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Palazzo comunale

Passeggiando in Corso Vittorio Emanuele si entra in Piazza della Libertà, dominata dal Palazzo Comunale e dalla sua torre. Il luogo è stato utilizzato per l’amministrazione politica di Casteldurante fin dal Medioevo, ma nel corso del tempo numerose sono state le modifiche. La Piazza era in origine piuttosto piccola. Nel 1407 venne allargata attraverso la demolizione di alcune case private di cui si erano pagati gli espropri e successivamente pavimentata con mattoni. In seguito, sulla facciata nord di casa Leonardi, fu affissa una pala raffigurante una Madonna con Bambino, datata 1569, da sempre assegnata a Lucio Dolci. Il quadro era oggetto di particolare devozione da parte dei "famigli del Comune", che ogni sera all’Ave Maria accendevano delle candele e suonavano le trombe. Il Palazzo Comunale è una delle fabbriche più antiche della città. Sorge nello stesso luogo dell’edificio trecentesco, di cui rimane solo il nome "Palatium Sanctae Romanae Ecclesiae". L’ingresso era protetto da un loggiato, che proseguiva per tutta la via. Al pianterreno si trovava la "banchum ubi redditur jus" (la sala della giustizia), mentre al piano superiore il Consiglio Generale dei Sessanta e quello Speciale si riunivano in una grande sala, dove era stata montata una tribuna (arengheria) su cui potevano parlare solo i consiglieri. Dovevano inoltre esserci due torri laterali non troppo alte, ognuna con una campana, la maggiore e quella della ragione. Nel 1543 i consiglieri, accogliendo le numerose lamentele, decisero la demolizione dell’edificio ormai cadente. Mentre il consiglio si riuniva nel refettorio dei Francescani, la nuova fabbrica fu affidata a Mastro Antonio di Piero Penari da Como; dopo soli cinque anni i lavori vennero sospesi per mancanza di fondi, per poi ricominciare nel 1551. Il nuovo Palazzo Comunale fu inaugurato nel 1557 e tuttora ospita il Municipio. La facciata in laterizi ha conservato la struttura cinquecentesca ed ha subito pochi cambiamenti. Quando nel 1621 Claudia de’ Medici, sposa di Federico Ubaldo, visitò Casteldurante, il portale e le finestre del Palazzo Comunale vennero arricchiti con conci di travertino su disegno di Mastro Orazio da Piobbico. L’imponente stemma che campeggia dall’alto  l’intera facciata, fu affisso nel 1636, quando Castel Durante cambiò nome in Urbania in onore del nuovo  papa

Urbano VIII. Sugli angoli del Palazzo si trovano "lampioni" in ferro battuto del XVI-XVII sec., mentre nel 1914 fu affissa la targa in occasione del centenario della morte di Donato Bramante (1444 - 1514) di cui Casteldurante annovera i natali. Varcando il portale si entra nell’atrio voltato dove sono conservate otto lastre di travertino su cui sono scolpite le imprese araldiche dei Montefeltro, dei Della Rovere e di alcune famiglie legate da parentele. Per la maggior parte la lettura degli stemmi è difficile a causa dell’ erosione del tempo, ma si riesce ancora a distinguere la quercia dei Della Rovere e lo stemma di Francesco Maria II. Le tavole costituivano il parapetto di un pozzo cinquecentesco che si trovava in piazza del borgo, oggi piazza San Cristoforo, che fu smontato per erigere la statua di Clemente XIV, di cui rimane solo il busto conservato nella Biblioteca comunale. Salendo le scale sulla destra, si trova la Sala Consigliare. Oltre alla Madonna con Bambino di Lucio Dolci, si possono ammirare Otto portatorcie e sei panche dipinte che ripetono i colori e i simboli dello stemma papale del soffitto.  Alle pareti trovano posto le epigrafi che celebrano Filippo Ugolini, Papa Clemente XIV e Giuseppe Garibaldi. Fino all’inizio del Novecento vi erano conservati un albero genealogico dei Montefeltro e dei Della  Rovere, vari ritratti di cittadini  illustri ed un cippo funerario, oggi trasferiti nelle sale del Museo Civico. La torre svetta tra i tetti con i suoi 32,20 metri. La sua costruzione fu affidata a Mastro Antonio  dopo la consegna del Palazzo Comunale, ma venne terminata solo nel 1579. Nel 1561 il Duca Francesco Maria II ordinò che la torre fosse provvista

Stemma di Urbano VIII

Stemma di Urbano VIII

 

      di un orologio, e l’anno seguente scrisse che "si possi fare cavare travertini dal Monte Nerone per bisogno ed ornamento" della torre. La comunità provvide ad ordinare la macchina a Mastro Stefano di Tirino da Gubbio, che dopo varie sollecitudini la consegnò nel 1563: oggi invece si ammira l’orologio, opera di Antonio Podrini da Sant’Angelo in Vado, eseguito nel 1814. Nel 1561 Girolamo Onofri fu incaricato di fondere la campana comunale per la nuova torre, utilizzando il calco che era stato preparato circa tre anni prima da Ottaviano Dolci. Oltre gli stemmi ed i simboli era impressa anche una frase con significato esorcistico: imbres. terribili. sonitu. dirasque. procellas. gradineasque. globos. daemonas. Hincque fugo (col mio terribile suono tengo di qua lontane alluvioni, funeste procelle, grandini, infestazioni demoniache). La fornace fu organizzata proprio sotto la torre, davanti il Palazzo Comunale. Si racconta che allora tutta la cittadinanza fece a gara per offrire oggetti in metallo da fondere, fino ad ottenere una campana di 19 quintali con la tonalità "sul bemolle" ed una più piccola "ad pulsam horologium".