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Prefazione

Circa un secolo fa (e precisamente il 31 luglio 1847), una distinta persona urbaniese, il Conte Pietro Leonardi, indirizzò un'istanza al patrio Consiglio perché si favorisse la compilazione d’un compendio di "Storia Patria" ad uso della studiosa gioventù, affinché non fosse del tutto digiuna della conoscenza delle vicende e delle glorie paesane. La patriottica proposta fu trovata ottima ed opportuna né mancò chi si proponesse di presto realizzarla: alludo all’illustre segretario comunale del tempo, Prof. Filippo Ugolini il quale, già in quegli anni, aveva raccolto buona messe di materiali storici (e ce ne assicura lo stesso Leonardi nella sua proposta) e preparato puranche l’abbozzo d’un modestissimo sunto di storia urbaniese per diletto ed istruzione del figlio Vittorio all’educazione del quale da se stesso sovrintendeva con grandissimo amore e competenza. Ma quel lavoretto, di carattere puramente scolastico, rimase, ch’io mi sappia, in tronco sul bel principio, né poté, in seguito, l’Ugolini attendere alla più ampia compilazione di un libro di storia paesana negli anni in cui, i dolori e le strettezze dell’esilio, l’obbligavano a guadagnarsi il pane con l’assidua attività della penna. Anche il Prof. Giuseppe Raffaelli (uomo di studio e di scuola e storico insigne delle maioliche durantine) si sentì tentato di buttar giù un libretto di storia cittadina per uso del popolo, così come, ad istruzione e diletto dei nostri artigiani, dettò compendiose memorie intorno allo sviluppo dell’industria ceramica in patria ed altrove: ma, tranne abbozzi di alcuni medaglioni biografici di illustri suoi contemporanei null'altro fu ritrovato fra le carte inedite superstiti del Raffaelli. Solo un trentennio dopo la sua morte (avvenuta nel 1878) fu pubblicato in città, ed ebbe larga diffusione nella scuola e nelle famiglie, un opuscoletto di poche pagine, di pretto carattere popolare, volto ad illustrare avvenimenti memorabili e personaggi eminenti della storia cittadina cui, in quell’epoca, assai opportunamente, si vollero dedicate le vie e le piazze della Città. Qualche anno dopo quelle "Note Illustrative" (edite qui dall’Achilli nel 1909) il solerte segretario comunale del tempo, Cav. Giulio Paccasassi, pubblicò suoi pregevoli Annali di Casteldurante - Urbania (Foligno, Campitelli, 1912) nei quali, più che tracciare la cronologia degli avvenimenti paesani traendone il materiale dall’allora da lui riordinato Archivio Comunale (ed avrebbe fatto cosa eccellente) desiderò, negli "Atti Comunali" dei secoli passati, spigolare notizie curiose o rare utili principalmente ad illustrare l’ambiente, il tenore di vita ed il sistema amministrativo dei nostri antichi padri. Opera bella ed utile, senza dubbio anche questa, ma che non poteva avere larga diffusione fra la cittadinanza come di opera di divulgazione popolare. Più tardi anch’ io vagheggiai l’idea di metter mano ad un compendio di storia paesana, anzi iniziai un lavoro che giace frammentario fra i miei molti scartafacci perché, distratto da altre occupazioni e da altri lavori, mi parve essere utile dare la precedenza all’esame sistematico delle nostre fonti archivistiche per valermene in monografie originali di storia patria allo scopo di stabilire l’equo posto spettante ad Urbania nel quadro della storia provinciale e nazionale: cosa fin qui dagli altri trascurata. E, del resto, non seguirono la stessa via il Vernarecci prima di compilare la sua monumentale storia di Fossombrone ed il Lanciarini che ci diede il pregevole volume sulla provincia di Massa Trabaria ed il Tiferno Metaurense, l’odierna e vicina S. Angelo in Vado? Questa strada (precedendomi da sapiente maestro ed accompagnandomi da ottimo amico e collaboratore) ha anche battuto l’A. delle presenti "Memorie Civiche di Casteldurante - Urbania" logico e naturale complemento dei precedenti suoi densi e dotti volumi di "Memorie Ecclesiastiche della città di Urbania e sua Diocesi". Se l’Ecclesiastiche Memorie, per la stessa loro natura e pel prevalervi di una particolare erudizione, si indirizzano ad una ristretta cerchia di studiosi e di cittadini, le Civili, invece, per la stessa varietà della materia trattata, aspirano ad interessare un maggior numero di lettori: non oso dire l’universalità della cittadinanza (come sarebbe mio desiderio) ma almeno quella parte non piccola d’urbaniesi (voglio sperare) che ha orgoglio d’esser nata o di abitare nel nostro Comune e che non è del tutto aliena dagli studi od ha con essi cara consuetudine. E’ questo pretender troppo? Non mi pare. Che se poi, la conoscenza delle glorie e delle sventure cittadine e la familiarità coi nomi e colle opere dei grandi concittadini, potesse essere stimolo non solo a bene operare ma benanche ad amare maggiormente questa martoriata Città nostra che mai come oggi (dopo le tremende sciagure del 1944) ebbe tanto bisogno dell’affetto e dell’intelligente operosità di tutti i suoi figli, sono certo che l’A. di queste Memorie si riterrà ad usura ripagato delle diuturne fatiche e delle ingenti spese sopportate per la compilazione e la stampa d’un’opera ch’egli - dedicandola ai suoi concittadini - avrebbe desiderato vedesse luce entro il 1944, anno in cui Urbania s’accingeva a solennizzare il V centenario della nascita del suo figlio maggiore: Bramante. Tanto nomini... Questo ed altro l’A. forse avrebbe voluto dire al termine della sua fatica che (al pari dei precedenti volumi) é frutto di ricerche personali piuttosto che sintesi d’altrui lavori, come usa generalmente fare chi ha per precipuo oggetto la divulgazione popolare; ma, modesto com'é, ha lasciato a me il compito di farlo sapere agli urbaniesi nostri concittadini ed agli studiosi in genere nel dubbio ch’essi cercassero nel suo volume più assai di quello ch’egli ha voluto mettervi: ed io l'ho accontentato di buon grado anche perché - i suoi voti e le sue speranze non differiscono punto dai miei sentimenti.

    S. Benedetto del Tronto, 4 aprile 1945

                                                          Enrico Liburdi