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LA LOTTA DEL POPOLO U'WA A DIFESA DEL 'SANGUE DELLA TERRA'

di Antonio Mazzeo

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OXY, VIOLAZIONE DEI DIRITTI INDIGENI E CONFLITTO PER IL PETROLIO IN ARAUCA, COLOMBIA

Ogni volta che si estingue una specie l'uomo si avvicina alla propria estinzione,
ogni volta che si estingue un popolo indigeno, non si estingue solo una tribù,
è un membro in più della comunità che è partito
per sempre per un viaggio senza ritorno.
L'estinzione di ogni specie è una grave ferita alla vita,
si riduce la vita dell'uomo e inizia la sopravvivenza.
Prima che l'avidità si impossessi di lui,
che gli sia permesso di vedere le meraviglie di un mondo e la grandezza di un universo
che si estende al di là del diametro di una moneta

(Pensiero indigeno U'wa)

Gli U'wa, piccolo-grande popolo indigeno di Colombia, uno dei pochi sopravvissuti al genocidio di antichi e nuovi colonizzatori, stanno difendendo il proprio territorio ancestrale da un progetto di sfruttamento del petrolio implementato dalla Occidental Petroleum - Oxy, una delle maggiori imprese del settore, risultata assai vicina agli interessi finanziari di alcuni dei maggiori esponenti della vecchia amministrazione Clinton.

Due differenti concezioni del mondo e dello 'sviluppo' si oppongono. Da una parte la spiritualità di un popolo che ha saputo vivere l'equilibrio con la natura e l'ambiente. Dall'altra una multinazionale che per perpetuare il saccheggio delle risorse della terra, ha scelto di distribuire prebende a politici e mass-media e di appellarsi a favore della guerra invitando il Congresso degli Stati Uniti ad inondare di armi la Colombia. Due modi di interpretare il petrolio. Per gli U'wa il 'sangue della madre terra', per la Oxy 'il combustibile che crea ricchezza' ma il cui (ab)uso sta soffocando dall'alto la stessa terra.

Lo scontro è aperto e le vaste campagne di solidarietà lanciate a livello internazionale possono impedire un nuovo scempio al territorio e un nuovo genocidio etnico. Tuttavia ruotano attorno a questa simbolica lotta contro il modello della globalizzazione selvaggia altri attori che complicano lo scenario. In Arauca, il dipartimento dove gli U'wa vivono e chiedono di continuare a vivere, non c'è infatti solo la Oxy e il petrolio. Ci sono anche i reparti di un Esercito sempre più armato e repressivo, vi operano i gruppi paramilitari di estrema destra sovvenzionati dai padroni del petrolio, ci sono i due maggiori gruppi della guerriglia, le Farc e l'Eln, con interessi e mete contraddittori e confusi.

Ciò rende la regione una delle più militarizzate e violente del Paese, dove insieme ai diritti dei popoli indigeni sono calpestati i diritti umani, dove lo scontro militare crea morti, distruzione e disastri ambientali. Una guerra dove le ambiguità sono stridenti e dove nessuno è esente da colpe e delitti. Una guerra dove i nuovi pozzi di petrolio possono creare altri lutti ed altro terrore, in un territorio dove sarà ancora più difficile ricostruire il dialogo tra le parti e dove si faranno ancora più distanti le aspirazioni di giustizia e di ridistribuzione delle risorse e dei beni.

"Noi U'wa abbiamo avuto cura tutta la vita del mondo
materiale e spirituale, raggiungendo la completa armonia tra
popolo e ambiente; questa si è rotta con l'arrivo della colonizzazione,
delle missioni e del governo colombiano in generale.
I bianchi (riowa) sono giunti a civilizzarci, in accordo con la cultura occidentale, senza comprendere che la cultura U'wa era assai ricca e saggia come la loro; in modo offensivo ci hanno chiamati 'tunebos', disprezzando tutto ciò che aveva valore per noi, ossia le montagne, i boschi e i fiumi; le nostre credenze, i nostri usi e costumi; hanno espropriato le nostre terre disconoscendo il nostro diritto millenario, la legge U'wa e quella dello stesso Stato Colombiano. Persino la Chiesa, quando un U'wa moriva senza essere battezzato, prendeva uno dei suoi figli per internarlo nelle missioni dove gli veniva insegnata la religione con la forza".

La lotta per la sopravvivenza del popolo U'wa
Il territorio che il popolo U'wa abita da tremila anni si estende dalla Sierra di Mérida e Táchira in Venezuela, sino alle regioni colombiane di Chinácota, Málaga, Oiba e Bucaramanga nell'attuale dipartimento di Santander; di Chiscas, Chita e Güicán in Boyacá, di Támatra (Casanare) e di Saravena e Tame (Arauca). L'area si estende approssimativamente per 1.400.000 ettari mentre oggi gli U'wa possiedono appena il 14% del territorio ancestrale, in buona parte all'interno della Sierra Nevada del Cocuy, considerata una delle più straordinarie catene montuose del Sud America.

Gli U'wa sono un popolo nomade di lingua 'chibcha'; il loro nome significa "gente intelligente che sa parlare". Le loro attività sociali, produttive e cultural-religiose sono segnate dagli spostamenti dalle regioni degli Llanos Orientales (la grande area di savana che si estende nella parte orientale della Colombia sino al Venezuela) all'area piedimontana sino alle alte cime della Sierra del Cocuy, seguendo il ritmo delle stagioni in cui si alternano periodi di piogge a periodi di secca. "All'interno di questo ciclo di spostamenti e residenze - scrive l'antropologa inglese Ann Osborne - cantano i loro miti e allo stesso tempo realizzano rituali ad esse associate, tra cui l'agricoltura. In forma piú esplicita considerano che la celebrazione dei loro miti é necessaria a perpetuare e sostenere l'universo, prevenendone il collasso"( ).

La visione cosmica del popolo U'wa si basa su un sistema di "agricoltura verticale", comune nelle Ande preispaniche. Ogni popolazione, clan o comunitá sfrutta i differenti piani termici della Sierra attraverso continue migrazioni stagionali che seguono il percorso del sole. Nella cultura U'wa lo studio dell'universo e l´economia si uniscono per garantire la sopravvivenza delle natura e della terra. "Ogni pezzo strappato al territorio rappresenta una rottura della vita" raccontano profeticamente gli anziani U'wa.

In realtà negli ultimi cinque secoli, questo popolo é stato protagonista di una strenua lotta per assicurare la continuità della propria identità culturale contro le politiche di genocidio della colonizzazione. Una lotta impari ove si sono estinti alcuni clan e gruppi familiari che risiedevono nelle aree più basse della Sierra (a Santander, Táchira e nel Sarare), annientati dalla violenta conquista spagnola. Ancora più drammatico l'impatto della più recente ondata colonizzatrice avviata nel 1940 e sviluppatasi in particolare negli anni '50, durante il cosiddetto periodo della 'violencia bipartidista' in Colombia. Nel solo periodo compreso tra il 1940 e il 1970, il governo ha privato il popolo indigeno dell'85% delle terre originarie, assegnandone la titolarità ai coloni e alla chiesa cattolica. In meno di 40 anni, le malattie generate da questo impetuoso e violento contatto con i 'bianchi', hanno causato la morte di 18.000 U'wa (attualmente si calcola che ne sopravvivano solo 5.000). In conseguenza dell'espropriazione delle terre e dei processi di deforestazione che hanno gravemente compromesso gli equilibri ambientali, due interi gruppi U'wa, i Biribira e i Ruba (Guicanes), che abitavano nei distretti di Chiscas, Guicán, Cocuy e Chita sono stati completamente sterminati( ).

"I meccanismi utilizzati dalla 'civilizzazione occidentale' sono stati la penetrazione religiosa attraverso i missionari, l'arrivo di contadini e coloni richiamati dall'Incora, l'istituto per la riforma agraria, e lo sfruttamento delle risorse naturali, legname prima, petrolio poi" - spiega Trinidad José Cobaría, docente e assistente ufficiale del Cabildo Mayor U'wa. "La penetrazione nel territorio ancestrale e sacro degli U'wa ha costretto le comunità indigene a rifugiarsi sulla parte alta della regione. E ciò ne ha limitato fortemente l'accesso alle risorse naturali ed alimentari presenti nella parte bassa e nella regione piedimontana"( ). La trasmigrazione verso l'area montana e la Sierra Nevada del Cocuy ha avuto pertanto gravi conseguenze sulla salute e sulla nutrizione della popolazione, ma soprattutto ne ha ulteriormente indebolito l'organizzazione sociale, politica ed economica.

Sono indelebili nella memoria di una intera generazione U'wa le modalità di penetrazione da parte delle organizzazioni religiose della chiesa cattolica. I missionari che arrivarono in territorio U'wa, rifiutarono di riconoscere la spiritualità e la religiosità indigena, ne proibirono la lingua, e si imposserarono delle terre più fertili, dove impiegarono i nativi in attività agricole e di allevamento, contrarie alla propria cultura produttiva. "Vennero spianate colline, s'innalzarono missioni, si deviarono torrenti e fiumi e si realizzarono aziende agricole, utilizzando il lavoro indigeno forzato" - continua il professor Trinidad José Cobaría. "Le autorità di polizia sequestravano uomini e donne, l'imprigionavano e li costringevano ai lavori forzati. Inoltre catturavano i bambini che venivano condotti alle missioni per essere battezzati ed 'educati'". La missione gesuita e delle sorelle teresite del Chuscal, il complesso religioso più grande in territorio U'wa, fu costruito con il lavoro forzato di uomini e donne indigeni e disboscando una superficie per centinaia di ettari. La recente assemblea dei cabildos U'wa - aprile 2001 - ne ha richiesto l'acquisiazione, come riparazione delle enormi sofferenze subite.

Il lavoro dei nuovi 'schiavi' fu utilizzato dallo stesso governo colombiano per realizzare l'apertura di strade e sentieri e favorire così il processo di colonizzazione da parte dei 'bianchi' provenienti da aree della Colombia particolarmente colpite dalla guerra civile. Alla fine degli anni '60 il reclutamento U'wa fu realizzato anche grazie alle attività di 'evangelizzazione' dell' 'Instituto Linguistico del Verano', attraverso pastori nordamericani finanziati direttamente dalla Cia e sostenuti da diversi funzionari statali colombiani, come ad esempio l'allora direttore dipartimentale per le opere pubbliche. Risale a quegli anni la realizzazione della strada per 'El Chuscal', nonché la progettazione di un'arteria di comunicazione verso le vette sacre del Nevado del Cocuy, opera che fu poi sospesa a seguito della ferma opposizione U'wa. Grazie ai nuovi sentieri tracciati con il lavoro forzato e l''evangelizzazione' indigena, fu possibile avviare nel decennio '70 lo sfruttamento in vasta scala del legname e delle risorse naturali, nonché l'espansione delle coltivazioni agricole secondo il modello della monocultura e dell'allevamento estensivo.

L'ambiguo riconoscimento dei diritti indigeni
Coscienti del fatto che la loro sopravvivenza era strettamente legata all'esistenza stessa del territorio nativo, gli U'wa hanno tentato di preservare la loro cultura e identità negli ultimi venti anni, strutturandosi internamente per ottenere il recupero di una parte delle terre perdute con la colonizzazione. Si è così sviluppato un inarrestabile processo di autorganizzazione tra i gruppi e le comunità, sostenuto dai werjayá, le autorità tradizionali, e dai 'Cabildos', gli organismi locali che amministrano la vita pubblica. Ciò ha permesso di consolidare un 'Cabildo Mayor' a rappresentanza delle 22 comunità U'wa e di 12 cabildos minori della 'sierra', che all'interno del nuovo quadro costituzionale e legislativo si é convertito nell'Associazione delle autoritá U'wa riconosciuta dallo Stato colombiano. Ad essa è stata assegnata nel 1987 l'amministrazione di un 'resguardo' o 'riserva centrale' (nei territori Cobaría, Tegría, Bókota e Rinconada); di una 'riserva speciale indigena' (Tauretes e Aguablanca); e di un 'territorio indigeno' comprendente le terre assegnate agli indigeni dall'Incora.

Nel marzo 1993 i cabildos U'wa hanno richiesto all'Incora l'unificazione e l'ampliamento del loro territorio in un 'Resguardo unico U'wa'. Nonostante lo studio favorevole di fattibilità socioeconomica, patrocinato dai governatori dei diversi dipartimenti interessati e realizzato dall'istituto statale di ricerca 'Ideade', l'Incora preferiva rinviare sine die il riconoscimento del diritto legittimo U'wa a vivere su un territorio unitario.

Si dovrà attendere sino all'agosto del 1998 perché il governo di Andrés Pastrana varasse il decreto di concessione del Resguardo Unico U'wa, su un territorio di 220.275 ettari. Ciò che poteva sembrare un primo riconoscimento ufficiale dei diritti comunitari del popolo U'wa veniva però inficiato dalle sempre maggiori concessioni che contemporaneamente il governo colombiano riconosceva alle imprese statunitensi per l'esplorazione e la ricerca petrolifera nel sottosuolo del territorio ancestrale U'wa.

La risposta del popolo indigeno non si faceva attendere. Contro la decisione della società Occidental Petroleum - Oxy di iniziare lo sfruttamento del petrolio presente nel 'Territorio Sacrado', gli U'wa avviavano nella seconda metà degli anni '90 una imponente campagna di mobilitazione e lotta non violenta che avrebbe presto attirato l'interesse dei mass media e il consenso e il sostegno delle principali organizzazioni internazionali ambientaliste e di difesa dei popoli indigeni. A colpire maggiormente le coscienze e gli immaginari collettivi, l'annuncio del suicidio collettivo del popolo U'wa nell'eventualità che venisse avviata l'estrazione del petrolio, il 'sangue della madre terra'. "Di fronte alla morte sicura, alla perdita delle nostre terre, allo sterminio delle nostre fonti naturali, all'invasione dei nostri luoghi sacri, alla disintegrazione delle nostre famiglie e comunità, al silenzio dei nostri canti, e al disconoscimento della nostra storia, preferiamo una morte dignitosa, propria dell'orgoglio dei nostri avi che sfidarono il dominio dei conquistatori e dei missionari" - annuncia il documento del Cabildo Mayor U'wa.

Un gesto estremo di cui esiste un precedente nella storia di questo popolo. Verso la fine del 17° secolo, migliaia di U'wa collocarono i loro bambini in urne di creta e li lanciarono da un precipizio di 400 metri, da cui poi si gettarono essi stessi. Testimoni del sacrificio raccontarono che si accumularono tanti corpi da alterare il corso del fiume. La decisione fu presa quando, spinti dai conquistatori verso le montagne più alte, dovettero scegliere tra il vivere una vita di schiavitù e miseria o la morte con dignità. L'area del suicidio di massa fu successivamente soprannominata "Cliff of Glory."

Il petrolio, Ruiría, fa parte di un Sagrado Mayor, poiché è una fonte viva, allo stesso modo del sangue, è forza per il corpo e lo spirito, ci è stato consegnato dal Maggiore degli dei, il 'padre eterno' Sira o Rukwa, lo ha lasciato sotto le lagune, i monti e le valli per preservarci, pertanto il suo sfruttamento qui, nel cuore del mondo, provocherebbe il crollo della cultura, la morte degli U'wa. (...)"
"Se si estrae ruiría dal mundo, questo si contamina; però se si estrae ruiría dal cuore del mondo, esso non potrà sostenersi; i Werjayas non potranno mantenere la vita nè l'ordine e così la vita stessa non ha avrà senso, noi U'wa saremo accolti dal padre eterno, da Sira.
Se si sfrutta ciò che è sacro, si distruggono le basi del pensiero tradizionale;
si perde il rispetto per i fratelli, per i padri, per gli Antenati;
se si sfrutta ruiría si viola la legge tradizionale, che è la legge del padre Eterno
e della madre Terra, la legge della natura, la legge dell'Origine degli U'wa. L'equilibrio del popolo U'wa e del nostro Territorio è dato solo dal pensiero e
dalle pratiche tradizionali; se questi vengono vulnerati, i Werjayas non canteranno più, nè pregheranno e il popolo U'wa smetterà di ballare e di adempiere con le pratiche tradizionali. Se si permette lo sfuttamento di Ruiría,
le ragioni per le quali esiste il popolo U'wa finiranno,
e noi tutti U'wa moriremo." ( )

La Occidental e la lobby statunitense dei Democratici del petrolio
Nella sua dissennata politica di svendita al capitale straniero delle risorse naturali ed energetiche del paese - quotidianamente 330,000 barili di greggio estratto in Colombia finiscono nelle raffinerie del Texas e della Lousiana - il governo colombiano, attraverso l'impresa statale Ecopetrol, aveva sottoscritto nel 1992 un contratto con la Occidental Petroleum - Oxy e la Shell per esplorare e sfruttare il petrolio del cosiddetto blocco 'Samoré', ubicato nel territorio degli U'wa. A seguito delle campagne di protesta internazionale sviluppatesi dopo la violenta repressione delle popolazioni Ogoni della Nigeria, investite dai progetti di estrazione petrolifera della Shell, questa compagnia all'inizio del 1998 si era svincolata dalla partecipazione nel contratto 'Samoré', trasferendo alla Oxy la propria quota del 37.5%.

L'estensione della superficie concessa originariamente alle multinazionali era superiore ai 185,600 ettari e interessava i municipi di Güicán e Cubará nel dipartimento di Boyacá, di Toledo (Norte de Santander) e Saravena e Tame in Arauca. Qualche mese dopo la firma del contratto, il governo concedeva però altri 23,200 ettari appartenenti ai dipartimenti di Santander e Casanare. Complessivamente la concessione per le attività esplorative corrispondeva al 29% del territorio appartenente ai Parchi Nazionali Naturali di El Cocuy e Tamá e al 20% della Riserva indigena U'wa di Cobaría-Tegría-Bókota-Rinconada.

Eseguite le prime esplorazioni, la Oxy ha scelto il sitio di 'Gibraltar 1', a Cedeño (Nord di Santander), per avviare le attività di perforazione del sottosuolo con un investimento previsto per 40 milioni di dollari. L'area ove insediare il primo pozzo era suggerita dal Ministero dell'Ambiente ad appena 150 metri dai confini del Resguardo Unico U'wa, i cui contorni geografici erano stati ridisegnati con un decreto dallo stesso ministero, il 6 settembre '99. Nel marzo del 2000 il governo firmava con la Oxy il contratto per l'avvio delle attività estrattive in un'area di 47,000 ettari con l'obiettivivo di raggiungere entro l'anno 2004 la produzione di 260,000 barili di petrolio.

La portata economica del progetto 'Samoré' permette di spiegare la grande disponibilità del governo colombiano nel sostenere la Oxy e disconoscere i diritti legittimi del popolo U'wa. Il primo è legato direttamente agli interessi in gioco di uno degli uomini più potenti della Colombia, l'ex presidente di Ecopetrol ed ex ministro dell'energia Rodolfo Segovia, manager dal 1996 al 1998 della 'Inversiones Sanford', società d'investimenti controllata dalla stessa Oxy, attiva nella produzione di polipropilene e PVC.
Il secondo fattore che ha facilitato l'intervento della compagnia petrolifera in territorio U'wa è invece strettamente legato alla partnership geostrategica Usa-Colombia e agli interessi privati di alcuni degli uomini di punta della ex amministrazione nordamericana.

La Oxy (Occidental Oil and Gas Corporation), è filiale della Occidental Petroleum Corporation, una trasnazionale che conta su 6.000 dipendenti e attività in 11 paesi del mondo, tra cui Colombia, Messico, Perù ed Ecuador. Sulla Oxy vantava una partecipazione per poco meno di un milione di dollari l'ex vicepresidente degli Stati Uniti Albert Gore, che alla vigilia della recente elezione presidenziale ha preferito trasferire ai suoi più stretti familiari la titolarità di questo pacchetto azionario.

Lo stretto legame tra la multinazionale e la famiglia Gore si è fatto sentire particolarmente in occasione della ultima convenzione del Partito democratico, quando la compagnia ha contributo alla campagna elettorale del Presidente Clinton con un apporto di 470.000 dollari. La Oxy inoltre è una delle società che più ha esercitato la funzione di lobbing politica per salvaguardare gli ingenti interessi economici nei paesi sudamericani. In occasione del suo viaggio in Colombia nel maggio 1999 per avviare i nuovi programmi petroliferi delle imprese statunitensi, l'ex segretario per l'Energia dell'amministrazione di Wahington, Bill Richardson, si avvalse dell'assistenza di una funzionaria della Occidental, Theresa Fariello. Un ruolo fondamentale nell'azione di pressione di fronte al Congresso Usa a sostegno delle operazioni della Occidental in Colombia è stato giocato dall'ex tesoriere del Comitato Nazionale Democratico Scott Pastrick, uno dei più stretti collaboratori di Albert Gore. In particolare, dal 1997 Scott Pastrick ha ricoperto l'incarico di consulente della compagnia di public relations 'Bksh' (Black, Kelly, Scruggs & Healey Company), la quale ha avviato una vasta campagna pubblicitaria sui principali organi di stampa nordamericani a favore del progetto 'Samoré' della Oxy.

Per sostenere l'approvazione del pacchetto di aiuti militari per oltre 1.300 milioni di dollari del cosiddetto 'Plan Colombia', si è presentato in audizione al Congresso il vicepresidente della compagnia, Lawrence Meriage. "E' importante che gli aiuti militari non siano destinati solo a recuperare il controllo del sud della Colombia, dove pure stiamo operando", ha affermato il manager statunitense. "Essi dovranno essere utilizzati anche per le aree più settentrionali, come il Nord di Santander, alla frontiera con il Venezuela, dove stiamo per intraprendere le operazioni di trivellazione e dove le coltivazioni di coca sono aumentate del 300%". Lawrance Meriage si è guardato bene dal riferire al Congresso come le perforazioni petrolifere stiano violando i diritti delle popolazioni U'wa, danneggiando irrimediabilmente l'ambiente e il territorio della Riserva. Per la Oxy la campagna di mobilitazione indigena a difesa del 'sangue della terra' non è mai esistita.

Saccheggio del petrolio e violazione dei diritti dei popoli indigeni

L'opposizione del popolo U'wa ai nuovi progetti petroliferi non nasce solo da un profondo sentimento di rispetto verso le risorse della natura e della terra, ma anche dalla consapevolezza di quanto le esplorazioni petrolifere in Colombia abbiano duramente colpito dal punto di vista culturale, sociale ed economico altre comunità, indigene e non. Le comunità del nord, ad esempio, come i Barí, anch'essi di lingua 'chibcha', persero i due terzi del territorio e la metá della popolazione a causa dello sfruttamento petrolifero realizzato a partire del 1930 dalla Mobil, dalla Gulf e dalla Texas Petroleum. Nel 1931 il Congresso colombiano giunse ad autorizzare le forze armate a reprimere le manifestazioni di protesta degli indigeni che si opponevano all'espropriazione dei loro territori ancestrali. L'esercitò sparò, uccidendo alcuni rappresentanti della comunità Barí-Motilón; altri furono detenuti in campi di concentramento provvisori o assassinati selettivamente da sicari pagati dalle compagnie petrolifere.

Ad ovest, gli Yariguí e gli Aripí si sono estinti a causa degli sfruttamenti petroliferi della Standard Oil e della Texas Petroleum nell'area di Barrancabermeja (Magdalena Medio). Negli anni '60 i popoli Inga, Siona e Kofan furono completamente disarticolati nella regione meridionale del Putumayo a seguito della distruzione dei fiumi causata dalle attività petrolifere di Ecopetrol e Texas Petroleum. Ancora la Occidental intraprese nel 1980 i lavori di perforazione nelle riserve indigene di Orocué (regione sud-orientale della Colombia) senza alcun accordo preventivo con le comunità residenti (Sáliva e Sikuani) e senza assegnare compensi per gli ingenti danni ambientali ed economici prodotti. La distruzione di questo territorio ancestrale indigeno è poi proseguita ad opera della British Petroleum.

Sempre a sud-est gli altri vicini Wahibo, popoli seminomadi dell'Orinoquia (gruppi Hitnu, Hitanu, Sikuani e Cuiba) si convertirono negli indigeni piú poveri della Colombia dopo le perforazioni e gli sfruttamenti del ricco campo petrolifero di Caño Limón, da cui la Oxy e la Shell hanno estratto per anni più di 120.000 barili di greggio al giorno. In particolare gli Hitnu sono stati espropriati dei tre quarti della riserva che gli era stata riconosciuta dallo Stato, mentre la popolazione Guahiba è stata costretta ad abbandonare il territorio ancestrale per insediarsi in quartieri di invasione di Arauca privi di ogni servizio, caratterizzati da disgregazione del tessuto sociale, alcolismo, prostituzione. Da parte loro, i contadini di buona parte della regione di Arauca sono stati costretti alla migrazione e alla miseria a seguito della distruzione delle loro proprietá per l'infiltrazione di acqua contaminata proveniente da un pozzo della società Amoco.

L'inizio delle attività perforative nell'area di 'Gibraltar 1', strappata al popolo U'wa, ha già prodotto danni irreversibili al territorio. Il suolo è oggetto di erosione, perdita di vegetazione e contaminazione da parte di sostanze chimiche come solfati, sali minerali ed idrocarburi che distruggono i microrganismi del suolo. Le organizzazioni ambientaliste denunciano come il proseguimento dei lavori possa causare la frana della frazione di Cedeño (dove vivono alcune famiglie U'wa sottoposte all'assordante rumore e alle vibrazioni della trivella) e la distruzione della rete idrica della zona. Ciò causerebbe l'ostruzione del río Cujubón e in conseguenza modificazioni nell'alveo del río Arauca. La fragilità e gli squilibri del territorio di 'Gibraltar' lasciano presagire una riedizione di tutti gli impatti negativi già registratisi nella vicina area di Caño Limón, dove opera sempre la Oxy-Occidental.

Noi U'wa abbiamo luoghi sacri Maggiori e Minori, come alcune lagune
che sono intoccabili. In questi gli indigeni non entrano
perché nutrono un profondo rispetto; sono luoghi di creazione e nascita.
Ogni clan è nato da qualche laguna (...) Le lagune nella nostra cosmovisione sono luoghi molto importanti nella creazione delle differenti
specie viventi che popolano il mondo.
In esse vivono i signori creatori degli animali,
che si incaricano di controllare che gli U'wa non abusino di essi,
punendo chi infrange la norma (Uw'chita)

L'Oxy in Arauca, storia di uno scempio annunciato

La presenza della Oxy-Occidental nel dipartimento di Arauca, risale all'11 giugno del 1980, quando l'impresa colombiana petrolifera 'Ecopetrol', le firmò il contratto di associazione 'Cravo Norte' per l'esplorazione e l'estrazione di crudo, in un'area in cui sarebbero stati individuati giacimenti per 1.200 milioni di barili, tra i maggiori del continente latinoamericano. La lista dei danni ambientali prodotti dal complesso petrolifero di Caño Limón è lunga ed articolata. Secondo il memoriale prodotto dalle organizzazioni sociali e sindacali di Arauca e Boyacá, l'esplorazione sismica ha richiesto la costruzione di sentieri per una ventina di chilometri causando la distruzione del bosco primario. Le attività esplorative realizzate attraverso l'esplosione di cariche di dinamite da 60 chili hanno provocato "frane di grosse dimensioni e notevole alterazione dei flussi delle correnti idriche", mentre l'inquinamento sonoro ha avuto "gravi ripercussioni sul comportamento degli animali selvatici e domestici".

"La costruzione di infrastrutture quali piattaforme di perforazione, accampamenti, pozzi, strade, eliporti, la realizzazione di basi militari e di polizia, oleodotti, stazioni di benzina e linee secondarie di interconnessione con i pozzi, ecc., hanno generato la distruzione di grandi quantità di bosco, con la degradazione del suolo e della struttura geologica e la trasformazione del paesaggio e dei rilievi", prosegue la denuncia dei movimenti sociali. La cattiva gestione dei suoli e l'erosione, accanto allo sfruttamento della savana da parte dell'allevamento estensivo, ha già pregiudicato 500.000 ettari di boschi naturali tra Puerto Rendón, Cravo Norte e Fortul.

In concreto, si è ripetuto nel dipartimento di Arauca ciò che si era verificato in altre regioni del paese, dove le attività di deforestazione hanno interagito con lo sfruttamento delle risorse energetiche del sottosuolo. Attualmente, oltre 17 milioni di ettari sono stati destinati in Colombia per l'esplorazione e l'estrazione di petrolio delle transnazionali, e buona parte di essi erano boschi o selve. Come sottolinea la ricercatrice dell'organizzazione ambientalista 'Censat Agua Viva' Tatiana Roa, "lo sviluppo dell'industria petrolifera in Colombia ha significato la distruzione dei suoi boschi e di conseguenza la distruzione culturale e fisica di numerosi popoli indigeni"( ).
I processi di colonizzazione generati dall'industria petrolifera e dalla realizzazione di immensi oleodotti nel corridoio andino, hanno accelerato l'estrazione intensiva del legno e l'allevamento estensivo, accentuandone gli impatti sociali, economici ed ambientali e generando nuovi squilibri e disuguaglianze. L'esempio più eclatante è quanto avvenuto a partire dagli anni '20 nella regione del Magdalena Medio, dove la Texaco ha ricevuto la prima concessione dal governo colombiano ed ha avviato un vasto programma di deforestazione e sfruttamento a fini commerciali del legname, che richiamò gli interessi di alcuni ricchi coloni che acquisirono latifondi convertiti a pascolo. Dall'alleanza tra i dirigenti della Texaco, i latifondisti del Magdalena Medio e i settori più conservatori delle forze armate, cui furono delegate l'amministrazione pubblica e il mantenimento dell'ordine sociale, avrebbe preso origine il fenomeno paramilitare, oggi responsabile di inauditi massacri ed efferate violazioni dei diritti umani in tutto il paese e sempre più compromesso nella produzione e nei traffici di stupefacenti.

Parallelamente alla perdita del patrimonio boschivo, il dipartimento di Arauca è vittima degli agenti chimici inquinanti dispersi nell'ambiente durante le attività esplorative ed estrattive. Sono stati registrati in particolare impatti sulle falde acquifere e sulle acque superficiali, a seguito dell'inquinamento causato dal materiale inerte proveniente dalla triturazione delle rocce, da sostanze radioattive e fanghi introdotti per facilitare la perforazione e mescolati con sostanze tossiche come antiossidanti, anticorrosivi, acidi, lubrificanti, ecc.. "Questi fanghi - prosegue il memoriale delle organizzazioni sociali dipartimentali - sono poi lavati con solfati che in alte concentrazioni sono tossici poiché contengono cromo, nichel e altri metalli pesanti".

Gli effetti dell'inquinamento chimico sulle specie animali non si sono fatte attendere e sono state registrate una serie di malformazioni genetiche. In particolare nei pesci sono stati notati casi di gigantismo o nanismo, la comparsa di una pinna in più, alterazioni nella colorazione, malformazioni nello sviluppo delle uova e insorgenza di tumori. L'accumulazione di elementi inquinanti nei tessuti grassi dei pesci sta provocando l'avvelenamento cronico della popolazione che risiede sulle sponde dei fiumi.

Con le nostre celebrazioni tradizionali favoriamo un clima adeguato
perché crescano le piante, perché si sviluppino gli animali,
perché noi U'wa possiamo vivere in armonia e senza malattie (...)
Le cerimonie sono azioni avviate a sostenere tanto l'universo
in generale quanto il mondo immediato che conosciamo:
... se non cantassimo, il mondo perderebbe l'armonia,
cadrebbe verso il basso, ... cantiamo anche per i bianchi,
perché nel loro mondo possano continuare a vivere...'."

La distruzione della laguna-santuario dei popoli Guahibos
Nel suo rapporto sulla 'Violazione dei diritti umani nel dipartimento di Arauca' (1994), la Commissione Andina dei Giuristi elenca ulteriori danni ambientali prodotti dalle infrastrutture dell'industria petrolifera. "Si è modificato il flusso naturale delle acque in alcuni settori di Caño Limón, con le sue secche e i suoi torrenti riproduttori naturali dei pesci commerciali del río Arauca, specialmente durante l'inverno. Dove esisteva un sistema umido di paludi e piccole lagune, l'Occidental ha realizzato un lago artificiale, soprannominato 'La Draga', in cui vengono scaricati giornalmente 4 tonnellate di composti chimici contaminanti e altamente cancerogeni (tra cui benzene e xileno)"().

Il rapporto denuncia inoltre come l'Oxy sia solita scaricare liquidi associati al petrolio direttamente in canali e ruscelli, senza alcun trattamento per abbattere gli agenti inquinanti o ridurne la temperatura, che "raggiunge i 60° centigradi, 2 volte superiore ai valori massimi permessi dalle leggi, creando effetti negati sulla vita de río Cinacuro in cui confluiscono le acque". E' stato calcolato come quotidianamente l'impianto di Caño Limón scarichi nelle falde acquifere 1.500.000 barili di liquidi contaminanti.
Il materiale gettato nei corsi d'acqua ne ha causato spesso l'ostruzione, con conseguenti deviazioni e alterazioni di fiumi e ruscelli. Ad analoghe conseguenze si è giunti con la realizzazione della strada Saravena-Arauca, voluta per favorire il transito dei mezzi diretti al complesso petrolifero e che ha bloccato irrimediabilmente il flusso normale delle acque piovane. "Numerosi problemi - aggiunge la Commissione Andina dei Giuristi - sono derivati dalla costruzione dell'oleodotto Caño Limón-Coveñas, lungo oltre 1.000 kilometri, per cui sono stati sacrificati i terreni di numerose aziende agricole di proprietà di piccoli coloni e migliaia di ettari di bosco naturale".

L'oleodotto si è trasformato presto in uno degli obiettivi privilegiati dei gruppi della guerriglia operanti nella zona, e sino ad oggi sono stati enumerati per lo meno 500 attentati terroristici che, insieme ai diffusi incidenti meccanici dell'oleodotto, hanno causato la dispersione nell'ambiente di 1,6 milioni di barili di greggio contaminando il suolo e le fonti d'acqua.

Il complesso petrolifero di Caño Limón passerà tuttavia alla storia per aver avviato la distruzione di uno dei più grandi patrimoni ecologici e culturali della Colombia, la Laguna di Lipa. Essa era considerata il santuario dello spazio cosmico e il centro di riproduzione culturale e spirituale degli indigeni Guahibos e di altri popoli vicini. Prima dell'arrivo in Arauca della Occidental, la laguna ricopriva un'estensione superiore ai 100.000 ettari ed era circondata dalla riserva forestale ed ecologica del Sarare ('Santuaria de Flora y Fauna de Arauca'), di 715.000 ettari. L'area ospitava un patrimonio faunistico unico in biodiversità, con numerose specie terrestri e acquatiche e oltre 1.000 specie diverse di uccelli, molte delle quali ormai estintesi senza che siano state classificate e analizzate scientificamente. La laguna era inoltre il più grande centro produttore di pesci nel dipartimento.

L'installazione dei pozzi petroliferi della Oxy nella Laguna de Lipa, ha provocato la totale alterazione dei sistemi naturali di drenaggio. Alcune zone si sono prosciugate mentre altre hanno subito la stagnazione delle acque superficiali, che ha danneggiato le attività economiche tipiche - agricoltura e pesca - dei coloni e degli indigeni. Il progressivo depauperamento del patrimonio idrico della laguna ha accelerato il processo di disintegrazione socio-culturale di numerose etnie Guahibos. I Sikuani, i Betoyes, i Macahuanes o Hitnu, gli Hitanú o Iguanitos e i Dome Jiwi, sono stati espulsi dai territori ancestrali per trasformarsi in mendicanti nei municipi del dipartimento.

Verso la disgregazione sociale e il genocidio culturale
"Come sono universalmente noti i danni ambientali delle perforazioni petrolifere - commenta Javier Giraldo, presidente della Commissione intercongregazionale di 'Justicia y Paz' e rifugiato politico in Europa dopo la condanna a morte proferita dalle organizzazioni paramilitari - non è difficile dal punto di vista sociologico prevedere il processo distruttore che ne seguirebbe se la Oxy iniziasse le sue esplorazioni. Questo territorio vergine degli U'wa inizierà ad essere solcato dai camion e dai bulldozer che apriranno vie di penetrazione, attraverso le quali giungeranno enormi attrezzature. Affluiranno, attratte dalla possibilità di un salario accettabile o privilegiato, contingenti umani nomadi, modellati da decenni di relazioni operai-padroni temporali, umiliati della terra, comunità e famiglie abituate alle pratiche compensatorie dell'alcool, della prostituzione e del gioco d'azzardo. La popolazione U'wa si vedrà invasa forzatamente da altra cultura, quella confezionata dai capitali migratori, dove le molteplici umiliazioni non solo estinguono progressivamente i valori legati al territorio, alla comunità, alla famiglia, ai modelli ancestrali, ma arrivano ad identificare la propria dignità umana con un valore-di-scambio (mercanzia), che la persona, come semplice 'forza lavoro' o 'fattore di produzione' acquisisce di fronte all'impresa dalla quale dipende"( ).

Una profezia che ha già trovato elementi di conferma con l'inizio delle attività esplorative in territorio U'wa. Commissioni di osservatori costituite dal Partito Verde e da numerose realtà associative italiane hanno visitato il dipartimento di Arauca negli ultimi mesi. "La situazione è alquanto critica - hanno denunciato in un loro rapporto - Si sono potuti rilevare problemi ambientali strettamente legati alla attuale fase di esplorazione petrolifera, quali l'inquinamento dei corsi d'acqua, nei quali viene versato il materiale utilizzato dalla Oxy, la riduzione del pesce con gravi conseguenze alimentari ed economiche, il grave danno alla vegetazione del luogo dove attualmente sorge il sito, lo spianamento di una intera collina, la totale mancanza di garanzie sull'eventuale recupero dei danni causati dalle attività della multinazionale a tutto l'ecosistema; deforestazione e inquinamento acustico"( ). Evidenti altresì i problemi economici: aumento del costo della vita con conseguente diminuzione del potere di acquisto da parte della popolazione locale; diminuzione della produzione agricola della regione a causa del fatto che i contadini hanno lasciato i campi per lavorare per la Oxy (quest'ultima, nella fase di installazione, ha utilizzato circa 250 lavoratori non qualificati ai quali corrispondeva un salario tre volte superiore al guadagno che da il lavoro nei campi). Tra le maggiori conseguenze socioculturali, "l'impossibilità di vivere pienamente secondo i costumi e gli stili di vita tradizionali e l'aumento della violenza".

Gli osservatori internazionali denunciano altresì il deterioramento delle condizioni sanitarie, l'aumento dei casi di denutrizione, l'abbassamento delle difese immunitarie a seguito della riduzione dello spazio vitale e delle risorse alimentari, nonchè la comparsa di forti emicranie e stress per gli indigeni delle comunità adiacenti al sito. Nel novembre 2000, le autorità tradizionali U'wa hanno denunciato la morte di 14 bambini U'wa a seguito di una grave malattia respiratoria che le autorità sanitarie locali non sono state in grado di prevenire e curare per mancanza di fondi pubblici.

La gravità della crisi sociale prodotta dalla concessione della licenza ambientale alla Oxy per sfruttare il pozzo di 'Gibraltar' a Cubará, accanto alle ripetute violazioni di cui è stato vittima il popolo indigeno Embera-Katío con la realizzazione del devastante invaso di Urrá-Tierralta (Córdoba), ha richiamato l'attenzione della Defensoría del Pueblo, il maggiore organismo statale colombiano di protezione dei diritti umani. Nel suo ultimo rapporto annuale, la Defensoría denuncia che la "serie di pressioni, sofferenze e paure sorte dalla violenza altera la vita quotidiana di questi popoli indigeni, li priva dei tempi e degli spazi per pensarsi come cultura viva nel presente e nel futuro, della memoria, della loro storia e dei loro saperi". "Si aggiunga - prosegue la Defensoría del Pueblo - che le logiche istituzionali e i loro interessi 'nazionali' si muovono tra l'integrazione e lo sterminio culturale, con i cosiddetti progetti nazionali e transnazionali, che sono imposti a loro e all'ambiente, parte integrante della loro identità e della possibilità di preservarsi come popoli differenti" ( ).

La Costituzione stracciata
La concessione petrolifera dei territori ancestrali U'wa è la storia di una lunga serie di violazioni dei diritti indigeni riconosciuti dalla nuova Costituzione colombiana e dalle Convenzioni internazionali sottoscritte dallo Stato. Nei fatti il Governo ha disconosciuto che l'area concessa alla Oxy fa parte delle terre comunali di proprietà U'wa (Santa Rita e Bellavista), integrate nella riserva creata dal Re di Spagna nel 1661, e la cui documentazione che ne attesta la titolarità è in mano alle comunità indigene.

La Costituzione del 1991 riconosce il diritto alla diversitá culturale e proibisce di sfruttare le fonti naturali quando ciò possa causare il deterioramento dell'integritá culturale, sociale ed economica dei popoli indigeni. In particolare l'art. 63 della Costituzione dichiara le terre comuni dei gruppi etnici e le terre delle riserve "inalienabili, imprescrittibili e inconfiscabili". L'art. 286 considera i territori indigeni come "entità territoriali" e l'art. 287 segnala, tra i diritti delle entità territoriali, "l'autonomia nella gestione dei propri interessi, l'amministrazione dei beni, lo stabilimento dei tributi necessari per lo svolgimento delle proprie funzioni e la partecipazione ai guadagni nazionali". L'art. 330, inoltre, assegna, tra le funzioni delle autorità indigene nei loro territori, quelle di "vigilanza per la preservazione delle fonti naturali". Lo stesso articolo stabilisce che nel caso in cui se ne preveda lo sfruttamento, ciò sarà realizzato senza "detrimento" dell'integrità delle comunità indigene e previa la partecipazione ai processi decisionali dei rappresentanti delle rispettive comunità.

"Nonostante il riconoscimento ottenuto dai popoli indigeni nella Costituzione politica del 1991 dei propri diritti specifici, sia individuali che collettivi negli ultimi anni si è vissuto un franco regresso nell'applicazione e nell'esercizio di tali riconoscimenti" denuncia tuttavia la Defensoría del Pueblo, aggiungendo come tutti i decreti applicativi varati in questi anni sono stati elusi o apertamente boicottati dalle autorità di governo. "Davanti alla mobilitazione nazionale dei popoli indigeni, nel luglio 1996, furono emessi i decreti '1936', con il quale fu creata la Commissione Nazionale dei Diritti Umani per i Popoli Indigeni e il Programma Speciale di Attenzione ai Popoli Indigeni; e il Decreto '1937', relativo alla creazione della Commissione Nazionale dei Territori Indigeni e il Tavolo Permanente di Concertazione con i Popoli e le Organizzazioni Indigene. A quattro anni dalla loro nascita, la Commissione dei Diritti Umani è stata convocata in pochissimi casi, il Programma di Attenzione non ha mai avuto vita, la Commissione dei Territori Indigeni si è ridotta a fare la distribuzione delle scarse risorse esistenti per risanare i territori indigeni, e il Tavolo di Concertazione, si è riunito poche volte" ( ).

Da parte sua, il Convegno n.169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ratificato dalla Colombia lo stesso anno dell'approvazione della nuova Costituzione, ha riconosciuto tra i diritti fondamentali degli indigeni quello di essere consultati su tutte le questioni che li riguardano direttamente e di partecipare alle decisioni sullo sfruttamento delle risorse presenti nei loro territori. Anche queste norme sono state violate in modo palese e continuato. Senza avviare alcun procedimento consultivo, nel febbraio 1995 il Ministero dell'Ambiente ha concesso la licenza ambientale alla Oxy, perché iniziasse a realizzare le esplorazioni sismiche nel 'Bloque Samoré'. In difesa dei diritti socioculturali ed economici della comunità U'wa, la Defensoría del Pueblo presentava opposizione di fronte al Tribunale Superiore del dipartimento di Cundinamarca ed una richiesta di nullità della risoluzione governativa davanti al Consiglio di Stato. Sia il Tribunale Superiore che, successivamente, la Corte Costituzionale hanno dichiarato che la consultazione preventiva non si era stata realizzata. Il Consiglio di Stato, invece, ha disatteso la richiesta di sospensione, e il 4 marzo 1997 ha dichiarato valida la risoluzione.

Il 6 agosto del 1999, un mese dopo la concessione della licenza di perforazione alla Oxy, ancora una volta senza che venissero consultati gli U'wa, il Consiglio di Stato dichiarava che 'Gibraltar' non é parte del territorio U'wa "perché sta fuori della Riserva e non é occupato permanentemente dagli U'wa". In realtà, il pozzo della Oxy era stato realizzato deliberatamente a 150 metri dal confine della riserva, ma le attività perforative si erano estese al sottosuolo della stessa, glissando così ogni eventuale norma che ne potesse restringere le operazioni.

La mancata tutela dei propri interessi da parte dell'organo istituzionale, costringeva gli U'wa ad intraprendere una serie di iniziative nonviolente e di disobbedienza civile. Come ha sottolineato Javier Giraldo, "la difesa che fanno gli U'wa dell'altro valore del territorio, concepito integralmente senza escludere il sottosuolo; del suo valore in sé; del valore integrale che l'include con la sua storia, i termini ancestrali e il suo spirito; la difesa del valore sacro, non commercializzabile, ci pongono chiaramente di fronte al dis-incontro radicale tra le cosmovisioni che sostengono la loro posizione e quella della Oxy. Non esiste una piattaforma comune che permetta un dialogo. Si tratta di cosmovisioni assolutamente incompatibili".
Così, il 14 novembre 1999, 250 rappresentanti della popolazione U'wa decidevano di occupare l'area di 'Gibraltar 1'. I partecipanti all'azione furono selezionati dagli werjayá nelle differenti comunitá. L'occupazione si prolungò fino al gennaio 2000, quando il governo decise di inviare 5.000 militari nella zona, preventivamente dichiarata "area di riserva petrolifera" per autorizzare gli espropri e vietare la concessione di nuove titolazioni.

Quando morirà l'ultimo U'wa, resterà il governo, solo, a combattere con l'oscurità
e i temblori... il nostro territorio sarà distrutto, gli U'wa dormiranno in pace,...
e non ci saranno più sofferenze, ... e il governo avrà chi sfruttare ...
Noi, gli indigeni, difendiamo il sangue della terra che è ruiría, il petrolio,
per il bene di tutti, inclusi i bianchi e i contadini che vivono in questo pianeta.

Repressione statale e lotta del popolo U'wa
Il 25 gennaio 2000 l'esercito e la polizia sloggiavano con la forza gli U'wa dalle terre occupate. La popolazione decideva però di prolungare la mobilitazione e l'area di 'Gibraltar' veniva rioccupata pacificamente il giorno successivo. Le forze di sicurezza rispondevano con maggiore violenza: il Cabildo Mayor denunciava la sparizione di 3 leader indigeni da parte di un reparto dell'esercito intervenuto durante lo sgombero di alcune aree del territorio ancestrale U'wa.

Una ulteriore operazione militare si realizzava il successivo 11 febbraio. Unità miste esercito-polizia, senza alcun avviso, intervenivano contro la comunità utilizzando armi e gas lacrimogeni. I manifestanti erano costretti a lanciarsi nel río Cubujón. Drammatico era il bilancio finale dell'azione militare: tre bambini indigeni di 8, 9 e 10 anni, morivano affogati, mentre numerosi altri bambini e alcune donne rimanevano gravemente feriti. Otto manifestanti indigeni risultavano 'desaparecidos' tra le acque del fiume. Dieci giorni dopo, 1.200 U'wa e 4.000 contadini rioccupavavo ancora una volta il sito di 'Gibraltar', paralizzando i trasporti verso il pozzo petrolifero. Il 31 marzo, gli indigeni e i contadini della zona marciavano verso Cubará che occupavano sino al 23 aprile. Dopo una nuova pronuncia della Corte Costituzionale che inviava al Consiglio di Stato la domanda di nullità della licenza ambientale, il popolo U'wa rioccupava il 23 maggio la strada di Soberanía, nei pressi di 'Gibraltar'.

Il 24 giugno 2000 si verificava una nuova azione di sgombero da parte della polizia antisommossa e dei militari della 18^ brigata dell'esercito. A seguito di alcuni colpi d'arma da fuoco sparati dagli agenti, venivano feriti Rayoto Bakota, avvocato dell'Associazione del popolo U'wa (AsoU'wa) e Luis Antonio Morales, membro del Cabildo Mayor. Per il lancio dei gas lacrimogeni risultavano gravemente feriti 28 donne e 15 bambini. Una casa del villaggio di Cubará che ospitava bambini minori di 5 anni veniva attaccata con i gas; una donna incinta subiva numerose lesioni mentre si trovava in preghiera in un luogo religioso.

La polizia tornava ad intervenire in forze nei due giorni successivi arrestando 70 indigeni, tra cui le autorità tradizionali werjayá. In particolare, nella giornata del 25 giugno, venivano eseguite 33 detenzioni arbitrarie di indigeni U'wa e di membri delle organizzazioni sociali di Arauca. Gli arrestati furono legati, bastonati e minacciati di morte dal capitano della Polizia Fabián Mauricio Infante, e successivamente imprigionati nel municipio di Cubará.

La risposta della società civile della regione non si faceva attendere e le organizzazioni contadine e sindacali, le giunte comunali, le organizzazioni di donne e giovani indicevano lo sciopero generale in solidarietà al popolo U'wa. Lo sciopero culminava con una grande marcia il 4 luglio a Saravena, mentre veniva deciso di prolungare il blocco stradale sino a quando il governo non s'impegnava a costituire un comitato che effettuasse la valutazione di impatto ambientale del progetto 'Gibraltar 1'.

I pacifici manifestanti venivano pesantemente intimiditi dalle forze dell'ordine il 10 settembre successivo, alla vigilia dell'approvazione da parte del governo, dell'Incora e dei grandi proprietari terrieri rappresentati dalla Fedegan, della 'Zona di riserva petrolifera' a 'Gibraltar'. Per protesta, le organizzazioni sociali regionali e le autorità indigene occupavano dal 13 al 16 settembre tredici sedi dell'Incora in tutta la Colombia. Sempre il 16 settembre 2000, il territorio indigeno veniva nuovamente occupato dalle forze di sicurezza, in concomitanza con l'annuncio degli U'wa di aver localizzato nell''Archivo de Indias' la lettera con cui la Corona Spagnola concedeva loro il 'Certificato reale di tutela territoriale indigeno del Nuovo Regno di Granada' e ne riconosceva il diritto al territorio. Nel corso del nuovo intervento militare veniva minata l'intera area sottoposta ad esplorazione petrolifera per impedire che gli indigeni bloccassero i programmi operativi della Oxy.

Nonostante la mobilitazione della società civile colombiana e la vasta campagna di solidarietà internazionale a favore degli U'wa, il Governo colombiano e la Oxy hanno deciso di accelerare le attività di ricerca petrolifera. Con un blitz a sorpresa, nella prima decade di novembre, 430 fra trattori e tir sono stati trasferiti a 'Gibraltar' dalla zona rurale di Toledo (Nord di Santander), sotto la protezione aerea degli elicotteri 'Black Hawk' donati alle forze armate colombiane dagli Stati Uniti e di un migliaio di soldati delle brigate mobili e del Battaglione 'Pizarro' dell'esercito nazionale. Il dispositivo militare ha impedito che durante il tragitto di 200 chilometri si verificassero azioni di blocco o di protesta da parte della comunità indigena e delle popolazioni locali. Il costo dell'intera operazione di trasferimento ha sfiorato i 10 miliardi di lire.

L'acutizzazione dello scontro con gli apparati di sicurezza dello Stato ha convinto le autorità tradizionali indigene a sviluppare gli sforzi per far conoscere nel paese e all'estero le ragioni del popolo U'wa. Si sono molteplicate così le iniziative di protesta davanti alle sedi diplomatiche colombiane e agli uffici di rappresentanza della Oxy-Occidental, mentre numerosi osservatori internazionali si sono recati in visita del territorio ancestrale. Recentemente è stata lanciata una campagna di raccolta fondi, patrocinata in particolare dall'organizzazione 'Amazon Watch' e da alcuni gruppi Verdi ed ambientalisti europei per permettere agli U'wa di acquistare dai coloni le terre più vicine all'impianto petrolifero di 'Gibraltar 1' e quelle più colpite dai dissesti ambientali per avviare attività di risanamento del territorio e di ricostituzione degli equilibri pre-esistenti, secondo le tradizionali attività produttive. Due aziende agricole (Santa Rita e Bellavista), all'interno del Territorio Sacro sono già state acquisite a fine '98, mentre nei prossimi mesi dovrebbe concludersi la negoziazione di altre proprietà in mano ai coloni.

Quanto accade oggi con la compagnia multinazionale OXY e il governo
è copia del modello di sempre; si tratta di integrazione all'illusorio sviluppo occidentale, di disconoscimento delle concezioni U'wa sullo sviluppo, sulla vita,
la natura e la cultura, negazione del nostro diritto naturale e legale.
Sarà possibile che il governo accetti che siamo parte dello Stato, che abbiamo diritto a governarci in accordo ai nostri usi e costumi, le nostre credenze religiose, filosofiche e politiche? Se riconoscono la diversità etnica e i nostri diritti,
ci sarà possibile vivere; in caso contrario moriremo.
Non ci saranno più U'wa a protezione del mondo.

Le forze armate a difesa degli interessi dei signori del petrolio
La dura repressione esercitata dalle forze di sicurezza colombiane contro gli indigeni U'wa e le organizzazioni sindacali e 'campesine' di Arauca si è sviluppata parallelamente al processo di intensa militarizzazione del territorio del dipartimento. Su richiesta della Oxy, è stata installata a fine '98 una base militare della 'Forza di intervento rapido' di fronte al 'blocco Samoré', in cui atterrano con frequenza impressionante elicotteri da guerra che fanno la spola con le infrastrutture aeroportuali di Saravena ed Arauca. Numerosi posti di blocco sono stati insediati sulle principali vie di transito per impedire l'accesso al pozzo 'Gibraltar 1' di Cadeño. Il governo ha poi letteralmente negoziato con la Oxy una presenza militare di 5.000 uomini e l'intervento delle truppe antisommossa per prevenire le azioni di protesta delle popolazioni indigene e delle organizzazioni sociali di Arauca e Boyacá.

Ciò che è in atto in territorio U'wa è il frutto di un antico ed ambiguo rapporto forze armate - imprese petrolifere. Attualmente il 30% dei militari colombiani è utilizzato a difesa delle infrastrutture di proprietà delle multinazionali del greggio. In cambio queste imprese si assumono l'onere di coprire una parte delle spese logistiche delle guarnigioni militari, con apporti di denaro e beni materiali. La rivista 'Oil & Gas Journal', pubblicata dalla stessa Oxy afferma che le imprese petrolifere in Colombia destinano l'8% dei propri investimenti alla sicurezza quando invece nel resto dell'America Latina vi riservano appena l'1% del loro budget. Nello specifico l'Oxy ha ammesso di avere speso a Caño Limón quasi 11 milioni di dollari nel solo biennio 1996-97. Con questo denaro sono stati creati nel complesso petrolifero due gruppi di 80 militari e la società si è fatta carico delle spese di alimentazione e trasporto dei reparti dell'esercito.

Anche la British Petroleum, da parte sua, ha ammesso di aver consegnato all'esercito una somma equivalente per la difesa dei propri pozzi in Casanare, sotto forma di generi alimentari, vestiario, alloggio, trasporti e 'programmi sanitari'. Nei fatti si è consolidato un sistema di 'privatizzazione' delle forze armate, a cui la Costituzione assegna compiti di difesa dell'unità nazionale e delle istituzioni e che invece si trasforma in strumento armato delle imprese straniere per perpetuarne il monopolio del petrolio.

La monetizzazione a favore della 'sicurezza' dei signori del petrolio ha fatto sì che le forze armate abbiano ampliato il loro intervento repressivo contro la popolazione e le organizzazioni sociali che si oppongono alle politiche di sfruttamento intensivo delle risorse naturali, rendendosi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Secondo quanto affermato dalle maggiori organizzazioni nongovernative, le violazioni più comuni commesse in Arauca dai reparti dell'esercito hanno visto l'utilizzo dei contadini come scudi umani durante le operazioni antiguerriglia, le intimidazioni e le minacce contro le persone fermate ai posti di blocco, le esecuzioni sommarie di guerriglieri catturati. In particolare nelle zone rurali di Arauquita, comune che ospita l'impianto petrolifero di Caño Limón, ci sono stati omicidi, detenzioni arbitrarie e casi di violenza sessuale imputati a militari dall'Esercito.

Gli indigeni U'wa hanno ripetutamente denunciato che i reparti militari sono soliti impedire con pretesti e intimidazioni gli spostamenti degli abitanti all'interno del territorio ancestrale. Minacce ed aggressioni verbali sono esercitate continuamente contro gli U'wa residenti nel territorio di Cedeño, accanto all'impianto di perforazione della Oxy. In occasione della recente visita degli osservatori italiani in Arauca - aprile 2001 - gli indigeni di Cedeño hanno segnalato ripetute ed ingiustificate incursioni militari nel Resguardo: "I militari irrompono nelle nostre abitazioni, calpestano le coltivazioni di verdura ed ortaggi, spaventano gli animali e offendono le nostre donne". Gli osservatori hanno potuto verificare di persona l'atteggiamento fortemente intimidatorio esercitato dai militari all'interno del Territorio sacro U'wa. Due mesi dopo, le stesse famiglie che risiedono accanto al pozzo della Oxy, hanno ricevuto due lettere da parte delle autorità governative in cui si annuncia la loro prossima evacuazione per non documentati 'rischi di frana' nell'area.

L'Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite operante in Colombia ha rilevato una grave violazione del diritto internazionale umanitario commessa da parte della forza pubblica ai danni del popolo U'wa, l'8 marzo del 2000. Ancora una volta a Cedeño, militari dell'esercito e della Polizia nazionale hanno bloccato per due ore per poi obbligarla a tornare indietro, un'ambulanza di una brigata di salute che si dirigeva verso un gruppo di abitazioni indigene per prestare assistenza medica ad alcuni malati ( ).
Nell'ultima decade, non sono purtroppo mancati i massacri di cittadini inermi, i più gravi dei quali si sono verificati a Puerto Lleras, sulle sponde del fiume Arauca, il 3 gennaio 1994, e ad Arauca nei primi giorni del dicembre 1998. Il primo evento tragico ha visto la morte di 10 pescatori durante un'incursione dell'esercito. Le necroscopie sui cadaveri, nella maggior parte dei casi, segnalarono la "distruzione massiva della massa encefalica prodotta da molteplici proiettili di arma da fuoco". In un comunicato emesso dal Comando Operativo n. 2 di Arauca si parlò di guerriglieri caduti durante un combattimento, ricostruzione che fu presto smentita dai testimoni oculari e dagli inquirenti della Procura generale della Nazione, che aprirono un procedimento penale contro 6 ufficiali e 3 soldati del battaglione 'Revéiz Pizarro' di Saravena.
Il massacro sarebbe stato pianificato come ritorsione all'attentato subito a Saravena dallo stesso reparto militare, alle prime luci dell'alba del 3 gennaio, quando fu fatta esplodere una granata che causò la morte di 3 militari. Durante l'incursione dell'esercito a Puerto Lleras furono eseguiti numerosi arresti arbitrari, maltrattamenti contro la popolazione, furti e danneggiamenti di beni, saccheggio di alcune abitazioni. La stessa giornata della strage, nella piazza principale di Saravena un maggiore dell'esercito ordinò il fermo di un migliaio di persone per più di 8 ore; esse vennero fatte sfilare di fronte ad uomini incappucciati che decidevano chi arrestare. Altri uomini incappucciati occuparono i locali del municipio minacciando di morte alcuni funzionari locali( ).

Ad Arauca invece, nel corso di un insensato attacco aereo dell'Aeronautica colombiana contro la popolazione del municipio, morirono 20 persone, inclusi 6 bambini. Sulla vicenda è ancora in corso un'indagine per individuare i responsabili del bombardamento; i fascicoli dell'istruttoria però, sono stati trasferiti alla Procura militare, troppo spesso garante dell'impunità degli ufficiali rei di gravi crimini contro l'umanità.

Più recentemente, le maggiori organizzazioni sociali e sindacali di Arauca hanno denunciato che nel giugno del 1999 l'Esercito ha commesso una serie di eccessi contro la popolazione civile "nel suo tentativo di perseguire la guerriglia, bombardando la zona e accusando i 'personeros' municipali di essere difensori delle Farc-Ep". Il 18 giugno del 2000, inoltre, un reparto del battaglione 'Rebeiz Pizarro', comandato dal generale Eduardo Santos Quiñones, ha ferito a colpi d'arma da fuoco 10 persone, tra cui 2 minori, ad un check-point installato a Campo Alegre (Saravena). I militari hanno giustificato il loro intervento affermando di aver iniziato a sparare dopo che un veicolo aveva tentato di forzare il posto di blocco. Anche in questo caso la versione dell'esercito è stata smentita da testimoni oculari e dalla 'Personería municipale'. Quest'ultima ha potuto accertare che nel luogo della sfiorata strage non esisteva alcun segnale del blocco militare. "Il fatto poi che si tratti di un rettilineo in cui è assicurata un'ampia visibilità - ha aggiunto la Personería - rende meno plausibile un errore nel far fuoco"( ).

La prevedibile comparsa dei gruppi paramilitari in Arauca
Contemporaneamente al processo di militarizzazione del territorio investito dai programmi petroliferi, è stato accertato il crescente attivismo del paramilitarismo. In realtà il fenomeno è di recente comparsa in Arauca. Solo a partire dalla seconda metà degli anni '80 si sono avute notizie di minacce effettuate dal gruppo di estrema destra 'Muerte a Secuestradores' (MAS) contro giudici o altri funzionari della giustizia del dipartimento.

Tuttavia, la violenza politico-sociale dei paramilitari inizia farsi pressante solo nel biennio 1993-94, quando nel municipio di Saravena vengono eseguiti una cinquantina di omicidi, assalti e stupri da parte di un gruppo autodenominatosi 'Autodefensas del Sarare'. I crimini assumono subito i contorni della 'guerra sporca' colombiana, dove le vittime sono accuratamente selezionate tra i dirigenti dei settori popolari e del movimento sindacale. E similarmente con gli eventi più noti del conflitto colombiano, anche in Arauca la commistione paramilitari-forze di sicurezza e il livello di protezione e impunità assicurato dalle istituzioni statali sono fatti più che appurati. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno raccolto importanti elementi sulla partecipazione agli eccidi paramilitari di alcuni elementi del battaglione 'Revéiz Pizarro' e di civili che lavorano come informatori dell'esercito. Nessuno di loro è stato tuttavia perseguito penalmente o amministrativamente.

L'offensiva paramilitare si è fatta ancora più aggressiva negli ultimi due-tre anni, in concomitanza dell'avvio delle nuove attività esplorative della Oxy in territorio U'wa. Il 21 dicembre 1998 a La Cubuya, municipio di Tame, un gruppo paramilitare ha eseguito la strage di 5 abitanti, orrendemente decapitati dopo essere stati sequestrati dalle loro abitazioni. Carlos Castaño Gil, riconosciuto capo del paramilitarismo colombiano e personaggio leader del narcotraffico, ha più volte minacciato a partire dell'aprile '99 le autorità dipartimentali di Arauca che hanno offerto la loro disponibilità ad ospitare la 'zona di rispetto' per avviare il dialogo tra il governo e la guerriglia dell'Eln. Pesanti minacce di morte sono state profuse dallo stesso Castaño contro leader politici locali accusati di simpatizzare con gli insorgenti. In particolare lo scorso agosto le sue 'Autodefensas Unidas de Colombia' hanno pesantemente minacciato il sindaco e il segretario di governo del municipio di Arauquita.

Il 30 gennaio 2000 sono tornati a farsi sentire gli uomini delle 'Autodefensas del Sarare', autori di una incursione nella frazione di La Pesquera (Arauquita), dove è stato eseguito l'omicidio di un pescatore e lo stupro di due giovani donne. Forti timori di nuove incursioni sono stati espressi dai leader U'wa e dai coloni di Cubará a seguito dell'arrivo nella zona di persone sconosciute, presumibilmente responsabili di alcuni recenti omicidi commessi nell'area rurale. Va segnalato come in passato i paramilitari abbiano tentato di esercitare pressioni e minacce contro le autorità tradizionali U'wa. La vicenda più grave risale al giugno '97, quando Berito Kuwaruwa, è stato minacciato nella sua abitazione da un gruppo di 7 uomini armati e incappucciati. Al leader indigeno venne ordinato di firmare un documento di conciliazione con le attività di esplorazione petrolifera. Al suo rifiuto motivato dal fatto di non saper leggere e scrivere, gli incappucciati risposero bastonandolo brutalmente.

Farc, Eln, conflitto sociale e violazione del diritto internazionale umanitario
L'inizio delle esplorazioni petrolifere in Arauca, in realtà, ha richiamato l'attenzione di tutti gli attori del conflitto colombiano, comprese le organizzazioni della guerriglia, che a partire dal 1980 hanno fatto la loro comparsa nell'area avviando una offensiva per il controllo delle principali vie di comunicazione.
Sono state le Farc le prime ad eseguire incursioni guerrigliere nel territorio. Il battesimo con il fuoco risale al marzo 1980 quando fu assaltato il municipio di Fortul; quindici mesi più tardi le Farc rapinavano il Banco Ganadero di Tame. Sempre nel 1981 fece la sua comparsa l'Eln con l'assalto al posto di polizia di Betoyes, municipio di Tame. A partire dal 1982 iniziarono a verificarsi numerosi sequestri a Tame, Saravena ed Arauca, e le organizzazioni non governative denunciarono casi di violazione dei diritti umani da parte della guerriglia, come "l'assassinio di presunti o reali collaboratori dell'Esercito, di donne che prestano servizi domestici a poliziotti e soldati o che mantengono con essi relazioni di amicizia o di amore"( ).

Da allora sono stati oltre 600 gli omicidi di poliziotti, militari, contadini, insegnanti ed esponenti politici, tra cui due sindaci - uno di Arauquita e l'altro di Saravena -, eseguiti dagli appartenenti alle due organizzazioni guerrigliere. Nel settembre 1984 sono stati assassinati due antropologi della Spedizione Botanica; due anni più tardi i direttori dell'Incora, Héctor Eduardo Ruiz Rubiano e Manuel González; il 2 ottobre 1989 l'Eln si è resa responsabile della morte del vescovo di Arauca, monsignor Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, 'giustiziato' per una presunta cattiva gestione del denaro pubblico destinato alle comunità indigene.

A questa lunga lista di omicidi si sono aggiunte le esecuzioni dei disertori delle proprie organizzazioni e di giovani sospettati di perpetrare reati o di essere tossicodipendenti abituali, durante vere e proprie campagne di 'pulizia sociale' ('limpieza social'). Da parte loro, le comunità indigene Hitnus-Guahiba di San José de Lipa, hanno denunciato di essere state vittime di minacce e gravi intimidazioni da parte di elementi appartanenti alle organizzazioni insorgenti. Numerose le violazioni del diritto internazionale umanitario commesse: Farc ed Eln si sono caratterizzate per il lancio di cilindri a gas contro villaggi e municipi, gli attentati esplosivi, la dispersione di mine nei campi, il sequestro a scopo estorsivo di donne e minori, l'uccisione di militari e prigionieri, il danneggiamento di linee telefoniche e antenne radio, persino il bombardamento di un ospedale e di una scuola.

Nel dipartimento di Arauca operano stabilmente i Fronti n. 10 e 45 delle Farc e il Fronte 'Domingo Laín' dell'Eln. Le Farc fanno sentire particolarmente la loro presenza a Tame, Arauca e Aurauquita; l'Eln opera invece maggiormente a Cubará, Saravena, Arauquita, Cravo Norte e Puerto Rendón. Di complicata lettura è il rapporto tra queste due organizzazioni. In realtà le relazioni non sono mai state stabili e si sono alternate fasi di mutua collaborazione a veri e propri periodi di conflitto per l'egemonia politica e territoriale. A fine anni '80 i fronti guerriglieri agivano comunemente condividendo gli obiettivi strategici delle loro azioni, all'interno del Coordinamento Nazionale Guerrigliero 'Simón Bolívar'. Le prime evidenti divergenze iniziarono a presentarsi nel 1991 quando fu avviato il dialogo tra la guerriglia e il governo di César Gaviria, che ebbe come scenario iniziale proprio il villaggio araucano di Cravo Norte.

"Durante questo periodo - scrive la Commissione Andina dei Giuristi - l'Eln incrementò le sue azioni armate, mentre le Farc le diminuirono. Inoltre, sorsero anche alcuni conflitti per il controllo del territorio, motivati dall'interesse economico nella zona. Tutto ciò contribuisce a creare un clima di violenza assai cruento e un gran numero di persone devono abbandonare la zona: leader politici, attivisti comunitari e agenti del governo"( ). In particolare, a creare divergenze e tensioni tra le due organizzazioni hanno pesato il loro distinto atteggiamento di fronte agli appuntamenti elettorali e, come vedremo successivamente, la posizione assunta con le compagnie di esplorazione dei giacimenti petroliferi. Determinante è stata la competizione per il riconoscimento e il consenso da parte dei forti movimenti popolari esistenti nel dipartimento di Arauca, in lotta per la promozione degli investimenti sociali delle rendite petrolifere nel deficitario settore dei servizi e dell'assistenza educativa e sanitaria.

Pur essendosi direttamente beneficiati del boom petrolifero, rafforzandosi economicamente attraverso l'estorsione alle compagnie petrolifere e il sequestro dei suoi funzionari, grazie al loro lavoro di massa, Farc ed Eln hanno potuto accrescere il consenso tra vasti settori di lotta sociale, ottenendo perfino il controllo politico-militare di alcune aree del territorio. Almeno sino alla prima metà degli anni '90, l'Eln ha operato combinando gli elementi fortemente militari con il lavoro di propaganda ideologica, mentre le Farc si sono presentate come una guerriglia più legata ai movimenti sociali e meno radicale nelle sue azioni militari. Nella seconda metà del decennio, l'atteggiamento dell'Eln è mutato per ciò che riguarda il rapporto con i soggetti organizzati del mondo contadino e sindacale. Tra molti dei militanti di queste associazioni l'Eln è progressivamente riuscita a strappare alle Farc l'egemonia esercitata nel passato.

La perdita di leadership ideologica si è fatta palese in occasione del massacro compiuto il 12 giugno 1999 ad Arauca da parte di una colonna delle Farc-Ep di 6 leader sociali, tra i quali José Moreno, dirigente giovanile e José Diaz, noto esponente del mondo cooperativo. I responsabili del crimine vengono denunciati proprio dall'Anuc (la forte Associazione dei Contadini), dalla centrale sindacale della Cut, dalla Federazione delle Giunte Comunali e dal Comitato Indigeno di Arauca, i quali si dichiarono "sconcertati per la serie di violazioni e fatti di sangue realizzati dai membri dei Fronti n. 10 e 45 delle Farc".

Di contro le Farc hanno ottenuto legittimità e consenso tra le organizzazioni dei piccoli produttori di coca della regione, vittime delle sempre più violente campagne di fumigazione del governo e della pressione dei narcotrafficanti che monopolizzano i processi di trasformazione e l'esportazione della cocaina. La distinta posizione rispetto alla coltivazione della coca è stata causa di ulteriore frizione tra i due gruppi armati. Mentre l'Eln già da alcuni anni non permette che nella zona si sviluppi la coltivazione e il traffico della coca, nella zona di Arauquita e di Arauca, sotto il controllo delle Farc, si sono sviluppati piccoli appezzamenti e alcuni laboratori per la lavorazione della pasta base. Secondo il centro di ricerca 'Corpos' (Corporación colombiana de proyectos sociales), nel 1988 le due organizzazioni guerrigliere si sarebbero riunite a San Miguel per stabilire limiti precisi sulle zone che dovevano essere destinate alla coltivazione di coca. Da allora l'accordo è stato in buona parte rispettato, ma gli squilibri socio-economici causati dal distorto modello di sviluppo dipartimentale e le successive ondate di colonizzazione dovute al deplazamiento per la violenza, hanno spinto sempre più contadini a seminare coca, contribuendo così alla crescita della spirale di violenza e di terrore in Arauca.

La strage di tre indigenisti nordamericani segna la rottura tra Farc ed U'wa
In questo complesso scenario di lotta per l'egemonia e il controllo del territorio era inevitabile che le organizzazioni guerrigliere si dovessero confrontare, entrando talvolta in conflitto, con il popolo U'wa in lotta contro la Oxy per la difesa del Territorio ancestrale. Il Cabildo Mayor ha più volte denunciato la crescente pressione esercitata dai gruppi armati, l'utilizzo del Resguardo per il loro occultamento e lo sviluppo delle operazioni, i tentativi sino ad ora inutili di reclutare giovani U'wa.

"Chiediamo di vivere secondo le nostre regole" - chiarisce Daris Cristancho, rappresentante del Cabildo U'wa. "Siamo un popolo totalmente pacifico e non vogliamo violenza nel nostro territorio. Rispettiamo le culture e le filosofie diverse dalle nostre, anche quelle che fanno uso della violenza per combattere le proprie lotte ma, allo stesso modo, chiediamo il rispetto della nostra cultura di pace e che le armi ed i conflitti siano lasciati fuori dal Territorio Sacro. Così siamo distanti sia dalle Farc che dall'Eln perché distante e differente è la loro cultura e filosofia".

Tuttavia, alcune gravi vicende verificatisi negli ultimi tre anni hanno spinto le autorità tradizionali indigene ad assumere atteggiamenti distinti rispetto alle Farc ed all'Eln. Mentre con la prima organizzazione si è determinata la rottura di ogni relazione, con la seconda il dialogo è aperto: il transito nel territorio U'wa delle colonne dell'Eln, ad esempio, non è apertamente osteggiato. Non sono isolati i casi di espressione di simpatia da parte di adolescenti indigeni verso questa organizzazione armata, ma il forte controllo sociale esercitato dagli anziani proibisce loro l'ingresso nelle file della guerriglia, pena l'esclusione dalla comunità. Una certa tolleranza invece è concessa per le attività di guida nel Territorio, a condizione che non vengano violati i luoghi sacri della religione e della cultura U'wa.

Ciò che ha maggiormente influenzato i rapporti guerriglia-U'wa, danneggiando altresí irrimediabilmente a livello internazionale l'immagine delle Farc, risale al marzo 1999, quando una colonna di questa organizzazione sequestrava tre ricercatori indigenisti statunitensi in visita nel territorio U'wa: Terence Freitas, Ingrid Washinawatok e Lahe'ena'e Gay. Il primo di essi, era stato il redattore principale del pamphlet "Sangue della Nostra madre: il popolo U'wa, la Occidental Petroleum e l'industria petrolifera", che tradotto in inglese e spagnolo aveva consentito la campagna internazionale a favore degli U'wa. Lahe'ena'e Gay ricopriva il ruolo di direttrice del 'Pacific Cultural Conservancy Internacional' delle isole Hawai, mentre Ingrid Washinawatok era responsabile del 'Fund for Four Directions' del Winsconsin. I tre ricercatori indigenisti avevano discusso con gli U'wa la possibilità di implementare alcuni progetti educativi popolari. Una decina di giorni dopo il sequestro, furono rinvenuti i loro corpi crivellati da armi da fuoco alla frontiera con il Venezuela. Il Segretariato Generale delle Farc-Ep ha riconosciuto con un comunicato la responsabilità del Fronte n. 10, anche se fonti ufficiali del governo colombiano hanno attribuito il massacro al Fronte n. 45 comandato da Germán Briceño Suárez, detto 'Grannobles'.

Ad oltre due anni di distanza dall'eccidio, non è stato possibile comprenderne le motivazioni reali. Gli alti vertici delle Farc non hanno contribuito a chiarirne i contorni e tanto meno hanno fatto conoscere i risultati dell'indagine interna e se sono stati puniti i responsabili. Difficile credere che l'intenzione degli autori del sequestro degli indigenisti fosse quello di ottenere un lauto compenso economico per il loro rilascio. Altrettanto inverosimile la possibilità che le vittime siano state scambiate per spie del governo nordamericano, dato che era noto a tutti il loro impegno ambientalista in difesa dei diritti indigeni. Secondo il 'National Catholic Reporter' che ha dedicato all'eccidio un ampio reportage, l'atteggiamento delle Farc potrebbe essere stato influenzato dalle tangenti pagate dalla Occidental "una pratica comune in Colombia da parte delle compagnie che fanno affari in aree sotto il controllo delle forze ribelli"( ). Una tesi sostenuta da molte organizzazioni internazionali, da alcuni dei portavoce U'wa e perfino da noti analisti militari colombiani che in una loro intervista al quotidiano 'El Tiempo', hanno fatto espresso riferimento a un "cambio di strategia" che risponderebbe alla necessità delle Farc di "mutare l'immagine di 'narcoguerriglia' che gli è stata ormai affibiata dai mass media"( ).

In quest'ottica le FARC avrebbero deciso di sostituire, alla vigilia del 'Plan Colombia', gli ingressi ottenuti con la coltivazioni della coca con la richiesta del pagamento di tangenti da parte delle industrie petrolifere. L'opposizione ai nuovi progetti di esplorazione sarebbe stato considerato in modo negativo, in quanto avrebbe potuto mettere in crisi il 'nuovo' sistema di autofinanziamento, indispensabile in una fase di radicalizzazione del conflitto. Secondo questi commentatori, ciò spiegherebbe l'assassinio dei tre indigenisti nordamericani e le sempre più frequenti minacce delle Farc contro la popolazione U'wa. A prova di questo presunto 'interesse' dell'organizzazione combattente a favore della Oxy, rappresentanti U'wa hanno affermato che l'arrivo dei macchinari della multinazionale per le perforazioni a Cedeño nei primi mesi del 2000, sarebbe stato 'pacificamente' presidiato da elementi vicini alle Farc.

La tesi, pur se verosimile in prima battuta, è tuttavia di difficile dimostrazione; inoltre presenta almeno un'incongruenza. Perché la Occidental dovrebbe negoziare con le Farc un suo intervento a repressione di chi si oppone contro i nuovi progetti petroliferi, quando è possibile continuare a sperimentare con successo la strategia di finanziamento delle forze armate e di proliferazione dei gruppi 'paramilitari'? E se pure fosse vera l'esigenza delle Farc di sottomettere ad estorsione la Oxy in cambio dell''autorizzazione' a proseguire nell'esplorazione, non è stato altrettanto contraddittorio l'atteggiamento dell'Eln rispetto alle compagnie petrolifere che operano nel dipartimento di Arauca? E quanto sono realmente antitetiche o distanti le posizioni di Farc ed Eln rispetto al petrolio e le multinazioni che ne hanno monopolizzato l'estrazione?

L'offensiva guerrigliera ed i progetti stranieri di estrazione petrolifera
E' un dato storicamente acquisito che le Farc abbiano sistematicizzato la riscossione di tangenti dalle imprese petrolifere straniere operanti in tutto il territorio colombiano, così come risponde a verità che le stesse imprese abbiano accettato di sottostare all'estorsione, mentre contemporaneamente finanziavano lo sviluppo di organizzazioni armate di estrema destra per la lotta all'insorgenza e l'eliminazione selettiva dei leader politici e sindacali della sinistra. Tuttavia la crescita dell'Eln, in particolare nelle regioni di Arauca e Boyacá, è stata possibile grazie all'accumulazione finanziaria ottenuta attraverso l'estorsione e il sequestro di funzionari ed impiegati delle compagnie petrolifere ivi operanti. Si sospetta ad esempio, che il consorzio tedesco 'Mannesmann' abbia pagato da solo, negli anni '80, oltre 10 milioni di dollari all'Eln per proteggere i propri lavoratori e ingegneri, quando costruì l'oleodotto Caño Limón-Coveñas( ).

Ciò non ha impedito all'Eln di considerare i consorzi internazionali come obiettivo strategico delle proprie azioni militari in Arauca, giungendo a dichiarare ufficialmente lo 'stato di guerra' per evitare che si portassero a termine i lavori di ricerca dei giacimenti. Per questo motivo, contro le imprese del settore petrolifero sono stati eseguiti attentati mediante il sabotaggio degli oleodotti e la distruzione di automezzi. La prima grande azione dimostrativa risale già al 14 luglio del 1986, quando ad appena un mese dall'inaugurazione dell'oleodotto Caño Limón-Coveñas, l'Eln ne dinamitó un tratto. Nei 10 anni successivi l'Eln lo avrebbe dinamitato in 443 occasioni.

Nello stesso periodo le Farc hanno invece preferito evitare di partecipare alle distruzioni degli oleodotti, concentrando la loro attività nel controllo territoriale mediante un più intenso lavoro politico. Una importante mutazione strategica ha avuto avvio nel 1997: ciò che sembrava essere una metodologia guerrigliera esclusiva dell'Eln inizia ad essere realizzata anche dalle FARC che, il 6 giugno, eseguono il loro primo attentato contro la struttura petrolifera. In quest'occasione lo stato maggiore delle Farc dichiara obiettivo militare l'oleodotto e "tutte quelle compagnie straniere che sfruttano le nostre risorse naturali".

Da allora il numero degli attentati contro l'oleodotto sono stati maggiori per le Farc che lo hanno dinamitato 114 e 55 volte rispettivamente negli anni '98 e '99 mentre l'Eln ha eseguito 55 e 38 attentati nello stesso peridodo. A metà del 2000 il numero di attentati contro l'oleodotto è cresciuto a 760 con la semiparalizzazione dell'attività estrattiva della Occidental e con una quantità di petrolio versata nell'ambiente circostante superiore ai 2 milioni di barili di crudo (nel caso dell'incidente alla Exxon Valdéz i barili fuoriusciti furono 36.000). Siamo cioè di fronte ad una vera e propria tragedia ambientale, una delle più drammatiche vissute oggi in Colombia, di cui i due attori armati sono igualmente responsabili e dove non è possibile distinguere differenze strategiche e metodologiche.

Una valutazione più oggettiva dei recenti fatti di cronaca sul conflitto in atto nella regione di Arauca, permette poi di verificare che pur nella forte dialettica ideologica ed egemonica tra Farc ed Eln, non sono mancati i momenti di collaborazione per la realizzazione di importanti azioni militari contro i complessi petroliferi e contro le stesse infrastrutture della Oxy. Il 16 dicembre 1999 ad esempio, guerriglieri delle Farc e dell'Eln hanno dinamitato congiuntamente tre pozzi del campo di Caño Limón, gestito da Ecopetrol e dalla Occidental. Due mesi più tardi (23 febbraio 2000), guerriglieri dei fronti n. 10 e 45 delle Farc e del Frente 'Efraín Pabón Pabón' dell'Eln, hanno realizzato il blocco della strada che mette in comunicazione i municipi di Toledo e Pamplona, nella zona di Samoré, per impedire il transito dei tir verso il nuovo impianto Oxy. Sempre nella stessa regione del Norte de Santander, nel corso dello scorso anno, le due organizzazioni sono state impegnate congiuntamente in conflitti a fuoco con i militari della 3^ e della 18^ brigata dell'esercito.

L'acutizzazione del conflitto in Arauca, al centro di un progressivo ed asfissiante processo di militarizzazione, accanto alla comparsa dei nuovi attori armati del paramilitarismo, funzionali agli interessi egemoni del capitale nazionale ed internazionale, rende sempre più probabile il riavvicinamento tattico e strategico delle due organizzazioni guerrigliere. Segnali in questo senso giungono dagli Stati maggiori di Farc ed Eln che a fine aprile hanno annunciato l'apertura di fronti comuni in alcune aree strategiche del Paese (Sierra Nevada de Santa Marta, Valle del Cimit, Magdalena Medio), che presto dovrebbero estendersi in altre parti del territorio nazionale per contrastare l'offensiva delle forze armate, galvanizzate dagli aiuti del 'Plan Colombia', e delle organizzazioni criminali al soldo di Carlos Castaño.

La possibilità che nell'area di esplorazione della Oxy sia stato trovato il petrolio e che potrebbero cosí essere avviate le attività di trivellazione ed estrazione, probabilmente accelerà la ridiscussione degli obiettivi tattici e strategici delle guerriglie. La radicalizzazione dello scontro con la compagnia petrolifera nordamericana potrebbe essere l'unica opzione percorribile. Il sequestro 'dimostrativo' da parte dell'Eln di un centinaio di lavoratori dell'impianto di Caño Limón nei giorni successivi alla Pasqua del 2001 può essere letto in questa direzione.

Di fronte a queste preoccupanti mutazioni dello scenario, si rende sempre più necessario da parte delle organizzazioni non governative che solidarizzano e sostengono la lotta del popolo U'wa, avviare un confronto con gli altri soggetti politici e sociali che operano in Arauca e con le stesse organizazioni della guerriglia, nell'ottica della neutralità attiva e partecipata, in difesa dei diritti umani e delle popolazioni indigene, a protezione integrale del territorio e delle risorse ambientali, nella costruzione del processo di pace e di giustizia sociale in tutta la Colombia.

"Noi U'wa abbiamo un modo assai particolare di controllare l'ambiente
in cui viviamo; il nostro comportamento rispetto ad esso si spiega nei miti,
nelle credenze, negli usi e nei costumi, la cui antichità è la stessa dell'origine del nostro mondo, del nostro popolo e della nostra cultura; la nostra missione in questa terra è quella di mantenere l'equilibrio dell'origine (...)
Siamo equidistanti dalle due divinità ancestrali, Kaba-Yaya e Thira;
entrambi rappresentano e incarnano il delicato equlibrio tra gli estremi inferiore e superiore. Il nostro compito è, pertanto, mantenere questo equilibrio, e dobbiamo propiziare lo svolgimento opportuno e corretto dei processi che hanno luogo all'interno dell'universo mediante la celebrazione dei miti cantati e reggendo le nostre proprie vite sulle regole dell'equilibrio e dell'armonia.
Se questo equilibrio si rompesse, sopraggiungerebbe una situazione inversa all'ordine; Rojo (Kaba-Yaya) si sposterebbe verso l'alto e invaderebbe Blanco (Thirá), e ciò significherebbe la fine dell'universo.
Per noi esistono due mondi: uno in alto dove vivono le vite fisiche e un altro in basso, un mondo parallelo che sostiene la vita spirituale. I due mondi si equilibrano e si appoggiano uno all'altro. Qualsiasi azione realizzata in un mondo ha effetti sull'altro. Questo pensiero ci guida nella vita quotidiana
definendo come e dove raccogliere, cacciare, pescare o interagire
con la gente del mondo esterno (Riowa).
Per noi parlare di territorio, legge, costumi, implica toccare la cosmovisione U'wa.
Il nostro pensiero è tanto particolare che ci ha permesso
per migliaia di anni di mantenerci in armonia con la natura e tra noi stessi.
Uno dei nostri principali pensieri sulla terra è che questa è un essere vivo e che è la madre. Ciò ha determinato le nostre pratiche agricole, le nostre attività culturali come la caccia, la pesca, la raccolta e il comportamento rituale;
per questo quando lavoriamo, quando celebriamo i digiuni, i canti e i balli tradizionali, dobbiamo proteggere questo mondo, la terra nostra madre.
Nell'epoca conosciuta come 'AjReowa', noi U'wa digiunavamo, meditavamo e cantavamo l'esistenza del mondo, ogni anno, durante AjReowa (tra giugno e agosto), in migliaia ci ritiriamo sulle montagne per mantenere i riti ancestrali, insegnando ai nostri figli le canzoni della storia e la creazione.
Noi U'wa non abbiamo una lingua scritta, però ogni U'wa che ascoltò cantare sua madre o i cantici di suo padre, conosce a memoria le leggi
che governano la nostra società.
Kajka, il territorio U'wa, è sacro. All'interno della nostra cosmovisione c'è un documento di proprietà sulla terra in cui nasciamo noi indigeni, è una proprietà di carattere collettivo, assegnata direttamente dai creatori del mondo.
Rukwa (Sira) pensó: Il mio lavoro è già terminato. A chi lo consegno? E lo consegnò a Yagshowa, (...) allora fu lui che tirò fuori l'acqua, i fiumi, le lagune sacre,
tutto ciò lo lui ha fatto ... sopra il petrolio ci sono le lagune sacre e disse:
le comunità hanno bisogno di questo per nascere, per avere la vita...
(...) e dopo pensó a chi lo consegno? Così lo dette allora alle autorità tradizionali,
a Werjayas, Karekas e ai caciques... Dice: questi sono coloro che proteggeranno e manterranno tutto ciò che ha fatto Yagshowa, i fiumi, le lagune, i boschi,
gli animali,... e li consegnò in mano degli U'wa.
Il cuore di questo mondo creato da Rukwa o Sira e consegnato agli U'wa, è quello che chiamiamo 'Kera Chicara', che non concorda con le mappe fatte dal governo sul resguardo.(...) Yagshowa lasciò questo terreno intoccabile, altri terreni potranno essere toccati, questo però no.
Il comportamento U'wa, in tutte le attività, è di carattere religioso, i suoi digiuni,
i canti e balli, assicurano la creazione del mondo, in essi si raccontano
i codici tradizionali, si ricrea la vita e la cultura: 'Yagshowa consegnò un materiale per gestire la storia, il canto, il soffio, il digiuno, la preghiera, il pensiero,
la politica,... per questo gli U'wa sestongono tutto ciò, il mondo.
La madre terra è un essere vivo come noi e le risorse naturali hanno spirito, hanno il loro modo di comportarsi, di chiamare la nostra attenzione perché lavoriamo in accordo alla tradizione, unico metodo che ha dimostrato una forma di sviluppo armonico con la natura.
Il Nostro territorio è il cuore del mondo, è colui che gestisce tutto; per questo non è sfruttabile né violabile. Il petrolio è il sangue della terra, la madre di tutte le lagune sacre... egli sta lavorando; gli smeraldi, l'oro, il carbone, tutte queste risorse non sono utilizzabili; sono 'dejables', sono vivi,
e anch'essi stanno lavorando.
Il sacro è la Legge tradizionale U'wa, ogni deviazione da questo fondamento
causa gravi pregiudizi al mondo e all'uomo, però questa legge non è stata scritta da noi, al contrario, la narriamo, la cantiamo, la mettiamo in pratica,
queste leggi sono i codici tradizionali, i pilastri della nostra cultura
o i pali che sostengono il mondo.
La nostra legge è di non prendere più di ciò che è necessario,
siamo come la terra che si alimenta di tutti gli esseri viventi,
però non mangia troppo, perché se altrimenti tutto finirebbe;
dobbiamo curare non maltrattare, per noi è proibito uccidere con il coltello,
il macete, a colpi d'arma da fuoco; le nostre armi sono il pensiero, la parola; il nostro potere è la saggezza; preferiamo la morte in luogo di vedere
i nostri luoghi sacri maggiori profanati.

Colonialismo, neocolonialismo e violazione dei diritti sociali ed economici nel dipartimento di Arauca
Il dipartimento di Arauca si estende nella regione centro-orientale della Colombia e condivide una lunga zona di frontiera con il Venezuela, e ciò gli da un'importanza strategica ed economica nel contesto nazionale. Da Arauca infatti passano buona parte delle produzioni agricole e commerciali dei due paesi. In Arauca e nei confinanti dipartimenti del Casanare e di Boyacá esiste inoltre una riserva petrolifera di 2,5 miliardi di barili, una delle più importanti di tutta l'America Latina. Il dipartimento include i municipi di Arauquita, dove giace l'enclave petrolifero, con il complesso di Caño Limón; Saravena, dove si trovano i pozzi Arauca 1 e Arauca 2; Fortul e Tame.

Arauca prende il nome dagli indigeni Araukos che abitavano le sponde del fiume Arauca sino all'arrivo degli spagnoli in America. Si calcola che le pianure pre-ispaniche colombo-venezuelane erano occupate da 250.000 indigeni delle famiglie linguistiche Arawak, Sálivas, Guahìbos e Muisca; nel 1994 la popolazione indigena in Arauca non superava le 3.500 unità. Essi sono distribuiti in 645 famiglie delle etnie U'wa (a Saravena, Tame e Fortul), Guahibos (a Tame, Arauquita, Arauca e Cravo Norte), Macaguanes (a Tame e Fortul), Hitnú-Cuiba (a Tame, Arauca, Puerto Rendón e Cravo Norte) e Sálivas (a Cravo Norte).

La prima ondata colonizzatrice che investì gli indigeni fu intrapresa dagli spagnoli nel secolo 16°. Tra il 1536 e il 1538, il loro territorio fu conquistato dai tedeschi Jorge de Spira e Nicolás de Federmán. Nel secolo 17° la parte occidentale di quella che è oggi Arauca fu conquistata dal capitano spagnolo Alonso Pérez de Guzmán. Gli spagnoli piantarono coltivazioni di cotone con mano d'opera schiava; dal violento processo di sottomissione economica e culturale riuscirono in parte a salvarsi solo le comunità nomadi e seminomadi, come ad esempio il popolo U'wa.

Nel 17° secolo giunsero anche i gesuiti, che svilupparono l'agricoltura e l'allevamento, creando grandi aziende agricole, in opposizione all'istituzione dell'encomienda. Nel 1628 fu fondata Tame e nel 1772 Villa de Santa Bárbara de Arauca. Nel 18° secolo giunsero in Arauca altre missioni religiose costituite da domenicani, agostiniani e cappuccini; ad essi si affiancarono numerosi coloni provenienti dalle città di Barinas (Venezuela) e Pamplona in Colombia.

Nel 19° secolo, a seguito dell'espulsione dei gesuiti decretata dal governo colombiano, la maggior parte delle aziende agricole caddero in abbandono e gli indigeni furono costretti a spostarsi nella selva per accedere all'alimentazione. Successivamente, verso la fine dell'800, fu intrapreso un nuovo processo di colonizzazione da parte di gruppi 'mestizos' provenienti dal Venezuela che intrapresero una sanguinosa campagna di sterminio delle comunità indigene, principalmente contro quelle che risiedevano nei pressi dei grandi fiumi che attraversano la pianura. Troppo spesso furono intraprese vere e proprie battute di caccia di indigeni, alcune volte per impossessarsi e commerciare la loro pelle e altre per punire i responsabili dei 'furti' di bestiame al pascolo. Questi massacri presero il nome di 'guahibiadas' o 'cuibiadas', e contribuirono all'affermazione degli allevamenti estensivi, a danno delle attività produttive tipiche della cultura indigena (caccia, pesca, reccolta di frutta, coltivazioni rotatorie di mais, ecc.).

A partire dal 1942 si svilupparono differenti fronti colonizzatori verso le savane e la regione piedimontana di Arauca, in cui fu presto deforestato il patrimonio boschivo a favore di nuovi pascoli. La colonizzazione e la nuova immigrazione fu programmata direttamente dallo Stato, secondo la politica nazionale di ampliazione della frontiera agricola e di pacificazione delle pianure orientali, grazie all'importante sostegno finanziario del Banco Interamericano de Desarrollo (Bid). Lo scoppio della 'Violencia bipartidista' e successivamente del conflitto tra il governo e la guerriglia di sinistra, accentuò la spinta migratoria in Arauca di contadini provenienti dalle regioni maggiormente colpite dalla violenza.

La colonizzazione si accompagnò ad una nuova campagna di sterminio delle popolazioni indigene che ebbe tra le vicende più sanguinose il massacro di 16 indigeni 'Guahibos' a La Rubiera, nel gennaio 1968. I coloni della regione pianificarono in ogni dettaglio l'efferato crimine. Fu così che furono invitate a un pranzo alcune famiglie che risiedevano accanto alle aziende agricole. Diciotto indigeni, tra cui numerosi bambini accettarono di parteciparvi. Quando gli invitati si sedettero al tavolo, furono assassinati a colpi di arma da fuoco e di macete. Solo 2 di essi riuscirono a fuggire. Gli assassini, dopo aver perpetuato il crimine, legarono i cadaveri degli indigeni sul dorso dei cavalli e li portarono in un luogo vicino, dove li cosparsero di benzina e gli diedero fuoco.

Verso la fine degli anni '70 inizia un periodo di rapido mutamento sociale caratterizzato dal fenomeno dell'urbanizzazione, in buona parte dovuto alla scoperta e allo sfruttamento del petrolio nella zona. Per la mancanza di una pianificazione e organizzazione da parte dello Stato si generarono crisi e conflitti sociali, e nacquero forti movimenti di lotta per i diritti di cittadinanza e l'accesso ai servizi pubblici.

Nel 1991, con il varo della nuova Costituzione colombiana, Arauca acquisì la categoria giuridico di dipartimento. Grazie al riconoscimento del decentramento amministrativo, nelle casse della governazione locale iniziò a giungere una parte della rendite petrolifere derivanti dai contratti sottoscritti tra la Empresa Colombiana de Petróleos (Ecopetrol) e la Occidental per lo sfruttamento dei giacimenti scoperti a Caño Limón (Arauquita) nel 1985. Così, negli anni '90, al dipartimento e ai municipi sono state versate regalie petrolifere per una media annuale di 100 miliardi di pesos, con la conseguenza che l'intera economia regionale é diventata sempre più dipendente dall'estrazione del crudo. Il denaro invece di essere investito per la promozione e la ridistribuzione dei servizi è stato destinato alla realizzazione di grandi infrastrutture viarie, accelerando gli squilibri e il depauperamento del territorio. La corruzione e il clientelismo sono divenuti gli assi portanti del sistema di gestione della vita politica ed amministrativa.

Il modello di 'sviluppo' generato dal boom petrolifero, ha accentuato altresì i problemi relativi all'iniqua distribuzione delle terre e al loro sfruttamento intensivo per l'allevamento del bestiame. Le condizioni socioeconomiche dei coloni sono peggiorate rapidamente anche per il disordine creato dalla contraddittoria politica statale che da una parte ha attratto nuove migrazioni con il miraggio del petrolio, dall'altra ha rifiutato di riconoscere la titolarità delle terre esistenti nei pressi dell'oleodotto Caño Limón-Coveñas e dei campi di esplorazione e sfruttamento del crudo. Molti dei contadini sono stati sloggiati con la forza o sono stati vittime di persecuzioni, assassinii, detenzioni arbitrarie e distruzione di beni.

Contro di loro, le classi dirigenti locali si sono organizzate per opporsi legalmente e illegalmente ad ogni ipotesi di riforma agraria. Così i fenomeni di violenza si sono fatti più acuti e complessi. Da una parte sono aumentate le persecuzione dei coloni contro gli indigeni, dall'altra gli stessi coloni sono stati oggetto delle aggressioni e delle repressioni dell'Esercito colombiano, inviato in Arauca per la 'difesa' dei pozzi petroliferi. Infine nella regione si è acutizzata la disputa tra l'Esercito e le guerriglie per l'accesso, il controllo e la gestione delle risorse finanziarie che ruotano attorno allo sfruttamento del petrolio.

Per ciò che riguarda le gravi condizioni di sopravvivenza affrontate dalle comunità indigene, il rapporto stilato nel 1994 dalla Commissione Andina dei Giuristi elenca oltre al disconoscimento statale dei loro territori e riserve, la scarsezza in qualità e quantità della terra, la scomparsa della flora e della fauna in alcuni territori a causa della scarsa vigilanza dell'Incora nelle zone destinate a riserve, l'accerchiamento da parte dei produttori di legname e dei nuovi coloni, le pressioni e le violenze degli attori armati, il fallimento dei programmi di allevamento implementati tra le comunità indigene, l'estinzione delle produzioni artigianali, gli allarmanti livelli di denutrizione e di salute, la precarietà delle abitazioni, il 'desplazamiento' forzato dai loro territori, la poca partecipazione nella vita politica del dipartimento e la disintegrazione sociale causata dalla estrema poverta, l'insorgenza della prostituzione tra la popolazione femminile ed infantile.

"In generale - scrive la Commissione dei Giuristi - le comunità indigene non presentano un buon livello di conservazione della cultura tradizionale, hanno perso la lingua e i costumi, si sono assimilati e mescolati con gli uomini non indigeni e lo stato di abbandono li ha condotti ad una mescolanza scomposta. Le loro attività economiche sono rudimentali e poco produttive e il livello educativo è minimo. Le attività di caccia e pesca si stanno riducendo a causa della deforestazione e della perdita dei territori ancestrali e le condizioni abitative e sanitarie sono assai precarie. Il processo di impoverimento di alcune comunità è stato vertiginoso, generando l'alcoolismo, la prostituzione e la mendicità". Ciò ne ha determinato l'esodo verso i maggiori centri urbani di Arauca, ampliando le contraddizioni sociali e i fenomeni di marginalità.

Oggi il 60% della popolazione indigena è minore di 15 anni, il 23% ha un'età compresa tra i 5 e i 9 anni, il 34% tra i 16 e i 45 anni e solo il 6% è maggiore di 45 anni. La popolazione si caratterizza così per un'aspettativa di vita assai bassa e per la crescita demografica stazionaria dovuta all'alta mortalità infantile.

Il rapporto sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite, stima che in Colombia l'80% della popolazione indigena viva in condizioni di estrema povertà, che il 74% riceva salari inferiori al minimo legale (attualmente intorno alle 280.000 lire mensuali), che i municipi ad alta componente indigena o afrocolombiana abbiano i maggiori indici di povertà e di necessità basiche insoddisfatte, e che la speranza di vita sia inferiore del 20% rispetto alla media nazionale.

Il petrolio di Arauca. Cronologia di due anni di violazioni ed attentati
Mentre sino all'inizio degli anni '80 Arauca fu una regione tranquilla, nella seconda metà del decennio, e specialmente a partire del 1988, si è trasformata in una delle aree più violente della Colombia e una delle più menzionate per fatti che violano i diritti umani. Ciò ha coinciso con l'estensione della lotta guerrigliera e con la militarizzazione della zona da parte del governo nazionale.
Gli ultimi due anni hanno visto il deterioramento della situazione del conflitto, con l'incremento degli attacchi a municipi e villaggi, dei conflitti a fuoco tra gli attori armati, degli omicidi e dei sequestri. Nei fatti l'intero dipartimento vive uno dei momenti più drammatici della sua storia, dove si è fatta sistematica la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. In breve, alcune delle vicende più gravi della recente cronaca di guerra.

21 dicembre 1998
Paramilitari assassinano 5 persone nella frazione La Cabuya del municipio di Tame. Le vittime sono state prelevate dalle loro abitazioni e alcune decapitate.
29 gennaio 1999
Guerriglieri del Fronte 45 delle Farc-Ep realizzano un'imboscata contro i membri di una pattuglia della polizia, a pochi chilometri dall'aeroporto del municipio di Cravo Norte. Vengono uccisi 4 poliziotti mentre uno resta gravemente ferito.
4 febbraio 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano nella zona rurale del municipio di Arauca l'oleodotto Caño Limón-Coveñas. L'attentato causa un vasto incendio e la fuoriuscita di 7.000 barili di petrolio.
4 febbraio 1999
Uomini armati attentano contro Julio Acosta Bernal, ex sindaco di Arauca ed ex rappresentante alla Camera per il Dipartimento, mentre sta per uscire dalla propria finca accompagnato da 5 guardie del corpo. La vittima era stata oggetto di altri due attentati in anni precedenti.
18 febbraio 1999
Durante il combattimento tra i guerriglieri dei fronti 10 e 45 delle Farc-Ep e delle Compagnie 'Simacota' e 'Capitán Pomarese' dell'Uc-Eln contro le truppe del 30° battaglione controguerriglia dell'Esercito, nella frazione El Oasis del municipio di Arauquita, muoiono 12 militari; altri 12 militari restano feriti insieme a 7 guerriglieri.
5 marzo 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep che operano nel dipartimento di Arauca assassinano tre cittadini nordamericani che lavoravano a difesa dei diritti umani della comunità indigena U'wa. Le vittime erano state fermate da questo gruppo guerrigliero il precedente 25 febbraio, sulla strada che collega i municipi di Cubará (Boyacá) e di Saravena (Arauca). I loro cadaveri vengono rinvenuti a Los Pajaros, nello Stato di Apure (Venezuela), con le mani legate, le teste coperte e con multipli colpi di arma da fuoco.
17 marzo 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attivano una bomba al terzo piano dell'edificio del municipio di Tame, che ospita l'Alcaldía, l'ispezione di Polizia e altri uffici pubblici. Due agenti di polizia restano gravemente feriti.
18 marzo 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano con una bomba una pattuglia militare, causando la morte di un soldato.
23 marzo 1999
Uomini armati feriscono a colpi d'arma da fuoco tre persone che stazionano nei pressi del palazzo municipale di Fortul. Tra le vittime Jorge Eliecer Navarro, sindaco del municipio.
24 marzo 1999
Guerriglieri dinamitano al km. 46, l'oleodotto Caño Limón-Coveñas.
26 marzo 1999
Duecento guerriglieri effettuano un'incursione nella zona urbana della cittadina di Puerto Rondón, attaccando il posto di polizia. Nel combattimento che ne segue e che durerà per più di 24 ore, muore un agente di polizia, mentre restano feriti altri 3 agenti e un civile. Le installazioni di Telecom, così come il posto di polizia rimangono completamente distrutte.
31 marzo 1999
Guerriglieri dinamitano al km. 51, l'oleodotto Caño Limón-Coveñas.
4 aprile 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln uccidono un soldato nei pressi del municipio di Cubará (Boyacá). Nelle fasi di recupero del cadavere si verifica uno scontro a fuoco tra la polizia e i guerriglieri.
17 aprile 1999
Guerriglieri dinamitano, un tratto dell'oleodotto Caño Limón-Coveñas, nel municipio di Arauca, lasciando minata la zona adiacente e impedendo così la sua pronta riparazione.
18 aprile 1999
Guerriglieri del fronte n. 10 delle Farc-Ep attaccano la stazione di polizia del municipio di Cravo Norte.
22 aprile 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano di notte il posto di polizia del municipio di Cubará. Nell'attacco vengono danneggiati il Palazzo municipale e alcune abitazioni vicine. I guerriglieri saccheggiano la Cassa Agraria e tagliano le linee telefoniche di Cubará, lasciando senza comunicazioni la popolazione.
27 aprile 1999
Carlos Castaño Gil, capo paramilitare delle Auc, minaccia con un comunicato il Governatore del dipartimento di Arauca per aver offerto il territorio del dipartimento per un eventuale dialogo tra il Governo nazionale e la Uc-Eln.
18 maggio 1999
Carlos Castaño torna a minacciare i consiglieri del municipio di Arauca con un comunicato in cui "vi invitiamo a rispettare la Costituzione e la legge e a non servire da utili idioti queste organizzazioni delittive. Se non rispettano questo proposito, restate obiettivi militari delle Auc. Aspettiate sorprese ...".
5 giugno 1999
Durante un combattimento nel municipio di Arauquita tra i guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep, e i reparti del 24° battaglione controguerriglia 'Héroes de Pisba' della 10^ brigata, restano uccisi 2 guerriglieri.
9 giugno 1999
Guerriglieri delle Uc-Eln dinamitano al km. 75, nel municipio di Saravena, l'oleodotto Caño Limón-Coveñas.
10 giugno 1999
Durante un combattimento nel municipio di Cravo Norte tra guerriglieri delle Farc-Ep e reparti dell'Esercito e della Polizia, restano uccisi due guerriglieri.
11 giugno 1999
Appartenenti alla Uc-Eln attaccano con granate e armi di grosso calibro una pattuglia della polizia a Tame. Durante l'attacco 5 passanti, tra cui tre minori di 4, 8 e 11 anni, vengono feriti dalle schegge.
12 giugno 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep uccidono nel dipartimento di Arauca 6 leader sociali, tra i quali José Moreno, dirigente giovanile e José Diaz, dirigente cooperativo. Il massacro viene denunciato dall'Anuc, dalla Cut, dalla Federazione delle Giunte Comunali e dal Comitato Indigeno di Arauca. La denuncia viene resa pubblica in occasione di uno sciopero civico realizzato nella regione del Sarare.
12 giugno 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln sequestrano a Pamplona (Norte de Santander) 4 persone (3 donne e una bambina di sei anni).
17 giugno 1999
Guerriglieri si appropriano di 91 cilindri a gas di varie dimensioni per un valore di 5 milioni di lire, nel municipio di Pamplona (Norte de Santander).
23 giugno 1999
Durante un combattimento tra reparti del 22° battaglione controguerriglia della 1^ brigata Mobile dell'esercito e i guerriglieri del Frente 'Domingo Laín Saenz' della Uc-Eln, restano uccisi 5 guerriglieri. Lo scontro a fuoco avviene sul Monte Tabla (Tame), durante lo spiegamento dell'operazione 'Némesis' realizzata dall'esercito colombiano.
1 luglio 1999
Guerriglieri dinamitano un tratto dell'oleodotto Cano Limón-Cavañas all'altezza del km. 42, alle porte del municipio di Arauquita. Ecopetrol decide di sospendere transitoriamente la fornitura di crudo da questa installazione.
11 luglio 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attivano una carica esplosiva telecomandata nelle vicinanze di alcuni uffici bancari e della stazione di polizia del municipio di Tame. La carica esplode nello stesso istante in cui passa una pattuglia della polizia. Un agente viene ucciso, mentre altri 2 poliziotti restano gravemente feriti.
28 luglio 1999
Gueriglieri dell'Uc-Eln sequestrano due persone a La Cabuya, municipio di Pamplona. Le vittime vemgono rilasciate successivamente in una zona rurale di Toledo.
5 agosto 1999
Durante un combattimento tra guerriglieri del Fronte 45 delle Farc-Ep e reparti del battaglione di fanteria 'General Custodio García Rivera', nel municipio di Toledo, viene ucciso un guerrigliero. Durante l'azione, i guerriglieri dinamitano un pilone elettrico lasciando senza energia Toledo e il municipio di Labateca.
17 agosto 1999
Due minori perdono la vita nel prelevare un pacco bomba collocato al lato di un palo della luce nel municipio di Tame. I due giovani si stavano dirigendo al collegio avventista 'La Libertad' dove studiavano. Quali autori dell'attentato vengono accusati i guerriglieri dei Fronti n. 10 e 45 delle Farc-Ep.
30 agosto 1999
Reparti della Guardia Venezuelana uccidono un giovane e ne arrestano arbitrariamente altri due, sulle acque del fiume Arauca, nella zona La Victoria, Stato di Apure, alla frontiera con la Colombia. Secondo il sindaco di Araquita il fatto si è verificato "quando i giovani attraversavano il fiume per assistere ad una festa a La Victoria". I due giovani sono stati successivamente rimessi in libertà dal Tribunale militare venezuelano.
7 ottobre 1999
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep dinamitano nella zona rurale di Arauquita l'oleodotto Caño Limón-Coveñas. L'attenato distrugge le linee elettriche che alimentano i trasformatori dei municipi di Arauca e Arauquita, che restano senza energia. Successivamente si realizza un combattimento tra i guerriglieri e i reparti della 18^ brigata dell'esercito, che causa la morte di 4 soldati e il ferimento di uno. Durante la loro fuga, i guerriglieri minano la zona.
7 ottobre 1999
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep, uccidono con alcuni colpi di arma da fuoco alla testa, due militari. Le vittime appartenevano al battaglione di fanteria 'General Serviez' ed erano state private della libertà dalla guerriglia, il 23 settembre precedente, sulla strada che collega il municipio di Villavicencio (Meta) con Arauca, quando viaggiavano su un pulman pubblico, per raggiungere in licenza i propri familiari.
8 ottobre 1999
Guerriglieri del Frente 'Domingo Laín' della Uc-Eln, minacciano di morte attraverso un comunicato i membri della chiesa evangelica di Saravena. In esso si proibisce di celebrare i propri riti e culti in luoghi differenti ai loro templi e i fedeli sono avvisati che non sarà permessa la costruzione di nuove sedi religiose nella regione.
15 ottobre 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep sequestrano un allevatore venezuelano nel municipio di Arauca, mentre questi viaggia su una canoa nell'omonimo fiume.
10 novembre 1999
Truppe dell'esercito venezuelano minacciano la comunità di Puerto Contreras, nell'isola del Charo (Saravena). Secondo quanto denunciato dal personero municipale di Saravena "l'esercito del vicino paese sparò raffiche di fucile dalla sponda venezuelana del fiume Arauca contro le case dei pescatori, senza causare danni materiali o perdite umane".
6 dicembre 1999
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto Caño Limón-Caveñas nel municipio di Arauca, nei pressi della zona di frontiera con il Venezuela.
9 dicembre 1999
Guerriglieri dinamitano in due opportunità l'oleodotto Caño Limón-Caveñas nel munipio di Arauca.
12 dicembre 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano il posto di polizia di Arauquita.
13 dicembre 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano il posto di polizia di Cravo Norte.
13 dicembre 1999
Guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep, effettuano un'incursione nella zona urbana di Cubará, attaccando il posto di polizia. Durante il conflitto a fuoco muoiono 3 poliziotti, 11 restano feriti e vengono danneggiati un collegio e alcune abitazioni.
14 dicembre 1999
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto Caño-Limón-Coveñas, al km. 45 nel municipio di Arauca.
16 dicembre 1999
Guerriglieri delle Farc-Ep e della Uc-Eln dinamitano tre differenti pozzi di un campo petrolifero di Caño Limón.
18 dicembre 1999
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto Caño Limón-Coveñas nel municipio di Arauquita.
19 dicembre 1999
Durante un combattimento tra guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep e i reparti dell'Esercito nazionale, nella zona di Caño Negro (Arauca), muore un soldato mentre altri 4 restano gravemente feriti.
31 dicembre 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano un tratto dell'oleodotto Caño-Limón-Coveñas nel munipio di Saravena.
31 dicembre 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attaccano il posto di polizia del municipio di Fortul.
31 dicembre 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attaccano il posto di polizia del municipio di Arauquita.
31 dicembre 1999
Guerriglieri dell'Uc-Eln attaccano il posto di polizia del municipio di Puerto Rondón.
7 gennaio 2000
Appartenenti all'Eln hanno collocano due artifici esplosivi all'entrata dell'ospedale di La Esmeralda (Arauquita). L'esplosione danneggia gravemente la struttura e la popolazione resta priva di assistenza medica.
16 gennaio 2000
Durante un combattimento nel munipio di Arauquita tra i reparti dell'Esercito appoggiati da aerei ed elicotteri dell'Aeronautica militare colombiana, e i guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep, restano feriti due guerriglieri mentre uno viene catturato dai militari.
24 gennaio 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano nella frazione di Brasilia (Arauquiita), l'oleodotto Caño Limón-Coveñas.
25 gennaio 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln bloccano la strada nella frazione di Santa Inés (municipio di Toledo, Norte de Santander) e intercettano 4 tir che trasportano macchinari della multinazionale Occidental de Colombia, che vengono poi lanciati in un burrone.
26 gennaio 2000
Reparti dell'Esercito nazionale fanno sparire 3 leader indigeni, durante i fatti accaduti nelle aree di Santa Rosa e Bella Vista, ubicate a Gibraltar (Toledo). Il fatto avviene dopo che le forze militari hanno sloggiato gli indigeni dalle vicinanze del pozzo 'Gibraltar 1', presso il cosiddetto 'Bloque Samoré', causando il ferimento di alcuni di essi, per permettere l'inizio delle esplorazioni petrolifere da parte della Occidental.
30 gennaio 2000
Paramilitari delle Autodefensas del Sarare, irrompono nella frazione La Pesquera (Arauquita), assassinando un pescatore e violentando due donne. Circa 30 uomini, con il volto coperto erano giunti nel luogo per dirigersi in un'abitazione dove era in corso una festa di compleanno; dopo aver costretto gli uomini a distendersi al suolo, uccidevano il contadino Armando Parra. Gli abitanti della zona denunciano che nelle ore dell'incursione "c'era personale militare nell'area e a pochi chilometri da essa persino due basi militari".
6 febbraio 2000
Guerriglieri del Frente 'Efraín Pabón Pabón' dell'Uc-Eln bloccano la strada nella frazione La Carbonera (municipio di Pamplona). Durante l'operazione si verifica un combattimento con i reparti del 13° battaglione di fanteria. Un guerrigliero viene fatto prigioniero dai militari.
11 febbraio 2000
Durante un'operazione di sgombero realizzata da membri dell'Esercito e della Polizia, nella frazione La Canoa di Gibraltar (municipio di Toledo), muoiono 4 bambini indigeni della comunità U'wa di età compresa tra i quattro mesi e i dieci anni. Durante l'operazione i membri della comunità sono costretti a lanciarsi nelle acque del fiume Cubujón e ciò causa il ferimento di numerosi bambini e donne. Gli indigeni si trovavano nel luogo per protestare ed impedire che l'impresa petrolifera Occidental Petroleum - Oxy, sfrutti la regione del blocco Samoré, territorio sacro per gli U'wa.
14 febbraio 2000
Guerriglieri sequestrano il fratello della consigliere comunale di Pamplona Ludy Páez. La vittima viene liberata una settimana dopo sulla strada Pamplona-Saravena.
18 febbraio 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep lanciano un cilindro a gas, contro la base militare di La Esmeralda (Arauquita), colpendo invece l'ospedale San Ricardo, con la conseguente distruzione delle finestre e del tetto del'edificio. L'esplosione si registra al lato delle abitazioni di 9 medici cubani che lavorano nel 'Centro per le Malattie Tropicali'.
22 febbraio 2000
Guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep effettuano un'imboscata contro una pattuglia della Polizia nazionale nella frazione La Lejía del municipio di Pamplona, causando la morte di un tenente e il ferimento di un agente.
23 febbraio 2000
Guerriglieri dei fronti n. 10 e 45 delle Farc-Ep e del Frente 'Efraín Pabón Pabón' dell'Uc-Eln, realizzano il blocco della strada che mette in comunicazione i municipi di Toledo e Pamplona, nella zona di Samoré. Secondo quanto denunciato da alcune organizzazioni dei diritti umani, "i guerriglieri dopo aver dichiarato il blocco armato nella zona, hanno gettato diversi litri di emulsionante asfaltico sulla strada, estratto dai veicoli che lo trasportavano nella regione, causando un grave danno ecologico nella regione selvatica circostante".
9 marzo 2000
Durante un combattimento tra reparti dei battaglioni controguerriglia 'Los Guanes', 'Garcìa Rovira' e 'Galàn' appartenenti alla 3^ brigata dell'esercito, affiancati dal 39° battaglione controguerriglia della 18^ brigata, contro i guerriglieri del Frente 'Domingo Laín Saenz' dell'Uc-Eln e del Fronte n. 45 delle Farc-Ep, vengono uccisi 4 guerriglieri. Lo scontro a fuoco si realizza a San Bernando de Bata, municipio di Toledo (Norte de Santander).
21 marzo 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano il ponte sul fiume Cobugón, ubicato nel municipio di Toledo.
25 marzo 2000
Durante un combattimento tra guerriglieri del Frente 'Domingo Laín' dell'Uc-Eln e reparti del 36° battaglione controguerriglia dell'esercito, nella frazione Royata del munipio di Toledo, vengono uccisi 6 guerriglieri.
9 aprile 2000
Guerriglieri della Compagnia 'Simacota' dell'Uc-Eln uccidono un'infermiera nella frazione di San Bernando de Bata (Toledo). L'incursione sarebbe stata una risposta al fatto che l'intera popolazione della frazione, aveva partecipato il precedente 19 marzo, ad una giornata 'civico-militare' organizzata dal battaglione 'García Rovira' dell'Esercito.
25 aprile 2000
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto Caño Limón-Cavaña nel municipio di Saravena.
30 aprile 2000
Il cadavere della funzionaria della Fiscalía di Arauca, María Doris Guayara Bonilla, che era stata sequestrata il precedente 14 aprile, viene ritrovato con segni di tortura e due colpi d'arma da fuoco alla testa, nella zona rurale di questo municipio.
1 maggio 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln s'impossessano di 5 camion e 3 camionette nella zona rurale del municipio di Arauca.
6 maggio 2000
Durante un combattimento tra guerriglieri dei fronti n. 10 e 45 delle Farc-Ep, e reparti della 18^ brigata dell'Esercito nel municipio di Fortul (Arauca), muoiono 2 guerriglieri e un militare, mentre 4 soldati restano gravemente feriti.
11 maggio 2000
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep attaccano una pattuglia dell'Esercito nazionale nella piazza principale del municipio di Arauquita, uccidendo 2 militari.
28 maggio 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano con cilindri a gas caricati con esplosivo, la sede del Battaglione del Genio 'Rafael Navas Pardo', nel municipio di Tame (Arauca).
10 giugno 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln realizzano un'imboscata contro un gruppo di poliziotti e militari che viaggiano su alcuni veivoli, attivando una carica esplosiva nel municipio di Arauquita. L'attentato causa la morte di un poliziotto e di un militare, e il ferimento di 2 soldati.
18 giugno 2000
Appartenenti al battaglione 'Rebeiz Pizarro', della 2^ Divisione dell'Esercito nazionale, comandata dal generale Eduardo Santos Quiñones, feriscono a colpi d'arma da fuoco 10 persone, tra cui 2 minori, ad un posto di blocco installato a Campo Alegre (Saravena).
19 giugno 2000
Durante un combattimento tra reparti del battaglione controguerriglia 'Heroés de Pisba' e guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep, restano uccisi 2 guerriglieri. Il conflitto a fuoco si realizza a Las Malvinas, nel municipio di Fortul.
7 luglio 2000
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep attaccano con i cilindri a gas, la stazione di polizia di Arauca causando danni materiali di grossa entità.
13 luglio 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano un tratto dell'oleodotto Caño Limón-Coveñas, nel munipio di Cubará (Boyacá).
14 luglio 2000
Guerriglieri del Frente 'Domingo Laín Saenz' dell'Uc-Eln, attaccano con i cilindri a gas le installazioni del battaglione di cavalleria 'Reveiz Pizarro' dell'Esercito nazionale a Saravena, causando il ferimento di 3 civili, tra cui un bambino di cinque anni. Alcune abitazioni civili restano gravemente danneggiate.
29 luglio 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep sequestrano a Tame, il sindaco del munipio Ramón Marquéz e la moglie Mirelba Vega, incinta di otto mesi. La donna fu liberata successivamente.
14 agosto 2000
Paramilitari delle Auc minacciano di morte Cesar Armando, sindaco di Arauquita e Raùl Gerardo, segretario di governo dello stesso municipio.
21 agosto 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano con cilindri a gas il posto di polizia del munipio di Fortul. Nell'attacco restano feriti due agenti, un sottotenente e la moglie di quest'ultimo.
26 agosto 2000
Guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep, s'impossessano sulla strada che da Arauca conduce a Caño Limón, di due veicoli della società Confedegas, che trasportano 270 bombole a gas.
26 agosto 2000
Guerriglieri attaccano nella zona rurale di Puerto Rondón con cilindri a gas una pattuglia del 46° battaglione controguerriglia dell'esercito, uccidendo un militare e ferendone altri due.
28 agosto 2000
Durante un combattimento tra guerriglieri delle Farc-Ep e reparti del 24° battaglione controguerriglia nella zona di Palo de Agua (Fortul), restano feriti 6 militari.
29 agosto 2000
Guerriglieri dinamitano l'oleodotto di Caño Limón a Puerto Banadía, municipio di Saravena.
29 agosto 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano il posto di polizia di Arauquita.
29 agosto 2000
Guerriglieri delle Farc-Ep attaccano il posto di polizia di Saravena.
29 agosto 2000
Guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep attaccano con cilindri a gas il posto di polizia del municipio di Labateca (Norte de Santander). Nell'attacco restano uccisi 5 civili, tra cui 4 membri della famiglia Parada Zuniga, mentre altri 4 civili restano gravemente feriti.
3 settembre 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln bloccano la strada nei pressi di Caño de la Perra, nel municipio di Arauca, dando morte ad un autista venezuelano, nel dinamitare il tir che conduceva e che trasportava strumenti per l'esplorazione petrolifera della multinazionale Oxy.
4 settembre 2000
Uomini armati fanno sparire il rettore dell'università di Pamplona Alvaro Gonzalez Joues, mentre viaggiava con un'altra persona su un autovettura sulla strada che mette in comunicazione Pamplona con Cùcuta.
10 settembre 2000
Durante un combattimento nel munipio di Tame tra reparti della 18^ brigata dell'esercito e guerriglieri del Fronte n. 10 delle Farc-Ep, restano gravemente feriti un tenente e 2 guerriglieri.
25 settembre 2000
Guerriglieri dell'Uc-Eln dinamitano a Caño La Perra (Arauca), un tir della multinazionale Oxy.
30 settembre 2000
Durante un combattimento tra guerriglieri del Fronte n. 45 delle Farc-Ep e reparti del battaglione 'García Rovira' della 5^ brigata dell'esercito, ad Alto del Viento, municipio di Chitaga (Norte de Santander), muoiono 2 guerriglieri.

'tutti siamo figli della terra'

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