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ECUADOR: LA VOCE DEL MOVIMENTO INDIGENO
Una lotta di resistenza tra rivendicazioni, "levantamientos"
e rivoluzionarie proposte di rinnovamento.
Di Antonella Spada e Francesco Lauria
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Ecuador: aspetti territoriali ed economici
L'Ecuador è un piccolo paese (di dimensioni paragonabili a
quelle dell'Italia) che si trova nella parte meridionale del
continente americano, deve infatti il suo nome alla linea
equinoziale che lo attraversa. Esso confina a nord con la
Colombia, a Est e Sud col Perù, mentre a Ovest con
l'oceano pacifico. Uno dei tratti che lo contraddistinguono
è la varietà a livello geografico ed etnico. Il
paese si divide morfologicamente e amministrativamente in Costa,
Sierra, Oriente territorio insulare ( Galapagos). La COSTA
è costituita da circa mille chilometri di litorale, la cui
capitale economica ed amministrativa è Guayaquil. Infatti
grazie a la sua conformazione geomorfologica e al tipo di
interessi che vi risiedono, ha esperito una sorta di
ammodernamento delle colture tipiche, come il Cacao, il
caffè le banane per l'esportazione. Da ricordare anche le
fiorenti coltivazioni di gamberetti su larga scala che tuttavia
hanno causato gravi danni ambientali. Le attività di
produzione, trasformazione e commercializzazione di tali prodotti
sono gestiti da grandi imprese, totalmente in mano a capitale
straniero. La Sierra, il cui centro nevralgico è Quito, la
capitale dello stato, è costituita dalla zona andina (due
catene montuose parallele e nel loro mezzo un fertilissimo
altipiano. Tale zona presenta un'economia prevalentemente
agricola, molto arretrata dedita a soddisfare le esigenze
alimentari delle comunità residenti. L'ORIENTE è
rappresentato dalle estremità della foresta amazzonica. E'
un ambiente prevalentemente verde anche se dagli anni '70 le
esplorazioni e lo sfruttamento da parte delle compagnie
petrolifere hanno minato il naturale equilibrio ambientale.
La popolazione e cenni storici
La popolazione deriva dal ceppo di origine indo-asiatica che,
circa venticinquemila anni prima di Cristo attraversò lo
stretto di Bering. Tale ondata migratoria raggiunse le terre
dell'attuale Ecuador intorno al dodicimila a.C.
I primi gruppi nomadi si stanziarono successivamente in varie
comunità sugli altipiani e sulla costa. Dopo il
milleduecento cominciò dell'Impero Incaico, potente ed
organizzato, assoggettò le varie comunità presenti
nel territorio.
Nel corso del XV secolo approfittando delle lotte e debolezze
interne, il dominio incaico fu attaccato violentemente dalle
truppe coloniali che nel 1534 presero possesso delle terre
ecuadoriane uccidendo i condottieri indigeni che le
difendevano.
Il paese venne così assoggettato allo sfruttamento e al
dominio della casta coloniale che, dopo quasi tre secoli di
sfruttamento e mal governo determinò la decadenza delle
strutture sociali.
Il malcontento crebbe a tal punto che nel 1822 le truppe
indipendentiste, guidate dal generale Simon Bolivar e sconfissero
l'esercito spagnolo creando così il vasto raggruppamento
territoriale della Gran Colombia.
Ma già nel 1830 sull'onda di altri moti autonomistici una
libera assemblea popolare proclamò l'indipendenza e
fondò l'attuale repubblica dell'Ecuador.
Dopo questo percorso storico la popolazione si trova così
composta : il 30% è costituito da un variegato ceppo
indigeno, il 15% è costituito da bianchi, il 5% di neri e
il 50% di meticci.
Sulla Sierra prevale l'etnia indigena, mentre sulla costa si
riscontra la presenza di alcune comunità africane
stanziatesi a seguito dell'ondata schiavistica del periodo
coloniale.
Da sottolineare, una nutrita colonia araba in prevalenza
libanese, molto attiva sia politicamente che
economicamente.
La lingua ufficiale è il castigliano anche se recentemente
la lingua di derivazione incaica il quichua è stata
introdotta anche nei programmi scolastici, per salvaguardare una
parte importante della cultura indigena.
La religione maggiormente praticata è quella cattolica
arricchita da culti e credenze popolari tramandate dalla cultura
indigena africana.
Recenti evoluzioni politiche ed economiche
Il paese nel corso degli anni '80 ha goduto di un forte sviluppo
soprattutto grazie allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi ,
ma sta attraversando in questi ultimi anni un periodo di profonda
crisi economica (lo testimonia anche l'intensissima immigrazione
di ecuadoriani verso l'Europa e il Nord America.) dovuta in
principal misura ad una classe politica incompetente e corrotta
che non ha saputo né potuto badare agli interessi
generali. Ad accentuare la crisi il flagello climatico della
corrente del Niño avvenuto nei primi anni ottanta e poi
ripetutosi recentemente sulla zona costiera del paese che ha
provocato alluvioni devastanti per le coltivazioni e le vie di
comunicazione.
Dopo un periodo di alternanza tra partito conservatore (legato
alle oligarchie economiche e all'influenza statunitense) e
partito liberale ormai l'elemento personale ha assunto una forte
rilevanza rispetto a quello politico attenuando le differenze
sostanziali.
I risultati sono stati subito evidenti: i due terzi della
popolazione vive al di sotto della soglia di povertà,
iperinflazione, disoccupazione di massa, ecc.
Nel 1995 Abdalà Bucaram vince le elezioni, con un
programma di carattere populista, facendo presa soprattutto sui
settori del sottoproletariato urbano della costa ed appoggiato
anche dai partiti di sinistra. Subito dopo il giuramento, Bucaram
dichiara: "Questo è l'ultimo giorno del governo dei ricchi
ed il primo del governo dei poveri", ma dopo appena pochi mesi,
con un clamoroso voltafaccia, adotta in pieno i piani del FMI: in
pochi giorni l'elettricità aumenta del 500%, il gas del
340%, il telefono del 700%. La reazione dei lavoratori è
immediata, i sindacati convocano uno sciopero generale
indefinito. Bucaram dichiara lo stato di emergenza e fa uscire
l'esercito nelle strade, ma senza alcun risultato. Il movimento
di massa cresce e si trasforma in una vera e propria
insurrezione. Bucaram è costretto alla fuga prima e
all'esilio poi.
Nel 1998, dopo una serie di governi di transizione, vince le
elezioni Jamil Mahuad, un democristiano che immediatamente si
mette all'opera per continuare la politica economica dei suoi
predecessori. Ma ogni tentativo viene respinto dalle
mobilitazioni dei lavoratori. Per ben due volte, in marzo e in
agosto, dopo mobilitazioni che in certe città assumono
l'aspetto di una vera e propria insurrezione, Mahuad è
costretto a ritirare i suoi provvedimenti.
Nel marzo del 1999, dopo aver trasferito milioni di dollari
all'estero, la metà delle banche dell'Ecuador dichiarano
il fallimento. Mahuad interviene in soccorso delle banche,
decretando il congelamento dei conti correnti e l'emissione di
sucre (la moneta nazionale) per "aiutare" gli istituti
finanziari. Tale manovra genera un'inflazione che nel 1999
raggiunge il 60%, la più alta di tutto il Sudamerica; una
svalutazione del Sucre del 70% (sempre nel '99), una
rallentamento dell'economia del 7,2%, e un debito estero pari al
prodotto interno lordo. Gravi le conseguenze sociali: il 62%
della popolazione sotto il livello di povertà, il 70% dei
lavoratori disoccupati o sottoccupati; chi aveva un conto
corrente con dei risparmi in Sucre (soprattutto gli indios e i
lavoratori) ha visto prima congelare il conto e, giorno dopo
giorno, ha assistito alla rapida svalutazione e perdita di potere
dei propri risparmi.
Ma può essere interessante (e agghiacciante nello stesso
tempo) trarre alcuni stralci da un recente rapporto del Fondo
Monetario sullo stato dell'Ecuador:
"Dopo alcuni anni di forti risultati economici una grave crisi
economica e finanziaria ha colpito l'Ecuador nel 1999. I maggiori
fattori sono stati l'incapacità di risolvere in maniera
opportuna la debolezza del sistema bancario; una serie di
avvenimenti esterni come il calo del prezzo del petrolio e le
turbolenze avvenute nei mercati finanziari dopo la crisi delle
Tigri Asiatiche del '97, ed il fenomeno meteorologico del Nino :
una debolezza politica caratterizzata dal debito pubblico e da
una politica monetaria espansiva.
Questi effetti furono estremizzati dai ritardi nei progressi
nelle riforme strutturali. Il prodotto interno lordo che era
cresciuto circa del 2% ogni anno nel periodo '93/97, si è
stabilizzato nel 1998 è crollato dell'8% nel 1999.
L'inflazione dei prezzi al consumo che era in media del 31% annuo
tra il 94 e il 98 aumentò al 52% nel 1999, mentre il
deficit pubblico giunse nel 1999 all' 11% del PIL, quando le
esportazioni di petrolio e prodotti non tradizionali diminuirono
fortemente contestualmente all'aumento delle importazioni.
Il deficit pubblico complessivo aumentò dal 2% annuo tra
il 95 e il 97 al 6% del Pil nel '98 e ad un'ulteriore 7% nel
1999.
Inizialmente al deterioramento contribuì il calo del
prezzo del petrolio e l'aumento delle spese, compresi i salari.
Nel 99 un forte aumento dei tassi di interesse seguito da un
forte deprezzamento del sucre (la moneta nazionale) e il
sostenimento dei costi delle obbligazioni governative emesse in
connessione alla crisi bancaria, l'aumento dei sussidi per il
gasolio domestico, insieme al deprezzamento delle rendite
ottenute dal prezzo del petrolio.
A causa di queste misure fiscali il governo fermò i
pagamenti dei obbligazioni previste dal piano Brady nel settembre
1999 e risultò inadempiente nei pagamenti delle
obbligazioni Eurobond, un mese dopo.
Le politiche monetarie e dei prezzi furono insidiate dalle
crisi delle banche
Connessi allo sforzo di supportare il sistema bancario, la
crescita della base monetaria raggiunse il 136% nel 1999 ,
comparata ad una media del 34% tra il 1995 e il 1997.
Vi furono ripetuti episodi di pressioni da parte del mercato dei
cambi con una duplice svalutazione della moneta nel 1998. Il
sucre si svalutò del 54% rispetto al dollaro USA nel 1998,
del 200% durante il 99 e di un ulteriore 25% nella prima
settimana del 2000.
Il sistema bancario fu indebolito a causa della sua inadeguata
supervisione, in merito alle politiche dei prestiti e all'alta
esposizione di rischio monetaria. Gravi problemi di
liquidità emersero fin dall'inizio del 1998, ma la
mancanza di un adeguato intervento legislativo ritardò
l'azione fino al dicembre 1998, quando il governo creò un
apposito deposito di garanzia per le banche. Anche se i dubbi
sulla capacità fiscale del governo di garantire i fondi
causarono la chiusura forzata delle banche per una settimana in
marzo e il congelamento dei depositi.
La raccolta privata di credito crollò nel 1999 del 27%. A
questo punto 16 istituzioni finanziarie, rappresentanti circa il
65% del sistema furono sospese o chiuse.
Nell'agosto '99 le autorità cominciarono a scongelare i
risparmi richiesti, stimando che un terzo di tali depositi
sarebbero entrati a far parte del patrimonio corrente.
Il programma economico governativo per il 2000 ha cercato di
ricostruire la fiducia nel sistema finanziario, arginare il
declino delle attività economiche e porre le basi per un
recupero dell'economia.
Questi obiettivi sono stati considerati da raggiungere tramite la
dollarizzazione dell'economia (le cui basi legislative sono state
introdotte il 9 marzo del 2000 con l'approvazione della legge
Trole I e della legge Trole II nell'agosto 2000 ) una
significativa stretta fiscale che contribuisca a una strategia di
ristrutturazione bancaria, introducendo una serie di riforme
strutturali volte a rendere il mercato del lavoro più
flessibile e ad aumentare la partecipazione privata
nell'economia.
Il programma è stato supportato con risorse finanziarie
internazionali erogate anche da parte del Fondo Monetario
Internazionale.
Gli sviluppi conseguenti l'applicazione di tale programma sono
stati incoraggianti e le condizioni economiche sembrano essersi
stabilizzate e ci sono segnali di una graduale ripresa
dell'attività economica. L'inflazione è rimasta
alta, la quota annuale è alle soglie del 102% a luglio,
soprattutto a causa del deprezzamento del sucre precedente la
dollarizzazione e agli aumenti del gasolio introdotti nel maggio
2000. La dollarizzazione ha tranquillizzato i mercati producendo
un incremento nella liquidità delle banche.
In seguito ad essa è stata concessa una diminuzione del
debito di circa il 40%. che consente una certa stabilità
finanziaria a medio termine.
Giudizi e Decisioni del FMI sulla situazione in
Ecuador
Il Fondo Monetario apprezza gli i suddetti sviluppi verificatisi
nella prima metà del 2000 e sottolinea la necessità
di porre le basi per il mantenimento di tali obiettivi raggiunti
tramite un abbassamento della pressione fiscale, un
irrobustimento del sistema finanziario e un rafforzamento delle
riforme strutturali.
Viene auspicata un aumento della tassazione sui proventi non
provenienti dal petrolio, riduzione dei sussidi per i gas
domestici, aumento dell'iva e delle tasse sui redditi e
necessità di mantenere un forte controllo sulle spese.
Necessità di aumentare i capitali dei progetti, eliminare
velocemente i pagamenti arretrati alle famiglie e
necessità di ridurre il peso del sistema pensionistico
sulle finanze pubbliche.
Si pretende che famiglie e imprese resitutuiscano i debiti
contratti nei confronti delle banche e si innalza il limite
massimo considerato tasso usurario.
Origine dei movimenti indigeni e nascita della
CONAIE
Come già accennato precedentemente le popolazioni native
erano incorporate all'interno dell'impero incaico. Tali
comunità, in prevalenza agricole, ruotavano intorno alla
proprietà comune della terra, ai legami di parentela
(famiglie allargate) al lavoro comunitario ("minga").
Importante sottolineare come questi valori ancestrali, nonostante
le dure sfide a cui sono stati sottoposti dalla storia,
costiuiscano ancora oggi l'ossatura delle rivendicazioni
indigene.
Il tipo di strutturazione socio politica denominato "cachicasgo"
può essere definito come una sorta di signoria etnica,
insieme di raggruppamenti socio-famigliari minori.
Non si riscontrava una divisione in classi , ma solo una
differenziazione sociale funzionale al predominante concetto di
reciprocità.
Il sistema era caratterizzato da varie "ripartizioni
ecologiche"(specializzazioni del lavoro) e da un'integrazione
agricola raggiunta tramite rapporti di scambio e
reciprocità tra le diverse comunità.
Il dominio incaico portò alcune innovazioni economiche e
culturali (nuovi sistemi di coltivazione, allevamento dei lama e
alpaca, cospicui spostamenti delle varie comunità sul
territorio), basò l'amministrazione sulle preesistenti
strutture socio-organizzative (Cacicasgo).
Come già accennato, conflitti interni e difficoltà
di gestione di un territorio così vasto e variegato
esposero l'Impero alla conquista coloniale spagnola.
Il periodo coloniale si compone di due fasi principali : la prima
basata sull'estrazione di minerali preziosi, in cui la
popolazione indigena era usata come manodopera gratuita, una
seconda (dalla metà del XVIII° secolo) basata sullo
sfruttamento della terra e la costituzione delle "haciendas" e la
conseguente espulsione delle comunità indigene dalle loro
terre.
Durante questo periodo, durato circa tre secoli, le
comunità autoctone tentarono di far sentire la loro voce
in diversi "levantamientos", regolarmente repressi.
Dopo la conquista dell'indipendenza (1830), monopolizzata dalla
elitè bianca dei creoli e che vide l'assassinio di alcuni
leaders indigeni che avevano contribuito alla lotta di
liberazione, la situazione dei nativi non cambiò
sostanzialmente.
Il lento processo di modernizzazione minò l'originaria
organizzazione delle comuità, provocando una serie di
lotte di protesta che culminarono con la Legge di Riforma Agraria
del 1964.
Tuttavia si mantennero vivi i meccanismi di coesione sociale e
culturale all'interno del mondo indigeno, come testimonia la
nascita dal '70 in poi di alcune organizzazioni indie con
l'appoggio del settore progressista della chiesa locale (guidata
dal vescovo Mons. Leaonidas Proaño) , della confederazione
dei lavoratori e del movimento compesino (agricoltori).
Si svilupparono così due importanti confederazioni
indigene, una raggruppando le comunità della Sierra,
l'altra quelle amazzoniche. Dalla loro fusione nacque nell'86 la
CONAIE (Confederazione delle nazionalità indigene
ecuatoriane)
L'atteggiamento dello stato nei confronti di queste minoranze fu
principalmente volto alla ricerca di una integrazione nel mercato
nazionale e di un'integrazione a livello culturale.
Atteggiamento, quest'ultimo parzialmente modificato a partire
dagli anni ottanta, accettando il carattere pluriculturale del
paese.
Le CONAIE raggruppano tredici nazionalità indie, che
costituiscono il 70% dell'intera popolazione nativa : la
struttura organizzativa ha come cellula fondamentale la "Comuna"
(la singola comunità locale) e si sviluppa attraverso
centri decisionali di volta in volta più ampi "cabildos",
federazioni provinciali, e le tre confederazioni regionali
(costa, sierra, amazzonia).
Le decisioni più importanti prevedono sempre il
coinvolgimento delle "comunas".
Gli organi esecutivi ("consejo e presidencia ) non hanno
un'autonomia decisionale significativa, vista l'obbligo di
eseguire le decisioni prese dagli organi rappresentativi
(assemblea e dal congresso).
Il primo obiettivo che tale organizzazione si pose fu il pieno
riconoscimento delle nazionalità indigene con la loro
lingua, cultura, storia e territori.
Ma la CONAIE non è rimasta nell'isolamento della sua
"trincea", dopo il primo "levantamiento" indigeno del giugno del
1990, promosso con l'obiettivo di rivendicare pieni e
significativi riconoscimento (anche a livello del riconoscimento
costituzionale della plurinazionalità) e partecipazione
nella vita sociale e politica del paese della popolazione
indigena, inizia un processo di alleanze con i movimenti sociali
(CMC) e nel 1996 con "Pachakutik", il braccio politico del
movimento indio. La loro collaborazione diventa anche
determinante per le iniziative di protesta in occasione dei
festeggiamenti per i cinquecento anni della scoperta
dell'America.
Un terzo momento di collaborazione, vede tali entità
alleate nel chiedere il processo di riforma costituzionale del
1994 , che sancì il riconoscimento ufficiale della
presenza e dei diritti particolari delle minoranze.
Nel 1995, infine, tale alleanza si consolida nell'opposizione al
piano di privatizzazioni soprattutto in area del settore
petrolifero avanzato dal presidente Sixto Duran Ballen.
Inoltre la CONAIE mantiene un atteggiamento di dialogo aperto con
tutti i settori disposti a confrontarsi con le sue
posizioni.
Negli ultimi dieci anni il movimento indigeno ecuatoriano ha
percorso un periodo di maturazione che ha visto cambiare il tipo
di richieste avanzate : dagli aspetti più contingenti di
tutela e garanzia dei diritti alla terra, agli elementi
indispensabili per la tutela della loro identità etnica e
culturale, fino all'avanzamento di un innovativo programma di
rinnovamento ampio e coerente dello stato.
Su queste strade molti sono stati i segnali positivi : il
riconoscimento dei popoli indigeni come nazionalità dotate
di un certo grado di rappresentatività (costituzione del
1988), introduzione di un'educazione bilingue e di politiche
culturali di salvaguardia dell'identità originaria, alcune
leggi che riconoscono i diritti alla terra e all'acqua per le
comunità locali, infine i successi politici del Pachakutik
che nelle ultime elezioni ha ottenuto sei presidenti di
provincia.
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