Il TRAFORO DELL'ARLBERG

 

 

 

Aspetti geologici

 

 

 Il traforo dell'Arlberg

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La ferrovia dell'Arlberg segue le valli che segnano il limite settentrionale delle Alpi Retiche, comprese tra le formazioni di scisti cristallini culminanti nel monte Silvretta (m 3199) a sud e l'altra catena montuosa (Alpi Bavaresi), posta a nord, costituita essenzialmente da rocce calcaree del trias. Fra queste due possenti catene montuose c'è un corridoio relativamente stretto di rocce sedimentarie comprendenti scisti argillosi e sabbiosi, pietre arenarie, conglomerati e quarziti che, al confronto con la massa principale, sono rocce meno compatte. La massa dell'Arlberg, che fa parte delle ultime propaggini del Silvretta, si incunea da sud verso nord nelle formazioni sedimentarie e calcaree interrompendo la loro continuità nella direzione est-ovest. I terreni attraversati dalla galleria non sono quindi di conformazione uniforme: in genere si incontrarono micascisti con tenore di quarzo molto variabile; dal lato est le rocce furono più compatte, alternate a strati di gneiss, con tenore di quarzo maggiore e minore presenza di acqua; dal lato ovest si incontrarono più frequentemente strati assai fessurati e sciolti. Il sistema di scavo e di armamento dovette adattarsi alle condizioni del terreno attraversato, riducendo talvolta la sezione di avanzamento, procedendo ad armature provvisorie in ferro assai maneggevoli per poi allargare la sezione e sostituire le armature stesse con altre definitive in legno. Dove il terreno era attraversato da strati argillosi si procedette subito con le armature definitive. Spesso la perforazione meccanica dovette essere sospesa e si continuò con lo scavo a mano e tutto ciò si verificò in misura alquanto maggiore di quanto previsto in sede progettuale. Numerose furono anche le sacche d'acqua incontrate, che però si svuotarono in tempi assai brevi (da qualche ora ad alcuni giorni) con portate di circa 20 I/sec.