Il TRAFORO DELL'ARLBERG

 

 

 

L'inaugurazione

 

 

 Il traforo dell'Arlberg

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Il 19 novembre 1883 fu abbattuto l'ultimo diaframma di roccia nella galleria, a 5500 metri dall'imbocco est e da 4750 da quello ovest, con circa un anno di anticipo sulle previsioni contrattuali. Fu quella una giornata memorabile per i tecnici e per le maestranze che avevano duramente lavorato per oltre quattro anni. Le autorità statali e regionali presenti alla cerimonia, nei loro discorsi, ampiamente manifestarono stima e considerazione per i lavoratori dell'Arlberg. Da parte dell'Amministrazione delle Ferrovie statali fu coniata una medaglia-ricordo con il motto "Ehre der Arbeit!" (Onore al lavoro!), medaglia che venne consegnata a tutti gli operai e che viene tuttora conservata gelosamente dai loro nipoti e pronipoti. r momenti principali dell'avvenimento sono stati descritti in un periodico regionale da un cronista dell'epoca, che così ha ricordato quel giorno. Dopo una messa all'aperto, gli ospiti, con gli ingegneri assegnati loro come guide e con gli operai destinati ad accompagnare i vagoni, presero posto su circa 30 "chars à banc". Alle 10 la fila di vagoni si mise in movimento, trainata da una locomotiva da lavoro ornata di verde e di bandiere. Quando il treno sorpassò l'ingresso della galleria, dove era stata allestita con molto gusto una porta di trionfo, gli operai che erano accorsi in schiera, proruppero in calorose grida di giubilo all'indirizzo dell'impresario Ceconi e questa dimostrazione spontanea suscitò profonda impressione. La locomotiva si dimostrò insufficiente a far procedere il treno velocemente e si dovette agganciare una seconda locomotiva a spinta. Dopo un'ora fu raggiunta la stazione est entro la galleria; la locomotiva fu staccata e gli operai si misero a spingere il treno con le loro braccia fino alla parete divisoria. Ora infatti si procedeva nella parte di tunnel non ancora completamente finita. Quando si giunse alla fine, gli ospiti dei primi vagoni poterono vedere il sottile muro di roccia che divideva la parte est da quella ovest. Poi il treno fu fatto retrocedere fino al posto della "festa". Un profondo silenzio regnava nel tunnel ed i cuori battevano più rapidamente allorché Giacomo Ceconi portò l'apparecchio elettrico; furono collegati i fili e l'impresario invitò il signor Ministro a premere il pulsante per abbattere il diaframma. Poi gli operai sgomberavano il materiale fatto crollare e provvedevano a sistemare le rotaie di raccordi fra la parte est e la ovest del tunnel; nel frattempo ebbe luogo la cerimonia con discorsi vari e con l'intervento della banda militare. Tutti salirono sul treno di nuovo, che fu spinto fino al luogo dove prima c'era il diaframma. Improvvisamente si udirono grida di gioia: erano destinate ai fratelli Lapp (gli impresari della parte ovest) e a due ingegneri che, vestiti in abiti da cerimonia, erano arrivati dall'al di là e portavano la bella notizia che la congiunzione era riuscita felicemente e che si poteva passare. I vagoni si rimisero in moto e si giunse alla stazione ovest, sempre all'interno del tunnel, dove ci fu il saluto scambievole degli ospiti delle due parti. Ora salirono sul treno anche gli operai che finora lo avevano spinto a mano, fu agganciata una locomotiva ed il convoglio arrivò fuori dell'imboccatura ovest e a Langen, dove ci furono altri discorsi e festeggiamenti. Alla fine il treno ripercorse il tunnel e riportò gli ospiti a St. Anton, dove ebbe luogo un pranzo di gala ". L'inaugurazione dell'intera linea ferroviaria e quindi l'apertura al traffico passeggeri attraverso il traforo avvenne il 20 settembre del 1884, esattamente cento anni fa, mentre già dal 6 settembre erano iniziate regolari corse dei treni merci. Vi fu allora un'altra grande e significativa cerimonia. Per sottolineare l'importanza dell'opera realizzata intervenne, con le massime Autorità dell'Impero, lo stesso imperatore Francesco Giuseppe che nell'anno successivo concedeva a Giacomo Ceconi, il titolo di nobile dell'Impero per le sue benemerenze nel settore delle costruzioni, premiando così la sua intelligente attività e indirettamente anche la laboriosità ed il sacrificio dei molti lavoratori friulani che con lui avevano collaborato.