...LE
FATE...
Che cosa sono le fate? Da dove sono venute?
La mitologia norvegese racconta che le larve
che uscirono dal cadavere del gigante Ymir si trasformarono in elfi della luce
ed elfi delle tenebre. Gli elfi della luce, che vivono nell’aria, sono creature
buone e felici; gli elfi delle tenebre, i cui domini sono sottoterra, sono di
carnagione scura e cattivi ed hanno influssi malefici. La versione islandese,
invece, dice che Eva stava lavando tutti i suoi figli in riva al fiume, quando
Dio le parlò. Piena di paura e di sgomento, Eva nascose i bambini che non aveva
ancora lavato. Dio le chiese se tutti i suoi figli erano lì: Eva rispose che
c’erano tutti. Dio allora dichiarò che quelli che gli aveva nascosti, sarebbero
stati nascosti anche agli uomini. Questi bambini nascosti divennero gli elfi
e le fate. Il termine fata deriva dall’antico “faunoe o fatuoe” che nella mitologia
pagana indicava le compagne dei fauni, creature dotate del potere di predire
il futuro e di soprassedere agli eventi umani. La denominazione fata deriva
anche da “fatica”, parola che nel medioevo fu sinonimo di “donna selvatica”
cioè di donna dei boschi, delle acque e, in genere, del mondo naturale. Le fate
sono esseri soprannaturali dotati di potere magico grazie al quale possono cambiare
aspetto e farlo cambiare agli altri. Frequentano caverne, rocce, colline, boschi
e sorgenti; sono pronte a correre in aiuto degli innocenti e dei perseguitati;
riparano torti, vendicano offese, ma possono essere anche maligne e vendicative.
Il regno delle Fate
Dove si trova la terra delle Fate?
La sua posizione è sfuggente. A volte è appena sopra la linea
di orizzonte, altre sotto i nostri piedi. Tuttavia, ci sono state epoche in
cui ricredeva che la terra delle Fate fosse una zona geografica reale, sebbene
anche questa avesse la tendenza a spostarsi. I gallesi, per esempio, pensavano
dapprima che fosse situata a nord della loro terra montagnosa e in seguito nella
misteriosa penisola occidentale del Pembrokeshire, tutta rocce e nebbia. Più
tardi la trasferirono in un’ isola del canale si San Giorgio, al largo della
costa di Pembrokeshire.La scorgevano, talvolta, i marinai: qualcuno vi sbarcò
anche, sparendo in modo sconcertante. Nonostante ciò, si diceva che i suoi fantastici
abitanti visitassero frequentemente i mercati di Laugharne e Mildford Haven.
Gli irlandesi chiamarono Hy Breasail l’isolafantasma che, secondo loro, si trovava
ad ovest. I Britanni erano convinti che l’isola fantastica fosse l’isola di
Man. Quest’isola è una fonte ricchissima di tradizioni eliche. Avalon è probabilmente
l’isola delle Fate più famosa. Il leggendario Re Artù, descritto dal poeta Lydgate
del xv secolo come un re incoronato nella terra delle Fate, fu portato qui ferito
a morte per essere curato da quattro regine delle Fate. Si crede che Artù giaccia
ancora, con i suoi cavalieri, nel cuore di una collina immaginaria, immerso
in un sonno profondo da cui si sveglierà nell’ora del bisogno per governare
le sue terre. Il regno delle Fate può svelarsi senza preavviso in qualsiasi
luogo, luminoso e scintillante, e sparire con la stessa rapidità. Le sue frontiere
di crepuscolo, foschia e illusione ci circondano e, come una marea che si ritira,
possono momentaneamente svelarci la terra delle Fate prima di chiudersi nascondendola
di nuovo. Gli abitatori della terra delle Fate si dividono in parecchie specie
differenti, a seconda del luogo in cui vivono. Oltre agli esseri che conducono
una vita appartata, ci sono Elfi agresti che stabiliscono la loro dimora nelle
foreste (oppure, a volte, più specificamente adottano un albero, al punto che
l’Elfo e l’albero diventano più o meno sinonimi), nei campi, sulle colline e
nelle caverne in montagna. Esistono, inoltre, creature soprannaturali che vivono
su isole fantastiche o in terre sotto gli oceani ed altre che popolano i mari,
i laghi e i fiumi, infine ci sono gli spiriti familiari e della casa (Brownie
e cosi via). All’interno delle varie specie il tipo di vita cambia in modo notevole
dalle piccole unità familiari alle comunità organizzate gerarchicamente (che
spesso abitano colline e cave) e agli esseri solitari e indipendenti come i
Leprechaun.
Le isole delle fate
Uno dei temi che ricorrono più di frequente nella mitologia
europea è quello delle Isole dei Beati, o Isole Fortunate, che si trovano nel
mare occidentale,oltre i luoghi dove tramonta il sole. Pare che gli Irlandesi
abbiano più isole, o almeno più nomi per le stesse isole, di chiunque altro.Alcune
delle più note sono Tir Nan Og, la Terra della Gioventù; Tirfo Thuinn, la Terra
delle Onde; Tire Nam Beo, la Terra della Vita; Tirn Aill, l’Altro Mondo; Mag
Mor, la Grande Pianura; Mag Mell, la Pianura del Piacere;Tir Tairngire, la Pianura
della Felicità. Queste isole, siano esse dimore di Fate, di Dei o delle anime
dei defunti, sono, come indicano i nomi, terre in cui tutto è felicità, pace
e abbondanza. Non ci sono gelate né siccità, perché è sempre primavera. Non
esistono la vecchiaia, le malattie o il lavoro, perché tutto cresce a profusione,
senza bisogno di arare o di seminare e gli alberi sono sempre carichi di frutti.
Tir Nam Og è l’isola in cui si rifugiarono i Tuatha de Danann davanti all’avanzata
dei Milesi e questa terra fornisce loro tutto ciò che potrebbero desiderare….Passano
le giornate banchettando, cacciando, amoreggiando e ascoltando musica bellissima.Possono
addirittura soddisfare senza danno laloro passione per la guerra perché i feriti
si svegliano all’indomani perfettamente guariti. Alcune di queste isole galleggiano,
altre sono sommerse e spuntano in superficie solo di notte, oppure, come racconta
Giraldus Cambrensis nel caso di Hy Breasail, una volta ogni sette anni. Si possono
obbligare queste isole a rimanere in superficie solo portandovi sopra del fuoco
o del ferro: Hy Breasail rimase a galla quando vi fu scagliata una freccia arroventata.
Quest’isola continua tuttavia a eludere le ricerche, benché sia stata segnata
suantiche carte geografiche e siano state organizzate, anche dai mercanti di
Bristol, parecchie importanti spedizioni per scoprirla. Viene di solito descritta
come un’isola rotonda, divisa in due da un largo fiume, e le sue caratteristiche
sono assai simili all’Atlantide di Platone. Si narrano molte leggende sulle
isole fantastiche e alcune descrivono quelle visitate da Mael Duin. C’era un’isola
che si sollevava sulla superficie del mare e troneggiava appoggiata su un esile
sostegno, un’altra giaceva parecchi metri sotto il livello del mare e intorno
ad essa l’acqua torreggiava a guisa di scogliera, e altre, ancora più strane,abitate
da animali soprannaturali e mostruosi che si aggiravano tra fantastiche costruzioni.
Re Artù, viaggiando sulla magica nave Prydwen, visitò molte isole simili. Sebbene
parecchie delle descrizioni più surreali siano invenzione dei poeti, si può
ora affermare senza ombra di dubbio che l’importante viaggio si San Brendano
e la scoperta dell’isola omonima si basano su un fatto realmente avvenuto.
Le cavalcate delle Fate
La gerarchia che regna nel mondo delle Fate è molto simile
ai nostri sistemi monarchici. Le Fate e gli Elfi dell’alta aristocrazia, altrimenti
noti come sfilata delle Fate e degl’Elfi eroici, fanno parte di corti organizzate,
come la Corte Contenta di Scozia o la tribù dei Datine Sidhe (Theena Shee) in
Irlanda. Queste corti passano le giornate in nobili occupazioni, tra le quali
la più impressionante, è cavalcare in solenni processioni, chiamate cavalcate
delle Fate. L’arte di cavalcare e i cavalli delle tribùdei Daoine Sidhe, per
esempio, godono di fama mondiale. Il fatto si spiega probabilmente con l’origine
di queste creature, che si crede siano i resti decimati dei leggendari Tuatha
de Danann (Tootha day danann) che un tempo governavano l’Irlanda, ma furono
sconfitti e scacciati sottoterra dai seguaci del mitico re spagnolo Milesio.
I cavalli elfici dei Tuatha de Danann sono stai cosi descritti da Lady Wilde
nel suo libro Antiche leggende d’Irlanda: La razza che allevavano non aveva
l’uguale al mondo: i cavalli erano veloci come il vento, con il collo arcuato,
il petto largo e le narici frementi, e grandi occhi che rivelavano la loro essenza
di fuoco e fiamme e non di terra opaca e pesante. I Tuatha costruivano le stalle
nelle grand8i caverne delle colline, ferravano i cavalli con argento, usavano
briglie dorate e non permettevano a nessuno schiavo di cavalcarli. La cavalcata
dei Tuatha de Dannanera uno spettacolo meraviglioso: sette volte venti destrieri,
ciascuno con un gioiello sulla fronte come una stella, e sette volte venti cavalieri,
tutti di nobili natali, ciascuno con un mantello verde frangiato d’oro, un elmo
dorato sul capo e gambali dorati, e con una lancia d’oro in mano. Lady Wilde
racconta che questi cavalli potevano vivere cent’annie più. L’ultimo esemplare
della razza apparteneva a un gran signore di Connaught e alla sua morte fu messo
all’asta insieme agli altri beni del defunto. Il destriero fu comprato da un
emissario del governo britannico, ma quando lo stalliere tentò di montare il
vivace animale, il cavallo s’impennò e scagliò violentemente al suolo quell’uomo
di umili natali, uccidendolo sul colpo.