LA CHIESA DI PIELUNGO

Premi per ascoltare il suono delle sue campane

La descrizione della chiesa fatta dal Prof. G. B. Cesca, alla fine degli anni ’40, ci guiderà nella visita all’edificio che maggiormente si lega al ricordo della propria "piccola patria" per i pielungans sparsi nel mondo.

 

 

 

 

Particolare tratto da una fotografia del 1906 (F. Zanier Editore - Udine). Si notano i lavori di costruzione della nuova chiesa di Pielungo. Di particolare interesse il fatto che il nuovo edificio sia posto immediatamente a ridosso di quello vecchio, inglobando il preesistente campanile.

La navata centrale.

Una rara fotografia (per gentile concessione di Claudio Blarasin) del grande affresco, realizzato dal pittore Barazzutti di Gemona, che occupava l'intero soffitto della navata centrale, andato completamente e misteriosamente perduto durante i lavori di restauro dell'edificio, lesionato in seguito al sisma del 1976. La stranezza è che questa fotografia è stata scattata successivamente all'evento sismico e prima che iniziassero i lavori di recupero. Rappresentava la gloria di San Antonio e, secondo il Prof. Cesca, risultava di grande effetto: "le figure sembrano in piedi e gli scorci assai ben riusciti".

Davanti alla maestà dei monti che giganteggiano intorno, al sorriso dei poggi e delle valli, sull'altipiano di Pielungo, nel 1906 è stata eretta una chiesa dalle robuste fondamenta, molto profonde per l'ineguaglianza del suolo, specialmente a tramontana. L'aver mantenuto il campanile del preesistente edificio, ha impedito che la pianta del nuovo tempio fosse liberamente disegnata: è stato necessario subordinare alle esigenze del sito alla tirannia dello spazio. Questa grave difficoltà fu vinta felicemente dal Conte Ceconi il quale ideò una chiesa a tre navate, comprendendo in quella a meriggio la torre e facendola servire, fino ad una certa altezza, per la scala che immette all'orchestra. Un maestoso pronao a quattro colonne nasconde il fortunato ripiego, tanto che l’edificio parrebbe oggi innalzato con vero proposito di includervi il campanile e con singolare unità di concetto. Tanto il vestibolo come l'interno della chiesa, è di ordine ionico e classiche sono le decorazioni, il pulpito e l'orchestra. Entrando e soffermandoci ad osservare i dipinti a fresco ed i lavori ornamentali, dovuti alla perizia del pittore Barazzutti di Gemona, se ne resta ammirati. Nel soffitto del coro sono dipinti i quattro Evangelisti; nella parete dietro l'altare maggiore è raffigurato San Giacomo in gloria; nel soffitto delle navate laterali angeli in adorazione; infine nelle pareti laterali del coro a sinistra entrando il Cristo che consegna le chiavi a S. Pietro e a destra l’entrata di Gesù in Gerusalemme, affresco quest'ultimo purtroppo quasi completamente distrutto dall'umidità (sostituito alla fine degli anni ’50). Parimenti belli troviamo i bassorilievi, specialmente la Fede e la Speranza che ornano i lati del pulpito ed assai pregevole l'orchestra per tre quadri in gesso rappresentanti quello di mezzo la istituzione del canto gregoriano, quello a destra Davide sonante l'arpa e quello a sinistra S. Cecilia seduta all'organo. Lavori, sia quelli del pulpito come quelli dell'orchestra, eseguiti dal professor Querini. Poi c’è la pila dell'acqua santa, squisito lavoro in marmo sormontata da un angioletto in bronzo, di carattere classico. Il battistero invece è di stile gotico, come pure di stile gotico sono gli altari. Battistero ed altari sono tutti dono dei Conti in occasioni speciali. L’altare maggiore è in marmo di Carrara con ornamenti in mosaico e colonnine di Rosso Africano, con basi e capitelli in bronzo dorato. Prezioso nel centro della mensa è il bassorilievo rappresentante la S. Cena, riproduzione fedele del quadro di Leonardo da Vinci. Ai lati bellamente incorniciate biancheggiano le figure di S. Giuseppe e di S. Giovanni Battista in altorilievo. Un grandioso tabernacolo, sormontato da un'alta leggiadrissima edicola destinata all'esposizione del Santissimo, e che si svolge e si slancia quasi a volo in un pinnacolo sostenente una croce dorata, forma la parte superiore dell'altare. Il Tabernacolo è fiancheggiato da un doppio ordine di gradini, finemente lavorati dove fanno bella mostra grandiosi intrecci di tralci e di spighe in rilievo. Alle due estremità, su eleganti pilastri egualmente decorati, splendono due candidi cherubini, l’uno con le mani giunte in atteggiamento di adorazione, l'altro con le braccia incrociate sul petto in un'estasi di paradiso. L'Altare fu donato dal Conte come ricordo della Cresima della figlia Maria. L'altare a sinistra entrando, è dedicato alla Vergine Immacolata, un dono speciale fatto dalla Contessa alla nuova Chiesa. Per la finezza dei marmi e l'accuratezza del lavoro gareggia con l'altare maggiore e in alcune parti si direbbe che lo superi. 

 

 

 

A sinistra il soffitto del coro con i quattro evangelisti. Sopra una veduta panoramica del 1905 e sotto del 1924.

 

 

 

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