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COPERTINA (DEEP SEA SPARKERS)

Questo testo, benchè ricco di dati e riferimenti storici, non è la solita cronistoria da consultare.
Al contrario, privo del cruccio che agita l'animo del ricercatore impegnato in una pretesa oggettività, è ravvivato da vicende che in gran parte lo rendono coinvolgente, semplice e scorrevole.
E' frutto di informazioni raccolte su vecchi e nuovi testi letti e consultati fra i muri di casa, completate da esperienze di "vita vissuta" in virtuale presenza di coloro che l'hanno animata.




 

 

Intervista a i4yte

di Letizia Bracci

"Con voi sul mare"

Un programma di Rai International per gli equipaggi in navigazione

A cura di Francesca Saitto

(dagli studi di Saxa Rubra in Roma, sabato 7 ottobre 2000)

“Sul mare vivrei sempre con piacere, la telegrafia senza fili dovrà essere applicata soprattutto sul mare per la sicurezza della vita dei naviganti. Verrà il giorno in cui tutte le navi saranno munite del mio nuovo sistema di telegrafia. Ed io sarò allora felice, perché avrò reso un grandeservizio ai marinai di cui sono ammiratore ed amico”.

Era Guglielmo Marconi, naturalmente.

Abbiamo tratto questo bel brano dal libro “Marconisti di alto mare” di Urbano Cavina. Un libro uscito a giugno di quest’anno, che in maniera capillare ripercorre storicamente, dalla nascita alla morte, la vita del radiotelegrafo. Urbano Cavina, marconista per tanti anni, ha voluto così salutare un mestiere, una professione che non sarà delle generazioni future. Un secolo, il 1900, ha visto nascere e morire il radiotelegrafo, e grazie a Urbano Cavina la figura professionale del marconista, risalta per ciò che è stata, fondamentale competenza per la salvezza delle vite in mare.

Letizia: Ora Urbano Cavina è collegato al telefono con noi grazie.

Urbano: grazie a voi per avermi chiamato

L: Per quanto tempo è stato marconista?

U: Per circa 4 anni in marina mercantile.

L: Quindi non molto rispetto…

U: No, non molto però è stata un’esperienza molto intensa.

L: Da cui poi è nata l’idea di scrivere questo libro

U: Si, diciamo che il mio grande amore per le attività che ho svolto nel corso della mia vita, è stato quello del marconista. Ripeto, ho passato alcuni anni bellissimi. Naturalmente indimenticabili. La mia passione era quella di cercare qualcosa che mi potesse raccontare la vita di questi eroi che mi avevano preceduto. Dico eroi perché infatti lo erano. Non perché io mi sentissi tale, ma perché il servizio radio a bordo delle navi mercantili era davvero un servizio che richiedeva l’impegno e, più che altro il sacrificio qualora ce ne fosse stato bisogno.

L: E’ mai successo di salvare vite in mare?

U: No, personalmente no!. Però ho ascoltato parecchie chiamate di soccorso e ho seguito il traffico di soccorso. In questi casi, sono le navi più vicine al natante in pericolo, che si dirigono verso il luogo del disastro.

L: A bèh certo.

U: Noi eravamo più lontani, quindi ho seguito unicamente per radio tutto l’iter per il salvataggio.

L: Se ne ricorda uno in particolare

U: No non in particolare perché non erano navi che potevano essere ricordate in quanto famose, erano navi comuni. Ma comunque, ricordo d’aver trascorso…, di aver avuto queste esperienze

L: Certo! Ma il… primo febbraio del ’99 è stata decretata la fine del radiotelegrafo. Noi abbiamo anche fatto uno speciale su questo intervistando vari radiotelegrafisti. Lei dov’era e che cosa ha significato questo?

U: Dunque, il primo febbraio del ’99 io ero qui a Forlì e, appunto, ricordo che cercai di contattare un giornale e spedire un articolo, ma fui scoraggiato perché sembra che la cosa non interessasse molto. Probabilmente al giorno d’oggi gli articoli vengono scritti solo se hanno una certa risonanza e quindi non interessava molto, il fatto che il marconista non esistesse più dal primo febbraio del ’99. In particolare nella zona in cui mi trovo io quì a Forlì che è nell’entroterra, e di marina mercantile se ne sa ben poca.

L: E questo perché secondo lei? Lei ha scritto questo libro che è un’analisi approfondita che ha seguito il percorso del radiotelegrafo cosi importante. Come mai secondo lei invece al momento in cui è finito non ha suscitato poi così grande clamore? Celebrazione?

U: Ma… vede, una cosa che non ho detto nel mio libro, è che i marconisti hanno vissuto sempre una vita molto sola e, purtroppo, soli lo erano anche in fatto di… insomma erano degli individualisti per eccellenza. Mai organizzati, non dico in sindacati, ma nemmeno in associazioni tali per portare avanti la loro professione, per poterla migliorare, per evitare appunto che finisse così, direi in maniera un po’ triste (come tutte le cose quando finiscono) ma questa è proprio finita in modo repentino, senza che nessuno alzasse una minima voce, a parte alcune nazioni, come la Grecia in particolare. Ma gli Stati Uniti più di ogni altro hanno voluto che il marconista cessasse di esistere. Anche perché a quanto pare, e me lo auguro, col nuovo sistema satellitare non se ne ravvisa più la necessità.

L: Io so che lei è amico di marconisti che per più di trent’anni sono stati imbarcati. Ecco.. e loro adesso cosa dicono di questo mutamento

U: Ma! Vede io con loro parlo per radio perché sono radioamatori e ci sentiamo.. così… via radio. Alcuni di loro non li ho mai visti di viso. Anche loro sono dei nostalgici, così come lo sono io. In gran parte naturalmente hanno trascorso l’intera vita in mare, al contrario di me che lasciai negli anni ’70, e quindi sono molto più efferati nel campo delle telecomunicazioni moderne. Io quando lasciai le navi stava arrivando il telefax, allora. C’erano le telescriventi che non funzionavano, un fiasco per certi versi perché bastava la minima scarica atmosferica che subito davano i numeri, diciamo. Loro più di me l’hanno vissuta questa esperienza anche se in un certo senso l’hanno accettata ancor più, non dico volentieri, ma supinamente. In fondo la loro vita l’hanno trascorsa in mare. Erano di mestiere e proprio per questo, poi alla fine, forse più che pesare cominciava un po’ anche a stancare. Io invece non ho avuto il tempo di stancarmi; è stato un po’ così… come un amore lasciato a metà che difficilmente poi si riesce a dimenticare del tutto. Quindi il mio desiderio era e rimaneva quello di sapere, di conoscere, la storia di questi protagonisti che non trovavo da nessuna parte. Per 20 anni ho ricercato un libro che mi parlasse di queste cose… poi alla fine ho dovuto scriverlo io attingendo da libri e riviste statunitensi e della Gran Bretagna in particolare dove la figura di Marconi è molto, ma molto più riconosciuta per i meriti avuti ché in Italia, purtroppo, senza far polemiche

L: Allora grazie davvero a Urbano Cavina per questo libro “marconisti d’alto mare, la radiotelegrafia e le sue origini” edizioni C&C. Arrivederci!

U: Grazie a voi tutti, arrivederci.


Alla Rivista A.I.R.E.

Pur con ritardo, leggo con piacere il favorevole commento di Carlo Bramanti rivolto al mio libro Marconisti d'alto mare, pubblicato sulla vostra Rivista n 6, novembre 2000. Quanto al 'passo' contestato sono certo che ve ne saranno altri da sottoporre alle precise e puntuali verifiche cui Egli, da fine e competente ricercatore, è avvezzo.

Tanto più perchè non ho scritto (né avrei potuto) un testo di storia. Ho semplicemente voluto introdurre, in forma propedeutica all'oggetto espresso nel titolo, una traccia storica di Marconi e del Telegrafo senza fili.

I testi bibliografici non sono stati affatto prescelti per parlare pro o contro alcuno. Semplicemente sono quelli che mi sono capitati per le mani dai quali ho ricavato informazioni e ai quali mi sono riferito per citarne, come tutti fanno, i passi più significativi.

Che certe affermazioni di Solari (molto pieno di sé) lascino perplessi ne ho avuto l'impressione anch'io, ma non al punto di chiedermi se teneva per la Marina o per Marconi. Al contrario, da quel che ho letto (molto poco) mi è parso che Solari e l'ammiraglio Mirabello con lo spiccato senso di patriottismo che caratterizzava l'epoca, siano l'elemento di congiunzione fra Marconi e la Regia Marina alla quale, sinceramente, mi pare siano tutt'altro che avversi.

Con ciò sono grato a C. Bramanti per i suoi inaspettati apprezzamenti e per avermi dato l'opportunità di ritornare pubblicamente sull'argomento.

Urbano Cavina

Forlì 31.1.2001

 



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