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LA LOTTA DEL POPOLO U'WA A DIFESA DEL 'SANGUE DELLA
TERRA'
di Antonio Mazzeo
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OXY, VIOLAZIONE DEI DIRITTI INDIGENI E CONFLITTO PER IL
PETROLIO IN ARAUCA, COLOMBIA
Ogni volta che si estingue una specie l'uomo si avvicina alla
propria estinzione,
ogni volta che si estingue un popolo indigeno, non si estingue
solo una tribù,
è un membro in più della comunità che
è partito
per sempre per un viaggio senza ritorno.
L'estinzione di ogni specie è una grave ferita alla
vita,
si riduce la vita dell'uomo e inizia la sopravvivenza.
Prima che l'avidità si impossessi di lui,
che gli sia permesso di vedere le meraviglie di un mondo e la
grandezza di un universo
che si estende al di là del diametro di una moneta
(Pensiero indigeno U'wa)
Gli U'wa, piccolo-grande popolo indigeno di Colombia, uno dei
pochi sopravvissuti al genocidio di antichi e nuovi
colonizzatori, stanno difendendo il proprio territorio ancestrale
da un progetto di sfruttamento del petrolio implementato dalla
Occidental Petroleum - Oxy, una delle maggiori imprese del
settore, risultata assai vicina agli interessi finanziari di
alcuni dei maggiori esponenti della vecchia amministrazione
Clinton.
Due differenti concezioni del mondo e dello 'sviluppo' si
oppongono. Da una parte la spiritualità di un popolo che
ha saputo vivere l'equilibrio con la natura e l'ambiente.
Dall'altra una multinazionale che per perpetuare il saccheggio
delle risorse della terra, ha scelto di distribuire prebende a
politici e mass-media e di appellarsi a favore della guerra
invitando il Congresso degli Stati Uniti ad inondare di armi la
Colombia. Due modi di interpretare il petrolio. Per gli U'wa il
'sangue della madre terra', per la Oxy 'il combustibile che crea
ricchezza' ma il cui (ab)uso sta soffocando dall'alto la stessa
terra.
Lo scontro è aperto e le vaste campagne di
solidarietà lanciate a livello internazionale possono
impedire un nuovo scempio al territorio e un nuovo genocidio
etnico. Tuttavia ruotano attorno a questa simbolica lotta contro
il modello della globalizzazione selvaggia altri attori che
complicano lo scenario. In Arauca, il dipartimento dove gli U'wa
vivono e chiedono di continuare a vivere, non c'è infatti
solo la Oxy e il petrolio. Ci sono anche i reparti di un Esercito
sempre più armato e repressivo, vi operano i gruppi
paramilitari di estrema destra sovvenzionati dai padroni del
petrolio, ci sono i due maggiori gruppi della guerriglia, le Farc
e l'Eln, con interessi e mete contraddittori e confusi.
Ciò rende la regione una delle più militarizzate e
violente del Paese, dove insieme ai diritti dei popoli indigeni
sono calpestati i diritti umani, dove lo scontro militare crea
morti, distruzione e disastri ambientali. Una guerra dove le
ambiguità sono stridenti e dove nessuno è esente da
colpe e delitti. Una guerra dove i nuovi pozzi di petrolio
possono creare altri lutti ed altro terrore, in un territorio
dove sarà ancora più difficile ricostruire il
dialogo tra le parti e dove si faranno ancora più distanti
le aspirazioni di giustizia e di ridistribuzione delle risorse e
dei beni.
"Noi U'wa abbiamo avuto cura tutta la vita del mondo
materiale e spirituale, raggiungendo la completa armonia
tra
popolo e ambiente; questa si è rotta con l'arrivo della
colonizzazione,
delle missioni e del governo colombiano in generale.
I bianchi (riowa) sono giunti a civilizzarci, in accordo con la
cultura occidentale, senza comprendere che la cultura U'wa era
assai ricca e saggia come la loro; in modo offensivo ci hanno
chiamati 'tunebos', disprezzando tutto ciò che aveva
valore per noi, ossia le montagne, i boschi e i fiumi; le nostre
credenze, i nostri usi e costumi; hanno espropriato le nostre
terre disconoscendo il nostro diritto millenario, la legge U'wa e
quella dello stesso Stato Colombiano. Persino la Chiesa, quando
un U'wa moriva senza essere battezzato, prendeva uno dei suoi
figli per internarlo nelle missioni dove gli veniva insegnata la
religione con la forza".
La lotta per la sopravvivenza del popolo U'wa
Il territorio che il popolo U'wa abita da tremila anni si estende
dalla Sierra di Mérida e Táchira in Venezuela, sino
alle regioni colombiane di Chinácota, Málaga, Oiba
e Bucaramanga nell'attuale dipartimento di Santander; di Chiscas,
Chita e Güicán in Boyacá, di Támatra
(Casanare) e di Saravena e Tame (Arauca). L'area si estende
approssimativamente per 1.400.000 ettari mentre oggi gli U'wa
possiedono appena il 14% del territorio ancestrale, in buona
parte all'interno della Sierra Nevada del Cocuy, considerata una
delle più straordinarie catene montuose del Sud
America.
Gli U'wa sono un popolo nomade di lingua 'chibcha'; il loro nome
significa "gente intelligente che sa parlare". Le loro
attività sociali, produttive e cultural-religiose sono
segnate dagli spostamenti dalle regioni degli Llanos Orientales
(la grande area di savana che si estende nella parte orientale
della Colombia sino al Venezuela) all'area piedimontana sino alle
alte cime della Sierra del Cocuy, seguendo il ritmo delle
stagioni in cui si alternano periodi di piogge a periodi di
secca. "All'interno di questo ciclo di spostamenti e residenze -
scrive l'antropologa inglese Ann Osborne - cantano i loro miti e
allo stesso tempo realizzano rituali ad esse associate, tra cui
l'agricoltura. In forma piú esplicita considerano che la
celebrazione dei loro miti é necessaria a perpetuare e
sostenere l'universo, prevenendone il collasso"( ).
La visione cosmica del popolo U'wa si basa su un sistema di
"agricoltura verticale", comune nelle Ande preispaniche. Ogni
popolazione, clan o comunitá sfrutta i differenti piani
termici della Sierra attraverso continue migrazioni stagionali
che seguono il percorso del sole. Nella cultura U'wa lo studio
dell'universo e l´economia si uniscono per garantire la
sopravvivenza delle natura e della terra. "Ogni pezzo strappato
al territorio rappresenta una rottura della vita" raccontano
profeticamente gli anziani U'wa.
In realtà negli ultimi cinque secoli, questo popolo
é stato protagonista di una strenua lotta per assicurare
la continuità della propria identità culturale
contro le politiche di genocidio della colonizzazione. Una lotta
impari ove si sono estinti alcuni clan e gruppi familiari che
risiedevono nelle aree più basse della Sierra (a
Santander, Táchira e nel Sarare), annientati dalla
violenta conquista spagnola. Ancora più drammatico
l'impatto della più recente ondata colonizzatrice avviata
nel 1940 e sviluppatasi in particolare negli anni '50, durante il
cosiddetto periodo della 'violencia bipartidista' in Colombia.
Nel solo periodo compreso tra il 1940 e il 1970, il governo ha
privato il popolo indigeno dell'85% delle terre originarie,
assegnandone la titolarità ai coloni e alla chiesa
cattolica. In meno di 40 anni, le malattie generate da questo
impetuoso e violento contatto con i 'bianchi', hanno causato la
morte di 18.000 U'wa (attualmente si calcola che ne sopravvivano
solo 5.000). In conseguenza dell'espropriazione delle terre e dei
processi di deforestazione che hanno gravemente compromesso gli
equilibri ambientali, due interi gruppi U'wa, i Biribira e i Ruba
(Guicanes), che abitavano nei distretti di Chiscas,
Guicán, Cocuy e Chita sono stati completamente sterminati(
).
"I meccanismi utilizzati dalla 'civilizzazione occidentale' sono
stati la penetrazione religiosa attraverso i missionari, l'arrivo
di contadini e coloni richiamati dall'Incora, l'istituto per la
riforma agraria, e lo sfruttamento delle risorse naturali,
legname prima, petrolio poi" - spiega Trinidad José
Cobaría, docente e assistente ufficiale del Cabildo Mayor
U'wa. "La penetrazione nel territorio ancestrale e sacro degli
U'wa ha costretto le comunità indigene a rifugiarsi sulla
parte alta della regione. E ciò ne ha limitato fortemente
l'accesso alle risorse naturali ed alimentari presenti nella
parte bassa e nella regione piedimontana"( ). La trasmigrazione
verso l'area montana e la Sierra Nevada del Cocuy ha avuto
pertanto gravi conseguenze sulla salute e sulla nutrizione della
popolazione, ma soprattutto ne ha ulteriormente indebolito
l'organizzazione sociale, politica ed economica.
Sono indelebili nella memoria di una intera generazione U'wa le
modalità di penetrazione da parte delle organizzazioni
religiose della chiesa cattolica. I missionari che arrivarono in
territorio U'wa, rifiutarono di riconoscere la
spiritualità e la religiosità indigena, ne
proibirono la lingua, e si imposserarono delle terre più
fertili, dove impiegarono i nativi in attività agricole e
di allevamento, contrarie alla propria cultura produttiva.
"Vennero spianate colline, s'innalzarono missioni, si deviarono
torrenti e fiumi e si realizzarono aziende agricole, utilizzando
il lavoro indigeno forzato" - continua il professor Trinidad
José Cobaría. "Le autorità di polizia
sequestravano uomini e donne, l'imprigionavano e li costringevano
ai lavori forzati. Inoltre catturavano i bambini che venivano
condotti alle missioni per essere battezzati ed 'educati'". La
missione gesuita e delle sorelle teresite del Chuscal, il
complesso religioso più grande in territorio U'wa, fu
costruito con il lavoro forzato di uomini e donne indigeni e
disboscando una superficie per centinaia di ettari. La recente
assemblea dei cabildos U'wa - aprile 2001 - ne ha richiesto
l'acquisiazione, come riparazione delle enormi sofferenze
subite.
Il lavoro dei nuovi 'schiavi' fu utilizzato dallo stesso governo
colombiano per realizzare l'apertura di strade e sentieri e
favorire così il processo di colonizzazione da parte dei
'bianchi' provenienti da aree della Colombia particolarmente
colpite dalla guerra civile. Alla fine degli anni '60 il
reclutamento U'wa fu realizzato anche grazie alle attività
di 'evangelizzazione' dell' 'Instituto Linguistico del Verano',
attraverso pastori nordamericani finanziati direttamente dalla
Cia e sostenuti da diversi funzionari statali colombiani, come ad
esempio l'allora direttore dipartimentale per le opere pubbliche.
Risale a quegli anni la realizzazione della strada per 'El
Chuscal', nonché la progettazione di un'arteria di
comunicazione verso le vette sacre del Nevado del Cocuy, opera
che fu poi sospesa a seguito della ferma opposizione U'wa. Grazie
ai nuovi sentieri tracciati con il lavoro forzato e
l''evangelizzazione' indigena, fu possibile avviare nel decennio
'70 lo sfruttamento in vasta scala del legname e delle risorse
naturali, nonché l'espansione delle coltivazioni agricole
secondo il modello della monocultura e dell'allevamento
estensivo.
L'ambiguo riconoscimento dei diritti indigeni
Coscienti del fatto che la loro sopravvivenza era strettamente
legata all'esistenza stessa del territorio nativo, gli U'wa hanno
tentato di preservare la loro cultura e identità negli
ultimi venti anni, strutturandosi internamente per ottenere il
recupero di una parte delle terre perdute con la colonizzazione.
Si è così sviluppato un inarrestabile processo di
autorganizzazione tra i gruppi e le comunità, sostenuto
dai werjayá, le autorità tradizionali, e dai
'Cabildos', gli organismi locali che amministrano la vita
pubblica. Ciò ha permesso di consolidare un 'Cabildo
Mayor' a rappresentanza delle 22 comunità U'wa e di 12
cabildos minori della 'sierra', che all'interno del nuovo quadro
costituzionale e legislativo si é convertito
nell'Associazione delle autoritá U'wa riconosciuta dallo
Stato colombiano. Ad essa è stata assegnata nel 1987
l'amministrazione di un 'resguardo' o 'riserva centrale' (nei
territori Cobaría, Tegría, Bókota e
Rinconada); di una 'riserva speciale indigena' (Tauretes e
Aguablanca); e di un 'territorio indigeno' comprendente le terre
assegnate agli indigeni dall'Incora.
Nel marzo 1993 i cabildos U'wa hanno richiesto all'Incora
l'unificazione e l'ampliamento del loro territorio in un
'Resguardo unico U'wa'. Nonostante lo studio favorevole di
fattibilità socioeconomica, patrocinato dai governatori
dei diversi dipartimenti interessati e realizzato dall'istituto
statale di ricerca 'Ideade', l'Incora preferiva rinviare sine die
il riconoscimento del diritto legittimo U'wa a vivere su un
territorio unitario.
Si dovrà attendere sino all'agosto del 1998 perché
il governo di Andrés Pastrana varasse il decreto di
concessione del Resguardo Unico U'wa, su un territorio di 220.275
ettari. Ciò che poteva sembrare un primo riconoscimento
ufficiale dei diritti comunitari del popolo U'wa veniva
però inficiato dalle sempre maggiori concessioni che
contemporaneamente il governo colombiano riconosceva alle imprese
statunitensi per l'esplorazione e la ricerca petrolifera nel
sottosuolo del territorio ancestrale U'wa.
La risposta del popolo indigeno non si faceva attendere. Contro
la decisione della società Occidental Petroleum - Oxy di
iniziare lo sfruttamento del petrolio presente nel 'Territorio
Sacrado', gli U'wa avviavano nella seconda metà degli anni
'90 una imponente campagna di mobilitazione e lotta non violenta
che avrebbe presto attirato l'interesse dei mass media e il
consenso e il sostegno delle principali organizzazioni
internazionali ambientaliste e di difesa dei popoli indigeni. A
colpire maggiormente le coscienze e gli immaginari collettivi,
l'annuncio del suicidio collettivo del popolo U'wa
nell'eventualità che venisse avviata l'estrazione del
petrolio, il 'sangue della madre terra'. "Di fronte alla morte
sicura, alla perdita delle nostre terre, allo sterminio delle
nostre fonti naturali, all'invasione dei nostri luoghi sacri,
alla disintegrazione delle nostre famiglie e comunità, al
silenzio dei nostri canti, e al disconoscimento della nostra
storia, preferiamo una morte dignitosa, propria dell'orgoglio dei
nostri avi che sfidarono il dominio dei conquistatori e dei
missionari" - annuncia il documento del Cabildo Mayor U'wa.
Un gesto estremo di cui esiste un precedente nella storia di
questo popolo. Verso la fine del 17° secolo, migliaia di U'wa
collocarono i loro bambini in urne di creta e li lanciarono da un
precipizio di 400 metri, da cui poi si gettarono essi stessi.
Testimoni del sacrificio raccontarono che si accumularono tanti
corpi da alterare il corso del fiume. La decisione fu presa
quando, spinti dai conquistatori verso le montagne più
alte, dovettero scegliere tra il vivere una vita di
schiavitù e miseria o la morte con dignità. L'area
del suicidio di massa fu successivamente soprannominata "Cliff of
Glory."
Il petrolio, Ruiría, fa parte di un Sagrado Mayor,
poiché è una fonte viva, allo stesso modo del
sangue, è forza per il corpo e lo spirito, ci è
stato consegnato dal Maggiore degli dei, il 'padre eterno' Sira o
Rukwa, lo ha lasciato sotto le lagune, i monti e le valli per
preservarci, pertanto il suo sfruttamento qui, nel cuore del
mondo, provocherebbe il crollo della cultura, la morte degli
U'wa. (...)"
"Se si estrae ruiría dal mundo, questo si contamina;
però se si estrae ruiría dal cuore del mondo, esso
non potrà sostenersi; i Werjayas non potranno mantenere la
vita nè l'ordine e così la vita stessa non ha
avrà senso, noi U'wa saremo accolti dal padre eterno, da
Sira.
Se si sfrutta ciò che è sacro, si distruggono le
basi del pensiero tradizionale;
si perde il rispetto per i fratelli, per i padri, per gli
Antenati;
se si sfrutta ruiría si viola la legge tradizionale, che
è la legge del padre Eterno
e della madre Terra, la legge della natura, la legge dell'Origine
degli U'wa. L'equilibrio del popolo U'wa e del nostro Territorio
è dato solo dal pensiero e
dalle pratiche tradizionali; se questi vengono vulnerati, i
Werjayas non canteranno più, nè pregheranno e il
popolo U'wa smetterà di ballare e di adempiere con le
pratiche tradizionali. Se si permette lo sfuttamento di
Ruiría,
le ragioni per le quali esiste il popolo U'wa finiranno,
e noi tutti U'wa moriremo." ( )
La Occidental e la lobby statunitense dei Democratici del
petrolio
Nella sua dissennata politica di svendita al capitale straniero
delle risorse naturali ed energetiche del paese - quotidianamente
330,000 barili di greggio estratto in Colombia finiscono nelle
raffinerie del Texas e della Lousiana - il governo colombiano,
attraverso l'impresa statale Ecopetrol, aveva sottoscritto nel
1992 un contratto con la Occidental Petroleum - Oxy e la Shell
per esplorare e sfruttare il petrolio del cosiddetto blocco
'Samoré', ubicato nel territorio degli U'wa. A seguito
delle campagne di protesta internazionale sviluppatesi dopo la
violenta repressione delle popolazioni Ogoni della Nigeria,
investite dai progetti di estrazione petrolifera della Shell,
questa compagnia all'inizio del 1998 si era svincolata dalla
partecipazione nel contratto 'Samoré', trasferendo alla
Oxy la propria quota del 37.5%.
L'estensione della superficie concessa originariamente alle
multinazionali era superiore ai 185,600 ettari e interessava i
municipi di Güicán e Cubará nel dipartimento
di Boyacá, di Toledo (Norte de Santander) e Saravena e
Tame in Arauca. Qualche mese dopo la firma del contratto, il
governo concedeva però altri 23,200 ettari appartenenti ai
dipartimenti di Santander e Casanare. Complessivamente la
concessione per le attività esplorative corrispondeva al
29% del territorio appartenente ai Parchi Nazionali Naturali di
El Cocuy e Tamá e al 20% della Riserva indigena U'wa di
Cobaría-Tegría-Bókota-Rinconada.
Eseguite le prime esplorazioni, la Oxy ha scelto il sitio di
'Gibraltar 1', a Cedeño (Nord di Santander), per avviare
le attività di perforazione del sottosuolo con un
investimento previsto per 40 milioni di dollari. L'area ove
insediare il primo pozzo era suggerita dal Ministero
dell'Ambiente ad appena 150 metri dai confini del Resguardo Unico
U'wa, i cui contorni geografici erano stati ridisegnati con un
decreto dallo stesso ministero, il 6 settembre '99. Nel marzo del
2000 il governo firmava con la Oxy il contratto per l'avvio delle
attività estrattive in un'area di 47,000 ettari con
l'obiettivivo di raggiungere entro l'anno 2004 la produzione di
260,000 barili di petrolio.
La portata economica del progetto 'Samoré' permette di
spiegare la grande disponibilità del governo colombiano
nel sostenere la Oxy e disconoscere i diritti legittimi del
popolo U'wa. Il primo è legato direttamente agli interessi
in gioco di uno degli uomini più potenti della Colombia,
l'ex presidente di Ecopetrol ed ex ministro dell'energia Rodolfo
Segovia, manager dal 1996 al 1998 della 'Inversiones Sanford',
società d'investimenti controllata dalla stessa Oxy,
attiva nella produzione di polipropilene e PVC.
Il secondo fattore che ha facilitato l'intervento della compagnia
petrolifera in territorio U'wa è invece strettamente
legato alla partnership geostrategica Usa-Colombia e agli
interessi privati di alcuni degli uomini di punta della ex
amministrazione nordamericana.
La Oxy (Occidental Oil and Gas Corporation), è filiale
della Occidental Petroleum Corporation, una trasnazionale che
conta su 6.000 dipendenti e attività in 11 paesi del
mondo, tra cui Colombia, Messico, Perù ed Ecuador. Sulla
Oxy vantava una partecipazione per poco meno di un milione di
dollari l'ex vicepresidente degli Stati Uniti Albert Gore, che
alla vigilia della recente elezione presidenziale ha preferito
trasferire ai suoi più stretti familiari la
titolarità di questo pacchetto azionario.
Lo stretto legame tra la multinazionale e la famiglia Gore si
è fatto sentire particolarmente in occasione della ultima
convenzione del Partito democratico, quando la compagnia ha
contributo alla campagna elettorale del Presidente Clinton con un
apporto di 470.000 dollari. La Oxy inoltre è una delle
società che più ha esercitato la funzione di
lobbing politica per salvaguardare gli ingenti interessi
economici nei paesi sudamericani. In occasione del suo viaggio in
Colombia nel maggio 1999 per avviare i nuovi programmi
petroliferi delle imprese statunitensi, l'ex segretario per
l'Energia dell'amministrazione di Wahington, Bill Richardson, si
avvalse dell'assistenza di una funzionaria della Occidental,
Theresa Fariello. Un ruolo fondamentale nell'azione di pressione
di fronte al Congresso Usa a sostegno delle operazioni della
Occidental in Colombia è stato giocato dall'ex tesoriere
del Comitato Nazionale Democratico Scott Pastrick, uno dei
più stretti collaboratori di Albert Gore. In particolare,
dal 1997 Scott Pastrick ha ricoperto l'incarico di consulente
della compagnia di public relations 'Bksh' (Black, Kelly, Scruggs
& Healey Company), la quale ha avviato una vasta campagna
pubblicitaria sui principali organi di stampa nordamericani a
favore del progetto 'Samoré' della Oxy.
Per sostenere l'approvazione del pacchetto di aiuti militari per
oltre 1.300 milioni di dollari del cosiddetto 'Plan Colombia', si
è presentato in audizione al Congresso il vicepresidente
della compagnia, Lawrence Meriage. "E' importante che gli aiuti
militari non siano destinati solo a recuperare il controllo del
sud della Colombia, dove pure stiamo operando", ha affermato il
manager statunitense. "Essi dovranno essere utilizzati anche per
le aree più settentrionali, come il Nord di Santander,
alla frontiera con il Venezuela, dove stiamo per intraprendere le
operazioni di trivellazione e dove le coltivazioni di coca sono
aumentate del 300%". Lawrance Meriage si è guardato bene
dal riferire al Congresso come le perforazioni petrolifere stiano
violando i diritti delle popolazioni U'wa, danneggiando
irrimediabilmente l'ambiente e il territorio della Riserva. Per
la Oxy la campagna di mobilitazione indigena a difesa del 'sangue
della terra' non è mai esistita.
Saccheggio del petrolio e violazione dei diritti dei popoli
indigeni
L'opposizione del popolo U'wa ai nuovi progetti petroliferi non
nasce solo da un profondo sentimento di rispetto verso le risorse
della natura e della terra, ma anche dalla consapevolezza di
quanto le esplorazioni petrolifere in Colombia abbiano duramente
colpito dal punto di vista culturale, sociale ed economico altre
comunità, indigene e non. Le comunità del nord, ad
esempio, come i Barí, anch'essi di lingua 'chibcha',
persero i due terzi del territorio e la metá della
popolazione a causa dello sfruttamento petrolifero realizzato a
partire del 1930 dalla Mobil, dalla Gulf e dalla Texas Petroleum.
Nel 1931 il Congresso colombiano giunse ad autorizzare le forze
armate a reprimere le manifestazioni di protesta degli indigeni
che si opponevano all'espropriazione dei loro territori
ancestrali. L'esercitò sparò, uccidendo alcuni
rappresentanti della comunità Barí-Motilón;
altri furono detenuti in campi di concentramento provvisori o
assassinati selettivamente da sicari pagati dalle compagnie
petrolifere.
Ad ovest, gli Yariguí e gli Aripí si sono estinti a
causa degli sfruttamenti petroliferi della Standard Oil e della
Texas Petroleum nell'area di Barrancabermeja (Magdalena Medio).
Negli anni '60 i popoli Inga, Siona e Kofan furono completamente
disarticolati nella regione meridionale del Putumayo a seguito
della distruzione dei fiumi causata dalle attività
petrolifere di Ecopetrol e Texas Petroleum. Ancora la Occidental
intraprese nel 1980 i lavori di perforazione nelle riserve
indigene di Orocué (regione sud-orientale della Colombia)
senza alcun accordo preventivo con le comunità residenti
(Sáliva e Sikuani) e senza assegnare compensi per gli
ingenti danni ambientali ed economici prodotti. La distruzione di
questo territorio ancestrale indigeno è poi proseguita ad
opera della British Petroleum.
Sempre a sud-est gli altri vicini Wahibo, popoli seminomadi
dell'Orinoquia (gruppi Hitnu, Hitanu, Sikuani e Cuiba) si
convertirono negli indigeni piú poveri della Colombia dopo
le perforazioni e gli sfruttamenti del ricco campo petrolifero di
Caño Limón, da cui la Oxy e la Shell hanno estratto
per anni più di 120.000 barili di greggio al giorno. In
particolare gli Hitnu sono stati espropriati dei tre quarti della
riserva che gli era stata riconosciuta dallo Stato, mentre la
popolazione Guahiba è stata costretta ad abbandonare il
territorio ancestrale per insediarsi in quartieri di invasione di
Arauca privi di ogni servizio, caratterizzati da disgregazione
del tessuto sociale, alcolismo, prostituzione. Da parte loro, i
contadini di buona parte della regione di Arauca sono stati
costretti alla migrazione e alla miseria a seguito della
distruzione delle loro proprietá per l'infiltrazione di
acqua contaminata proveniente da un pozzo della società
Amoco.
L'inizio delle attività perforative nell'area di
'Gibraltar 1', strappata al popolo U'wa, ha già prodotto
danni irreversibili al territorio. Il suolo è oggetto di
erosione, perdita di vegetazione e contaminazione da parte di
sostanze chimiche come solfati, sali minerali ed idrocarburi che
distruggono i microrganismi del suolo. Le organizzazioni
ambientaliste denunciano come il proseguimento dei lavori possa
causare la frana della frazione di Cedeño (dove vivono
alcune famiglie U'wa sottoposte all'assordante rumore e alle
vibrazioni della trivella) e la distruzione della rete idrica
della zona. Ciò causerebbe l'ostruzione del río
Cujubón e in conseguenza modificazioni nell'alveo del
río Arauca. La fragilità e gli squilibri del
territorio di 'Gibraltar' lasciano presagire una riedizione di
tutti gli impatti negativi già registratisi nella vicina
area di Caño Limón, dove opera sempre la
Oxy-Occidental.
Noi U'wa abbiamo luoghi sacri Maggiori e Minori, come alcune
lagune
che sono intoccabili. In questi gli indigeni non entrano
perché nutrono un profondo rispetto; sono luoghi di
creazione e nascita.
Ogni clan è nato da qualche laguna (...) Le lagune nella
nostra cosmovisione sono luoghi molto importanti nella creazione
delle differenti
specie viventi che popolano il mondo.
In esse vivono i signori creatori degli animali,
che si incaricano di controllare che gli U'wa non abusino di
essi,
punendo chi infrange la norma (Uw'chita)
L'Oxy in Arauca, storia di uno scempio annunciato
La presenza della Oxy-Occidental nel dipartimento di Arauca,
risale all'11 giugno del 1980, quando l'impresa colombiana
petrolifera 'Ecopetrol', le firmò il contratto di
associazione 'Cravo Norte' per l'esplorazione e l'estrazione di
crudo, in un'area in cui sarebbero stati individuati giacimenti
per 1.200 milioni di barili, tra i maggiori del continente
latinoamericano. La lista dei danni ambientali prodotti dal
complesso petrolifero di Caño Limón è lunga
ed articolata. Secondo il memoriale prodotto dalle organizzazioni
sociali e sindacali di Arauca e Boyacá, l'esplorazione
sismica ha richiesto la costruzione di sentieri per una ventina
di chilometri causando la distruzione del bosco primario. Le
attività esplorative realizzate attraverso l'esplosione di
cariche di dinamite da 60 chili hanno provocato "frane di grosse
dimensioni e notevole alterazione dei flussi delle correnti
idriche", mentre l'inquinamento sonoro ha avuto "gravi
ripercussioni sul comportamento degli animali selvatici e
domestici".
"La costruzione di infrastrutture quali piattaforme di
perforazione, accampamenti, pozzi, strade, eliporti, la
realizzazione di basi militari e di polizia, oleodotti, stazioni
di benzina e linee secondarie di interconnessione con i pozzi,
ecc., hanno generato la distruzione di grandi quantità di
bosco, con la degradazione del suolo e della struttura geologica
e la trasformazione del paesaggio e dei rilievi", prosegue la
denuncia dei movimenti sociali. La cattiva gestione dei suoli e
l'erosione, accanto allo sfruttamento della savana da parte
dell'allevamento estensivo, ha già pregiudicato 500.000
ettari di boschi naturali tra Puerto Rendón, Cravo Norte e
Fortul.
In concreto, si è ripetuto nel dipartimento di Arauca
ciò che si era verificato in altre regioni del paese, dove
le attività di deforestazione hanno interagito con lo
sfruttamento delle risorse energetiche del sottosuolo.
Attualmente, oltre 17 milioni di ettari sono stati destinati in
Colombia per l'esplorazione e l'estrazione di petrolio delle
transnazionali, e buona parte di essi erano boschi o selve. Come
sottolinea la ricercatrice dell'organizzazione ambientalista
'Censat Agua Viva' Tatiana Roa, "lo sviluppo dell'industria
petrolifera in Colombia ha significato la distruzione dei suoi
boschi e di conseguenza la distruzione culturale e fisica di
numerosi popoli indigeni"( ).
I processi di colonizzazione generati dall'industria petrolifera
e dalla realizzazione di immensi oleodotti nel corridoio andino,
hanno accelerato l'estrazione intensiva del legno e l'allevamento
estensivo, accentuandone gli impatti sociali, economici ed
ambientali e generando nuovi squilibri e disuguaglianze.
L'esempio più eclatante è quanto avvenuto a partire
dagli anni '20 nella regione del Magdalena Medio, dove la Texaco
ha ricevuto la prima concessione dal governo colombiano ed ha
avviato un vasto programma di deforestazione e sfruttamento a
fini commerciali del legname, che richiamò gli interessi
di alcuni ricchi coloni che acquisirono latifondi convertiti a
pascolo. Dall'alleanza tra i dirigenti della Texaco, i
latifondisti del Magdalena Medio e i settori più
conservatori delle forze armate, cui furono delegate
l'amministrazione pubblica e il mantenimento dell'ordine sociale,
avrebbe preso origine il fenomeno paramilitare, oggi responsabile
di inauditi massacri ed efferate violazioni dei diritti umani in
tutto il paese e sempre più compromesso nella produzione e
nei traffici di stupefacenti.
Parallelamente alla perdita del patrimonio boschivo, il
dipartimento di Arauca è vittima degli agenti chimici
inquinanti dispersi nell'ambiente durante le attività
esplorative ed estrattive. Sono stati registrati in particolare
impatti sulle falde acquifere e sulle acque superficiali, a
seguito dell'inquinamento causato dal materiale inerte
proveniente dalla triturazione delle rocce, da sostanze
radioattive e fanghi introdotti per facilitare la perforazione e
mescolati con sostanze tossiche come antiossidanti,
anticorrosivi, acidi, lubrificanti, ecc.. "Questi fanghi -
prosegue il memoriale delle organizzazioni sociali dipartimentali
- sono poi lavati con solfati che in alte concentrazioni sono
tossici poiché contengono cromo, nichel e altri metalli
pesanti".
Gli effetti dell'inquinamento chimico sulle specie animali non si
sono fatte attendere e sono state registrate una serie di
malformazioni genetiche. In particolare nei pesci sono stati
notati casi di gigantismo o nanismo, la comparsa di una pinna in
più, alterazioni nella colorazione, malformazioni nello
sviluppo delle uova e insorgenza di tumori. L'accumulazione di
elementi inquinanti nei tessuti grassi dei pesci sta provocando
l'avvelenamento cronico della popolazione che risiede sulle
sponde dei fiumi.
Con le nostre celebrazioni tradizionali favoriamo un clima
adeguato
perché crescano le piante, perché si sviluppino gli
animali,
perché noi U'wa possiamo vivere in armonia e senza
malattie (...)
Le cerimonie sono azioni avviate a sostenere tanto
l'universo
in generale quanto il mondo immediato che conosciamo:
... se non cantassimo, il mondo perderebbe l'armonia,
cadrebbe verso il basso, ... cantiamo anche per i bianchi,
perché nel loro mondo possano continuare a
vivere...'."
La distruzione della laguna-santuario dei popoli
Guahibos
Nel suo rapporto sulla 'Violazione dei diritti umani nel
dipartimento di Arauca' (1994), la Commissione Andina dei
Giuristi elenca ulteriori danni ambientali prodotti dalle
infrastrutture dell'industria petrolifera. "Si è
modificato il flusso naturale delle acque in alcuni settori di
Caño Limón, con le sue secche e i suoi torrenti
riproduttori naturali dei pesci commerciali del río
Arauca, specialmente durante l'inverno. Dove esisteva un sistema
umido di paludi e piccole lagune, l'Occidental ha realizzato un
lago artificiale, soprannominato 'La Draga', in cui vengono
scaricati giornalmente 4 tonnellate di composti chimici
contaminanti e altamente cancerogeni (tra cui benzene e
xileno)"().
Il rapporto denuncia inoltre come l'Oxy sia solita scaricare
liquidi associati al petrolio direttamente in canali e ruscelli,
senza alcun trattamento per abbattere gli agenti inquinanti o
ridurne la temperatura, che "raggiunge i 60° centigradi, 2
volte superiore ai valori massimi permessi dalle leggi, creando
effetti negati sulla vita de río Cinacuro in cui
confluiscono le acque". E' stato calcolato come quotidianamente
l'impianto di Caño Limón scarichi nelle falde
acquifere 1.500.000 barili di liquidi contaminanti.
Il materiale gettato nei corsi d'acqua ne ha causato spesso
l'ostruzione, con conseguenti deviazioni e alterazioni di fiumi e
ruscelli. Ad analoghe conseguenze si è giunti con la
realizzazione della strada Saravena-Arauca, voluta per favorire
il transito dei mezzi diretti al complesso petrolifero e che ha
bloccato irrimediabilmente il flusso normale delle acque piovane.
"Numerosi problemi - aggiunge la Commissione Andina dei Giuristi
- sono derivati dalla costruzione dell'oleodotto Caño
Limón-Coveñas, lungo oltre 1.000 kilometri, per cui
sono stati sacrificati i terreni di numerose aziende agricole di
proprietà di piccoli coloni e migliaia di ettari di bosco
naturale".
L'oleodotto si è trasformato presto in uno degli obiettivi
privilegiati dei gruppi della guerriglia operanti nella zona, e
sino ad oggi sono stati enumerati per lo meno 500 attentati
terroristici che, insieme ai diffusi incidenti meccanici
dell'oleodotto, hanno causato la dispersione nell'ambiente di 1,6
milioni di barili di greggio contaminando il suolo e le fonti
d'acqua.
Il complesso petrolifero di Caño Limón
passerà tuttavia alla storia per aver avviato la
distruzione di uno dei più grandi patrimoni ecologici e
culturali della Colombia, la Laguna di Lipa. Essa era considerata
il santuario dello spazio cosmico e il centro di riproduzione
culturale e spirituale degli indigeni Guahibos e di altri popoli
vicini. Prima dell'arrivo in Arauca della Occidental, la laguna
ricopriva un'estensione superiore ai 100.000 ettari ed era
circondata dalla riserva forestale ed ecologica del Sarare
('Santuaria de Flora y Fauna de Arauca'), di 715.000 ettari.
L'area ospitava un patrimonio faunistico unico in
biodiversità, con numerose specie terrestri e acquatiche e
oltre 1.000 specie diverse di uccelli, molte delle quali ormai
estintesi senza che siano state classificate e analizzate
scientificamente. La laguna era inoltre il più grande
centro produttore di pesci nel dipartimento.
L'installazione dei pozzi petroliferi della Oxy nella Laguna de
Lipa, ha provocato la totale alterazione dei sistemi naturali di
drenaggio. Alcune zone si sono prosciugate mentre altre hanno
subito la stagnazione delle acque superficiali, che ha
danneggiato le attività economiche tipiche - agricoltura e
pesca - dei coloni e degli indigeni. Il progressivo
depauperamento del patrimonio idrico della laguna ha accelerato
il processo di disintegrazione socio-culturale di numerose etnie
Guahibos. I Sikuani, i Betoyes, i Macahuanes o Hitnu, gli
Hitanú o Iguanitos e i Dome Jiwi, sono stati espulsi dai
territori ancestrali per trasformarsi in mendicanti nei municipi
del dipartimento.
Verso la disgregazione sociale e il genocidio
culturale
"Come sono universalmente noti i danni ambientali delle
perforazioni petrolifere - commenta Javier Giraldo, presidente
della Commissione intercongregazionale di 'Justicia y Paz' e
rifugiato politico in Europa dopo la condanna a morte proferita
dalle organizzazioni paramilitari - non è difficile dal
punto di vista sociologico prevedere il processo distruttore che
ne seguirebbe se la Oxy iniziasse le sue esplorazioni. Questo
territorio vergine degli U'wa inizierà ad essere solcato
dai camion e dai bulldozer che apriranno vie di penetrazione,
attraverso le quali giungeranno enormi attrezzature. Affluiranno,
attratte dalla possibilità di un salario accettabile o
privilegiato, contingenti umani nomadi, modellati da decenni di
relazioni operai-padroni temporali, umiliati della terra,
comunità e famiglie abituate alle pratiche compensatorie
dell'alcool, della prostituzione e del gioco d'azzardo. La
popolazione U'wa si vedrà invasa forzatamente da altra
cultura, quella confezionata dai capitali migratori, dove le
molteplici umiliazioni non solo estinguono progressivamente i
valori legati al territorio, alla comunità, alla famiglia,
ai modelli ancestrali, ma arrivano ad identificare la propria
dignità umana con un valore-di-scambio (mercanzia), che la
persona, come semplice 'forza lavoro' o 'fattore di produzione'
acquisisce di fronte all'impresa dalla quale dipende"( ).
Una profezia che ha già trovato elementi di conferma con
l'inizio delle attività esplorative in territorio U'wa.
Commissioni di osservatori costituite dal Partito Verde e da
numerose realtà associative italiane hanno visitato il
dipartimento di Arauca negli ultimi mesi. "La situazione è
alquanto critica - hanno denunciato in un loro rapporto - Si sono
potuti rilevare problemi ambientali strettamente legati alla
attuale fase di esplorazione petrolifera, quali l'inquinamento
dei corsi d'acqua, nei quali viene versato il materiale
utilizzato dalla Oxy, la riduzione del pesce con gravi
conseguenze alimentari ed economiche, il grave danno alla
vegetazione del luogo dove attualmente sorge il sito, lo
spianamento di una intera collina, la totale mancanza di garanzie
sull'eventuale recupero dei danni causati dalle attività
della multinazionale a tutto l'ecosistema; deforestazione e
inquinamento acustico"( ). Evidenti altresì i problemi
economici: aumento del costo della vita con conseguente
diminuzione del potere di acquisto da parte della popolazione
locale; diminuzione della produzione agricola della regione a
causa del fatto che i contadini hanno lasciato i campi per
lavorare per la Oxy (quest'ultima, nella fase di installazione,
ha utilizzato circa 250 lavoratori non qualificati ai quali
corrispondeva un salario tre volte superiore al guadagno che da
il lavoro nei campi). Tra le maggiori conseguenze socioculturali,
"l'impossibilità di vivere pienamente secondo i costumi e
gli stili di vita tradizionali e l'aumento della violenza".
Gli osservatori internazionali denunciano altresì il
deterioramento delle condizioni sanitarie, l'aumento dei casi di
denutrizione, l'abbassamento delle difese immunitarie a seguito
della riduzione dello spazio vitale e delle risorse alimentari,
nonchè la comparsa di forti emicranie e stress per gli
indigeni delle comunità adiacenti al sito. Nel novembre
2000, le autorità tradizionali U'wa hanno denunciato la
morte di 14 bambini U'wa a seguito di una grave malattia
respiratoria che le autorità sanitarie locali non sono
state in grado di prevenire e curare per mancanza di fondi
pubblici.
La gravità della crisi sociale prodotta dalla concessione
della licenza ambientale alla Oxy per sfruttare il pozzo di
'Gibraltar' a Cubará, accanto alle ripetute violazioni di
cui è stato vittima il popolo indigeno Embera-Katío
con la realizzazione del devastante invaso di
Urrá-Tierralta (Córdoba), ha richiamato
l'attenzione della Defensoría del Pueblo, il maggiore
organismo statale colombiano di protezione dei diritti umani. Nel
suo ultimo rapporto annuale, la Defensoría denuncia che la
"serie di pressioni, sofferenze e paure sorte dalla violenza
altera la vita quotidiana di questi popoli indigeni, li priva dei
tempi e degli spazi per pensarsi come cultura viva nel presente e
nel futuro, della memoria, della loro storia e dei loro saperi".
"Si aggiunga - prosegue la Defensoría del Pueblo - che le
logiche istituzionali e i loro interessi 'nazionali' si muovono
tra l'integrazione e lo sterminio culturale, con i cosiddetti
progetti nazionali e transnazionali, che sono imposti a loro e
all'ambiente, parte integrante della loro identità e della
possibilità di preservarsi come popoli differenti" (
).
La Costituzione stracciata
La concessione petrolifera dei territori ancestrali U'wa è
la storia di una lunga serie di violazioni dei diritti indigeni
riconosciuti dalla nuova Costituzione colombiana e dalle
Convenzioni internazionali sottoscritte dallo Stato. Nei fatti il
Governo ha disconosciuto che l'area concessa alla Oxy fa parte
delle terre comunali di proprietà U'wa (Santa Rita e
Bellavista), integrate nella riserva creata dal Re di Spagna nel
1661, e la cui documentazione che ne attesta la titolarità
è in mano alle comunità indigene.
La Costituzione del 1991 riconosce il diritto alla
diversitá culturale e proibisce di sfruttare le fonti
naturali quando ciò possa causare il deterioramento
dell'integritá culturale, sociale ed economica dei popoli
indigeni. In particolare l'art. 63 della Costituzione dichiara le
terre comuni dei gruppi etnici e le terre delle riserve
"inalienabili, imprescrittibili e inconfiscabili". L'art. 286
considera i territori indigeni come "entità territoriali"
e l'art. 287 segnala, tra i diritti delle entità
territoriali, "l'autonomia nella gestione dei propri interessi,
l'amministrazione dei beni, lo stabilimento dei tributi necessari
per lo svolgimento delle proprie funzioni e la partecipazione ai
guadagni nazionali". L'art. 330, inoltre, assegna, tra le
funzioni delle autorità indigene nei loro territori,
quelle di "vigilanza per la preservazione delle fonti naturali".
Lo stesso articolo stabilisce che nel caso in cui se ne preveda
lo sfruttamento, ciò sarà realizzato senza
"detrimento" dell'integrità delle comunità indigene
e previa la partecipazione ai processi decisionali dei
rappresentanti delle rispettive comunità.
"Nonostante il riconoscimento ottenuto dai popoli indigeni nella
Costituzione politica del 1991 dei propri diritti specifici, sia
individuali che collettivi negli ultimi anni si è vissuto
un franco regresso nell'applicazione e nell'esercizio di tali
riconoscimenti" denuncia tuttavia la Defensoría del
Pueblo, aggiungendo come tutti i decreti applicativi varati in
questi anni sono stati elusi o apertamente boicottati dalle
autorità di governo. "Davanti alla mobilitazione nazionale
dei popoli indigeni, nel luglio 1996, furono emessi i decreti
'1936', con il quale fu creata la Commissione Nazionale dei
Diritti Umani per i Popoli Indigeni e il Programma Speciale di
Attenzione ai Popoli Indigeni; e il Decreto '1937', relativo alla
creazione della Commissione Nazionale dei Territori Indigeni e il
Tavolo Permanente di Concertazione con i Popoli e le
Organizzazioni Indigene. A quattro anni dalla loro nascita, la
Commissione dei Diritti Umani è stata convocata in
pochissimi casi, il Programma di Attenzione non ha mai avuto
vita, la Commissione dei Territori Indigeni si è ridotta a
fare la distribuzione delle scarse risorse esistenti per risanare
i territori indigeni, e il Tavolo di Concertazione, si è
riunito poche volte" ( ).
Da parte sua, il Convegno n.169 dell'Organizzazione
Internazionale del Lavoro (OIL), ratificato dalla Colombia lo
stesso anno dell'approvazione della nuova Costituzione, ha
riconosciuto tra i diritti fondamentali degli indigeni quello di
essere consultati su tutte le questioni che li riguardano
direttamente e di partecipare alle decisioni sullo sfruttamento
delle risorse presenti nei loro territori. Anche queste norme
sono state violate in modo palese e continuato. Senza avviare
alcun procedimento consultivo, nel febbraio 1995 il Ministero
dell'Ambiente ha concesso la licenza ambientale alla Oxy,
perché iniziasse a realizzare le esplorazioni sismiche nel
'Bloque Samoré'. In difesa dei diritti socioculturali ed
economici della comunità U'wa, la Defensoría del
Pueblo presentava opposizione di fronte al Tribunale Superiore
del dipartimento di Cundinamarca ed una richiesta di
nullità della risoluzione governativa davanti al Consiglio
di Stato. Sia il Tribunale Superiore che, successivamente, la
Corte Costituzionale hanno dichiarato che la consultazione
preventiva non si era stata realizzata. Il Consiglio di Stato,
invece, ha disatteso la richiesta di sospensione, e il 4 marzo
1997 ha dichiarato valida la risoluzione.
Il 6 agosto del 1999, un mese dopo la concessione della licenza
di perforazione alla Oxy, ancora una volta senza che venissero
consultati gli U'wa, il Consiglio di Stato dichiarava che
'Gibraltar' non é parte del territorio U'wa "perché
sta fuori della Riserva e non é occupato permanentemente
dagli U'wa". In realtà, il pozzo della Oxy era stato
realizzato deliberatamente a 150 metri dal confine della riserva,
ma le attività perforative si erano estese al sottosuolo
della stessa, glissando così ogni eventuale norma che ne
potesse restringere le operazioni.
La mancata tutela dei propri interessi da parte dell'organo
istituzionale, costringeva gli U'wa ad intraprendere una serie di
iniziative nonviolente e di disobbedienza civile. Come ha
sottolineato Javier Giraldo, "la difesa che fanno gli U'wa
dell'altro valore del territorio, concepito integralmente senza
escludere il sottosuolo; del suo valore in sé; del valore
integrale che l'include con la sua storia, i termini ancestrali e
il suo spirito; la difesa del valore sacro, non
commercializzabile, ci pongono chiaramente di fronte al
dis-incontro radicale tra le cosmovisioni che sostengono la loro
posizione e quella della Oxy. Non esiste una piattaforma comune
che permetta un dialogo. Si tratta di cosmovisioni assolutamente
incompatibili".
Così, il 14 novembre 1999, 250 rappresentanti della
popolazione U'wa decidevano di occupare l'area di 'Gibraltar 1'.
I partecipanti all'azione furono selezionati dagli werjayá
nelle differenti comunitá. L'occupazione si
prolungò fino al gennaio 2000, quando il governo decise di
inviare 5.000 militari nella zona, preventivamente dichiarata
"area di riserva petrolifera" per autorizzare gli espropri e
vietare la concessione di nuove titolazioni.
Quando morirà l'ultimo U'wa, resterà il governo,
solo, a combattere con l'oscurità
e i temblori... il nostro territorio sarà distrutto, gli
U'wa dormiranno in pace,...
e non ci saranno più sofferenze, ... e il governo
avrà chi sfruttare ...
Noi, gli indigeni, difendiamo il sangue della terra che è
ruiría, il petrolio,
per il bene di tutti, inclusi i bianchi e i contadini che vivono
in questo pianeta.
Repressione statale e lotta del popolo U'wa
Il 25 gennaio 2000 l'esercito e la polizia sloggiavano con la
forza gli U'wa dalle terre occupate. La popolazione decideva
però di prolungare la mobilitazione e l'area di
'Gibraltar' veniva rioccupata pacificamente il giorno successivo.
Le forze di sicurezza rispondevano con maggiore violenza: il
Cabildo Mayor denunciava la sparizione di 3 leader indigeni da
parte di un reparto dell'esercito intervenuto durante lo sgombero
di alcune aree del territorio ancestrale U'wa.
Una ulteriore operazione militare si realizzava il successivo 11
febbraio. Unità miste esercito-polizia, senza alcun
avviso, intervenivano contro la comunità utilizzando armi
e gas lacrimogeni. I manifestanti erano costretti a lanciarsi nel
río Cubujón. Drammatico era il bilancio finale
dell'azione militare: tre bambini indigeni di 8, 9 e 10 anni,
morivano affogati, mentre numerosi altri bambini e alcune donne
rimanevano gravemente feriti. Otto manifestanti indigeni
risultavano 'desaparecidos' tra le acque del fiume. Dieci giorni
dopo, 1.200 U'wa e 4.000 contadini rioccupavavo ancora una volta
il sito di 'Gibraltar', paralizzando i trasporti verso il pozzo
petrolifero. Il 31 marzo, gli indigeni e i contadini della zona
marciavano verso Cubará che occupavano sino al 23 aprile.
Dopo una nuova pronuncia della Corte Costituzionale che inviava
al Consiglio di Stato la domanda di nullità della licenza
ambientale, il popolo U'wa rioccupava il 23 maggio la strada di
Soberanía, nei pressi di 'Gibraltar'.
Il 24 giugno 2000 si verificava una nuova azione di sgombero da
parte della polizia antisommossa e dei militari della 18^ brigata
dell'esercito. A seguito di alcuni colpi d'arma da fuoco sparati
dagli agenti, venivano feriti Rayoto Bakota, avvocato
dell'Associazione del popolo U'wa (AsoU'wa) e Luis Antonio
Morales, membro del Cabildo Mayor. Per il lancio dei gas
lacrimogeni risultavano gravemente feriti 28 donne e 15 bambini.
Una casa del villaggio di Cubará che ospitava bambini
minori di 5 anni veniva attaccata con i gas; una donna incinta
subiva numerose lesioni mentre si trovava in preghiera in un
luogo religioso.
La polizia tornava ad intervenire in forze nei due giorni
successivi arrestando 70 indigeni, tra cui le autorità
tradizionali werjayá. In particolare, nella giornata del
25 giugno, venivano eseguite 33 detenzioni arbitrarie di indigeni
U'wa e di membri delle organizzazioni sociali di Arauca. Gli
arrestati furono legati, bastonati e minacciati di morte dal
capitano della Polizia Fabián Mauricio Infante, e
successivamente imprigionati nel municipio di
Cubará.
La risposta della società civile della regione non si
faceva attendere e le organizzazioni contadine e sindacali, le
giunte comunali, le organizzazioni di donne e giovani indicevano
lo sciopero generale in solidarietà al popolo U'wa. Lo
sciopero culminava con una grande marcia il 4 luglio a Saravena,
mentre veniva deciso di prolungare il blocco stradale sino a
quando il governo non s'impegnava a costituire un comitato che
effettuasse la valutazione di impatto ambientale del progetto
'Gibraltar 1'.
I pacifici manifestanti venivano pesantemente intimiditi dalle
forze dell'ordine il 10 settembre successivo, alla vigilia
dell'approvazione da parte del governo, dell'Incora e dei grandi
proprietari terrieri rappresentati dalla Fedegan, della 'Zona di
riserva petrolifera' a 'Gibraltar'. Per protesta, le
organizzazioni sociali regionali e le autorità indigene
occupavano dal 13 al 16 settembre tredici sedi dell'Incora in
tutta la Colombia. Sempre il 16 settembre 2000, il territorio
indigeno veniva nuovamente occupato dalle forze di sicurezza, in
concomitanza con l'annuncio degli U'wa di aver localizzato
nell''Archivo de Indias' la lettera con cui la Corona Spagnola
concedeva loro il 'Certificato reale di tutela territoriale
indigeno del Nuovo Regno di Granada' e ne riconosceva il diritto
al territorio. Nel corso del nuovo intervento militare veniva
minata l'intera area sottoposta ad esplorazione petrolifera per
impedire che gli indigeni bloccassero i programmi operativi della
Oxy.
Nonostante la mobilitazione della società civile
colombiana e la vasta campagna di solidarietà
internazionale a favore degli U'wa, il Governo colombiano e la
Oxy hanno deciso di accelerare le attività di ricerca
petrolifera. Con un blitz a sorpresa, nella prima decade di
novembre, 430 fra trattori e tir sono stati trasferiti a
'Gibraltar' dalla zona rurale di Toledo (Nord di Santander),
sotto la protezione aerea degli elicotteri 'Black Hawk' donati
alle forze armate colombiane dagli Stati Uniti e di un migliaio
di soldati delle brigate mobili e del Battaglione 'Pizarro'
dell'esercito nazionale. Il dispositivo militare ha impedito che
durante il tragitto di 200 chilometri si verificassero azioni di
blocco o di protesta da parte della comunità indigena e
delle popolazioni locali. Il costo dell'intera operazione di
trasferimento ha sfiorato i 10 miliardi di lire.
L'acutizzazione dello scontro con gli apparati di sicurezza dello
Stato ha convinto le autorità tradizionali indigene a
sviluppare gli sforzi per far conoscere nel paese e all'estero le
ragioni del popolo U'wa. Si sono molteplicate così le
iniziative di protesta davanti alle sedi diplomatiche colombiane
e agli uffici di rappresentanza della Oxy-Occidental, mentre
numerosi osservatori internazionali si sono recati in visita del
territorio ancestrale. Recentemente è stata lanciata una
campagna di raccolta fondi, patrocinata in particolare
dall'organizzazione 'Amazon Watch' e da alcuni gruppi Verdi ed
ambientalisti europei per permettere agli U'wa di acquistare dai
coloni le terre più vicine all'impianto petrolifero di
'Gibraltar 1' e quelle più colpite dai dissesti ambientali
per avviare attività di risanamento del territorio e di
ricostituzione degli equilibri pre-esistenti, secondo le
tradizionali attività produttive. Due aziende agricole
(Santa Rita e Bellavista), all'interno del Territorio Sacro sono
già state acquisite a fine '98, mentre nei prossimi mesi
dovrebbe concludersi la negoziazione di altre proprietà in
mano ai coloni.
Quanto accade oggi con la compagnia multinazionale OXY e il
governo
è copia del modello di sempre; si tratta di integrazione
all'illusorio sviluppo occidentale, di disconoscimento delle
concezioni U'wa sullo sviluppo, sulla vita,
la natura e la cultura, negazione del nostro diritto naturale e
legale.
Sarà possibile che il governo accetti che siamo parte
dello Stato, che abbiamo diritto a governarci in accordo ai
nostri usi e costumi, le nostre credenze religiose, filosofiche e
politiche? Se riconoscono la diversità etnica e i nostri
diritti,
ci sarà possibile vivere; in caso contrario
moriremo.
Non ci saranno più U'wa a protezione del mondo.
Le forze armate a difesa degli interessi dei signori del
petrolio
La dura repressione esercitata dalle forze di sicurezza
colombiane contro gli indigeni U'wa e le organizzazioni sindacali
e 'campesine' di Arauca si è sviluppata parallelamente al
processo di intensa militarizzazione del territorio del
dipartimento. Su richiesta della Oxy, è stata installata a
fine '98 una base militare della 'Forza di intervento rapido' di
fronte al 'blocco Samoré', in cui atterrano con frequenza
impressionante elicotteri da guerra che fanno la spola con le
infrastrutture aeroportuali di Saravena ed Arauca. Numerosi posti
di blocco sono stati insediati sulle principali vie di transito
per impedire l'accesso al pozzo 'Gibraltar 1' di Cadeño.
Il governo ha poi letteralmente negoziato con la Oxy una presenza
militare di 5.000 uomini e l'intervento delle truppe antisommossa
per prevenire le azioni di protesta delle popolazioni indigene e
delle organizzazioni sociali di Arauca e Boyacá.
Ciò che è in atto in territorio U'wa è il
frutto di un antico ed ambiguo rapporto forze armate - imprese
petrolifere. Attualmente il 30% dei militari colombiani è
utilizzato a difesa delle infrastrutture di proprietà
delle multinazionali del greggio. In cambio queste imprese si
assumono l'onere di coprire una parte delle spese logistiche
delle guarnigioni militari, con apporti di denaro e beni
materiali. La rivista 'Oil & Gas Journal', pubblicata dalla
stessa Oxy afferma che le imprese petrolifere in Colombia
destinano l'8% dei propri investimenti alla sicurezza quando
invece nel resto dell'America Latina vi riservano appena l'1% del
loro budget. Nello specifico l'Oxy ha ammesso di avere speso a
Caño Limón quasi 11 milioni di dollari nel solo
biennio 1996-97. Con questo denaro sono stati creati nel
complesso petrolifero due gruppi di 80 militari e la
società si è fatta carico delle spese di
alimentazione e trasporto dei reparti dell'esercito.
Anche la British Petroleum, da parte sua, ha ammesso di aver
consegnato all'esercito una somma equivalente per la difesa dei
propri pozzi in Casanare, sotto forma di generi alimentari,
vestiario, alloggio, trasporti e 'programmi sanitari'. Nei fatti
si è consolidato un sistema di 'privatizzazione' delle
forze armate, a cui la Costituzione assegna compiti di difesa
dell'unità nazionale e delle istituzioni e che invece si
trasforma in strumento armato delle imprese straniere per
perpetuarne il monopolio del petrolio.
La monetizzazione a favore della 'sicurezza' dei signori del
petrolio ha fatto sì che le forze armate abbiano ampliato
il loro intervento repressivo contro la popolazione e le
organizzazioni sociali che si oppongono alle politiche di
sfruttamento intensivo delle risorse naturali, rendendosi
responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Secondo
quanto affermato dalle maggiori organizzazioni nongovernative, le
violazioni più comuni commesse in Arauca dai reparti
dell'esercito hanno visto l'utilizzo dei contadini come scudi
umani durante le operazioni antiguerriglia, le intimidazioni e le
minacce contro le persone fermate ai posti di blocco, le
esecuzioni sommarie di guerriglieri catturati. In particolare
nelle zone rurali di Arauquita, comune che ospita l'impianto
petrolifero di Caño Limón, ci sono stati omicidi,
detenzioni arbitrarie e casi di violenza sessuale imputati a
militari dall'Esercito.
Gli indigeni U'wa hanno ripetutamente denunciato che i reparti
militari sono soliti impedire con pretesti e intimidazioni gli
spostamenti degli abitanti all'interno del territorio ancestrale.
Minacce ed aggressioni verbali sono esercitate continuamente
contro gli U'wa residenti nel territorio di Cedeño,
accanto all'impianto di perforazione della Oxy. In occasione
della recente visita degli osservatori italiani in Arauca -
aprile 2001 - gli indigeni di Cedeño hanno segnalato
ripetute ed ingiustificate incursioni militari nel Resguardo: "I
militari irrompono nelle nostre abitazioni, calpestano le
coltivazioni di verdura ed ortaggi, spaventano gli animali e
offendono le nostre donne". Gli osservatori hanno potuto
verificare di persona l'atteggiamento fortemente intimidatorio
esercitato dai militari all'interno del Territorio sacro U'wa.
Due mesi dopo, le stesse famiglie che risiedono accanto al pozzo
della Oxy, hanno ricevuto due lettere da parte delle
autorità governative in cui si annuncia la loro prossima
evacuazione per non documentati 'rischi di frana'
nell'area.
L'Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite operante in
Colombia ha rilevato una grave violazione del diritto
internazionale umanitario commessa da parte della forza pubblica
ai danni del popolo U'wa, l'8 marzo del 2000. Ancora una volta a
Cedeño, militari dell'esercito e della Polizia nazionale
hanno bloccato per due ore per poi obbligarla a tornare indietro,
un'ambulanza di una brigata di salute che si dirigeva verso un
gruppo di abitazioni indigene per prestare assistenza medica ad
alcuni malati ( ).
Nell'ultima decade, non sono purtroppo mancati i massacri di
cittadini inermi, i più gravi dei quali si sono verificati
a Puerto Lleras, sulle sponde del fiume Arauca, il 3 gennaio
1994, e ad Arauca nei primi giorni del dicembre 1998. Il primo
evento tragico ha visto la morte di 10 pescatori durante
un'incursione dell'esercito. Le necroscopie sui cadaveri, nella
maggior parte dei casi, segnalarono la "distruzione massiva della
massa encefalica prodotta da molteplici proiettili di arma da
fuoco". In un comunicato emesso dal Comando Operativo n. 2 di
Arauca si parlò di guerriglieri caduti durante un
combattimento, ricostruzione che fu presto smentita dai testimoni
oculari e dagli inquirenti della Procura generale della Nazione,
che aprirono un procedimento penale contro 6 ufficiali e 3
soldati del battaglione 'Revéiz Pizarro' di
Saravena.
Il massacro sarebbe stato pianificato come ritorsione
all'attentato subito a Saravena dallo stesso reparto militare,
alle prime luci dell'alba del 3 gennaio, quando fu fatta
esplodere una granata che causò la morte di 3 militari.
Durante l'incursione dell'esercito a Puerto Lleras furono
eseguiti numerosi arresti arbitrari, maltrattamenti contro la
popolazione, furti e danneggiamenti di beni, saccheggio di alcune
abitazioni. La stessa giornata della strage, nella piazza
principale di Saravena un maggiore dell'esercito ordinò il
fermo di un migliaio di persone per più di 8 ore; esse
vennero fatte sfilare di fronte ad uomini incappucciati che
decidevano chi arrestare. Altri uomini incappucciati occuparono i
locali del municipio minacciando di morte alcuni funzionari
locali( ).
Ad Arauca invece, nel corso di un insensato attacco aereo
dell'Aeronautica colombiana contro la popolazione del municipio,
morirono 20 persone, inclusi 6 bambini. Sulla vicenda è
ancora in corso un'indagine per individuare i responsabili del
bombardamento; i fascicoli dell'istruttoria però, sono
stati trasferiti alla Procura militare, troppo spesso garante
dell'impunità degli ufficiali rei di gravi crimini contro
l'umanità.
Più recentemente, le maggiori organizzazioni sociali e
sindacali di Arauca hanno denunciato che nel giugno del 1999
l'Esercito ha commesso una serie di eccessi contro la popolazione
civile "nel suo tentativo di perseguire la guerriglia,
bombardando la zona e accusando i 'personeros' municipali di
essere difensori delle Farc-Ep". Il 18 giugno del 2000, inoltre,
un reparto del battaglione 'Rebeiz Pizarro', comandato dal
generale Eduardo Santos Quiñones, ha ferito a colpi d'arma
da fuoco 10 persone, tra cui 2 minori, ad un check-point
installato a Campo Alegre (Saravena). I militari hanno
giustificato il loro intervento affermando di aver iniziato a
sparare dopo che un veicolo aveva tentato di forzare il posto di
blocco. Anche in questo caso la versione dell'esercito è
stata smentita da testimoni oculari e dalla 'Personería
municipale'. Quest'ultima ha potuto accertare che nel luogo
della sfiorata strage non esisteva alcun segnale del blocco
militare. "Il fatto poi che si tratti di un rettilineo in cui
è assicurata un'ampia visibilità - ha aggiunto la
Personería - rende meno plausibile un errore nel far
fuoco"( ).
La prevedibile comparsa dei gruppi paramilitari in
Arauca
Contemporaneamente al processo di militarizzazione del territorio
investito dai programmi petroliferi, è stato accertato il
crescente attivismo del paramilitarismo. In realtà il
fenomeno è di recente comparsa in Arauca. Solo a partire
dalla seconda metà degli anni '80 si sono avute notizie di
minacce effettuate dal gruppo di estrema destra 'Muerte a
Secuestradores' (MAS) contro giudici o altri funzionari della
giustizia del dipartimento.
Tuttavia, la violenza politico-sociale dei paramilitari inizia
farsi pressante solo nel biennio 1993-94, quando nel municipio di
Saravena vengono eseguiti una cinquantina di omicidi, assalti e
stupri da parte di un gruppo autodenominatosi 'Autodefensas del
Sarare'. I crimini assumono subito i contorni della 'guerra
sporca' colombiana, dove le vittime sono accuratamente
selezionate tra i dirigenti dei settori popolari e del movimento
sindacale. E similarmente con gli eventi più noti del
conflitto colombiano, anche in Arauca la commistione
paramilitari-forze di sicurezza e il livello di protezione e
impunità assicurato dalle istituzioni statali sono fatti
più che appurati. Le organizzazioni per la difesa dei
diritti umani hanno raccolto importanti elementi sulla
partecipazione agli eccidi paramilitari di alcuni elementi del
battaglione 'Revéiz Pizarro' e di civili che lavorano come
informatori dell'esercito. Nessuno di loro è stato
tuttavia perseguito penalmente o amministrativamente.
L'offensiva paramilitare si è fatta ancora più
aggressiva negli ultimi due-tre anni, in concomitanza dell'avvio
delle nuove attività esplorative della Oxy in territorio
U'wa. Il 21 dicembre 1998 a La Cubuya, municipio di Tame, un
gruppo paramilitare ha eseguito la strage di 5 abitanti,
orrendemente decapitati dopo essere stati sequestrati dalle loro
abitazioni. Carlos Castaño Gil, riconosciuto capo del
paramilitarismo colombiano e personaggio leader del
narcotraffico, ha più volte minacciato a partire
dell'aprile '99 le autorità dipartimentali di Arauca che
hanno offerto la loro disponibilità ad ospitare la 'zona
di rispetto' per avviare il dialogo tra il governo e la
guerriglia dell'Eln. Pesanti minacce di morte sono state profuse
dallo stesso Castaño contro leader politici locali
accusati di simpatizzare con gli insorgenti. In particolare lo
scorso agosto le sue 'Autodefensas Unidas de Colombia' hanno
pesantemente minacciato il sindaco e il segretario di governo del
municipio di Arauquita.
Il 30 gennaio 2000 sono tornati a farsi sentire gli uomini delle
'Autodefensas del Sarare', autori di una incursione nella
frazione di La Pesquera (Arauquita), dove è stato eseguito
l'omicidio di un pescatore e lo stupro di due giovani donne.
Forti timori di nuove incursioni sono stati espressi dai leader
U'wa e dai coloni di Cubará a seguito dell'arrivo nella
zona di persone sconosciute, presumibilmente responsabili di
alcuni recenti omicidi commessi nell'area rurale. Va segnalato
come in passato i paramilitari abbiano tentato di esercitare
pressioni e minacce contro le autorità tradizionali U'wa.
La vicenda più grave risale al giugno '97, quando Berito
Kuwaruwa, è stato minacciato nella sua abitazione da un
gruppo di 7 uomini armati e incappucciati. Al leader indigeno
venne ordinato di firmare un documento di conciliazione con le
attività di esplorazione petrolifera. Al suo rifiuto
motivato dal fatto di non saper leggere e scrivere, gli
incappucciati risposero bastonandolo brutalmente.
Farc, Eln, conflitto sociale e violazione del diritto
internazionale umanitario
L'inizio delle esplorazioni petrolifere in Arauca, in
realtà, ha richiamato l'attenzione di tutti gli attori del
conflitto colombiano, comprese le organizzazioni della
guerriglia, che a partire dal 1980 hanno fatto la loro comparsa
nell'area avviando una offensiva per il controllo delle
principali vie di comunicazione.
Sono state le Farc le prime ad eseguire incursioni guerrigliere
nel territorio. Il battesimo con il fuoco risale al marzo 1980
quando fu assaltato il municipio di Fortul; quindici mesi
più tardi le Farc rapinavano il Banco Ganadero di Tame.
Sempre nel 1981 fece la sua comparsa l'Eln con l'assalto al posto
di polizia di Betoyes, municipio di Tame. A partire dal 1982
iniziarono a verificarsi numerosi sequestri a Tame, Saravena ed
Arauca, e le organizzazioni non governative denunciarono casi di
violazione dei diritti umani da parte della guerriglia, come
"l'assassinio di presunti o reali collaboratori dell'Esercito, di
donne che prestano servizi domestici a poliziotti e soldati o che
mantengono con essi relazioni di amicizia o di amore"( ).
Da allora sono stati oltre 600 gli omicidi di poliziotti,
militari, contadini, insegnanti ed esponenti politici, tra cui
due sindaci - uno di Arauquita e l'altro di Saravena -, eseguiti
dagli appartenenti alle due organizzazioni guerrigliere. Nel
settembre 1984 sono stati assassinati due antropologi della
Spedizione Botanica; due anni più tardi i direttori
dell'Incora, Héctor Eduardo Ruiz Rubiano e Manuel
González; il 2 ottobre 1989 l'Eln si è resa
responsabile della morte del vescovo di Arauca, monsignor
Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, 'giustiziato' per una
presunta cattiva gestione del denaro pubblico destinato alle
comunità indigene.
A questa lunga lista di omicidi si sono aggiunte le esecuzioni
dei disertori delle proprie organizzazioni e di giovani
sospettati di perpetrare reati o di essere tossicodipendenti
abituali, durante vere e proprie campagne di 'pulizia sociale'
('limpieza social'). Da parte loro, le comunità indigene
Hitnus-Guahiba di San José de Lipa, hanno denunciato di
essere state vittime di minacce e gravi intimidazioni da parte di
elementi appartanenti alle organizzazioni insorgenti. Numerose le
violazioni del diritto internazionale umanitario commesse: Farc
ed Eln si sono caratterizzate per il lancio di cilindri a gas
contro villaggi e municipi, gli attentati esplosivi, la
dispersione di mine nei campi, il sequestro a scopo estorsivo di
donne e minori, l'uccisione di militari e prigionieri, il
danneggiamento di linee telefoniche e antenne radio, persino il
bombardamento di un ospedale e di una scuola.
Nel dipartimento di Arauca operano stabilmente i Fronti n. 10 e
45 delle Farc e il Fronte 'Domingo Laín' dell'Eln. Le Farc
fanno sentire particolarmente la loro presenza a Tame, Arauca e
Aurauquita; l'Eln opera invece maggiormente a Cubará,
Saravena, Arauquita, Cravo Norte e Puerto Rendón. Di
complicata lettura è il rapporto tra queste due
organizzazioni. In realtà le relazioni non sono mai state
stabili e si sono alternate fasi di mutua collaborazione a veri e
propri periodi di conflitto per l'egemonia politica e
territoriale. A fine anni '80 i fronti guerriglieri agivano
comunemente condividendo gli obiettivi strategici delle loro
azioni, all'interno del Coordinamento Nazionale Guerrigliero
'Simón Bolívar'. Le prime evidenti divergenze
iniziarono a presentarsi nel 1991 quando fu avviato il dialogo
tra la guerriglia e il governo di César Gaviria, che ebbe
come scenario iniziale proprio il villaggio araucano di Cravo
Norte.
"Durante questo periodo - scrive la Commissione Andina dei
Giuristi - l'Eln incrementò le sue azioni armate, mentre
le Farc le diminuirono. Inoltre, sorsero anche alcuni conflitti
per il controllo del territorio, motivati dall'interesse
economico nella zona. Tutto ciò contribuisce a creare un
clima di violenza assai cruento e un gran numero di persone
devono abbandonare la zona: leader politici, attivisti comunitari
e agenti del governo"( ). In particolare, a creare divergenze e
tensioni tra le due organizzazioni hanno pesato il loro distinto
atteggiamento di fronte agli appuntamenti elettorali e, come
vedremo successivamente, la posizione assunta con le compagnie di
esplorazione dei giacimenti petroliferi. Determinante è
stata la competizione per il riconoscimento e il consenso da
parte dei forti movimenti popolari esistenti nel dipartimento di
Arauca, in lotta per la promozione degli investimenti sociali
delle rendite petrolifere nel deficitario settore dei servizi e
dell'assistenza educativa e sanitaria.
Pur essendosi direttamente beneficiati del boom petrolifero,
rafforzandosi economicamente attraverso l'estorsione alle
compagnie petrolifere e il sequestro dei suoi funzionari, grazie
al loro lavoro di massa, Farc ed Eln hanno potuto accrescere il
consenso tra vasti settori di lotta sociale, ottenendo perfino il
controllo politico-militare di alcune aree del territorio. Almeno
sino alla prima metà degli anni '90, l'Eln ha operato
combinando gli elementi fortemente militari con il lavoro di
propaganda ideologica, mentre le Farc si sono presentate come una
guerriglia più legata ai movimenti sociali e meno radicale
nelle sue azioni militari. Nella seconda metà del
decennio, l'atteggiamento dell'Eln è mutato per ciò
che riguarda il rapporto con i soggetti organizzati del mondo
contadino e sindacale. Tra molti dei militanti di queste
associazioni l'Eln è progressivamente riuscita a strappare
alle Farc l'egemonia esercitata nel passato.
La perdita di leadership ideologica si è fatta palese in
occasione del massacro compiuto il 12 giugno 1999 ad Arauca da
parte di una colonna delle Farc-Ep di 6 leader sociali, tra i
quali José Moreno, dirigente giovanile e José Diaz,
noto esponente del mondo cooperativo. I responsabili del crimine
vengono denunciati proprio dall'Anuc (la forte Associazione dei
Contadini), dalla centrale sindacale della Cut, dalla Federazione
delle Giunte Comunali e dal Comitato Indigeno di Arauca, i quali
si dichiarono "sconcertati per la serie di violazioni e fatti di
sangue realizzati dai membri dei Fronti n. 10 e 45 delle
Farc".
Di contro le Farc hanno ottenuto legittimità e consenso
tra le organizzazioni dei piccoli produttori di coca della
regione, vittime delle sempre più violente campagne di
fumigazione del governo e della pressione dei narcotrafficanti
che monopolizzano i processi di trasformazione e l'esportazione
della cocaina. La distinta posizione rispetto alla coltivazione
della coca è stata causa di ulteriore frizione tra i due
gruppi armati. Mentre l'Eln già da alcuni anni non
permette che nella zona si sviluppi la coltivazione e il traffico
della coca, nella zona di Arauquita e di Arauca, sotto il
controllo delle Farc, si sono sviluppati piccoli appezzamenti e
alcuni laboratori per la lavorazione della pasta base. Secondo il
centro di ricerca 'Corpos' (Corporación colombiana de
proyectos sociales), nel 1988 le due organizzazioni guerrigliere
si sarebbero riunite a San Miguel per stabilire limiti precisi
sulle zone che dovevano essere destinate alla coltivazione di
coca. Da allora l'accordo è stato in buona parte
rispettato, ma gli squilibri socio-economici causati dal distorto
modello di sviluppo dipartimentale e le successive ondate di
colonizzazione dovute al deplazamiento per la violenza, hanno
spinto sempre più contadini a seminare coca, contribuendo
così alla crescita della spirale di violenza e di terrore
in Arauca.
La strage di tre indigenisti nordamericani segna la rottura
tra Farc ed U'wa
In questo complesso scenario di lotta per l'egemonia e il
controllo del territorio era inevitabile che le organizzazioni
guerrigliere si dovessero confrontare, entrando talvolta in
conflitto, con il popolo U'wa in lotta contro la Oxy per la
difesa del Territorio ancestrale. Il Cabildo Mayor ha più
volte denunciato la crescente pressione esercitata dai gruppi
armati, l'utilizzo del Resguardo per il loro occultamento e lo
sviluppo delle operazioni, i tentativi sino ad ora inutili di
reclutare giovani U'wa.
"Chiediamo di vivere secondo le nostre regole" - chiarisce Daris
Cristancho, rappresentante del Cabildo U'wa. "Siamo un popolo
totalmente pacifico e non vogliamo violenza nel nostro
territorio. Rispettiamo le culture e le filosofie diverse dalle
nostre, anche quelle che fanno uso della violenza per combattere
le proprie lotte ma, allo stesso modo, chiediamo il rispetto
della nostra cultura di pace e che le armi ed i conflitti siano
lasciati fuori dal Territorio Sacro. Così siamo distanti
sia dalle Farc che dall'Eln perché distante e differente
è la loro cultura e filosofia".
Tuttavia, alcune gravi vicende verificatisi negli ultimi tre anni
hanno spinto le autorità tradizionali indigene ad assumere
atteggiamenti distinti rispetto alle Farc ed all'Eln. Mentre con
la prima organizzazione si è determinata la rottura di
ogni relazione, con la seconda il dialogo è aperto: il
transito nel territorio U'wa delle colonne dell'Eln, ad esempio,
non è apertamente osteggiato. Non sono isolati i casi di
espressione di simpatia da parte di adolescenti indigeni verso
questa organizzazione armata, ma il forte controllo sociale
esercitato dagli anziani proibisce loro l'ingresso nelle file
della guerriglia, pena l'esclusione dalla comunità. Una
certa tolleranza invece è concessa per le attività
di guida nel Territorio, a condizione che non vengano violati i
luoghi sacri della religione e della cultura U'wa.
Ciò che ha maggiormente influenzato i rapporti
guerriglia-U'wa, danneggiando altresí irrimediabilmente a
livello internazionale l'immagine delle Farc, risale al marzo
1999, quando una colonna di questa organizzazione sequestrava tre
ricercatori indigenisti statunitensi in visita nel territorio
U'wa: Terence Freitas, Ingrid Washinawatok e Lahe'ena'e Gay. Il
primo di essi, era stato il redattore principale del pamphlet
"Sangue della Nostra madre: il popolo U'wa, la Occidental
Petroleum e l'industria petrolifera", che tradotto in inglese e
spagnolo aveva consentito la campagna internazionale a favore
degli U'wa. Lahe'ena'e Gay ricopriva il ruolo di direttrice del
'Pacific Cultural Conservancy Internacional' delle isole Hawai,
mentre Ingrid Washinawatok era responsabile del 'Fund for Four
Directions' del Winsconsin. I tre ricercatori indigenisti avevano
discusso con gli U'wa la possibilità di implementare
alcuni progetti educativi popolari. Una decina di giorni dopo il
sequestro, furono rinvenuti i loro corpi crivellati da armi da
fuoco alla frontiera con il Venezuela. Il Segretariato Generale
delle Farc-Ep ha riconosciuto con un comunicato la
responsabilità del Fronte n. 10, anche se fonti ufficiali
del governo colombiano hanno attribuito il massacro al Fronte n.
45 comandato da Germán Briceño Suárez, detto
'Grannobles'.
Ad oltre due anni di distanza dall'eccidio, non è stato
possibile comprenderne le motivazioni reali. Gli alti vertici
delle Farc non hanno contribuito a chiarirne i contorni e tanto
meno hanno fatto conoscere i risultati dell'indagine interna e se
sono stati puniti i responsabili. Difficile credere che
l'intenzione degli autori del sequestro degli indigenisti fosse
quello di ottenere un lauto compenso economico per il loro
rilascio. Altrettanto inverosimile la possibilità che le
vittime siano state scambiate per spie del governo nordamericano,
dato che era noto a tutti il loro impegno ambientalista in difesa
dei diritti indigeni. Secondo il 'National Catholic Reporter' che
ha dedicato all'eccidio un ampio reportage, l'atteggiamento delle
Farc potrebbe essere stato influenzato dalle tangenti pagate
dalla Occidental "una pratica comune in Colombia da parte delle
compagnie che fanno affari in aree sotto il controllo delle forze
ribelli"( ). Una tesi sostenuta da molte organizzazioni
internazionali, da alcuni dei portavoce U'wa e perfino da noti
analisti militari colombiani che in una loro intervista al
quotidiano 'El Tiempo', hanno fatto espresso riferimento a un
"cambio di strategia" che risponderebbe alla necessità
delle Farc di "mutare l'immagine di 'narcoguerriglia' che gli
è stata ormai affibiata dai mass media"( ).
In quest'ottica le FARC avrebbero deciso di sostituire, alla
vigilia del 'Plan Colombia', gli ingressi ottenuti con la
coltivazioni della coca con la richiesta del pagamento di
tangenti da parte delle industrie petrolifere. L'opposizione ai
nuovi progetti di esplorazione sarebbe stato considerato in modo
negativo, in quanto avrebbe potuto mettere in crisi il 'nuovo'
sistema di autofinanziamento, indispensabile in una fase di
radicalizzazione del conflitto. Secondo questi commentatori,
ciò spiegherebbe l'assassinio dei tre indigenisti
nordamericani e le sempre più frequenti minacce delle Farc
contro la popolazione U'wa. A prova di questo presunto
'interesse' dell'organizzazione combattente a favore della Oxy,
rappresentanti U'wa hanno affermato che l'arrivo dei macchinari
della multinazionale per le perforazioni a Cedeño nei
primi mesi del 2000, sarebbe stato 'pacificamente' presidiato da
elementi vicini alle Farc.
La tesi, pur se verosimile in prima battuta, è tuttavia di
difficile dimostrazione; inoltre presenta almeno un'incongruenza.
Perché la Occidental dovrebbe negoziare con le Farc un suo
intervento a repressione di chi si oppone contro i nuovi progetti
petroliferi, quando è possibile continuare a sperimentare
con successo la strategia di finanziamento delle forze armate e
di proliferazione dei gruppi 'paramilitari'? E se pure fosse vera
l'esigenza delle Farc di sottomettere ad estorsione la Oxy in
cambio dell''autorizzazione' a proseguire nell'esplorazione, non
è stato altrettanto contraddittorio l'atteggiamento
dell'Eln rispetto alle compagnie petrolifere che operano nel
dipartimento di Arauca? E quanto sono realmente antitetiche o
distanti le posizioni di Farc ed Eln rispetto al petrolio e le
multinazioni che ne hanno monopolizzato l'estrazione?
L'offensiva guerrigliera ed i progetti stranieri di
estrazione petrolifera
E' un dato storicamente acquisito che le Farc abbiano
sistematicizzato la riscossione di tangenti dalle imprese
petrolifere straniere operanti in tutto il territorio colombiano,
così come risponde a verità che le stesse imprese
abbiano accettato di sottostare all'estorsione, mentre
contemporaneamente finanziavano lo sviluppo di organizzazioni
armate di estrema destra per la lotta all'insorgenza e
l'eliminazione selettiva dei leader politici e sindacali della
sinistra. Tuttavia la crescita dell'Eln, in particolare nelle
regioni di Arauca e Boyacá, è stata possibile
grazie all'accumulazione finanziaria ottenuta attraverso
l'estorsione e il sequestro di funzionari ed impiegati delle
compagnie petrolifere ivi operanti. Si sospetta ad esempio, che
il consorzio tedesco 'Mannesmann' abbia pagato da solo, negli
anni '80, oltre 10 milioni di dollari all'Eln per proteggere i
propri lavoratori e ingegneri, quando costruì l'oleodotto
Caño Limón-Coveñas( ).
Ciò non ha impedito all'Eln di considerare i consorzi
internazionali come obiettivo strategico delle proprie azioni
militari in Arauca, giungendo a dichiarare ufficialmente lo
'stato di guerra' per evitare che si portassero a termine i
lavori di ricerca dei giacimenti. Per questo motivo, contro le
imprese del settore petrolifero sono stati eseguiti attentati
mediante il sabotaggio degli oleodotti e la distruzione di
automezzi. La prima grande azione dimostrativa risale già
al 14 luglio del 1986, quando ad appena un mese
dall'inaugurazione dell'oleodotto Caño
Limón-Coveñas, l'Eln ne dinamitó un tratto.
Nei 10 anni successivi l'Eln lo avrebbe dinamitato in 443
occasioni.
Nello stesso periodo le Farc hanno invece preferito evitare di
partecipare alle distruzioni degli oleodotti, concentrando la
loro attività nel controllo territoriale mediante un
più intenso lavoro politico. Una importante mutazione
strategica ha avuto avvio nel 1997: ciò che sembrava
essere una metodologia guerrigliera esclusiva dell'Eln inizia ad
essere realizzata anche dalle FARC che, il 6 giugno, eseguono il
loro primo attentato contro la struttura petrolifera. In
quest'occasione lo stato maggiore delle Farc dichiara obiettivo
militare l'oleodotto e "tutte quelle compagnie straniere che
sfruttano le nostre risorse naturali".
Da allora il numero degli attentati contro l'oleodotto sono stati
maggiori per le Farc che lo hanno dinamitato 114 e 55 volte
rispettivamente negli anni '98 e '99 mentre l'Eln ha eseguito 55
e 38 attentati nello stesso peridodo. A metà del 2000 il
numero di attentati contro l'oleodotto è cresciuto a 760
con la semiparalizzazione dell'attività estrattiva della
Occidental e con una quantità di petrolio versata
nell'ambiente circostante superiore ai 2 milioni di barili di
crudo (nel caso dell'incidente alla Exxon Valdéz i barili
fuoriusciti furono 36.000). Siamo cioè di fronte ad una
vera e propria tragedia ambientale, una delle più
drammatiche vissute oggi in Colombia, di cui i due attori armati
sono igualmente responsabili e dove non è possibile
distinguere differenze strategiche e metodologiche.
Una valutazione più oggettiva dei recenti fatti di cronaca
sul conflitto in atto nella regione di Arauca, permette poi di
verificare che pur nella forte dialettica ideologica ed egemonica
tra Farc ed Eln, non sono mancati i momenti di collaborazione per
la realizzazione di importanti azioni militari contro i complessi
petroliferi e contro le stesse infrastrutture della Oxy. Il 16
dicembre 1999 ad esempio, guerriglieri delle Farc e dell'Eln
hanno dinamitato congiuntamente tre pozzi del campo di
Caño Limón, gestito da Ecopetrol e dalla
Occidental. Due mesi più tardi (23 febbraio 2000),
guerriglieri dei fronti n. 10 e 45 delle Farc e del Frente
'Efraín Pabón Pabón' dell'Eln, hanno
realizzato il blocco della strada che mette in comunicazione i
municipi di Toledo e Pamplona, nella zona di Samoré, per
impedire il transito dei tir verso il nuovo impianto Oxy. Sempre
nella stessa regione del Norte de Santander, nel corso dello
scorso anno, le due organizzazioni sono state impegnate
congiuntamente in conflitti a fuoco con i militari della 3^ e
della 18^ brigata dell'esercito.
L'acutizzazione del conflitto in Arauca, al centro di un
progressivo ed asfissiante processo di militarizzazione, accanto
alla comparsa dei nuovi attori armati del paramilitarismo,
funzionali agli interessi egemoni del capitale nazionale ed
internazionale, rende sempre più probabile il
riavvicinamento tattico e strategico delle due organizzazioni
guerrigliere. Segnali in questo senso giungono dagli Stati
maggiori di Farc ed Eln che a fine aprile hanno annunciato
l'apertura di fronti comuni in alcune aree strategiche del Paese
(Sierra Nevada de Santa Marta, Valle del Cimit, Magdalena Medio),
che presto dovrebbero estendersi in altre parti del territorio
nazionale per contrastare l'offensiva delle forze armate,
galvanizzate dagli aiuti del 'Plan Colombia', e delle
organizzazioni criminali al soldo di Carlos Castaño.
La possibilità che nell'area di esplorazione della Oxy sia
stato trovato il petrolio e che potrebbero cosí essere
avviate le attività di trivellazione ed estrazione,
probabilmente accelerà la ridiscussione degli obiettivi
tattici e strategici delle guerriglie. La radicalizzazione dello
scontro con la compagnia petrolifera nordamericana potrebbe
essere l'unica opzione percorribile. Il sequestro 'dimostrativo'
da parte dell'Eln di un centinaio di lavoratori dell'impianto di
Caño Limón nei giorni successivi alla Pasqua del
2001 può essere letto in questa direzione.
Di fronte a queste preoccupanti mutazioni dello scenario, si
rende sempre più necessario da parte delle organizzazioni
non governative che solidarizzano e sostengono la lotta del
popolo U'wa, avviare un confronto con gli altri soggetti politici
e sociali che operano in Arauca e con le stesse organizazioni
della guerriglia, nell'ottica della neutralità attiva e
partecipata, in difesa dei diritti umani e delle popolazioni
indigene, a protezione integrale del territorio e delle risorse
ambientali, nella costruzione del processo di pace e di giustizia
sociale in tutta la Colombia.
"Noi U'wa abbiamo un modo assai particolare di controllare
l'ambiente
in cui viviamo; il nostro comportamento rispetto ad esso si
spiega nei miti,
nelle credenze, negli usi e nei costumi, la cui antichità
è la stessa dell'origine del nostro mondo, del nostro
popolo e della nostra cultura; la nostra missione in questa terra
è quella di mantenere l'equilibrio dell'origine
(...)
Siamo equidistanti dalle due divinità ancestrali,
Kaba-Yaya e Thira;
entrambi rappresentano e incarnano il delicato equlibrio tra gli
estremi inferiore e superiore. Il nostro compito è,
pertanto, mantenere questo equilibrio, e dobbiamo propiziare lo
svolgimento opportuno e corretto dei processi che hanno luogo
all'interno dell'universo mediante la celebrazione dei miti
cantati e reggendo le nostre proprie vite sulle regole
dell'equilibrio e dell'armonia.
Se questo equilibrio si rompesse, sopraggiungerebbe una
situazione inversa all'ordine; Rojo (Kaba-Yaya) si sposterebbe
verso l'alto e invaderebbe Blanco (Thirá), e ciò
significherebbe la fine dell'universo.
Per noi esistono due mondi: uno in alto dove vivono le vite
fisiche e un altro in basso, un mondo parallelo che sostiene la
vita spirituale. I due mondi si equilibrano e si appoggiano uno
all'altro. Qualsiasi azione realizzata in un mondo ha effetti
sull'altro. Questo pensiero ci guida nella vita quotidiana
definendo come e dove raccogliere, cacciare, pescare o
interagire
con la gente del mondo esterno (Riowa).
Per noi parlare di territorio, legge, costumi, implica toccare la
cosmovisione U'wa.
Il nostro pensiero è tanto particolare che ci ha
permesso
per migliaia di anni di mantenerci in armonia con la natura e tra
noi stessi.
Uno dei nostri principali pensieri sulla terra è che
questa è un essere vivo e che è la madre.
Ciò ha determinato le nostre pratiche agricole, le nostre
attività culturali come la caccia, la pesca, la raccolta e
il comportamento rituale;
per questo quando lavoriamo, quando celebriamo i digiuni, i canti
e i balli tradizionali, dobbiamo proteggere questo mondo, la
terra nostra madre.
Nell'epoca conosciuta come 'AjReowa', noi U'wa digiunavamo,
meditavamo e cantavamo l'esistenza del mondo, ogni anno, durante
AjReowa (tra giugno e agosto), in migliaia ci ritiriamo sulle
montagne per mantenere i riti ancestrali, insegnando ai nostri
figli le canzoni della storia e la creazione.
Noi U'wa non abbiamo una lingua scritta, però ogni U'wa
che ascoltò cantare sua madre o i cantici di suo padre,
conosce a memoria le leggi
che governano la nostra società.
Kajka, il territorio U'wa, è sacro. All'interno della
nostra cosmovisione c'è un documento di proprietà
sulla terra in cui nasciamo noi indigeni, è una
proprietà di carattere collettivo, assegnata direttamente
dai creatori del mondo.
Rukwa (Sira) pensó: Il mio lavoro è già
terminato. A chi lo consegno? E lo consegnò a Yagshowa,
(...) allora fu lui che tirò fuori l'acqua, i fiumi, le
lagune sacre,
tutto ciò lo lui ha fatto ... sopra il petrolio ci sono le
lagune sacre e disse:
le comunità hanno bisogno di questo per nascere, per avere
la vita...
(...) e dopo pensó a chi lo consegno? Così lo dette
allora alle autorità tradizionali,
a Werjayas, Karekas e ai caciques... Dice: questi sono coloro che
proteggeranno e manterranno tutto ciò che ha fatto
Yagshowa, i fiumi, le lagune, i boschi,
gli animali,... e li consegnò in mano degli U'wa.
Il cuore di questo mondo creato da Rukwa o Sira e consegnato agli
U'wa, è quello che chiamiamo 'Kera Chicara', che non
concorda con le mappe fatte dal governo sul resguardo.(...)
Yagshowa lasciò questo terreno intoccabile, altri terreni
potranno essere toccati, questo però no.
Il comportamento U'wa, in tutte le attività, è di
carattere religioso, i suoi digiuni,
i canti e balli, assicurano la creazione del mondo, in essi si
raccontano
i codici tradizionali, si ricrea la vita e la cultura: 'Yagshowa
consegnò un materiale per gestire la storia, il canto, il
soffio, il digiuno, la preghiera, il pensiero,
la politica,... per questo gli U'wa sestongono tutto ciò,
il mondo.
La madre terra è un essere vivo come noi e le risorse
naturali hanno spirito, hanno il loro modo di comportarsi, di
chiamare la nostra attenzione perché lavoriamo in accordo
alla tradizione, unico metodo che ha dimostrato una forma di
sviluppo armonico con la natura.
Il Nostro territorio è il cuore del mondo, è colui
che gestisce tutto; per questo non è sfruttabile né
violabile. Il petrolio è il sangue della terra, la madre
di tutte le lagune sacre... egli sta lavorando; gli smeraldi,
l'oro, il carbone, tutte queste risorse non sono utilizzabili;
sono 'dejables', sono vivi,
e anch'essi stanno lavorando.
Il sacro è la Legge tradizionale U'wa, ogni deviazione da
questo fondamento
causa gravi pregiudizi al mondo e all'uomo, però questa
legge non è stata scritta da noi, al contrario, la
narriamo, la cantiamo, la mettiamo in pratica,
queste leggi sono i codici tradizionali, i pilastri della nostra
cultura
o i pali che sostengono il mondo.
La nostra legge è di non prendere più di ciò
che è necessario,
siamo come la terra che si alimenta di tutti gli esseri
viventi,
però non mangia troppo, perché se altrimenti tutto
finirebbe;
dobbiamo curare non maltrattare, per noi è proibito
uccidere con il coltello,
il macete, a colpi d'arma da fuoco; le nostre armi sono il
pensiero, la parola; il nostro potere è la saggezza;
preferiamo la morte in luogo di vedere
i nostri luoghi sacri maggiori profanati.
Colonialismo, neocolonialismo e violazione dei diritti
sociali ed economici nel dipartimento di Arauca
Il dipartimento di Arauca si estende nella regione
centro-orientale della Colombia e condivide una lunga zona di
frontiera con il Venezuela, e ciò gli da un'importanza
strategica ed economica nel contesto nazionale. Da Arauca infatti
passano buona parte delle produzioni agricole e commerciali dei
due paesi. In Arauca e nei confinanti dipartimenti del Casanare e
di Boyacá esiste inoltre una riserva petrolifera di 2,5
miliardi di barili, una delle più importanti di tutta
l'America Latina. Il dipartimento include i municipi di
Arauquita, dove giace l'enclave petrolifero, con il complesso di
Caño Limón; Saravena, dove si trovano i pozzi
Arauca 1 e Arauca 2; Fortul e Tame.
Arauca prende il nome dagli indigeni Araukos che abitavano le
sponde del fiume Arauca sino all'arrivo degli spagnoli in
America. Si calcola che le pianure pre-ispaniche
colombo-venezuelane erano occupate da 250.000 indigeni delle
famiglie linguistiche Arawak, Sálivas, Guahìbos e
Muisca; nel 1994 la popolazione indigena in Arauca non superava
le 3.500 unità. Essi sono distribuiti in 645 famiglie
delle etnie U'wa (a Saravena, Tame e Fortul), Guahibos (a Tame,
Arauquita, Arauca e Cravo Norte), Macaguanes (a Tame e Fortul),
Hitnú-Cuiba (a Tame, Arauca, Puerto Rendón e Cravo
Norte) e Sálivas (a Cravo Norte).
La prima ondata colonizzatrice che investì gli indigeni fu
intrapresa dagli spagnoli nel secolo 16°. Tra il 1536 e il
1538, il loro territorio fu conquistato dai tedeschi Jorge de
Spira e Nicolás de Federmán. Nel secolo 17° la
parte occidentale di quella che è oggi Arauca fu
conquistata dal capitano spagnolo Alonso Pérez de
Guzmán. Gli spagnoli piantarono coltivazioni di cotone con
mano d'opera schiava; dal violento processo di sottomissione
economica e culturale riuscirono in parte a salvarsi solo le
comunità nomadi e seminomadi, come ad esempio il popolo
U'wa.
Nel 17° secolo giunsero anche i gesuiti, che svilupparono
l'agricoltura e l'allevamento, creando grandi aziende agricole,
in opposizione all'istituzione dell'encomienda. Nel 1628 fu
fondata Tame e nel 1772 Villa de Santa Bárbara de Arauca.
Nel 18° secolo giunsero in Arauca altre missioni religiose
costituite da domenicani, agostiniani e cappuccini; ad essi si
affiancarono numerosi coloni provenienti dalle città di
Barinas (Venezuela) e Pamplona in Colombia.
Nel 19° secolo, a seguito dell'espulsione dei gesuiti
decretata dal governo colombiano, la maggior parte delle aziende
agricole caddero in abbandono e gli indigeni furono costretti a
spostarsi nella selva per accedere all'alimentazione.
Successivamente, verso la fine dell'800, fu intrapreso un nuovo
processo di colonizzazione da parte di gruppi 'mestizos'
provenienti dal Venezuela che intrapresero una sanguinosa
campagna di sterminio delle comunità indigene,
principalmente contro quelle che risiedevano nei pressi dei
grandi fiumi che attraversano la pianura. Troppo spesso furono
intraprese vere e proprie battute di caccia di indigeni, alcune
volte per impossessarsi e commerciare la loro pelle e altre per
punire i responsabili dei 'furti' di bestiame al pascolo. Questi
massacri presero il nome di 'guahibiadas' o 'cuibiadas', e
contribuirono all'affermazione degli allevamenti estensivi, a
danno delle attività produttive tipiche della cultura
indigena (caccia, pesca, reccolta di frutta, coltivazioni
rotatorie di mais, ecc.).
A partire dal 1942 si svilupparono differenti fronti
colonizzatori verso le savane e la regione piedimontana di
Arauca, in cui fu presto deforestato il patrimonio boschivo a
favore di nuovi pascoli. La colonizzazione e la nuova
immigrazione fu programmata direttamente dallo Stato, secondo la
politica nazionale di ampliazione della frontiera agricola e di
pacificazione delle pianure orientali, grazie all'importante
sostegno finanziario del Banco Interamericano de Desarrollo
(Bid). Lo scoppio della 'Violencia bipartidista' e
successivamente del conflitto tra il governo e la guerriglia di
sinistra, accentuò la spinta migratoria in Arauca di
contadini provenienti dalle regioni maggiormente colpite dalla
violenza.
La colonizzazione si accompagnò ad una nuova campagna di
sterminio delle popolazioni indigene che ebbe tra le vicende
più sanguinose il massacro di 16 indigeni 'Guahibos' a La
Rubiera, nel gennaio 1968. I coloni della regione pianificarono
in ogni dettaglio l'efferato crimine. Fu così che furono
invitate a un pranzo alcune famiglie che risiedevano accanto alle
aziende agricole. Diciotto indigeni, tra cui numerosi bambini
accettarono di parteciparvi. Quando gli invitati si sedettero al
tavolo, furono assassinati a colpi di arma da fuoco e di macete.
Solo 2 di essi riuscirono a fuggire. Gli assassini, dopo aver
perpetuato il crimine, legarono i cadaveri degli indigeni sul
dorso dei cavalli e li portarono in un luogo vicino, dove li
cosparsero di benzina e gli diedero fuoco.
Verso la fine degli anni '70 inizia un periodo di rapido
mutamento sociale caratterizzato dal fenomeno
dell'urbanizzazione, in buona parte dovuto alla scoperta e allo
sfruttamento del petrolio nella zona. Per la mancanza di una
pianificazione e organizzazione da parte dello Stato si
generarono crisi e conflitti sociali, e nacquero forti movimenti
di lotta per i diritti di cittadinanza e l'accesso ai servizi
pubblici.
Nel 1991, con il varo della nuova Costituzione colombiana, Arauca
acquisì la categoria giuridico di dipartimento. Grazie al
riconoscimento del decentramento amministrativo, nelle casse
della governazione locale iniziò a giungere una parte
della rendite petrolifere derivanti dai contratti sottoscritti
tra la Empresa Colombiana de Petróleos (Ecopetrol) e la
Occidental per lo sfruttamento dei giacimenti scoperti a
Caño Limón (Arauquita) nel 1985. Così, negli
anni '90, al dipartimento e ai municipi sono state versate
regalie petrolifere per una media annuale di 100 miliardi di
pesos, con la conseguenza che l'intera economia regionale
é diventata sempre più dipendente dall'estrazione
del crudo. Il denaro invece di essere investito per la promozione
e la ridistribuzione dei servizi è stato destinato alla
realizzazione di grandi infrastrutture viarie, accelerando gli
squilibri e il depauperamento del territorio. La corruzione e il
clientelismo sono divenuti gli assi portanti del sistema di
gestione della vita politica ed amministrativa.
Il modello di 'sviluppo' generato dal boom petrolifero, ha
accentuato altresì i problemi relativi all'iniqua
distribuzione delle terre e al loro sfruttamento intensivo per
l'allevamento del bestiame. Le condizioni socioeconomiche dei
coloni sono peggiorate rapidamente anche per il disordine creato
dalla contraddittoria politica statale che da una parte ha
attratto nuove migrazioni con il miraggio del petrolio,
dall'altra ha rifiutato di riconoscere la titolarità delle
terre esistenti nei pressi dell'oleodotto Caño
Limón-Coveñas e dei campi di esplorazione e
sfruttamento del crudo. Molti dei contadini sono stati sloggiati
con la forza o sono stati vittime di persecuzioni, assassinii,
detenzioni arbitrarie e distruzione di beni.
Contro di loro, le classi dirigenti locali si sono organizzate
per opporsi legalmente e illegalmente ad ogni ipotesi di riforma
agraria. Così i fenomeni di violenza si sono fatti
più acuti e complessi. Da una parte sono aumentate le
persecuzione dei coloni contro gli indigeni, dall'altra gli
stessi coloni sono stati oggetto delle aggressioni e delle
repressioni dell'Esercito colombiano, inviato in Arauca per la
'difesa' dei pozzi petroliferi. Infine nella regione si è
acutizzata la disputa tra l'Esercito e le guerriglie per
l'accesso, il controllo e la gestione delle risorse finanziarie
che ruotano attorno allo sfruttamento del petrolio.
Per ciò che riguarda le gravi condizioni di sopravvivenza
affrontate dalle comunità indigene, il rapporto stilato
nel 1994 dalla Commissione Andina dei Giuristi elenca oltre al
disconoscimento statale dei loro territori e riserve, la
scarsezza in qualità e quantità della terra, la
scomparsa della flora e della fauna in alcuni territori a causa
della scarsa vigilanza dell'Incora nelle zone destinate a
riserve, l'accerchiamento da parte dei produttori di legname e
dei nuovi coloni, le pressioni e le violenze degli attori armati,
il fallimento dei programmi di allevamento implementati tra le
comunità indigene, l'estinzione delle produzioni
artigianali, gli allarmanti livelli di denutrizione e di salute,
la precarietà delle abitazioni, il 'desplazamiento'
forzato dai loro territori, la poca partecipazione nella vita
politica del dipartimento e la disintegrazione sociale causata
dalla estrema poverta, l'insorgenza della prostituzione tra la
popolazione femminile ed infantile.
"In generale - scrive la Commissione dei Giuristi - le
comunità indigene non presentano un buon livello di
conservazione della cultura tradizionale, hanno perso la lingua e
i costumi, si sono assimilati e mescolati con gli uomini non
indigeni e lo stato di abbandono li ha condotti ad una mescolanza
scomposta. Le loro attività economiche sono rudimentali e
poco produttive e il livello educativo è minimo. Le
attività di caccia e pesca si stanno riducendo a causa
della deforestazione e della perdita dei territori ancestrali e
le condizioni abitative e sanitarie sono assai precarie. Il
processo di impoverimento di alcune comunità è
stato vertiginoso, generando l'alcoolismo, la prostituzione e la
mendicità". Ciò ne ha determinato l'esodo verso i
maggiori centri urbani di Arauca, ampliando le contraddizioni
sociali e i fenomeni di marginalità.
Oggi il 60% della popolazione indigena è minore di 15
anni, il 23% ha un'età compresa tra i 5 e i 9 anni, il 34%
tra i 16 e i 45 anni e solo il 6% è maggiore di 45 anni.
La popolazione si caratterizza così per un'aspettativa di
vita assai bassa e per la crescita demografica stazionaria dovuta
all'alta mortalità infantile.
Il rapporto sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite, stima che
in Colombia l'80% della popolazione indigena viva in condizioni
di estrema povertà, che il 74% riceva salari inferiori al
minimo legale (attualmente intorno alle 280.000 lire mensuali),
che i municipi ad alta componente indigena o afrocolombiana
abbiano i maggiori indici di povertà e di necessità
basiche insoddisfatte, e che la speranza di vita sia inferiore
del 20% rispetto alla media nazionale.
Il petrolio di Arauca. Cronologia di due anni di violazioni
ed attentati
Mentre sino all'inizio degli anni '80 Arauca fu una regione
tranquilla, nella seconda metà del decennio, e
specialmente a partire del 1988, si è trasformata in una
delle aree più violente della Colombia e una delle
più menzionate per fatti che violano i diritti umani.
Ciò ha coinciso con l'estensione della lotta guerrigliera
e con la militarizzazione della zona da parte del governo
nazionale.
Gli ultimi due anni hanno visto il deterioramento della
situazione del conflitto, con l'incremento degli attacchi a
municipi e villaggi, dei conflitti a fuoco tra gli attori armati,
degli omicidi e dei sequestri. Nei fatti l'intero dipartimento
vive uno dei momenti più drammatici della sua storia, dove
si è fatta sistematica la violazione dei diritti umani e
del diritto internazionale umanitario. In breve, alcune delle
vicende più gravi della recente cronaca di guerra.
21 dicembre 1998
Paramilitari assassinano 5 persone nella frazione La Cabuya del
municipio di Tame. Le vittime sono state prelevate dalle loro
abitazioni e alcune decapitate.
29 gennaio 1999
Guerriglieri del Fronte 45 delle Farc-Ep realizzano un'imboscata
contro i membri di una pattuglia della polizia, a pochi
chilometri dall'aeroporto del municipio di Cravo Norte. Vengono
uccisi 4 poliziotti mentre uno resta gravemente ferito.
4 febbraio 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano nella zona rurale del
municipio di Arauca l'oleodotto Caño
Limón-Coveñas. L'attentato causa un vasto incendio
e la fuoriuscita di 7.000 barili di petrolio.
4 febbraio 1999
Uomini armati attentano contro Julio Acosta Bernal, ex sindaco di
Arauca ed ex rappresentante alla Camera per il Dipartimento,
mentre sta per uscire dalla propria finca accompagnato da 5
guardie del corpo. La vittima era stata oggetto di altri due
attentati in anni precedenti.
18 febbraio 1999
Durante il combattimento tra i guerriglieri dei fronti 10 e 45
delle Farc-Ep e delle Compagnie 'Simacota' e 'Capitán
Pomarese' dell'Uc-Eln contro le truppe del 30° battaglione
controguerriglia dell'Esercito, nella frazione El Oasis del
municipio di Arauquita, muoiono 12 militari; altri 12 militari
restano feriti insieme a 7 guerriglieri.
5 marzo 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep che operano nel dipartimento di Arauca
assassinano tre cittadini nordamericani che lavoravano a difesa
dei diritti umani della comunità indigena U'wa. Le vittime
erano state fermate da questo gruppo guerrigliero il precedente
25 febbraio, sulla strada che collega i municipi di Cubará
(Boyacá) e di Saravena (Arauca). I loro cadaveri vengono
rinvenuti a Los Pajaros, nello Stato di Apure (Venezuela), con le
mani legate, le teste coperte e con multipli colpi di arma da
fuoco.
17 marzo 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attivano una bomba al terzo piano
dell'edificio del municipio di Tame, che ospita
l'Alcaldía, l'ispezione di Polizia e altri uffici
pubblici. Due agenti di polizia restano gravemente feriti.
18 marzo 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano con una bomba una pattuglia
militare, causando la morte di un soldato.
23 marzo 1999
Uomini armati feriscono a colpi d'arma da fuoco tre persone che
stazionano nei pressi del palazzo municipale di Fortul. Tra le
vittime Jorge Eliecer Navarro, sindaco del municipio.
24 marzo 1999
Guerriglieri dinamitano al km. 46, l'oleodotto Caño
Limón-Coveñas.
26 marzo 1999
Duecento guerriglieri effettuano un'incursione nella zona urbana
della cittadina di Puerto Rondón, attaccando il posto di
polizia. Nel combattimento che ne segue e che durerà per
più di 24 ore, muore un agente di polizia, mentre restano
feriti altri 3 agenti e un civile. Le installazioni di Telecom,
così come il posto di polizia rimangono completamente
distrutte.
31 marzo 1999
Guerriglieri dinamitano al km. 51, l'oleodotto Caño
Limón-Coveñas.
4 aprile 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln uccidono un soldato nei pressi del
municipio di Cubará (Boyacá). Nelle fasi di
recupero del cadavere si verifica uno scontro a fuoco tra la
polizia e i guerriglieri.
17 aprile 1999
Guerriglieri dinamitano, un tratto dell'oleodotto Caño
Limón-Coveñas, nel municipio di Arauca, lasciando
minata la zona adiacente e impedendo così la sua pronta
riparazione.
18 aprile 1999
Guerriglieri del fronte n. 10 delle Farc-Ep attaccano la stazione
di polizia del municipio di Cravo Norte.
22 aprile 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano di notte il posto di polizia
del municipio di Cubará. Nell'attacco vengono danneggiati
il Palazzo municipale e alcune abitazioni vicine. I guerriglieri
saccheggiano la Cassa Agraria e tagliano le linee telefoniche di
Cubará, lasciando senza comunicazioni la
popolazione.
27 aprile 1999
Carlos Castaño Gil, capo paramilitare delle Auc, minaccia
con un comunicato il Governatore del dipartimento di Arauca per
aver offerto il territorio del dipartimento per un eventuale
dialogo tra il Governo nazionale e la Uc-Eln.
18 maggio 1999
Carlos Castaño torna a minacciare i consiglieri del
municipio di Arauca con un comunicato in cui "vi invitiamo a
rispettare la Costituzione e la legge e a non servire da utili
idioti queste organizzazioni delittive. Se non rispettano questo
proposito, restate obiettivi militari delle Auc. Aspettiate
sorprese ...".
5 giugno 1999
Durante un combattimento nel municipio di Arauquita tra i
guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep, e i reparti del
24° battaglione controguerriglia 'Héroes de Pisba'
della 10^ brigata, restano uccisi 2 guerriglieri.
9 giugno 1999
Guerriglieri delle Uc-Eln dinamitano al km. 75, nel municipio di
Saravena, l'oleodotto Caño
Limón-Coveñas.
10 giugno 1999
Durante un combattimento nel municipio di Cravo Norte tra
guerriglieri delle Farc-Ep e reparti dell'Esercito e della
Polizia, restano uccisi due guerriglieri.
11 giugno 1999
Appartenenti alla Uc-Eln attaccano con granate e armi di grosso
calibro una pattuglia della polizia a Tame. Durante l'attacco 5
passanti, tra cui tre minori di 4, 8 e 11 anni, vengono feriti
dalle schegge.
12 giugno 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep uccidono nel dipartimento di Arauca 6
leader sociali, tra i quali José Moreno, dirigente
giovanile e José Diaz, dirigente cooperativo. Il massacro
viene denunciato dall'Anuc, dalla Cut, dalla Federazione delle
Giunte Comunali e dal Comitato Indigeno di Arauca. La denuncia
viene resa pubblica in occasione di uno sciopero civico
realizzato nella regione del Sarare.
12 giugno 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln sequestrano a Pamplona (Norte de
Santander) 4 persone (3 donne e una bambina di sei anni).
17 giugno 1999
Guerriglieri si appropriano di 91 cilindri a gas di varie
dimensioni per un valore di 5 milioni di lire, nel municipio di
Pamplona (Norte de Santander).
23 giugno 1999
Durante un combattimento tra reparti del 22° battaglione
controguerriglia della 1^ brigata Mobile dell'esercito e i
guerriglieri del Frente 'Domingo Laín Saenz' della Uc-Eln,
restano uccisi 5 guerriglieri. Lo scontro a fuoco avviene sul
Monte Tabla (Tame), durante lo spiegamento dell'operazione
'Némesis' realizzata dall'esercito colombiano.
1 luglio 1999
Guerriglieri dinamitano un tratto dell'oleodotto Cano
Limón-Cavañas all'altezza del km. 42, alle porte
del municipio di Arauquita. Ecopetrol decide di sospendere
transitoriamente la fornitura di crudo da questa
installazione.
11 luglio 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attivano una carica esplosiva
telecomandata nelle vicinanze di alcuni uffici bancari e della
stazione di polizia del municipio di Tame. La carica esplode
nello stesso istante in cui passa una pattuglia della polizia. Un
agente viene ucciso, mentre altri 2 poliziotti restano gravemente
feriti.
28 luglio 1999
Gueriglieri dell'Uc-Eln sequestrano due persone a La Cabuya,
municipio di Pamplona. Le vittime vemgono rilasciate
successivamente in una zona rurale di Toledo.
5 agosto 1999
Durante un combattimento tra guerriglieri del Fronte 45 delle
Farc-Ep e reparti del battaglione di fanteria 'General Custodio
García Rivera', nel municipio di Toledo, viene ucciso un
guerrigliero. Durante l'azione, i guerriglieri dinamitano un
pilone elettrico lasciando senza energia Toledo e il municipio di
Labateca.
17 agosto 1999
Due minori perdono la vita nel prelevare un pacco bomba collocato
al lato di un palo della luce nel municipio di Tame. I due
giovani si stavano dirigendo al collegio avventista 'La Libertad'
dove studiavano. Quali autori dell'attentato vengono accusati i
guerriglieri dei Fronti n. 10 e 45 delle Farc-Ep.
30 agosto 1999
Reparti della Guardia Venezuelana uccidono un giovane e ne
arrestano arbitrariamente altri due, sulle acque del fiume
Arauca, nella zona La Victoria, Stato di Apure, alla frontiera
con la Colombia. Secondo il sindaco di Araquita il fatto si
è verificato "quando i giovani attraversavano il fiume per
assistere ad una festa a La Victoria". I due giovani sono stati
successivamente rimessi in libertà dal Tribunale militare
venezuelano.
7 ottobre 1999
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep dinamitano nella zona
rurale di Arauquita l'oleodotto Caño
Limón-Coveñas. L'attenato distrugge le linee
elettriche che alimentano i trasformatori dei municipi di Arauca
e Arauquita, che restano senza energia. Successivamente si
realizza un combattimento tra i guerriglieri e i reparti della
18^ brigata dell'esercito, che causa la morte di 4 soldati e il
ferimento di uno. Durante la loro fuga, i guerriglieri minano la
zona.
7 ottobre 1999
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep, uccidono con alcuni
colpi di arma da fuoco alla testa, due militari. Le vittime
appartenevano al battaglione di fanteria 'General Serviez' ed
erano state private della libertà dalla guerriglia, il 23
settembre precedente, sulla strada che collega il municipio di
Villavicencio (Meta) con Arauca, quando viaggiavano su un pulman
pubblico, per raggiungere in licenza i propri familiari.
8 ottobre 1999
Guerriglieri del Frente 'Domingo Laín' della Uc-Eln,
minacciano di morte attraverso un comunicato i membri della
chiesa evangelica di Saravena. In esso si proibisce di celebrare
i propri riti e culti in luoghi differenti ai loro templi e i
fedeli sono avvisati che non sarà permessa la costruzione
di nuove sedi religiose nella regione.
15 ottobre 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep sequestrano un allevatore venezuelano
nel municipio di Arauca, mentre questi viaggia su una canoa
nell'omonimo fiume.
10 novembre 1999
Truppe dell'esercito venezuelano minacciano la comunità di
Puerto Contreras, nell'isola del Charo (Saravena). Secondo quanto
denunciato dal personero municipale di Saravena "l'esercito del
vicino paese sparò raffiche di fucile dalla sponda
venezuelana del fiume Arauca contro le case dei pescatori, senza
causare danni materiali o perdite umane".
6 dicembre 1999
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto Caño
Limón-Caveñas nel municipio di Arauca, nei pressi
della zona di frontiera con il Venezuela.
9 dicembre 1999
Guerriglieri dinamitano in due opportunità l'oleodotto
Caño Limón-Caveñas nel munipio di
Arauca.
12 dicembre 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano il posto di polizia di
Arauquita.
13 dicembre 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano il posto di polizia di Cravo
Norte.
13 dicembre 1999
Guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep, effettuano
un'incursione nella zona urbana di Cubará, attaccando il
posto di polizia. Durante il conflitto a fuoco muoiono 3
poliziotti, 11 restano feriti e vengono danneggiati un collegio e
alcune abitazioni.
14 dicembre 1999
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto
Caño-Limón-Coveñas, al km. 45 nel municipio
di Arauca.
16 dicembre 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep e della Uc-Eln dinamitano tre
differenti pozzi di un campo petrolifero di Caño
Limón.
18 dicembre 1999
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto Caño
Limón-Coveñas nel municipio di Arauquita.
19 dicembre 1999
Durante un combattimento tra guerriglieri del Fronte n. 10 delle
Farc-Ep e i reparti dell'Esercito nazionale, nella zona di
Caño Negro (Arauca), muore un soldato mentre altri 4
restano gravemente feriti.
31 dicembre 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano un tratto dell'oleodotto
Caño-Limón-Coveñas nel munipio di
Saravena.
31 dicembre 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attaccano il posto di polizia del
municipio di Fortul.
31 dicembre 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attaccano il posto di polizia del
municipio di Arauquita.
31 dicembre 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attaccano il posto di polizia del
municipio di Puerto Rondón.
7 gennaio 2000
Appartenenti all'Eln hanno collocano due artifici esplosivi
all'entrata dell'ospedale di La Esmeralda (Arauquita).
L'esplosione danneggia gravemente la struttura e la popolazione
resta priva di assistenza medica.
16 gennaio 2000
Durante un combattimento nel munipio di Arauquita tra i reparti
dell'Esercito appoggiati da aerei ed elicotteri dell'Aeronautica
militare colombiana, e i guerriglieri del Fronte n. 45 delle
Farc-Ep, restano feriti due guerriglieri mentre uno viene
catturato dai militari.
24 gennaio 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano nella frazione di Brasilia
(Arauquiita), l'oleodotto Caño
Limón-Coveñas.
25 gennaio 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln bloccano la strada nella frazione di
Santa Inés (municipio di Toledo, Norte de Santander) e
intercettano 4 tir che trasportano macchinari della
multinazionale Occidental de Colombia, che vengono poi lanciati
in un burrone.
26 gennaio 2000
Reparti dell'Esercito nazionale fanno sparire 3 leader indigeni,
durante i fatti accaduti nelle aree di Santa Rosa e Bella Vista,
ubicate a Gibraltar (Toledo). Il fatto avviene dopo che le forze
militari hanno sloggiato gli indigeni dalle vicinanze del pozzo
'Gibraltar 1', presso il cosiddetto 'Bloque Samoré',
causando il ferimento di alcuni di essi, per permettere l'inizio
delle esplorazioni petrolifere da parte della Occidental.
30 gennaio 2000
Paramilitari delle Autodefensas del Sarare, irrompono nella
frazione La Pesquera (Arauquita), assassinando un pescatore e
violentando due donne. Circa 30 uomini, con il volto coperto
erano giunti nel luogo per dirigersi in un'abitazione dove era in
corso una festa di compleanno; dopo aver costretto gli uomini a
distendersi al suolo, uccidevano il contadino Armando Parra. Gli
abitanti della zona denunciano che nelle ore dell'incursione
"c'era personale militare nell'area e a pochi chilometri da essa
persino due basi militari".
6 febbraio 2000
Guerriglieri del Frente 'Efraín Pabón Pabón'
dell'Uc-Eln bloccano la strada nella frazione La Carbonera
(municipio di Pamplona). Durante l'operazione si verifica un
combattimento con i reparti del 13° battaglione di fanteria.
Un guerrigliero viene fatto prigioniero dai militari.
11 febbraio 2000
Durante un'operazione di sgombero realizzata da membri
dell'Esercito e della Polizia, nella frazione La Canoa di
Gibraltar (municipio di Toledo), muoiono 4 bambini indigeni della
comunità U'wa di età compresa tra i quattro mesi e
i dieci anni. Durante l'operazione i membri della comunità
sono costretti a lanciarsi nelle acque del fiume Cubujón e
ciò causa il ferimento di numerosi bambini e donne. Gli
indigeni si trovavano nel luogo per protestare ed impedire che
l'impresa petrolifera Occidental Petroleum - Oxy, sfrutti la
regione del blocco Samoré, territorio sacro per gli
U'wa.
14 febbraio 2000
Guerriglieri sequestrano il fratello della consigliere comunale
di Pamplona Ludy Páez. La vittima viene liberata una
settimana dopo sulla strada Pamplona-Saravena.
18 febbraio 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep lanciano un cilindro a gas, contro la
base militare di La Esmeralda (Arauquita), colpendo invece
l'ospedale San Ricardo, con la conseguente distruzione delle
finestre e del tetto del'edificio. L'esplosione si registra al
lato delle abitazioni di 9 medici cubani che lavorano nel 'Centro
per le Malattie Tropicali'.
22 febbraio 2000
Guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep effettuano
un'imboscata contro una pattuglia della Polizia nazionale nella
frazione La Lejía del municipio di Pamplona, causando la
morte di un tenente e il ferimento di un agente.
23 febbraio 2000
Guerriglieri dei fronti n. 10 e 45 delle Farc-Ep e del Frente
'Efraín Pabón Pabón' dell'Uc-Eln, realizzano
il blocco della strada che mette in comunicazione i municipi di
Toledo e Pamplona, nella zona di Samoré. Secondo quanto
denunciato da alcune organizzazioni dei diritti umani, "i
guerriglieri dopo aver dichiarato il blocco armato nella zona,
hanno gettato diversi litri di emulsionante asfaltico sulla
strada, estratto dai veicoli che lo trasportavano nella regione,
causando un grave danno ecologico nella regione selvatica
circostante".
9 marzo 2000
Durante un combattimento tra reparti dei battaglioni
controguerriglia 'Los Guanes', 'Garcìa Rovira' e
'Galàn' appartenenti alla 3^ brigata dell'esercito,
affiancati dal 39° battaglione controguerriglia della 18^
brigata, contro i guerriglieri del Frente 'Domingo Laín
Saenz' dell'Uc-Eln e del Fronte n. 45 delle Farc-Ep, vengono
uccisi 4 guerriglieri. Lo scontro a fuoco si realizza a San
Bernando de Bata, municipio di Toledo (Norte de Santander).
21 marzo 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano il ponte sul fiume
Cobugón, ubicato nel municipio di Toledo.
25 marzo 2000
Durante un combattimento tra guerriglieri del Frente 'Domingo
Laín' dell'Uc-Eln e reparti del 36° battaglione
controguerriglia dell'esercito, nella frazione Royata del munipio
di Toledo, vengono uccisi 6 guerriglieri.
9 aprile 2000
Guerriglieri della Compagnia 'Simacota' dell'Uc-Eln uccidono
un'infermiera nella frazione di San Bernando de Bata (Toledo).
L'incursione sarebbe stata una risposta al fatto che l'intera
popolazione della frazione, aveva partecipato il precedente 19
marzo, ad una giornata 'civico-militare' organizzata dal
battaglione 'García Rovira' dell'Esercito.
25 aprile 2000
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto Caño
Limón-Cavaña nel municipio di Saravena.
30 aprile 2000
Il cadavere della funzionaria della Fiscalía di Arauca,
María Doris Guayara Bonilla, che era stata sequestrata il
precedente 14 aprile, viene ritrovato con segni di tortura e due
colpi d'arma da fuoco alla testa, nella zona rurale di questo
municipio.
1 maggio 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln s'impossessano di 5 camion e 3
camionette nella zona rurale del municipio di Arauca.
6 maggio 2000
Durante un combattimento tra guerriglieri dei fronti n. 10 e 45
delle Farc-Ep, e reparti della 18^ brigata dell'Esercito nel
municipio di Fortul (Arauca), muoiono 2 guerriglieri e un
militare, mentre 4 soldati restano gravemente feriti.
11 maggio 2000
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep attaccano una
pattuglia dell'Esercito nazionale nella piazza principale del
municipio di Arauquita, uccidendo 2 militari.
28 maggio 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano con cilindri a gas caricati
con esplosivo, la sede del Battaglione del Genio 'Rafael Navas
Pardo', nel municipio di Tame (Arauca).
10 giugno 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln realizzano un'imboscata contro un gruppo
di poliziotti e militari che viaggiano su alcuni veivoli,
attivando una carica esplosiva nel municipio di Arauquita.
L'attentato causa la morte di un poliziotto e di un militare, e
il ferimento di 2 soldati.
18 giugno 2000
Appartenenti al battaglione 'Rebeiz Pizarro', della 2^ Divisione
dell'Esercito nazionale, comandata dal generale Eduardo Santos
Quiñones, feriscono a colpi d'arma da fuoco 10 persone,
tra cui 2 minori, ad un posto di blocco installato a Campo Alegre
(Saravena).
19 giugno 2000
Durante un combattimento tra reparti del battaglione
controguerriglia 'Heroés de Pisba' e guerriglieri del
Fronte n. 45 delle Farc-Ep, restano uccisi 2 guerriglieri. Il
conflitto a fuoco si realizza a Las Malvinas, nel municipio di
Fortul.
7 luglio 2000
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep attaccano con i
cilindri a gas, la stazione di polizia di Arauca causando danni
materiali di grossa entità.
13 luglio 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano un tratto dell'oleodotto
Caño Limón-Coveñas, nel munipio di
Cubará (Boyacá).
14 luglio 2000
Guerriglieri del Frente 'Domingo Laín Saenz' dell'Uc-Eln,
attaccano con i cilindri a gas le installazioni del battaglione
di cavalleria 'Reveiz Pizarro' dell'Esercito nazionale a
Saravena, causando il ferimento di 3 civili, tra cui un bambino
di cinque anni. Alcune abitazioni civili restano gravemente
danneggiate.
29 luglio 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep sequestrano a Tame, il sindaco del
munipio Ramón Marquéz e la moglie Mirelba Vega,
incinta di otto mesi. La donna fu liberata successivamente.
14 agosto 2000
Paramilitari delle Auc minacciano di morte Cesar Armando, sindaco
di Arauquita e Raùl Gerardo, segretario di governo dello
stesso municipio.
21 agosto 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano con cilindri a gas il posto
di polizia del munipio di Fortul. Nell'attacco restano feriti due
agenti, un sottotenente e la moglie di quest'ultimo.
26 agosto 2000
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep, s'impossessano sulla
strada che da Arauca conduce a Caño Limón, di due
veicoli della società Confedegas, che trasportano 270
bombole a gas.
26 agosto 2000
Guerriglieri attaccano nella zona rurale di Puerto Rondón
con cilindri a gas una pattuglia del 46° battaglione
controguerriglia dell'esercito, uccidendo un militare e ferendone
altri due.
28 agosto 2000
Durante un combattimento tra guerriglieri delle Farc-Ep e reparti
del 24° battaglione controguerriglia nella zona di Palo de
Agua (Fortul), restano feriti 6 militari.
29 agosto 2000
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto di Caño Limón a
Puerto Banadía, municipio di Saravena.
29 agosto 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano il posto di polizia di
Arauquita.
29 agosto 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano il posto di polizia di
Saravena.
29 agosto 2000
Guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep attaccano con
cilindri a gas il posto di polizia del municipio di Labateca
(Norte de Santander). Nell'attacco restano uccisi 5 civili, tra
cui 4 membri della famiglia Parada Zuniga, mentre altri 4 civili
restano gravemente feriti.
3 settembre 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln bloccano la strada nei pressi di
Caño de la Perra, nel municipio di Arauca, dando morte ad
un autista venezuelano, nel dinamitare il tir che conduceva e che
trasportava strumenti per l'esplorazione petrolifera della
multinazionale Oxy.
4 settembre 2000
Uomini armati fanno sparire il rettore dell'università di
Pamplona Alvaro Gonzalez Joues, mentre viaggiava con un'altra
persona su un autovettura sulla strada che mette in comunicazione
Pamplona con Cùcuta.
10 settembre 2000
Durante un combattimento nel munipio di Tame tra reparti della
18^ brigata dell'esercito e guerriglieri del Fronte n. 10 delle
Farc-Ep, restano gravemente feriti un tenente e 2
guerriglieri.
25 settembre 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano a Caño La Perra
(Arauca), un tir della multinazionale Oxy.
30 settembre 2000
Durante un combattimento tra guerriglieri del Fronte n. 45 delle
Farc-Ep e reparti del battaglione 'García Rovira' della 5^
brigata dell'esercito, ad Alto del Viento, municipio di Chitaga
(Norte de Santander), muoiono 2 guerriglieri.
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