento della pratica della carità, era l’offerta annuale di cento scudi ad una zitella per maritarsi o monacarsi: nella solennità di Santa Caterina, durante la "messa grande", il celebrante consegnava alla giovane prescelta una "borscia", simbolo della concessione della dote, che la ragazza, accompagnata da due matrone, portava in processione lungo le strade di Casteldurante. Nel 1590 la Compagnia venne aggregata all’Ordine della SS.ma Trinità Redemptoris Captivorum, orientandosi a questa nuova missione, affievolitasi coi secoli, ma ancora presente nei confratelli vestiti di sacco bianco e rocchetto rosso sovrastato dalla ruota, simbolo del martirio della Santa. Il piccolo 

Santa Caterina davanti all'imperatore

Scuola Durantina, Santa Caterina davanti all'imperatore

 edificio, in origine affrescato e ampliato nel 1519 con l’ acquisto di un vano adiacente alla chiesa di proprietà del pittore Giorgio Picchi senior, fu completamente ricostruito, a partire dal 1522, da Taddeo Zandrini (fratello di Guido, architetto della torre Accoramboni di Fossombrone), il quale protrasse i lavori fino alla fine del secolo. In questi anni molti testamenti prevedono lasciti a favore della "fabrica" di Santa Caterina e gli stemmi in stucco presenti nell’Oratorio di alcune famiglie iscritte alla Confraternita, tra le quali alcune delle più nobili, attestano ancora oggi che la chiesa deve soprattutto a loro la sua bellezza artistica. La chiesa, ad aula unica, si caratterizza come pregevole esempio di interno barocco, riccamente decorato a stucco e ornato con dipinti, opere di pittori, plasticatori e decoratori durantini, tra cui primeggiano gli stuccatori Ottaviano e Lucio Dolci, Agostino Apolloni e Tommaso Amantini. L’interno è scandito da semicolonne corinzie scannellate che suddividono le due pareti laterali, al centro delle quali sono collocati, simmetricamente, due altari lignei, mentre nei restanti spazi vi sono quattro nicchie che ospitano statue seicentesche dei Profeti Mosè, Isaia, David e Geremia.  La statua raffigurante il Profeta David, a destra dell’ingresso, è opera di Tommaso Amantini che trattò lo stesso soggetto nella Cappella della Sacra Spina nella chiesa di S. Croce di Urbino, entrambe caratterizzate da una grande facilità e padronanza di modellato.  Il Mosè posto di  fronte, attribuito in passato allo stuccatore Raffaele Raffaelli, viene ormai considerato dalla critica opera certa di Tommaso Amantini, al quale sono da accostare anche le statue dei Profeti Isaia e Geremia,  collocate ai lati dell’abside, già ritenute di

 Lucio Dolci. Lucio Dolci. Ad Ottaviano e Lucio Dolci, oltreché a suo nipote Agostino Apolloni, si devono invece i bassorilievi in stucco dell’altare maggiore, mentre studi recenti hanno evidenziato che la decorazione del soffitto, tradizionalmente assegnata a tali artisti, presenta nelle figure una pienezza ormai seicentesca.  La volta a botte, definita con il sistema delle quadrature, presenta oltre a motivi decorativi, anche sei ovali con figure allegoriche di Virtù (Giustizia, Fortezza, Temperanza, Speranza, Carità, Prudenza) che racchiudono e si intersecano armonicamente con i dipinti ai lati e lungo l’asse centrale con scene della vita di Santa Caterina d’Alessandria. I tre affreschi

Stemma in stucco

Stemma in stucco

  della volta, di Agostino Apolloni e dell’Episcopi , rappresentano: S.Caterina alla presenza dell’imperatore, la Visita dell’imperatrice accompagnata da Porfirio in carcere e la Gloria di S.Caterina. Nelle pareti laterali altre sei scene a tempera, riferibili anche queste ad Agostino Apolloni, completano la narrazione della vita della Santa rappresentando il Battesimo nel deserto impartita dall’eremita, lo Sposalizio mistico, il Martirio dei monaci bruciati e miracolati, il Culto pagano agli Dei, il Martirio della Santa e la Translatio corporis sul monte Sinai da parte di tre angeli. L’altare maggiore, decorato a stucco e sulla cui parte superiore sono adagiati angeli dalla linea elegante, ospita una pala raffigurante Santa Caterina deposta da tre angeli nel sarcofago realizzata dal durantino Dannino Berti nel 1592 su disegno attribuito a Taddeo Zuccari. Il dipinto, che riprende nello schema compositivo il medesimo episodio di uno studio grafico cinquecentesco conservato nella Collezione Ubaldini, viene occasionalmente coperto per esporre una tela raffigurante la Madonna del Rosario di Pompei, inserita in un mirabile ornato intagliato e dorato realizzato come ex voto nel 1890 dall’urbaniese Stanislao Spugnini. Nell’altare a destra è collocato un Crocifisso ligneo seicentesco oggetto di particolare devozione: nell’Archivio della Curia Vescovile è conservata una particolareggiata descrizione del pellegrinaggio che i fratelli di Santa Caterina fecero nel settembre 1682 portando fino a Loreto questa sacra effigie. Nell’altare di sinistra si trova invece un dipinto datato e firmato nel 1615 dal pesarese Gian Giacomo Pandolfi raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Carlo Borromeo, Rosa da Viterbo, Caterina d’Alessandria e Francesca Romana. In questo dipinto, come in molte altre Sacre Conversazioni, figura accanto al Borromeo (1538-1584) Francesca Romana che circa un secolo prima si era dedicata, come lui, alla cura degli appestati. L’opera, eseguita dopo la canonizzazione del Santo avvenuta nel 1610, ricorda anche la visita che il Cardinale effettuò a Casteldurante nel 1579, quando fu ricevuto ed accompagnato dallo stesso Francesco Maria II Della Rovere. Per tradizione nella chiesa di S. Caterina i giocatori al lotto andavano a cercare i numeri vincenti con l’invocazione a San Pantaleone.

 

Confraternita di S.Caterina di Raimondo Rossi

Era la chiesa della Confraternita degli artisti durantini. La maggior parte delle carte d’archivio sono andate perdute, ma da altre fonti possiamo conoscere alcuni nomi di artisti che vi appartennero, particolarmente quelli della grande fioritura del secolo XVI: Ubaldo Scannavino da Morcia "figuris pictor et relevator"; Ottaviano Dolci e il figlio Luzio, principalmente pittori ma anche stuccatori e eccellenti maiolicari; Giustino Lavolini detto Giustin del Vescovo o Episcopi, pittore; la numerosa famiglia dei Picchi e dei Raffaelli, degli Apolloni, dei Savini e degli Amatori, fra i quali quel famoso Francesco  Amatori, detto  "Urbino", servo

 amatissimo e collaboratore di Michelangelo Buonarroti. Le origini della compagnia risalgono anch’esse al sec. XIV. Una bolla di Innocenzo VI datata da Avignone il 25 agosto 1362, nella sostanza deve ritenersi come riconoscimento legale della Fraternità chiamata allo stesso modo delle altre "Fraternitas S.ae Catharine fustigatorum". Tra gli scopi sociali riscontriamo una grande attività artistica religiosa: quella di affrescare le chiese, decorarle, costruirle. La stessa chiesa di Santa Caterina, conservata ancora nella sua primitiva splendente forma, coi suoi affreschi, gli stucchi, le tele, le sculture, opere tutte eseguite esclusivamente dai fratelli, ne è una stupenda testimonianza.  Tra le attività artistiche non trascurata era quella della musica. Appunto nella chiesa di Santa Caterina si esibivano i giovani allievi della scuola di canto, dovuta alla passione dei maestri durantini, poi espletata in maniera particolare da don Benedetto Neri, arciprete di Orsaiola. Il clima ‘artistico’ della Confraternita portava talvolta anche a delle incresciose situazioni ed a sospetti temerari, specie quando

Veduta dell'Oratorio

Veduta dell'Oratorio

   nel Ducato di Urbino circolava moneta falsa, che solo artisti esperti potevano cornate non in una zecca riconosciuta, ma in una camuffata in una congrega di artisti, come era quella di  Santa Caterina. Caso tipico è quello  avvenuto nel 1530 in cui sono coinvolti in una grossa causa di falsificazione di monete laici e sacerdoti della Confraternita.  Come  espletamento della pratica della carità, quale azione specifica e caratteristica, la Compagnia di Santa  Caterina doveva offrire ogni anno cento scudi ad una zitella «o anco corrotta purché redutta alla bona   vita» per maritarsi o monacarsi. La cerimonia della consegna doveva farsi

Dettaglio del soffitto

Dettaglio del soffitto

 nella solennità di Santa Caterina, durante la "Messa grande" e consisteva nella consegna, da parte del celebrante alla giovane prescelta, di una "borscia", simbolo della concessione della dote, che la ragazza, in mezzo a due matrone, doveva portare in processione lungo le strade di Casteldurante.  Nel 1590  la Confraternita viene aggregata all’Ordine della SS. Trinità Redemptoris Captivorum e da quell’anno gli scopi di essa si orientano a questa nuova missione, affievolitasi coi secoli, ma ancora continua in quei fratelli, vestiti di sacco bianco, con  rocchetto rosso sormontato dalla ruota del martirio della Santa protettrice. La chiesa, eretta nel secolo XIV, venne completamente ricostruita da Taddeo Zandrini nel 1522 e di seguito adornata di stucchi e dipinti,

       tipico esempio di arte eclettica manieristica, opera di pittori, plasticatori e decoratori durantini tra cui primeggiano gli stuccatori Luzio e Pierfrancesco Dolci, Giorgio Picchi e Tommaso Amantini. L'Episcopi e Agostino Apolloni realizzarono le scene per le Storie di Santa Caterina sulla volta a botte. Sull’altare maggiore figura la tavola con il Trasporto di Santa Caterina, dipinto dal durantino Donnino Berti (1592), ripreso da un cartone di Taddeo Zuccari. Sull’altare sinistro Gian Giacomo Pandolfi firma e data 1615 la tela con la Madonna e Santi. Come nota di colore, è tradizione che in questa chiesa i giocatori al lotto andassero a cercare i numeri vincenti con l’invocazione a San Pantaleone.

                                                                           Raimondo Rossi