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Anche gli usi funebri, come tutte le interazioni, si trasformano. Lo studio del Prof. Gian Paolo Gri, effettuato in Val d'Arzino dal giugno 1974 al settembre 1975, su incarico dell'Istituto di Filologia moderna della facoltà di Lettere dell'Università di Trieste, lo dimostra ampiamente ed esaurientemente. Tuttavia, anche all’interno di un processo di trasformazione ancora in atto all'epoca dell'inchiesta, possiamo riconoscere tratti particolarmente interessanti come la persistenza del lutto in bianco e del lamento funebre, oltre che la presenza di tutta una serie di attenzioni di carattere magico: dall'apertura della finestra per lasciare uscire l'anima del defunto, alla chiusura del gatto, animale dallo spiccato carattere demoniaco; dal divieto alle donne incinte e ai bambini di partecipare alla veglia, alla rigida regolamentazione del lutto.
Pielungo 1910: i solenni funerali del Conte Giacomo Ceconi. |