Torna alla Home Page         Torna a storia e arte di Urbania         Torna a libro Casteldurante-Urbania

 

Teatro

Le nostre carte dei primi tempi di Casteldurante non ci forniscono alcuna notizia né di teatro né di comici, ma, tali pubblici divertimenti, non dovevano mancare in Casteldurante fin dal sorgere delle prime manifestazioni teatrali, se di una di esse (una macchinosa rappresentazione sacra riguardante la vita e morte del Battista) svoltasi all’aperto il 27 luglio 1488, sul davanti della nostra fortezza, ci rimane una interessante e particolareggiata descrizione pubblicata fin dal 1893. Tuttavia, con molta probabilità il gran Federico, nell’edificare anche presso di noi il suo palazzo ducale (circa l’anno 1450) deve aver pensato di apprestare in esso un locale atto e capace a recitarvi commedie e farvi rappresentazioni a diletto della corte e del popolo durantino. Infatti troviamo che nei primi del sec. XVI i comici paesani recitavano nella corte in un salone a terreno a sinistra di chi entra dalla porta maggiore. Il Comune concedeva sempre un sussidio per l’illuminazione; anzi quando vi interveniva il Principe o qualche personaggio illustre era il Comune stesso che vestiva in divisa solenne 12 giovani terrazzani dando ad ognuno la torcia di cera, candelabri viventi dello spettacolo. Nel 1626 a sollievo ancora del vecchio Duca si pensò far venire da Ancona il concittadino D. Antonio Centi valentissimo musicista, il quale con altri artisti anconitani venne a dirigere melodrammi ed intermezzi musicali, vere novità per quel tempo, fu tanto il successo allor conseguito che la patria lo richiamò insistentemente nei due carnevali del 1629 e 1634 in cui si rappresentarono "Gl’Ingannati" dell’Intronati ed il Martirio di S. Barbara, edificante tragedia sacra. Deceduto l’ultimo Duca, e passato il palazzo in proprietà della Granduchessa di Toscana, i dilettanti comici s’adattarono a recitare nella sala comunale, ma dovettero ben presto sloggiare giacché, ridotta malamente, la si volle riparare e farvi la volta. Fu allora che si rivolsero alla medesima Granduchessa per avere, almeno per un decennio, il cosiddetto magazzino della paglia unito alla scuderia locale. Ottenutolo i comici stessi ebbero dal Comune il permesso di atterrare un’antico arco posto di contro la Chiesa di S. Lazzaro per ricavare il materiale occorrente per i lavori del nuovo teatro. Così Urbania ebbe il suo teatro! Si andò così avanti fino al 1700, anno in cui l’ambiente teatrale senza palchi erasi reso indecente e lo scenario cadeva a brandelli. Il popolo, vedendosi mancare anche l’unico ambiente per ricrearsi, alzava le sue proteste e reclamava le riparazioni necessarie al teatro. Fu allora (1725) che i primari cittadini ed altri valentuomini fondarono la cosiddetta "Accademia teatrale". Quanti esercitavano pubblici uffici lasciarono l’onorario che annualmente percepivano, il Comune creò un censo di 300 scudi, vi furono offerte particolari e tutto a pro del teatro. In pochi mesi i lavori ebbero compimento e s’ebbe un teatro conveniente con due ordini di palchi. Fatto venire da Parma il Signor Pietro Abbati costruì, dice la cronaca "un scenario vago e maestoso" da accrescergli la fama di valentissimo scenografo. La spesa totale si aggirò sui 700 scudi, nonostante che l’Abbati si contentasse delle spese di viaggio e di cibarie. Dopo 130 anni eccoci al nostro Teatro Bramante, che, a quanto si dice, se non è dei più grandi, è uno dei più belli della Provincia. La fabbrica tutta a laterizi misura 40 metri di lunghezza e 20 di larghezza. Posa sui ruderi dell’antichissima rocca fatta demolire un tre secoli fa dalle mani stesse dei durantini per ordine di Lorenzo de’ Medici Duca di Urbino. Ne fu architetto Ercole Salmi, il Liverani di Faenza lo scenografo. Progettato nel 1857; aprì i suoi battenti nel 1864 inaugurato con le inspirate melodie del "Trovatore del grandissimo Verdi", secondo quanto ci assicura l’epigrafe del Gigli murata nell’atrio del teatro in quella lieta circostanza. Abbellivano l’atrio predetto, due bei semibusti in gesso del pesarese Gai raffiguranti Donato Bramante e Girolamo Crescentini nostri insigni concittadini.