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Cavalcando i binari con IL LEGGENDARIO LEIJI

Traduzione ed adattamento di Erika “Ami” Passerini, con la collaborazione di Samantha “Jun” Pozzobon

 
Un artista che ha iniziato la sua carriera già nel 1953, all'età di 15 anni, quando vinse un concorso indetto dalla rivista MANGA SHONEN con un manga di 16 pagine dal titolo MITSUBACHI NO BOKEN ("Le Avventure di Un'Ape (domestica)", Leiji Matsumoto ha sempre saputo di voler diventare un artista. Incominciò alle scuole superiori disegnando la versione per bambini di un giornale e poco dopo iniziò a disegnare seriamente per una rivista. Dopo essersi trasferito a Tokyo per frequentare l'università decise presto di lasciar perdere gli studi per lavorare a tempo pieno come disegnatore di manga, ma l'inizio della sua carriera proprio non lo soddisfaceva - per quindici anni riuscì a lavorare solo come disegnatore di shôjo manga (fumetti per ragazze), e l'uomo che doveva divenire famoso come l'artista per eccellenza di "storie maschili d'avventura e amore" si sentiva frustrato. Quando finalmente riuscì a lasciare l'ambito shôjo, adottò un nuovo pseudonimo, "Leiji" Matsumoto, per distanziarsi dal suo lavoro come disegnatore di shôjo, che aveva firmato con il suo vero nome, Akira Matsumoto. Il lavoro con cui sfondò, OTOKO OIDON ("Io Sono un Uomo"), la saga di uno studente fallito che cerca di entrare all'università, fu pubblicato nel 1971 ed il suo grande successo portò finalmente la carriera di Matsumoto su quella strada che egli voleva percorrere.
Ma essere un disegnatore di manga non era il suo unico scopo.
"Già da bambino mi piaceva l'animazione americana di Disney e Max Fleischer.", ricorda Matsumoto, "BIANCANEVE di Disney, I VIAGGI DI GULLIVER [Gulliver's Travels] e HOPPITY VA IN CITTA' di Fleischer [Hoppity Goes to Town] furono ciò che che mi spinse verso l'animazione. Dunque... durante la guerra, quando ero un bambino che non andava ncora a scuola, avevamo i film di Mickey Mouse e Betty Boop in bianco e nero - la chiamavamo "Betty-san" - e li guardavamo a casa. Così, persino durante la guerra, io vedevo in casa le animazioni di MICKEY MOUSE e POPEYE. Smisero di farli vedere in Giappone durante la guerra, ma noi ne avevamo già tanti, per cui li guardavamo tutto il tempo. E dato che erano su pellicole da 35mm, io potevo vedere il film e capire come funzionasse l'animazione, come ogni frame fosse appena differente dagli altri nella sequenza. Questo avveniva prima ancora che andassi all'asilo, avrò avuto 4 o 5 anni. In questo modo all'età di 5 o 6 anni avevo già confidenza con i meccanismi dell'animazione".
L'interesse di Matsumoto per l'animazione lo ha portato a lavorare per lo spettacolo cui si attribuisce spesso l'aver dato il via al 'boom' dell'animazione negli anni settanta e di cui, ancora oggi, sentiamo le onde d'urto - UCHÛ SENKAN YAMATO, trasmesso negli Stati Uniti come STAR BLAZERS. Il 'look' di Matsumoto ha permeato questa produzione - a partire dai tipici character design fino alle macchine, ai mecha e alle città futuristiche - tutto aveva la firma di Matsumoto, il suo stile inconfondibile. Altri lavori seguirono presto espandendo l'universo spaziale che era nato con Yamato - fra tutti, UCHUU KAIZOKU CAPTAIN HARLOCK (Il Pirata Spaziale Capitan Harlock) ha forse rappresentato il modello finale delle "storie maschili" di Matsumoto. Harlock, il suo eroe, (che appare anche in Galaxy Express) vive nel modo in cui, secondo l'ideale di Matsumoto, una vita andrebbe vissuta - senza dover dipendere da nulla e nessuno, e senza nessun codice di vita che non sia il proprio. Il mondo di Matsumoto (o mondi, dato che ammette che si accavallano tutti) è un mondo romanzato, di pericolo, di tragedia… di sacrificio. L'unica linea guida è che ognuno può saltare sul Galaxy Express, sull'Arcadia, sulla Queen Emeraldas… se solo avrà il coraggio di vivere il suo viaggio fino alla fine.
 
A [Animerica]: Iniziamo con qualche notizia sul Suo Background. Lei ha detto che all'inizio ad influenzarla, a spingerla verso l'animazione, furono i lavori di Disney e Max Fleischer. Le piace ancora Disney?
M [Matsumoto]: Sì. Dirlo adesso è probabilmente del tutto normale, ma all'inizio degli anni '30 dell'epoca Showa (verso la fine degli anni 50), un rigattiere venne a vendere un sacco di film Disney, di Max Fleischer e anche di produzione sovietica. In pratica era mercato nero. Così noi tre, Osamu Tezuka, Sohtaro Ishimori [creatore di CYBORG 009,
adesso noto con il nome di "Ishinomori"] li comprammo. E poi venimmo sospettati di averli comprati per proiettarli a scopo commerciale, così fummo indagati.
 
A: Dalle autorità?
M: Sì. La RKO o qualcun altro sosteneva che ci fossero persone in Giappone che usavano le loro produzioni a scopo commerciale. Così un detective incaricato dei casi esteri venne da noi e ci interrogò per sapere cosa intendevamo fare con quei film. Il contrabbandiere era stato preso e i nostri nomi erano sulla sua agenda, quindi noi tre fummo interrogati, come le pedine del domino che cadono in sequenza. Noi gli dicemmo che avevamo acquistato i film per ricerche personali e a quel punto ci dissero che potevamo fare come volevamo
 
A [Animerica]: Ma dato che lei, tanto per cominciare, era innocente, allora non aveva neppure regole o limitazioni da seguire.
M [Matsumoto]: E' vero. Ma noi non avevamo idea di cosa stesse succedendo, per cui chiedemmo se sarebbe stato corretto rifare la stessa cosa, cioè acquistare materiale per scopi di ricerca, nel caso se ne fosse presentata di nuovo l'occasione. Loro risposero qualcosa del tipo che non ci sarebbe stato nessun problema. Però, parlando sinceramente, di problemi avrebbero potuto essercene, se consideriamo i rapporti che intercorrevano in quegli anni tra Stati Uniti e Giappone e i regolamenti della distribuzione dei film. Però parliamo di trenta anni fa. O erano quaranta? Diciamo che si tratta di qualcosa che oggi si può ricordare e che possiamo vedere come un aneddoto.
 
A: Cosa fa quando non lavora? Ha degli hobby?
M: La maggior parte dei miei hobby hanno a che fare con l'animazione, cose come manga e anime. C'è anche un'altra cosa, che però potrebbe sembrare strana per un giapponese, sparo con il fucile.
 
A: Parliamo di YAMATO. Com'è che è stato coinvolto in tutto questo?
M: All'inizio mi fu chiesto se potevo fare dei disegni artistici per loro. Diedi un'occhiata a quello che già avevano, ma erano disegni che non sarebbero decollati. Anche la storia non era per niente adatta ad un'avventura di viaggio nello spazio ambientata nel futuro. I disegni artistici non erano utilizzabili, né tanto meno lo erano i disegni delle navi spaziali, così li scartai tutti e rifeci tutti i disegni. Poi mi chiesero se ero disposto a lavorare su tutti gli aspetti, compresa la storia. Così ebbi a che fare con tutto quanto.
 
A: Quella era la prima Yamato, la serie tv, vero? In che modo è stato coinvolto?
M: Beh, iniziai con i disegni e la storia, poi feci i personaggi. E poi ci furono le parti meccaniche, i meccanismi e le navi spaziali. E infine le scene nello spazio. Parlai con il direttore artistico e discutemmo di come ogni luogo dovesse essere descritto nel modo più realistico possibile. Gli episodi erano 26 e io disegnai personalmente circa la metà degli storyboard. La prima serie tv fu quella in cui fui più coinvolto.
 
A: Lei non è stato altrettanto coinvolto nei sequel allora?
M: Il mio compito diventava sempre più vasto, così non mi era proprio possibile fare tutto da solo. Mi dedicai parecchio al primo film, SARABA YAMATO, ma dopo quello lavorai solo sulla storia, o alle scene o ai personaggi oppure ai disegni. Si tendeva a lasciare ad altri la regia.
 
A: Lei ha detto prima di essere stato influenzato dalle animazioni di Disney e Fleischer.
M: Mi piacevano. Mi piacevano veramente. Volevo fare qualcosa che gli somigliasse.
 
A: Ci sono altre cose che la influenzano, film per esempio?
M: Io sono un grande fan del cinema. Ho visto innumerevoli film americani, cioè tutti quelli che sono arrivati in Giappone. Tra questi ho amato i bucanieri di Errol Flynn, i western, LE AVVENTURE DI ROBIN HOOD - che era ambientato in Inghilterra - e altri, come le storie cavalleresche. Mi sono sempre piaciuti anche i film fantascientifici americani DESTINATION MOON [Destinazione Luna] e "Kasei Tanken" [letteralmente "Esplorazione di Marte" probabilmente si riferisce al film degli anni '50 ROCKETSHIP X-M - N.d.R.] e anche FORBIDDEN PLANET. Amavo quelle storie spaziali, così mi hanno influenzato. Ma se si parla di personaggi femminili, allora sono stato più influenzato dai film europei, specialmente quelli francesi. Gli aspetti e i caratteri di quelle attrici mi si sono impressi nella mente durante la mia infanzia, così i miei personaggi mostrano più o meno queste influenze. In questo modo le mie donne sono come una fusione delle donne giapponesi e europee.
 
A [Animerica]: I suoi film europei preferiti sono dello stesso periodo di quelli di Errol Flynn?
M [Matsumoto]: La maggior parte sono del periodo appena successivo. Parlando in termini di anni Showa era il 29 (1954). Fondamentalmente si tratta di film francesi degli anni '50. I film più vecchi non mi interessano così tanto, in parte perché ero ancora un bambino. I film francesi che amo davvero sono quelli del periodo del cambiamento tra il bianco e nero e il colore. Grazie a questo conosco bene le attrici francesi di quegli anni. Il film che mi ha influenzato di più è stato MARIANNE DE MA JEUNESSE [Marianne della mia gioventù] - in Giappone si chiamava "Wa Ga Seishun No Marianne". MARIANNE DE MA JEUNESSE era una coproduzione franco-tedesca ed io ne sono stato fortemente influenzato, quindi i miei personaggi femminili hanno accenni di Marianne Holt, che impersonava il personaggio principale del film. Ero nella fase adolescenziale per cui ha influito notevolmente su di me.
 
A: Capitan Harlock sembra un personaggio germanico.
M: Veramente non è tedesco. Quando ero alle medie, ero solito dare il ritmo alla mia camminata dicendo "harlock", tornavo a casa da scuola marciando al canto di "harlock harlock." Non era il nome di una persona. In realtà, quindi, "harlock" non aveva un significato era solo una marcia. Alla fine ho iniziato ad usare questo nome per disegnare una storia di bucanieri. Ho disegnato il personaggio poi destinato a diventare Harlock per la prima volta durante il primo anno delle medie. Allora il suo nome non era Harlock, ma si chiamava "Captain Kingston". Era un pirata inglese. Stranamente, riceveva l'ordine dalla Regina di Spagna di cercare il tesoro di Napoleone ed egli vagava nell'Oceano Pacifico, anziché nell'Atlantico. Però portava già il marchio del teschio sul petto. Quella è stata la mia prima storia di pirati. E' buffo che ricevesse ordini dalla Regina di Spagna, ma il suo nome era Captain Kingston, così comunque uno la pensi, doveva essere inglese. Questo pirata aveva il teschio, ma anche la faccia di Errol Flynn.
 
A: Un Errol Flynn inglese.
M: Sì, un pirata ricalcato su Errol Flynn. Beh a quel tempo giravano un sacco di storie sui bucanieri inglesi.
 
A: Quindi "harlock" all'inizio era solo una cosa tipo "andiamo, su, due, tre, quattro..."
M: Sì, ritmavo i miei passi canticchiando "harlock, harlock". Non sapevo che lingua fosse o cose del genere.
 
A: Prima lei ha detto che uno dei suoi hobbies è sparare con il fucile. E' mai stato a caccia?
M: Ho cacciato in Africa. E' stato allora che ho capito di non poter essere un cacciatore. Desideravo andare in Africa per via di film tipo Tarzan o KING SOLOMON'S MINES [Le Miniere di Re Salomone]. Ma quando ho sparato veramente a un animale, ne ho avuto un grandissimo choc. Conclusi che non potevo essere un cacciatore. La ragione vera è che non ho bisogno di sparare a un animale. Da allora sparo a bersagli di carta. Buco la carta.
 
A: Sembra più simile al bowling.
M: Sì. Non vorrei uccidere un altro animale. una volta mi è bastata. Il rimorso mi ha accompagnato per lungo tempo. E' ancora con me - "Che cosa crudele ho fatto!" Sono andato là per realizzare un sogno infantile e il sogno si è avverato - Andai in Africa e cacciai. Ma quando ebbi realizzato il mio sogno, un forte senso di colpa, uno choc, entrò dentro di me. stavo solo inseguendo un sogno del passato. Inseguivo un sogno dell'uomo del passato, quando gli esseri umani riflettevano meno. Io vi ho preso appena parte e in cambio ne ho avuto un grande choc.
 
A: Ha tenuto qualcosa di quel periodo?
M: Ce l'ho a casa. Era opera mia, quindi mi assunsi la mia responsabilità e lo portai a casa. Comunque non è una cosa che
solitamente mostro alla gente.
 
A: Ci è stato detto che è una gazzella...
M: Sì. Ho anche qualcos'altro, cose come ossa. E pietre dall'Africa. - Ne ho un sacco. Ero ancora sulla trentina quando andai. Non mi pento di essere andato - è stata un'esperienza irripetibile. Ma che sarei stato così shockato dalla morte di un animale... beh non credevo che mi avrebbe cambiato così tanto. E' stato bello aver realizzato un sogno, è un ricordo. Ma ancora mi chiedo "perché ho premuto il grilletto?". Ci rifletto su e mi sento male.
 
A: Ci sono state anche altre influenze, cose come fumetti, manga o dipinti?
M: Per quanto riguarda i dipinti, posso iniziare con i classici come Michelangelo e Leonardo da Vinci fino ad arrivare ai fumetti americani tipo SUPERMAN o SPIDER-MAN e Disney. La mia generazione ha mischiato tutto. Il motivo per cui ho letto così tanti fumetti americani è che allora, quando ero giovane, c'erano montagne di fumetti da dieci cent che gli americani avevano lasciato. E costavano davvero poco, così se ne potevano comprare quanti se ne voleva. Ho praticamente tutti i fumetti americani degli anni '40. Sono stato influenzato da queste cose, così come da un giornale illustrato giapponese di fantascienza, Shigeru Komatsuzaki. Io ambivo non solo a fare cose come quelle di Disney o Tezuka o Fleischer, ma anche a fare dipinti realistici e illustrazioni. Quando ero bambino pensavo alle cose meravigliose che sarebbe stato possibile fare se tutte quelle belle idee fossero state messe insieme.
 
A: Ma come è possibile fare paragoni tra i comics americani e i manga?
M: Allora avevo questa sensazione, la loro arte è meravigliosamente meticolosa e ha una levigatezza basata proprio sulla qualità del disegno. Come disegni erano molto completi ed erano a colori, così mi sembravano meravigliosi. Ma se si guardava alle storie e li si paragonava a ciò che c'era in Giappone nei '20 Showa (1945 - ), erano ancora troppo semplici. L'esposizione-sviluppo-intreccio-conclusione della storia era troppo corta e mancava di complessità. Così mi sentivo più attirato verso i metodi del manga giapponese che assomigliavano di più ai film americani e ai sofisticati film francesi. Insomma quando leggevo i fumetti americani da 10 cent, si capiva che le storie erano proprio semplicistiche.
 
A: E' importante per Lei avere ottenuto riconoscimenti oltremare?
M: Certo, sarebbe importante che ci fossero persone che leggono e vedono i miei lavori, ma è difficile dire quanto siano effettivamente conosciuti. Io ne ho solo testimonianze da visitatori occasionali. Per quanto riguarda i manga e le animazioni, comunque, so che vengono esportati all'estero, così cerco di non inserire elementi che potrebbero essere offensivi per qualcuno in qualche parte del mondo.
 
A: Credo che sia stata soprattutto l'animazione ad essere esportata, ma, di solito, in che misura Lei è coinvolto nelle sue opere d'animazione?
M: In lavori importanti, come il Galaxy Express 999, sono coinvolto quasi completamente. Di solito comincio dalla
pianificazione, scrivo la storia, scrivo la sceneggiatura - di solito i credits delle sceneggiatura vanno a qualcun altro, ma si tratta fondamentalmente di un mio scritto. Poi, c'è il character design, il mecha design e i disegni artistici. Alla fin fine ci metto tutto il mio impegno.
 
A: Tra queste opere ci sono GALAXY EXPRESS, YAMATO - e relativamente più recente, ma ugualmente della vecchia guardia, ARCADIA OF MY YOUTH (ARCADIA DELLA MIA GIOVINEZZA N.d.T).
M: Sì. La sua sceneggiatura - veramente mi trovavo nel Sud Pacifico quando la scrissi - ero proprio nel posto dove la storia inizia. Andai vicino al posto e cominciai a scrivere di getto. Feci anche molti schizzi preparatori per quel lavoro. Li vedi come lo storyboard antecedente la continuità delle immagini. Ne disegnai parecchi e poi li diedi al regista. Poi ne parlammo parecchio. In seguito arrivammo al lavoro vero e proprio e alle riprese. Infine ci fu l'audio, la registrazione e il doppiaggio - questa è stata la misura del mio coinvolgimento. E' stato faticoso, ma molto divertente.
 
A: Lei è stato quasi il regista.
M: Si può dire. Ero come il regista del regista.
 
A: Pensò anche al titolo? Deriva dal film francese, MARIANNE?
M: Sì. In verità non solo da quello, c'è anche una storia di battaglia aerea che è un elemento dell'ARCADIA DELLA MIA GIOVINEZZA. E' intitolato INVINCIBLE ARCADIA e parla di un ricognitore. L'ARCADIA DELLA MIA GIOVINEZZA è una combinazione di entrambi.
 
A: Ma anche quello è un film?
M: No, uno dei miei manga.
 
A: Quindi è così che è nata la storia.
M: Sì. E avevo anche in mente MARIANNNE OF MA JEUNESSE dalla mia adolescenza. Si fusero insieme.
 
A: Tra manga e animazione, quale preferisce?
M: Ho sempre voluto fare entrambi.
 
A: SPACE CRUISER YAMATO, CAPTAIN HARLOCK, GALAXY EXPRESS 999... le vicende avvengono tutte nello stesso mondo?
M: Veramente, c'è una scena dove la Yamato e il GE 999 passano l'uno vicino all'altro. Doveva accadere poco dopo aver lasciato la Terra. Ma fu lasciata fuori. Non penso che troppi crossovers stiano bene.
 
A: Sarebbe qualcosa che molti non potrebbero capire.
M: Esatto. Non sarebbe giusto rivolgersi solo alle persone in grado di capire il riferimento. Comunque, in origine, Capitan Harlock sarebbe dovuto apparire in Yamato.
 
A: E dove?
M: In SPACE CRUISER YAMATO, appena prima che raggiungano la Grande Nube Magellanica, giusto prima di incontrare Starsha, era previsto che Harlock facesse la sua comparsa. La storia per lui ce l'avevo già pronta. Ma i previsti 52 episodi furono ridotti a 26 per la bassa popolarità. Quella sequenza non fu mai prodotta. Quindi nello spazio-tempo esistono tangenti di questo genere, anche se l'epoca può essere leggermente diversa.
 
A: Ma possono essere considerati come collegati.
M: Sì. I miei personaggi dello spazio possono essere legati, conoscenti, o antagonisti, ma lo spazio-tempo si incrocia, quindi una piccola differenza temporale non conta.
 
A: Lei prima ha detto che i suoi personaggi femminili sono stati influenzati dalle figure di attrici francesi. E i personaggi maschili? Ci sono i tipi alla "Tochiro", la versione manga alla "Tetsuro"...
M: Quando si tratta di personaggi come Tochiro o Tetsuro non sono influenzato da film. Per quanto riguarda i "cresciutelli", invece, ci sono personaggi che vidi da bambino e cui mi ispiravo, come Errol Flynn e diversi eroi del west, oppure attori francesi e italiani. Mi hanno influenzato in qualche modo.
 
A: E John Wayne?
M: Non sono troppo influenzato da John Wayne. Direi di più da Charlton Heston e Herrol Flynn. Attori del genere hanno avuto più peso. Ma adoro i film di John Wayne. Sono un vero fanatico dei western.
 
A: Quindi le piace molto, ma non ne è necessariamente ispirato.
M: Per quanto riguarda i personaggi, no.
 
A: Lei ha detto che le piacciono i film spaziali.
M: Ci sono stati "Conquest of the Moon" ["La Conquista della Luna" N.d.T] e "Exploration of Mars" ["Esplorazione di Marte" N.d.T].
 
A: Ma "Conquest of the Moon" è quello del 19° secolo?
M: No, non la storia di Jules Verne, ma un film a colori post-bellico. E' un film a colori americano che ho visto ai tempi della scuola media. Il titolo giapponese era "Gessekai Seifuku". ["Conquest of the Moon" potrebbe essere riferito al film CONQUEST OF SPACE di George Pal, del 1955 N.d.T.] "Esploration of Mars" (ROCKETSHIP X-M - Il razzo spaziale X-M N.d.T - ] potrebbe essere un film girato durante o prima della guerra. La tematica spaziava dall'atomica alla preistoria. La
parte atomica si riferisce all'andare su Marte dove la civiltà era morta in seguito alla guerra nucleare. Marte era così passato da una civiltà dell'era atomica ad un tipo di vita preistorico. Alla fine, durante il viaggio di ritorno, il razzo ha un'avaria e muoiono tutti. Un film americano con un raro finale tragico.
 
A: E' la versione cinematografica di una storia di Ray Bradbury?
M: Non ne sono sicuro. Vidi il film in bianco e nero con il titolo "Exploration of Mars" ("Kasei Tanken"). Parlava veramente dell'esplorazione di Marte. Tezuka è stato certamente infuenzato da questo film, in cui l'equipaggio precipita sulla Terra e muore. Deve averlo visto per forza prima della guerra, io lo vidi ai tempi delle medie. Inferiori o superiori... quello che ho visto io penso fosse una riedizione [revival release N.d.T]. Alle medie inferiori vidi anche anche LOST WORLD [MONDO PERDUTO N.d.T], cioè l'originale LOST WORLD. Lo stesso avvenne per KING KONG. Furono tutti girati prima della guerra, ma io li vidi dopo.
 
A: Li vede come film di fantascienza?
M: Sì. Allora non era la perfezione degli effetti speciali ad attirare, ma la storia. Allora i film erano più divertenti.
 
A: I tempi sono cambiati e oggi, o persino dieci anni fa...
M: Grazie agli effetti speciali e alla computer graphic oggi c'è maggiore realismo ed è diventato più facile rappresentare lo spazio e il futuro e lo spazio dimensionale. Così mi chiedo se avrò mai l'opportunità di farci un film che non sia d'animazione. E' solo che ho idee per cose che nessuno ha ancora fatto.
 
A: Le storie di fantascienza dovrebbero avere luogo nello spazio?
M: Non sono limitate allo spazio. Possono accadere nello spazio interno, nella mente o a cavallo delle dimensioni. E' anche possibile fare un film di fantascienza ambientato nella moderna società mondana. Ma che lo spazio mi piaccia fin da quando ero piccolo è un fatto assodato. A dire il vero, in base ai miei progetti infantili, dovrei già essere andato su Marte.
 
A: Avrebbe potuto essere bello.
M: Sarebbe stato proprio bello. Adesso lavoro con il Club dei Giovani Astronauti e con la versione giapponese della NASA, l'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo Spaziale (la NASDA). Quindi non sono completamente nuovo al lavoro in ambito spaziale. In più, il mio orologio è stato a bordo dello Space Shuttle con l'astronauta giapponese Mamoru Mori.
 
A: Veramente? Ha accelerato o rallentato?
M: No, non è successo niente del genere, sfortunatamente. Probabilmente i cambiamenti sono stati troppo impercettibili, perché si potesse trovare alcuna differenza nel flusso temporale.
 
A: Capisco. L'assenza di gravità dello spazio e la forza G del lancio non hanno avuto effetto.
M: Sì, ha continuato a funzionare nonostante tutto. Il mio orologio è a carica automatica, meccanico, non al quarzo. A parte Omega, per quanto ne so, nessun orologio meccanico giapponese dovrebbe essere mai stato nello spazio prima Così ho affidato a Mr Mori l'orologio che avevo indossato in Africa, in India e sul Rio delle Amazzoni e lui ha volato con quello.
 
A: Gli ha affidato un orologio con un grande valore sentimentale.
M: Sì. E' un orologio che ha visto diverse giungle ed è stato anche sott'acqua. E' un orologio subacqueo della Seiko, pesante e ben costruito. E' stato in molti posti, dalle giungle alle cime delle montagne. Posti dove l'aria ti fa venire le vertigini, posti freddi, posti caldi. Era stato in molti luoghi sulla Terra, ma non era mai stato nello spazio. Avrei voluto accompagnarlo, ma almeno l'orologio è andato e tornato. Io penso che se un orologio può arrivare fin lì... posso farcela anch'io.
 
A: Non è ancora stato [l'orologio N.d.T] al centro della Terra però, non è vero?
M: No, no.
 
A: Capisco. Lei ama i film di fantascienza, ma legge anche libri di fantascienza?
M: Prima ne leggevo un sacco. Ora però è molto difficile rimanere al passo con tutto quello che viene pubblicato. Io leggo i libri molto attentamente, ma dopo, quando mi si fanno domande, mi confondo, anche se li guardo tutti.
 
A: Ha un autore preferito?
M: Quando ero piccolo - sono sicuro che è cosi' in tutto il mondo - amavo molto i libri di H. G. Wells e Sir Arthur Conan Doyle. Mi piacevano anche i lavori di uno scrittore giapponese chiamato Juzo Unno. H. G. Wells ha scritto un libro chiamato "La Scienza della Vita" [THE SCIENCE OF LIFE N.d.T]. Era una serie in diciassette volumi che fu pubblicata in Giappone. Aveva oltre 10000 pagine di dotte discussioni illustrate sull'evoluzione della vita, dalle origini ai giorni di H. G. Wells, e seguiva tutte le teorie conosciute di quei tempi. E' un libro meraviglioso, ma ora è esaurito. Era serializzato su un giornale in Inghilterra. Il suo illustratore era un uomo di grande talento e i suoi disegni di dinosauri sono stati la base per molti modelli, come quelli usati più tardi nei film.
 
A: Parlando di storie di fantascienza, penso che questa venga dal periodo pulp americano, ma ce n'è una che parla di un pirata spaziale che sale una scala a pioli con un regolo calcolatore in bocca. Senza di quello non può calcolare le orbite, quindi il regolo per lui è più importante della sua vita.
M: Quello non l'ho visto.
 
A: Le piace questo tipo di avventure spaziali? Emozionanti, anche se un po' anacronistiche?
M: Io penso che lo spazio sia l'ultima frontiera rimasta dell'umanità. E' anche un luogo ideale per la fantasia. E' perfino possibile crearvi una fantasia romanticizzata. Io penso che se lavorerò in quella direzione ci saranno più bambini interessati allo spazio. E quando si ha un grande gruppo di persone riunite insieme, nel mucchio un genio o due ci devono essere per forza, così io conto su di loro perché ci portino nello spazio. E' questo che sento come missione.
 
A: Ha intrecciato questo messaggio anche in Galaxy Express 999?
M: Certo. Può piacere solo per la sua storia, ma in realtà vi si perseguono le possibilità della giovinezza. Vi è proiettato il mio stesso imbarco, fin dal tempo in cui ho avuto l'idea del treno. Le emozioni provate da Tetsuro nel lasciare la Terra esprimono esattamente cosa provai io stesso quando lasciai la mia casa alla volta di Tokyo. Ed ora sono impegnato nello Self-Proclaimed Space Development Cheering Squad.
 
A: Quanti membri avete?
M: In Giappone, siamo circa 3.000 membri. Dovrebbe essere più grande contando anche qualche centinaia di migliaia di membri negli USA. Questa estate, a Washington D.C. ci sarà un raduno internazionale. Spero di porter portare una settantina di ragazzi in qualità di capo-squadra.
 
A: E' simile alla L-5 Society?
M: E' la stessa. La nostra è la Y.A.C. - negli Usa è la Y.A.I. - il Club dei Giovani Astronauti. Io sono il presidente, quindi fa parte del mio lavoro portare i ragazzi al raduno.
 
A: Allora si tratta di una grossa organizzazione.
M: Sì. Ci sono sezioni in USA, Russia, Giappone, Cina, Korea, Inghilterra, Bulgaria, Ucraina e Canada. Molti paesi hanno ora un Club per i Giovani Astronauti. E' un progetto di amicizia internazionale.
 
A: L'umanità avanzerà verso lo spazio con uno sforzo comune?
M: Quando giungerà il momento dei voli spaziali, non credo che saranno attuabili se le singole nazioni tenteranno ognuna per il proprio conto. Tutti sulla Terra dovranno cooperare e coordinare i loro sforzi. D'altra parte però, ognuno dovrà affinare le proprie capacità o lui o lei non sarà in grado di partecipare all'impresa. Cambiando argomento, andrò presto negli USA, a Las Vegas e New York. Vedrò ogni musical di Broadway. Questo è per lavoro, non ho altra scelta e non sarà per piacere. Un soggiorno di sei giorni, ed il programma è di vedere tutti i musical in cinque giorni. Sarà piuttosto duro, non avrò tempo per divertirmi.
 
A: Sarà impegnativo.
M: Ma ci si diverte sempre di più prendendo il lavoro di buon umore.
 
A: La prossima sarà l'ultima domanda. Ha un messaggio per i suoi fans sparsi in tutto il mondo?
M: Io amo l'animazione, amo disegnare manga, ed ho intenzione di fare questo lavoro fino a quando avrò vita. Sarò ben felice se la mia opera, aiuterà a ridurre un po' alla volta la distanza che separa me e voi. Farò del mio meglio, e se avrò mai la possibilità di incontrarvi, parlerò con gioia con voi. Nel frattempo, per favore, date un'occhiata alle mie opere e guardate quello che io ho da dire.
 
A: Indubbiamente.
M: Era solo un sogno in passato, che io entrassi in contatto con gente all'estero tramite i miei manga. Sono molto contento che le distanze tra di noi si stiano restringendo pian piano.
 
A: Al giorno d'oggi fai prima a connetterti ad Internet che a fare una chiamata internazionale.
M: E' vero. Al giorno d'oggi uno può avere un contatto istantaneo tramite Internet o con il fax. Ed i confini e le distanze stanno diventando un problema minore. D'altra parte io come autore sto esportando le mie opere, ma credo che presto verrà il tempo in cui manga ed animazioni di autori Americani o asiatici o europei verranno importati in Giappone. Il mondo è pieno di gente di talento - dopo tutto, tutti noi abbiamo lo stesso numero di cellule celebrali - perciò tutti questi autori possono unirsi e confrontarsi. Credo che nulla possa essere più entusiasmante di questo.
 
A: Indubbiamente. La ringrazio per la sua disponibilità.
 
Traduzione ed adattamento di Erika “Ami” Passerini (ami@tsubyit), con la collaborazione di Samantha “Jun” Pozzobon (jun@libero.it)
 
 
Fonti utilizzate:
   Animerica, Volume 4, Numero 7 (1996)

 

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“Finchč la gente non smette di credere nei propri sogni, essi non svaniscono.”